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Conspiracy
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Ebook276 pages3 hours

Conspiracy

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About this ebook

Tragici eventi, dall'apparenza casuale o apparentemente sconnessi fra loro, trovano un fil rouge in uno studio condotto negli Stati Uniti negli anni '60. Un giovane scrittore s'imbatte in queste incredibili corrispondenze e rimane coinvolto nella più grande cospirazione di tutti i tempi, ordita ai danni dell'intera umanità. Assieme ad un improbabile gruppo di persone, dovrà combattere per sconfiggere un nemico invisibile e invincibile.
LanguageItaliano
Release dateFeb 7, 2017
ISBN9788822880499
Conspiracy

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    Conspiracy - Robert Steiner

    rasa

    Premessa

    Questo romanzo è una raccolta di anni e anni di studi e ricerche.

    Non volendo fare un documentario, ho preferito romanzare l’intera vicenda, attingendo a una buona dose d’immaginazione e cambiando volutamente alcuni nomi, luoghi e fatti, ma ciò non toglie che molti dati qui menzionati trovano riscontro nella cronaca di tutti i giorni, quella cronaca ovviamente che non è stata manipolata o soppressa dai media.

    Sebbene a tratti il tutto possa apparire come un mélange di teorie complottiste, i miei studi mi portano a credere sempre più fermamente nell’esistenza d’un fil rouge che collega tutto ciò che qui viene riportato. Le fonti cui ho attinto sono diverse e variegate, da documenti desecretati, a testimonianze scritte o videoriprese, a documenti la cui attendibilità è dubbia. La mia esperienza m’insegna però che quante più fonti eterogenee menzionano le medesime informazioni, tanto più queste assumono validità.

    Non mi ritengo né il depositario della verità, né tanto meno un ricercatore, per cui invito il lettore a mantenere il beneficio del dubbio. Nel frattempo però, invito anche a guardarsi intorno, aprire la mente e accettare verità spesso scomode e fuori da quella normalità cui siamo abituati (leggasi, condizionati) a credere.

    Cosa credo personalmente? Più studio gli argomenti qui trattati e più mi rendo conto di quanto non so. Temo d’avere appena intravisto la punta dell’iceberg. E che punta!

    Robert Steiner

    Una storia interrotta

    Caricate i cannoni!, grida il capitano, mentre corre a prendere possesso del timone.

    Cinque mozzi s’arrampicano sull’albero di trinchetto per dispiegare la vela maestra, mentre il nostromo grida ai cannonieri sottocoperta di prepararsi alla battaglia.

    La caracca rubata ai commercianti portoghesi, la Labrador, è ideale per solcare le acque turbolente dell’Atlantico meridionale, ma non sufficientemente veloce per raggiungere le più celeri caravelle che attraversavano questo tratto di mare. Il Capitan Flynn lo sa bene e intende quindi rallentare la corsa del natante spagnolo con qualche cannonata ben piazzata, che neutralizzi ogni tentativo di manovra evasiva. Da quindici anni ormai, il capitano, soprannominato il pirata fantasma, sparge il panico fra i commercianti spagnoli e portoghesi che frequentano la rotta che collega Fortaleza a Città del Capo. Salvo triplicare le miglia di navigazione circumnavigando il Brasile fino a Porto Alegre, per poi tagliare verso Città del Capo, i mercantili non hanno altra scelta che rischiare il tutto per tutto, seguendo la rotta più diretta fra porti. Considerati i costi d’un viaggio più lungo, gli armatori scelgono il rischio, infischiandosene dell’incolumità degli equipaggi, di gran lunga meno preziosi dal loro punto di vista. E immancabilmente, molti di questi s’imbattono nel tanto temuto pirata fantasma, che fa sparire nel nulla merci, battelli e ciurme. Le scarse notizie circa le sparizioni si sommano alle leggende costruite intorno alla figura del temutissimo pirata. C’è chi lo ritiene un evaso portoghese, chi il figlio d’un principe di Persia, chi ancora lo spettro d’un defunto pirata basco. Pochi sanno che, in effetti, si tratta d’un ex ufficiale della marina britannica, datosi alla pirateria dopo che i genitori furono uccisi durante un abbordaggio. Solo pochi superstiti possono dire d’averlo realmente visto in viso, ma le condizioni in cui vengono solitamente trovati dopo giorni alla deriva su esili zattere, fanno dubitare della loro salute mentale. Molti ormai nutrono seri dubbi circa la sua esistenza.

    Ma la caravella Santo Domingo sta per scoprirlo.

