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Ritratto di un Angelo
Ritratto di un Angelo
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Ebook185 pages3 hours

Ritratto di un Angelo

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About this ebook

“Ognuno di noi ha un Angelo accanto. Anche se non lo vediamo egli è da sempre il padrone assoluto della nostra anima, e ci accarezza toccando le corde del cuore.”

Aria sogna di essere una ragazza normale come tutte le altre, ma la vita le ha riservato tutt’altro. Suo padre era un angelo caduto e lei ha il dono di leggere nella mente quelli che sono i pensieri degli altri.
Questa è la sua maledizione e insieme il suo tormento, di cui farebbe volentieri a meno.
Purtroppo però non possiamo scegliere chi siamo, così i giorni trascorrono per lei tutti uguali fino a quando un incontro inaspettato sconvolgerà per sempre il suo destino, arrivando a toccarle le corde del cuore.
LanguageItaliano
PublisherDoranna Conti
Release dateFeb 8, 2017
ISBN9788826018386
Ritratto di un Angelo

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    Ritratto di un Angelo - Doranna Conti

    Ritratto di un Angelo

    Doranna Conti

    Copyright 2016 © Doranna Conti

    Ritratto di un Angelo

    Proprietà letteraria e artistica riservata.

    Tutti i diritti sono riservati. Vietata la riproduzione.

    Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in maniera fittizia. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone, reali, viventi o defunte è puramente casuale.

    Cover realizzata dalla pagina di Grafica Sherazade Graphics.

    Prologo

    Da piccola ero convinta che crescendo avrei fatto la differenza.

    Sognavo di essere un medico, un astronauta, uno scienziato destinato a grandi scoperte, o magari una ballerina classica, in grado di riempire enormi platee.

    Volevo essere milioni di cose insieme, ma temevo che una sola vita non sarebbe bastata a fare tutto.

    Poi sono cresciuta e ho capito che solo ai bambini è concesso sognare, invece i grandi devono accontentarsi di quello che gli capita durante la strada.

    Certo, è difficile fare la differenza dietro al bancone di una tavola calda, a New York, che è esattamente il posto dove mi trovo ora, pronta a servire tazze piene di caffè fino alla fine del solito turno.

    Eppure ripeto a me stessa che si tratta solo di un lavoro temporaneo, mentre attendo che la fortuna giri dalla mia parte.

    In borsa, infatti, custodisco con cura l'ennesimo giornale zeppo di annunci, già evidenziati con un bel pennarello color verde speranza.

    Di solito evito di soffermarmi a lungo in una stessa città, perché ho l'abitudine di spostarmi spesso per non dare troppo nell'occhio.

    È dura andare avanti così, non avere legami fissi con nessuno, nemmeno un gatto ad aspettarti la sera quando torni esausta, disposto a regalarti due coccole in cambio dei croccantini, ma questo è il mio destino e ormai ci ho fatto l’abitudine.

    Vivo così da quando i miei genitori sono morti, per proteggermi da quelli che gli esseri umani chiamano semplicemente Angeli.

    Anch’io sono una di loro, ma solo per metà, perché mia madre era una comune mortale, una donna bellissima che ha commesso l'imperdonabile errore di innamorarsi di un angelo meraviglioso: mio padre.

    Un amore così profondo da superare qualunque ostacolo.

    Questo, tuttavia, non era permesso in base alle antiche regole del suo mondo, così i miei genitori sono stati esiliati, messi al bando, ma tenuti sotto stretto controllo da parte delle Sentinelle, i guardiani incaricati di garantire il rigoroso rispetto delle leggi divine. E poi sono nata io.

    La mia nascita non è stata vista di buon occhio, essendo il frutto di un amore proibito, ma noi siamo andati avanti ugualmente e abbiamo vissuto una vita normale.

    O almeno ci abbiamo provato, uniti come una vera famiglia, fin quando gli Angeli ce l’hanno permesso.

    Non ho brutte memorie della mia infanzia: ero circondata da amore puro ogni giorno e il ricordo di quel tempo felice lo porto nel cuore come la cosa più preziosa, a cui penso sempre nei momenti di tristezza, quando il bicchiere non solo lo vedo mezzo vuoto, ma rischio addirittura di rovesciarmelo addosso.

    Le cose sono precipitate quando ho iniziato a percepire di non essere una ragazza normale come tutte le altre, perché riuscivo a sentire dentro la testa i pensieri delle altre persone.

    Un mare di voci disordinate che solo col tempo sono riuscita a controllare, per evitare di impazzire.

    Le Sentinelle non ci hanno messo molto a scoprirlo ed è stato allora che, dai piani alti, è arrivato l'ordine perentorio di eliminare quel brutto scherzo della natura, che non sarebbe mai dovuto esistere.

