Infelice Natale
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Natalia è una corrispondente di successo a Washington. Sta tornando a Madrid per fare una sorpresa a suo marito e passare con lui tre giorni durante le vacanze di Natale. Ma è lui a farle una sopresa facendosi sorprendere a letto con un'altra donna. Natalia è fuori di sé, scappa via da quell'incubo e comincia la sua odissea per un'affollata Madrid che la condurrà tra le braccia di Jacob, un mendicante che si dimostrerà l'unica persona in grado di trattarla con umanità. Trascorrerà con lui la notte della vigilia ed altre mirabolanti avventure per le strade di una Madrid agghindata di luci sfavillanti, chiedendosi se sarà mai capace di innamorarsi di quell'uomo che vive per le strade.
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Infelice Natale - Miguel Campion
Infelice Natale
––––––––
Un romanzo di Miguel Campion
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Traduzione di Rossana Laterza
PRIMA PARTE
Capitolo 1. Un posto vuoto
Natalia Velázquez guardò il posto vuoto accanto a lei sull'aereo e immaginò suo marito. Magari fosse seduto qui, al mio fianco, come sempre faceva quando viaggiavamo, pensò. Però se Miguel fosse seduto qui io non sarei in viaggio per rincontrarlo, emozionata come una scolaretta che va al suo primo ballo.
È proprio vero che non ci rendiamo conto di apprezzare qualcosa fino a che non cominciamo a sentirne la mancanza. Natalia, dopo aver passato tutta la sua vita senza dare alcuna importanza al Natale, quella mattina agitava i piedi con impazienza puerile, come se volesse spingere l'aereo con la forza del desiderio, come se volesse spingere quella notte tra il ventitré e il ventiquattro di dicembre, desiderando che finisse presto quel giorno di attesa inutile.
Non vedeva l'ora di camminare sotto le luci natalizie di Madrid, che chiunque la vedesse! Una donna fatta e finita, sulla trentina, carina, pelle scura, capelli neri, elegante, professionale, che ride da sola, come una stupida, seduta sull'aereo che la portava, attraverso il freddo oceano Atlantico, alla sua città, che tanto le mancava. Madrid aspettava Natalia agghindata di luci e di persone. Anche suo marito Miguel la aspettava lì.
Chi dice che stare distanti significhi dimenticare? Ci pensa già il bolero[1] a smentirlo, ma Natalia voleva avvalorarlo con l'eloquenza naïf dei suoi occhi brillanti come stelle. Tre anni lontana da Miguel, un Natale senza Miguel, una vita intera senza Miguel. Non aveva mai dubitato del suo amore per Miguel, ma perché Miguel, Miguel, cos'altro poteva dire di Miguel se non avesse smesso di bisbigliare il suo nome tra i denti gioiosi? Miguel, suo marito, era la sua ragione di vita.
Miguel Mansilla, ginecologo di grande prestigio tra la classe medio-alta di Madrid, oltre ad essere suo marito, era anche il grande amore della sua vita. Era bello, gentile, sensibile, comprensivo, dolce, sincero, ed era suo, completamente, suo. Tra le sue mani passavano le parti intime di centinaia di donne, però, con quanta febbrile esclusività si dedicavano al sesso di sua moglie, solo lei lo sapeva.
Natalia soffocò una risata isterica e incrociò le gambe con nervosismo. Dopo, si sventolò, rossa in viso, ignorando gli sguardi torvi che i suoi compagni di viaggio di prima classe le lanciavano di traverso. Come desiderava sentire il profumo inconfondibile di Miguel tra le lenzuola del loro letto coniugale!
Glielo aveva già detto la sua amica Veronica:
- Dovresti ritenerti più che fortunata di averlo sposato.
Non lo diceva solo per la bellezza di Miguel, no, che era palese secondo l'opinione del novanta percento delle donne, quanto piuttosto perché non un qualsiasi marito avrebbe accettato con tanta naturalezza, come aveva fatto lui, la decisione che Natalia aveva preso ormai da tre anni.