    Un primo colpo di cannone sfiora la poppa. I marinai, impreparati a una battaglia navale, s’arrampicano sull’albero di mezzana per sciogliere belvedere e contro mezzane dando più agilità all’imbarcazione. Poche navi mercantili dell’epoca erano munite di cannoni, il cui peso era considerato inutile e eccessivo dagli armatori, per cui si optava per i fucilieri.

    Venderemo cara la pelle!, grida di rimando il capitano della caravella, come se avesse sentito il grido di battaglia di Flynn. Ammainate le vele!

    I marinai si bloccano sui propri passi e guardano confusi il loro capitano.

    Intendete arrendervi, signore?, chiede il primo ufficiale.

    Nulla di tutto ciò. Non possiamo andare più veloci dei loro cannoni, né competere con i loro armamenti. Se ci affondano, andrà tutto perduto. Possiamo solo affrontarli. Se vorranno questa nave, dovranno passare sui nostri cadaveri.

    Il primo ufficiale annuisce. Ciurma, preparatevi all’abbordaggio!, grida.

    Con rinnovato vigore, i mozzi che avevano dispiegato le vele, s’affrettano a calarle e a ripiegare le rimanenti velature. La Santo Domingo rallenta. Il vento porta l’eco distante di urla di vittoria dalla caracca pirata. Intanto, armati fino ai denti, alcuni marinai del mercantile si nascondono dietro le murate, lasciando scoperti solo alcuni, che agiscono da esche.

    Dal ponte della Labrador, Flynn osserva col cannocchiale i movimenti a bordo della caravella. Pochi marinai, pensa. Sarà una passeggiata. Guarda il nostromo. Prepararsi all’abbordaggio!, grida.

    La nave pirata rallenta la corsa mentre s’avvicina alla fiancata della Santo Domingo.

    Preparatevi ad arrendere la nave!, grida Flynn alla volta dei malcapitati.

    Vi do il benvenuto, signore!, grida di rimando il capitano del mercantile.

    Quest’invito malcelato desta i sospetti di Flynn. È un tranello!, grida al suo secondo, ma non fa in tempo a finire la frase, che una ventina di marinai del mercantile balzano in piedi e aprono il fuoco, falciando la ciurma di pirati.

    Urla strazianti di dolore riempiono l’aria, mentre i feriti s’accasciano sul ponte, nascondendosi ove possibile.

    Flynn è furioso. Ciurma! Sparategli addosso una montagna di…una montagna di…

    Mortadella.

    Cosa?, dice distrattamente Taylor.

    Tre etti di mortadella., ripete seccata l’anziana al bancone.

    Ah, sì, certo.

    Il ragazzo posa il tablet e s’affretta all’affettatrice per evadere l’ordine.

    Che metalli usavano per le palle di cannone?, pensa mentre affetta. Le pallottole erano di piombo. E le palle di cannone? Forse usavano il ferro. L’acciaio non credo che ci fosse ancora. Perché dovrebbero usare il ferro piuttosto che il piombo? Ah, sì, forse il piombo è troppo morbido a confronto.

    Giovanotto, ho detto tre etti, non tre chili.

    Taylor guarda l’affettato e vede che ha formato una pila alta quattro dita.

    Porca miseria!, pensa il ragazzo.

    Il garzone si volta e guarda la donna sorridendo.

    Oggi si premiano i clienti fedeli con un chilo di affettati.

    Incarta la mortadella e la porge alla donna, che lo fissa sbigottita.

    Ricevuto il pacco, l’anziana lo guarda per un attimo e accenna a un sorriso fugace, poi si volta e se ne va.

    È la prima volta che vengo., mormora la donna mentre s’incammina verso la cassa.

    Taylor non l’ha nemmeno sentita. La sua mente è presa dal dilemma metallico. Ferro o piombo?

    Condannato dalla recessione ad accontentarsi di lavorare al banco salumi del supermercato di zona, Taylor Hill non intende atrofizzare la sua mente creativa dietro porchetta e salami e approfitta di ogni pausa per sfogare la sua passione: la scrittura. Grazie ai siti di auto pubblicazione, ha già messo in circolazione due romanzi di pirati e visto il modesto successo ottenuto, diciotto vendite in tutto, di cui otto il primo romanzo, dieci il secondo, per cui in rapida crescita, ha deciso d’intraprendere la terza pubblicazione ambientata sempre nei mari del cinquecento. Il Capitan Flynn, giunto alla sua terza avventura, è ormai destinato a diventare leggenda anche fra i suoi assidui lettori.

    Raccoglie nuovamente il tablet e controlla su Google.

    Allora, pensa mentre digita, palle di cannone pirati.