    Eppure sono stati i miei genitori a pagare il prezzo della mia nascita, mentre io sono ancora viva.

    Quel giorno è scolpito a fuoco nella mia memoria, intriso di sofferenza e mai dimenticato.

    È come se anch’io fossi morta, perché il loro amore era la parte più bella di me, l’unica cosa che contasse davvero.

    1

    Cercasi persona qualificata per assistenza domiciliare. Ottimo guadagno e orari flessibili. Solo se interessati chiamare al numero...

    Quasi non ci credo. Eccola, la mia possibilità di cambiare lavoro, scritta nero su bianco tra mille altre offerte di scarso interesse.

    Ne sono attratta tanto da tralasciare il resto, come se fosse stato pensato apposta per me.

    Certo come annuncio è un po' vago, lo ammetto, ma posso sempre provare a chiamare e vedere meglio di cosa si tratta, dato che prendermi in giro è praticamente impossibile, grazie al trucchetto di poter leggere nel pensiero.

    Aria, che fai? Batti la fiacca per sfogliare riviste?

    Il tono divertito di Joe smentisce l’autenticità di quel finto rimprovero. Lui è il titolare che tutti vorrebbero avere, sempre disponibile e alla mano. Peccato per il salario al di sotto delle aspettative.

    Davo un’occhiata agli annunci. Spiego, alzandomi per tornare al lavoro.

    Il viso allegro di un secondo prima si acciglia all’istante.

    Sei sempre dell’idea di abbandonarci?

    Sorrido, alzo le palle ed evito di ascoltare i suoi pensieri. Poi mormoro:

    Sai che mi servono i soldi. Sono indietro con l’affitto.

    Lo oltrepasso in fretta e finisco di pulire i tavoli vuoti.

    Accidenti, odio affrontare l’argomento, eppure è necessario essere onesti.

    Per fortuna Joe ha un cuore d’oro, così archiviamo la faccenda e al termine del turno scappo via, desiderando solo mettermi a letto.

    Accelero il passo verso casa, evitando con cura le occhiate d’interesse dei ragazzi che incrocio lungo la strada.

    Mi sforzo di non sentire nella testa i loro desideri, alcuni fin troppo espliciti, se solo mi avessero a completa disposizione.

    È davvero incredibile come gli uomini possano sembrare tanto innocenti, quando in realtà sono interessati solo a portarsi a letto una donna.

    Anche per questo non ho mai avuto un vero ragazzo, essendo costretta mio malgrado a conoscerne tutti i segreti.

    E credetemi, certe cose è meglio non saperle.

    D’un tratto avverto uno strano brivido corrermi lungo la spina dorsale, quasi come se percepissi il peso di uno sguardo fisso su di me. Uno sguardo insolitamente diverso dagli altri e capace di farmi accapponare la pelle in meno di mezzo secondo.

    Senza volerlo affretto ancora di più il passo, mentre tento di catturare in mezzo agli altri il flusso di pensieri proveniente dalla persona che mi sta osservando.

    Nonostante i miei sforzi, però, non sento niente capace di giustificare l’insolita sensazione di disagio che ora mi artiglia lo stomaco.

    Forse l’ho soltanto immaginato, penso dubbiosa, anche se purtroppo raramente mi sbaglio.

    La sgradevole sensazione di pericolo mi accompagna per tutto il resto del tragitto fino a casa e, giunta a destinazione, chiudo subito la porta d’ingresso a doppia mandata, come se questo bastasse a proteggermi da qualcosa di brutto.

    Dopodiché chiamo il numero dell'annuncio.

    Una donna gentile mi fissa un colloquio per l’indomani, cosa che contribuisce in parte a rendermi più serena. Poi vado dritta a letto, così da essere riposata in vista dell’incontro che potrebbe cambiare la mia vita, se davvero il lavoro è così eccezionale come sembra.

    Non so quanto tempo sia passato.

    Lo squillo del telefono mi sveglia di colpo e spero solo che smetta all’istante di perforarmi il cervello.

    Certe volte, invece di leggere nella mente delle persone, vorrei essere capace di muovere gli oggetti col pensiero, così adesso potrei lanciare il cellulare contro il muro per farlo smettere di suonare.

    Allungo una mano verso il comodino con gli occhi ancora socchiusi, ma prima di coricarmi non sono stata così furba da lasciare il telefono vicino al letto.

    Impreco, sbuffo e mi alzo in piedi, maledicendo chiunque abbia deciso di disturbare il mio riposo.

    Mi calmo solo quando scopro che si tratta Lea, la ragazza che lavora con me al locale di Joe, una tipa simpatica, se non fosse per il fatto che tenta spesso di socializzare, vedendo in me una potenziale amica nonostante la voglia palese di starmene per conto mio.