Sin dal giorno in cui decise di fare la giornalista, Natalia Velázquez aveva sognato un'opportunità come quella. Erano dieci anni che lavorava in televisione ed era già conosciuta tra le sue colleghe, ma non si immaginava che il momento tanto agognato sarebbe arrivato così presto. Era appena tornata dalle vacanze quando ricevette la proposta. Aveva tre giorni per accettare o rifiutare un incarico da corrispondente negli Stati Uniti. La prima cosa che fece, fu pensare a Miguel. Lui fissò i suoi occhi color miele scuro e le disse:
- Non ti azzardare a rinunciare al posto.
- È che gli Stati Uniti...
- Hai sempre desiderato essere una corrispondente in qualche luogo importante.
- Ma Washington è così lontana...
- Se vuoi veramente qualcosa la distanza non importa - E non ammetto ulteriori discussioni su questo punto. Non potrei sopportare di vederti frustrata vicino a me mentre sappiamo entrambi che avresti potuto fare la corrispondente a Washington. Ne abbiamo già parlato mille volte, Natalia. Né tu né io dobbiamo rinunciare a migliorarci nella nostra carriera per un sentimentalismo frainteso. Ce la caveremo, vedrai.
Miguel aveva ragione. Perché doveva essere lei a rinunciare al suo lavoro a Washington se lui non avrebbe mai rinunciato al suo studio a Madrid? Natalia sapeva che Miguel era felice della sua clientela soddisfatta e sempre più numerosa; Miguel sapeva che Natalia era felice facendo la sua cronaca lontana dal centro di potere più importante del mondo. Miguel le promise che sarebbe andato a trovarla quanti più fine settimana possibili. Le sue agiate finanze avrebbero concesso loro quel privilegio e, così, lo fecero per i primi mesi.
Però presto spuntarono gli inconvenienti. Congressi medici, eventi mondani, incompatibilità di orari... Un fine settimana, Miguel lo trascorse bevendo da solo nell'appartamento di Natalia a Washington, mentre lei si occupava di non si sa quale assurda conferenza internazionale. La prima discussione telefonica che ebbero, lei in America, lui in Europa, fu la discussione più dolorosa e triste del loro matrimonio. Lei tracannò del whiskey scozzese a Washington; lui, a Madrid.
Quel whiskey scozzese che prima, bevendolo insieme, li riempiva di vita, nella solitudine, li riempiva di dolore. Lo stesso liquore, quella marca scozzese costosissima con sentore di laghi perduti delle terre d'altura, cervi solitari e misteri leggendari, che a Miguel ricordava Natalia e a Natalia ricordava Miguel, fece loro conservare l'illusione di stare insieme. Natalia beveva un sorso, chiudeva gli occhi e quasi sentiva Miguel dentro la sua bocca, amante, biondo, delizioso.
Quando Miguel ebbe finalmente l'opportunità di andare negli Stati Uniti, si amarono più con ansia che con piacere, una volta e poi un'altra, e poi un'altra ancora, fino a che non rimasero loro le forze per pensare né per lamentarsi, né per dirsi qualcosa. Miguel prese il volo di ritorno per Madrid e Natalia passò tutta la notte in bianco annusando il suo profumo tra le lenzuola del suo letto americano. Dovette aspettare più di un mese e mezzo per vederlo di nuovo, toccarlo e annusarlo e quanto più tempo passava tra un incontro e l'altro, più forte e disperato era l'amore che provava per lui.
Nei loro incontri rivivevano la passione folle che li aveva divorati quando si erano conosciuti, appena laureati. Ritornavano a scoprire i sapori dei loro corpi e le strane geografie dei loro sessi. Quasi non parlavano, in un eccessivo impegno di disfare la trama che avevano intessuto in dieci anni di matrimonio, fino a ritrovare i fili originali che lui e lei avevano intrecciato per la prima volta.
La prima volta che trascorsero lontani le feste natalizie fu a causa del troppo lavoro che Natalia aveva da fare proprio in quelle date, cosicché decisero che non valesse la pena che Miguel viaggiasse fin lì per stare solo tutto il giorno. Miguel andò a trovarla per Capodanno, ma Natalia era sempre molto occupata e Miguel trascorse interminabili ore, abbandonato e annoiato, nell'appartamento di Natalia.