    La ricerca restituisce principalmente giochi per bambini.

    Metallo palle di cannone pirati, digita nuovamente sul motore di ricerca.

    Neanche Wikipedia gli fornisce una risposta.

    Taylor, figlio di madre francese e padre americano, risiede a Roma da sempre. Conosce poco il francese poiché la madre lo parla raramente, ma grazie al lavoro del padre nel mondo della moda, capisce qualcosa d’inglese, sebbene non possa definirsi fluente. Il suo sogno è sempre stato quello di vivere a New York o Parigi, poiché fra burocrazia, inefficienze, delinquenza diffusa e recessione, l’Italia ha poco da offrirgli.

    Vediamo in inglese. Palla di cannone, pensa nuovamente mentre digita. Cannon ball.

    Taylor cerca in Wikipedia e trova una lunga descrizione in inglese delle origini e uso dei cannoni.

    Già! E chi mi dice ora che c’è scritto? Capisco una parola su tre., pensa il ragazzo. Facciamo così, lasciamo perdere e buttiamoci sul ferro. Allora, Flynn è inglese. Facciamoglielo dire nella sua lingua. ‘Ciurma! Sparategli addosso una montagna di ferro!’ diventa ‘Sailors! Shoot them an…’. Come si dice ‘montagna di ferro’?

    Taylor apre Google Traduttore e digita ‘montagna di ferro’. ‘Iron mountain’ è la risposta.

    Chissà se si può dire così?, pensa.

    Il giovane digita queste due parole nel motore di ricerca e legge i risultati.

    Società, città del Michigan, SpA. Roba che non mi serve., pensa. ’Report from Iron Mountain.’ Che roba è?

    Incuriosito, Taylor apre il link. Ciò che si trova davanti è un documento dall’apparenza ufficiale e governativa. La curiosità e la necessità di astrarsi momentaneamente da pirati e arrembaggi, lo spingono ad addentrarsi nella lettura. Aiutandosi col traduttore di Google, Taylor legge l’introduzione al documento.

    " Nel 1961, l’amministrazione Kennedy, nella persona di Robert McNamara, Segretario della Difesa, ordinò l’avvio d’uno studio che indicasse i problemi che avrebbe ipoteticamente affrontato l’America nell’eventualità d’un lungo periodo di pace globale. Due anni dopo fu formata una task force capeggiata da quindici esperti di varie discipline accademiche che si sarebbe riunita mensilmente per discutere di questa ipotesi. Le loro provenienze accademiche erano eterogenee: storia, sociologia, economia, giurisprudenza, astronomia, politica, antropologia, psicologia, psichiatria, chimica, biochimica, matematica, fisica, informatica e strategia militare. La prima e ultima riunione dello studio, che durò per tre anni, ebbe luogo in un bunker segreto nella località americana di Iron Mountain, da cui trae il nome il rapporto.

    Quando il team di esperti consegnò i risultati, il committente decise di rendere l’Iron Mountain Report, un progetto top secret.

    Uno dei componenti della quadra però, decise di rompere il silenzio e divulgarne in contenuto. Con lo pseudonimo di John Doe, si fece intervistare da un giornalista che poi avrebbe rilasciato il documento alla stampa."

    Cosa conteneva di così importante da non poter essere divulgato?, si chiede Taylor.

    Una bufala.

    Cosa glielo fa pensare?, risponde il ragazzo alzando lo sguardo.

    Che vorrei mangiarmela stasera., risponde l’uomo al bancone.

    Ah, giusto. Il ragazzo scatta in piedi e s’affretta a incartare l’acquisto. Mi scusi, m’ero un attimo distratto., aggiunge sorridendo.

    Taylor guarda l’orologio e nota l’orario. Le sedici, pensa, ora di punta. Adesso arriva l’orda.

    Neanche defluita l’ultima parola dalla mente del ragazzo, il supermercato si riempie di clienti usciti dall’ufficio adiacente.

    Prosciutto ben sgrassato, porchetta con poca crosta, pecorino, ma che sia quello piccante, olive, quelle senza nocciolo, due etti precisi di coppa, che sono a dieta.

    I clienti non gli danno tregua e tra un affettato, un incartamento e uno sgrassamento, si fanno le venti e il supermercato finalmente chiude. Taylor non sta nella pelle mentre sale sul pullman che lo porta a casa. Tira fuori il suo tablet e continua a leggere.

    " Dopo analisi approfondite sugli effetti di un’eventuale pace globale, lo studio giunse a una conclusione secca quanto efferata: ‘la guerra adempie ad alcune funzioni stabilizzanti per la società e finché non si trova un degno sostituto, il sistema bellico va tenuto in piedi e perfezionato.’"