    Anche lei vive da poco a New York e non le pare vero di essere una cittadina della Grande Mela, come ripete spesso con occhi sognanti.

    Immagina di riuscire un giorno a sfondare a Broadway, iniziando con una piccola parte in uno di quei famosi spettacoli che ama tanto, come Mamma mia o Il Re Leone.

    Per realizzare il suo sogno segue un corso di recitazione e intanto lavora al locale, precisando che servire odiosi caffè non sarà certo quello che farà per tutta la vita.

    Lea mi piace perché le frasi che dice quando parliamo corrispondono sempre a quello che pensa e la sincerità è una dote rara da trovare in una persona.

    Per questo motivo resto ad ascoltarla con gli occhi ancora socchiusi ed evito di mandarla elegantemente a quel paese, come avrei fatto invece con chiunque altro.

    Allora, che ne dici se stasera andiamo al cinema? Avevi detto che mi avresti chiamata, ma poi non l’hai più fatto.

    Il suo tono è decisamente triste, tanto da farmi sentire in colpa per averlo dimenticato, vinta dal sonno e dalla stanchezza.

    Ecco uno dei tanti motivi per cui mi piace il fatto di non avere amici: nessun rompimento di palle e nessun rimorso di coscienza per aver detto di no a qualcuno.

    E lei proprio ora sta pensando che la evito perché in realtà non mi sta simpatica, che la sua vita fa schifo, un fallimento su tutta la linea, aumentando a dismisura il mio fastidioso senso di colpa.

    L’ho già detto che il più delle volte odio davvero poter sentire quello che pensa la gente?

    Certo che vengo, non ti ho chiamata prima solo perché ero stanca e mi sono addormentata. Cosa c’è di bello da vedere?

    A mentire e fingere stati d’animo che in realtà non provo sono sempre stata bravissima.

    Lea cambia subito tono:

    "È uscito da poco il nuovo film degli Avengers, dopo il primo questo devo assolutamente vederlo!" Esclama eccitata, mentre io eviterei con piacere il secondo capitolo degli eroi della Marvel.

    Di super poteri ne ho già abbastanza per conto mio, senza bisogno di perdere tempo con queste stupidaggini anche al cinema. Inoltre i posti affollati non sono tra quelli che preferisco e rimarrei volentieri a casa per dormire in santa pace fino a domani.

    Ma ormai le ho già detto di sì, perciò decido di sacrificarmi, fingendo un’allegria che non provo affatto.

    Panino al Mc Donald’s? Propongo.

    Mi hai convinto… Aria, sei un tesoro! Allora ci vediamo alle otto, perché il film inizia alle nove.

    In un secondo attacca il telefono, senza nemmeno aspettare la mia conferma.

    Ingoio il rospo e sospiro, poi faccio una doccia veloce per svegliarmi completamente, tentando di rilassarmi sotto un piacevole getto caldo.

    Il silenzio riesce subito a distendermi e come sempre lo apprezzo in modo diverso dagli altri, perché so bene cosa significhi avere il caos in testa, con la mente piena di pensieri che non sono i tuoi.

    Potrei rimanere per ore immersa in questa pace, ma rischio di tardare all’appuntamento e non voglio che Lea mi aspetti tutta sola per le strade affollate di New York.

    Per questo abbandono il bagno, indosso al volo un paio di jeans, metto appena un filo di trucco e alla fine esco in strada, immergendomi nell’aria fresca della sera.

    Siamo in primavera, la stagione che preferisco. Mai troppo caldo o troppo freddo tranne rare eccezioni, il clima ideale per chi come me ama fare lunghe passeggiate, ovviamente con le cuffie alle orecchie per sentire un po’ di musica, invece dei pensieri degli altri che sono il mio costante tormento.

    Arrivo in anticipo di cinque minuti e Lea è già lì che mi aspetta, tutta eccitata per la serata che trascorreremo.

    La osservo sorridere e, senza volerlo, ascolto la pioggia dei suoi pensieri.

    Come vorrei essere bella come lei! Mi prenderebbero subito in qualsiasi spettacolo, con quel viso e quei capelli biondi stupendi…

    Tento di ignorare quella segreta osservazione, anche se non posso fare a meno di chiedermi come faccia a non accorgersi che anche lei è una ragazza stupenda.

    Vorrei dirglielo, ma poi dovrei spiegarle come faccio a sapere quello che pensa, e ovviamente non posso.

    Quindi smetto di pensarci e la sospingo verso il Mc Donald’s giù in fondo alla strada, così da mettere qualcosa di solido dentro lo stomaco.

    Ormai dopo tanti anni sono diventata piuttosto brava a isolare i pensieri e, se mi concentro bene, posso sentire solo quello che voglio, evitando il

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