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Compendio della Musica Occidentale
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Compendio della Musica Occidentale

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Questo breve compendio della storia musicale occidentale non ha pretesa di esaustività né di particolare minuziosità; tuttavia, proprio per la sua estrema concisione, mira a essere un agilissimo manualetto di consultazione per comprendere le fondamentali linee guida di sviluppo della “nostra” musica nel corso dei quasi due millenni trascorsi dai primi canti cristiani fino a oggi. Dunque, non tanto un’esposizione narrativa di eventi accaduti, importanti e laterali, con elenchi di nomi e date, cataloghi di opere, quanto un tentativo di trasmettere le fratture e le saldature del linguaggio musicale tra le varie epoche, generi e stili che si sono succeduti.

Carlo Pasceri (Roma, 1964), musicista, ha all'attivo quattro album solisti, più svariate collaborazioni con artisti nazionali. Ha collaborato con diverse riviste di musica tra cui Ciao 2001, Fare Musica e AXE Magazine. Per quest'ultima ha curato per oltre otto anni la sua rubrica didattica, recensito dischi, testato strumenti musicali, scritto approfondimenti storico-musicali e trascritto musica. Ha pubblicato i libri Tecnologia Musicale, Musica ‘70, Supreme Kind of Brew, Piccolo Glossario Sinottico Musicale e Viaggio all'interno della Musica. Dal 2015, periodicamente, pubblica i volumi della collana Dischi da leggere.
LanguageItaliano
PublisherCarlo Pasceri
Release dateFeb 3, 2017
ISBN9788826015477
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    Compendio della Musica Occidentale - Carlo Pasceri

    (1485-1495)

    Premessa

    La scienza ancora non ha dissipato la nebbia in cui l’età più antiche hanno visto incerte ombre di dei e di eroi inventare la musica in un atto supremo. Schiere di filosofi, di sociologi e di scienziati negli ultimi due secoli hanno tentato di cogliere la verità, senza peraltro riuscire a delinearci una sola teoria accettabile, un solo fatto sicuro.

    Così il grande musicologo tedesco Curt Sachs inizia la sua opera La musica nel mondo antico; d’altra parte anche solo per scorgere le sorgenti della musica (titolo del suo più famoso libro) le difficoltà sono titaniche, giacché non c’è la documentazione necessaria. Si va per ipotesi e tentativi empirici osservando, o meglio, ascoltando, le popolazioni che al presente sono più arcaiche e quindi ricavandone deduzioni parziali e approssimative.

    È utile rammentare che la notazione musicale risale al Medioevo e perlopiù in ambito sacro, pertanto precise indicazioni, che saranno via via sempre più scrupolose, delle musiche che i nostri ascendenti hanno composto e suonato, risalgono a quei tempi.

    E questo brevissimo compendio della storia musicale occidentale di certo non ha pretesa di esaustività né di particolare minuziosità (non è un modo di dire per schermirsi: basta contare il numero di pagine); tuttavia, proprio per la sua estrema concisione, mira a essere un agilissimo manualetto di consultazione per comprendere le fondamentali linee guida di sviluppo della nostra musica nel corso dei quasi due millenni trascorsi dai primi canti cristiani fino a oggi. Dunque, non tanto un’esposizione narrativa di eventi accaduti, importanti e laterali, con elenchi di nomi e date, cataloghi di opere ecc., quanto un tentativo di trasmettere le fratture e le saldature del linguaggio musicale tra le varie epoche, generi e stili che si sono succeduti.

    Insomma un riepilogo, con l’intento di consentire al lettore di ricavarne un'essenza che dovrebbe permetterne la quasi immediata fruizione come fosse una fotografia di un paesaggio, non la perlustrazione di ogni singolo sentiero, collina, specchio d'acqua.

    Dopo l’Introduzione, si propone di far comprendere immediatamente le contiguità e le difformità tra l’alto medioevo (dominato dalla musica sacra monodica) e il basso medioevo con l’inizio della fusione del lineare e infinito, essenziale sacro cantar con quello profano, saltellante, circolare e ridondante e quindi la nascita della polifonia con il suo florilegio rinascimentale, la grande frattura tonale dell’epoca barocca con le sequenze degli accordi, lo sviluppo formale di quella classica, l’enorme impulso cromatico dato da quella romantica, e gli squarci traumatici poi elettrici della contemporanea novecentesca (inclusa la comparsa del Jazz e del Rock).

    Schema temporale

    Introduzione

    Al principio una semplice nota…

    Da molti secoli, in Occidente, a fronte dell'emissione di una nota, o accordo, si desidera controllare e governare la naturale tendenza centrifuga, connessa alla spinta delle energie soniche insite in questi suoni.

    Infatti, prodotta anche una singola nota si ha una sorta di necessità di far seguire a essa un’altra; e ancora un’altra e così via fino all'ottenimento di qualcosa che abbia in un certo modo un ordine soddisfacente: una nota ha un'energia insita che determina l'obbligo di irradiarsi; è come un'essenza dinamica, un centro energetico che cerca un campo di forze cui interagire.

    Una nota è come un seme che deve proliferare.

    Questa vitalità è dentro il suono-nota: subito si configura (mediante le armoniche, ovvero quei suoni che la compongono e che la caratterizzano timbricamente) un accordo tensivo che determina quella forza potenziale particolare.

    Ma cos'è che fa sì che una nota possa essere seguita da un'altra e/o stare simultaneamente con altre ancora? Quali sono le leggi che governano queste energie?

    Un simile collegamento tra note è possibile proprio grazie a quei nessi di reciprocità offerti dalla nota stessa tramite le armoniche: sono le primigenie relazioni connettive con le altre note.

    Tuttavia (all’interno di spazi frequenziali non esacerbati di solito il limite è 2 ottave) non esistono prescrizioni naturali che stabiliscono che di una linea melodica una qualsiasi sequenza di note sia più giusta e consonante di un’altra: ne consegue che si è perfettamente liberi di creare qualsiasi successione di note.

    Una nota tende sempre ad essere punto di partenza e arrivo, una forza fondamentale; e simultanee combinazioni di note (accordi) si comportano allo stesso modo, solo che le relazioni sono ben più complesse e sfumate, perciò meno evidenti e comprensibili, poiché gli effetti e le cause si mischiano e interagiscono.

    Queste relazioni sono tanto meno manifeste quante più note compongono l’accordo (e a maggior ragione con una o più linee melodiche sovrapposte) insieme con il fattore dissonanza rispetto alla nota più grave chiamata fondamentale (o tonica) che fornisce la relazione intervallatica in base alla quale si stabiliscono tutte le altre.

    Le dissonanze sono date dalle note più sconnesse rispetto alla tonica, nel senso di proporzione matematica: più è complessa questa proporzione, più è dissonante perché meno capace di fondersi e produrre

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