    Perfezionato? Ma sono matti???, pensa il giovane, da sempre un pacifista convinto.

    " Secondo lo studio, la pace globale, ergo, la cessazione delle ostilità e della produzione bellica, comporta una serie di effetti collaterali che porterebbero in breve tempo al collasso della società.

    ECONOMIA: L’industria bellica produce circa un decimo del gettito mondiale, convogliando in sé buona parte degli impieghi più specializzati al mondo. La chiusura delle fabbriche sarebbe devastante, poiché i dipendenti non potrebbero essere facilmente ricollocati, facendo crollare le finanze delle nazioni.

    POLITICA: L’unione d’un popolo dipende dalle capacità belliche del proprio governo. Storicamente, i governi incapaci di dichiarare guerra ad altri Paesi, immancabilmente cadono in breve tempo.

    TECNOLOGIA: In passato, buona parte delle invenzioni e degli sviluppi tecnologici è sempre stata legata direttamente o indirettamente ai conflitti bellici.

    SOCIOLOGIA: Il potenziale bellico d’una nazione contro terzi, agisce da deterrente verso eventuali agitatori interni, mantenendo intatte allo stesso tempo le classi sociali. Inoltre, gli eserciti sono un ottimo ricettacolo per i disoccupati e i disadattati, che altrimenti difficilmente s’intreccerebbero nel tessuto sociale della nazione.

    DEMOGRAFIA: La guerra è il metodo migliore per contenere la crescita demografica a livello mondiale.

    Lo studio rileva che, al contrario delle credenze popolari, l’economia, la politica e la normativa a livello mondiale sono un’estensione della guerra e non il contrario.

    Lo studio si conclude sostenendo che la ‘pace’, intesa come disarmamento globale, non è nei migliori interessi d’una società stabile, anzi, ne comporterebbe l’annientamento."

    Voi siete pazzi!, pensa Taylor ad alta voce.

    A ragazzi’, nun te ce mette anche tu oggi!, dice il controllore in perfetto trasteverino.

    Taylor fa un salto. N…non intendevo lei. Mi scusi.

    Mbe’! Volevo vede. Bijetto., borbotta l’uomo.

    Il ragazzo tira fuori la tessera ATAC e la mostra all’anziano signore che verificata la data di scadenza, procede verso il retro dell’autobus semivuoto.

    Questi matti pensano che la guerra sia imprescindibile dalla società., pensa Taylor. In altre parole, non possiamo vivere senza guerra. Ma la guerra uccide. È un paradosso!

    Il ragazzo fa clic sul link di uno dei riferimenti, ma il browser lo porta su un collegamento morto. Anche i successivi link lo portano a pagine inesistenti. Taylor scorre giù la pagina in cerca di altri collegamenti che possano condurlo ad altre informazioni, ma non ne trova. Nota però una cosa. In basso a destra sulla pagina, dove in caratteri piccolissimi sono riportate le consuete informazioni di copyright, diritti sulla privacy e disclaimer vari, appare un punto d’interruzione del consueto colore blu, tipico del collegamento ipertestuale attivo. Incuriosito, Taylor vi fa clic e s’apre una nuova pagina. Appare l’immagine d’un tunnel e l’indirizzo scompare dalla barra degli indirizzi. Lampeggia la scritta Tunneling… Poi, scompare l’immagine e appare una nuova pagina.

    Più che una pagina informativa, sembra trattarsi d’un vero e proprio blog con botte e risposte di utenti identificati solo da iniziali. Taylor legge.

    JDJ: I hope you didn’t use mobile (Spero tu non abbia usato il cellulare) .

    TTJ: Nope (No) .

    JDJ: What did he say (Che ti ha detto) ?

    TTJ: Wouldn’t talk about it (Non ne ha voluto parlare) .

    JDJ: Let’s meet (Incontriamoci) .

    TTJ: Same place (Stesso posto) ?

    JDJ: No.

    TTJ: Where then (Dove allora) ?

    JDJ: TS, under the globe. Excellent coffee. (Sotto il globo. Ottimo caffè) .

    TTJ: When (Quando) ?

    JDJ: On George’s birthday (Il compleanno di George).

    La conversazione s’interrompe lì.

    Che strana conversazione!, pensa Taylor.

    Taylor digita nuovamente Iron Mountain nel motore di ricerca e scorre fra i risultati. Ne trova uno interessante: Iron mountain hoax. Dai suoi studi della lingua inglese, hoax significa truffa/inganno. Apre la pagina e legge.