L'anno successivo, Natalia ebbe di nuovo troppo lavoro da sbrigare per Natale e di nuovo non poté andare a Madrid. Questa volta, Miguel non si prese neanche la briga di andarci, data l'esperienza dell'anno prima. Natalia passò uno dei periodi più brutti della sua vita. Sentiva sempre la mancanza di Miguel, ma dover passare le vacanze di Natale lontana da lui, la faceva sentire doppiamente sola.
Dato che erano già tre anni che lavorava come corrispondente negli Stati Uniti, Natalia si armò di coraggio, fece degli straordinari, lusingò chi di dovere, ricorse a favori e ad assistenti, lasciò del materiale registrato in più e ottenne un meraviglioso regalo di Natale: ottenne tre giorni liberi a Madrid, il ventiquattro, il venticinque e il ventisei di dicembre.
Natalia promise a sé stessa che quello sarebbe stato il Natale più felice della sua vita. Avrebbe cenato con Miguel, avrebbe pranzato con Miguel, avrebbe dormito con Miguel, avrebbe fatto l'amore con Miguel. Tre giorni di fila di Miguel erano una prospettiva travolgente per una donna nella sua situazione di urgente necessità.
Il suo amore per Miguel era cresciuto nella distanza, fino a diventare un'ossessione al limite della malattia. Per questo motivo Natalia guardava il posto vuoto a fianco a lei sull'aereo, e sospirava pensando a Miguel, immaginandoselo lì, quasi vedendolo e sentendo il suo calore.
Capitolo 2. Un incontro ad alta quota
- Natalia! - Un grido acuto, dall'intonazione amichevole e sorpresa, svegliò Natalia dal suo sogno ad occhi aperti. Natalia guardò la donna che le rivolgeva un largo sorriso e le ci volle un attimo per riconoscerla. Era alta e magra, molto magra, più che altro consumata dalla fame che si infliggeva volontariamente per rientrare nei canoni di bellezza e nei vestiti costosi che indossava. Quarantenne, bionda tinta e che un tempo molto lontano era stata bella, ma che ormai non lo era più perché c'era qualcosa nella sua espressione che la rendeva fredda e artificiale.
- Rosa?! Natalia reagì subito, sorridendo anche lei.
- Che coincidenza, incontrarci su un aereo! È da almeno tre anni che non ti vedo! Rosa San Lázaro si sporse per dare a Natalia i due baci di rito.
- Be’, ti vedo in tv, però non ti vedo mai quando vieni a Madrid...
- È che non vengo molto, in realtà. Lo sai quanto tempo mi ruba questo lavoro.
- Oh! Però che gioia vederti! Ti dispiace se mi siedo un momento? Non c'è nessuno qui, no? - disse Rosa, indicando il posto vuoto dove Natalia immaginava ci fosse Miguel.
Natalia esitò per un istante, confusa per quel marito fantasma che lei voleva vedere, però la sua fantasia svanì rapidamente sotto il peso della realtà. Rosa si era già seduta, immediatamente dopo aver chiesto se potesse farlo.
- Belle scarpe - disse ironicamente Rosa, indicando le calze di lana grigia che indossava Natalia, e che stridevano con i suoi eleganti pantaloni neri, la sua camicetta bianca e il suo maglione verde scuro, tutto griffato.
- Sì - disse Natalia ridendo -, è che queste altre scarpe sono molto carine però troppo scomode per un volo oltre oceano - aggiunse indicando le sue costosissime scarpe firmate comprate a New York.
- Ah, ma che belle! - disse Rosa con un gridolino esagerato. - Molto belle!
- Grazie, sapevo che tu le avresti apprezzate - disse Natalia facendole l'occhiolino. - Come va il tuo programma? - Rosa San Lázaro era collaboratrice di un programma del cuore, nel quale si occupava di spulciare tra gli affari di gente famosa e non. Inoltre, era la moglie di un alto dirigente dell'emittente.
- Ah, lo sai, pettegolezzi, liti, e ancora pettegolezzi. Come sempre. Però bene, e tu? Stai tornando a casa per Natale, no? Non vedrai l'ora! Come sta Miguel?
- Molto bene, grazie. E io non vedo