    " After John Doe released the information, the Establishment renounced it saying it was a hoax."

    Il ragazzo copia la frase e l’incolla in Google Traduttore.

    " Dopo John Doe ha rilasciato le informazioni, l'istituzione che ha rinunciato dicendo che era una bufala."

    " Quale istituzione e rinunciato a cosa?", pensa seccato il ragazzo.

    Ricordando che spesso e volentieri questo servizio gratuito online traduce proprio come lui danza il flamenco, il ragazzo cerca le singole parole che non gli sono chiare. Su Wikipedia trova appunto che per ‘Establishment’, s’intende ‘Governo’ e con la parola ‘renounces’, s’intende ‘nega’.

    Bene. Allora è tutta una bufala., pensa.

    L’argomento che tanto l’aveva tenuto sulle spine dalle 15.00 in poi, si risolve così, con un nulla di fatto.

    Beh, effettivamente se non se ne parla in giro, vuol dire che non è vero. E poi, risale agli anni ’60, per cui l’argomento è chiuso.

    Abbandonato ogni entusiasmo, Taylor decide di passare la serata a riguardarsi la collana di Pirati dei Caraibi, nel tentativo d’inventarsi qualcosa per le palle di cannone (di ferro o piombo) che Flynn avrebbe sparato contro la caravella.

    Tesoro, la cena!, grida la madre dalla cucina.

    Arrivo.

    Ex fotomodella, la mamma di Taylor vanta un aspetto ancora invidiabile per una cinquantenne. Nata a Parigi e cresciuta sulle passerelle mondiali dei più noti stilisti, Claire ha abbandonato a malincuore la carriera dopo essere rimasta incinta del suo unico figlio. Sposato Max, il suo agente americano, ora può godere di quel mondo solo di riflesso, osservando le clienti del marito mentre sfilano sulle passerelle romane.

    Lei e Max s’erano incontrati nella capitale italiana. Qui s’erano innamorati, qui era stato concepito Taylor e qui avevano deciso di piantare le radici. A distanza di ventidue anni, l’amore che li aveva uniti, pare ancora fresco e spensierato.

    Max non è un uomo che si potrebbe definire bello, ma gode d’un fascino latino, essendo di discendenza italiana. Alto poco meno della moglie, i suoi capelli ormai canuti gli conferiscono un’aria di saggezza, in netto contrasto col suo carattere brioso ed estroverso da ragazzino.

    Forza tesoro, che la pasta si raffredda!, grida il padre mentre aiuta Claire ad apparecchiare. E che profumino!, dice baciandole il collo.

    Il brivido del contatto fa sorridere Claire.

    Mmmmm. Non cominciare cose che a cena non si possono terminare.

    E chi te l’ha detto?, le sussurra vogliosamente Max.

    T’es un cochon (Sei un maiale)!, miagola sghignazzando la donna.

    Il momento erotico viene interrotto dall’ingresso in cucina di Taylor.

    Mamma, papà. Un po’ di rispetto. Non perché io sia minorenne o minorato, ma perché sono scapolo!

    Allora fatti una ragazza!, dice la madre portando a tavola la pentola fumante con una quantità industriale di spaghetti al pomodoro.

    Fosse così facile. Le ragazze qui sono troppo prevenute. Se le saluti pensano che ci provi, se non lo fai pensano che te la tiri. Se ci provi sei un porco, se non lo fai, sei frocio.

    Tranquillo. Prima o poi troverai quella adatta a te.

    Magari la trovo a New York., risponde sorridendo malinconicamente il ragazzo.

    A proposito di New York. È arrivata questa raccomandata dallo Stevens Institute of Technology. Cos’è?

    Taylor è un po’ imbarazzato. Non vi ho detto nulla perché non ci contavo, ma due mesi prima di laurearmi ho fatto domanda d’ammissione per un corso post-laurea in biochimica.

    Vuoi il dottorato?

    Beh, sì…, dice timidamente il ragazzo non sapendo quale reazione aspettarsi dai genitori.

    Max e Claire si guardano per un istante, poi sorridono e si voltano verso Taylor.

    Ma è fantastico, amore mio!, dice la madre.

    Sono orgoglioso di te!, le fa eco il padre.

    N…non siete arrabbiati?

    E perché mai dovremmo esserlo?, dice Max ridendo. "Se ti prendono, realizziamo in parte anche i nostri sogni. Io e tua madre parliamo spesso di trasferirci. Il mio lavoro mi porta spesso a New York e lei ha sempre desiderato viverci. Casa dei miei

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