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Il Senso della Sicurezza
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Il Senso della Sicurezza
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Il Senso della Sicurezza

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About this ebook

Quanti segreti possono nascondersi dietro ad una foto? Le luci della sala accese anche se giorno. E poi, una grande finestra. Spalancata. S’intravede la cupola di San Pietro. Un soffio d’aria è appena entrato nella stanza facendo vibrare la mia pelle. Mi avvicino alla finestra. Per pensare. Per pregare. Era stato necessario ripartire dal mio primo giorno di lavoro. Viaggiare a ritroso per ritrovare la strada giusta. E una volta ritrovata avevo deciso di accelerare sterzando bruscamente verso l’autostrada della mente. Per incontrare la gente. Per parlare al loro cuore. Per comprendere il Senso della Sicurezza.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 15, 2017
ISBN9788892610781
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    Il Senso della Sicurezza - Sebastiano Trapani

    633/1941.

    PREFAZIONE

    di Davide Scotti

    Autore de Il libro che ti salva la vita e ideatore del movimento Italia Loves Sicurezza

    Sono su un treno diretto verso nord. Fuori il vento muove i rami degli alberi spogli e infreddoliti. So quel che ho lasciato, non conosco quel che troverò. Guardandomi nel riflesso del finestrino mi chiedo se questo continuo viaggiare, domandare, scoprire per poi tornare a cercare, abbia un senso. Mi chiedo se il sacrificio di una vita professionale vissuta intensamente abbia un significato. Se il tempo speso in questo continuo movimento abbia davvero un senso. La risposta è sì. Qualunque sia questo senso che, in realtà, mi rendo conto di continuare a inseguire. Il senso forse sta proprio nel viaggio. E, se è così, questo è un treno senza destinazione. La fortuna è essere salito a bordo. Dal finestrino vedo ad ogni stazione quelli che scendono e che, arrivati alla loro meta, si fermano. Vedo anche quelli che sono lì ad aspettare un treno che mai arriverà. E vedo quelli che dal binario guardano attraverso il vetro, cercando di incrociare uno sguardo, forse per curiosità o, chissà, in cerca di conforto. Capisco allora che è il viaggio stesso che, se vissuto intensamente, apertamente e in connessione con l’universo, ha un senso. Anche se quel senso ora non sai qual è. Anche se quel senso - potresti pensare in certi momenti - forse non c’è. Anche se quel senso, alla fine, lo puoi trovare solo tu. Dentro di te, dove risiedono i tuoi valori, i tuoi bisogni, la tua vera identità. Ci sono valori universali, intoccabili, che hanno significato nella loro stessa essenza. Ognuno ha i suoi. Ognuno ha la propria scala di valori. Le priorità cambiano di giorno in giorno, mentre i valori sono la nostra bussola in questo cammino. Nella top10 di valori della maggior parte di noi potremmo trovare famiglia, amicizia e fratellanza; molti includeranno anche lealtà, giustizia e onestà; altri benessere, salute e sicurezza. E così via. Ognuno i suoi. Ma oltre a quelli fisiologici, qual è il bisogno più ancestrale del genere umano? Sin dalle origini è stato quello della sicurezza il bisogno fondamentale che ha guidato i comportamenti dell’uomo nella continua lotta per la propria sopravvivenza. Poi, l’evoluzione sociale e tecnologica ci ha portato a mutare i nostri bisogni. Mentre quelli essenziali, una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, sono quelli sociali e relazionali ad affermarsi maggiormente in un mondo sempre più veloce e connesso. I bisogni di approvazione, appartenenza, partecipazione e autorealizzazione, ad esempio, una volta soddisfatti tendono a rinascere sotto forma di nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere. E così sulla bussola dell’uomo il bisogno di sicurezza oggi non è più la stella polare. Che si possa morire in un attentato, o piuttosto in un incidente stradale e addirittura mentre si lavora è un pensiero accettato come normale; un rischio al quale siamo abituati. Semplicemente, sulla base di uno sciocco quanto arbitrario calcolo probabilistico, speriamo che non succeda proprio a noi. Di fatto siamo abituati ad accettare rischi e pericoli che invece potremmo controllare o anche eliminare se il valore della sicurezza non fosse sopito, se continuasse ad influenzare i nostri comportamenti e le nostre decisioni. Ma non è così. E in Italia ogni giorno, anche oggi, 9 persone perdono la vita sulla strada e 3 muoiono lavorando. Tutte vittime di un incidente, prevedibile ed evitabile. Qual è quindi il senso della sicurezza? Ricerchiamolo nel significato etimologico della parola. Sicurezza deriva dal latino sine-cura, ovvero assenza di preoccupazione, di ansia, di paura. Uno stato in cui si prova pace interiore ed allo stesso tempo si è in perfetto equilibrio col mondo esterno. Immagina di vivere in sicurezza, nel qui-ed-ora, in completa assenza di emozioni negative e in totale mancanza di paure per la tua incolumità. Quindi la sicurezza è senza dubbio in primis uno stato mentale, il risultato di una serie di azioni antecedenti che ti permettono di godere ora di quella sensazione di benessere. E allora immaginiamo se l’uomo, per soddisfare i bisogni oggi più urgenti di autorealizzazione e partecipazione sociale, si unisse ai propri simili per condividere la ricerca di questo stato mentale (e fisico) generato da una vera sicurezza, pratica e concreta. Per fare questo bisogna scardinare le porte del passato ed essere in qualche modo rivoluzionari. Dobbiamo aprirle per fare uscire chi è ancora intrappolato in un mondo che non esiste più ma dal quale non vuole staccarsi. Un mondo vecchio, fatto di carta, burocrazia, interessi privati e autoreferenzialità. Un mondo fatto di decisioni, opinioni e atteggiamenti che sono il risultato di retaggi culturali vecchi e nocivi. Oggi, in questa straordinaria epoca, vince chi si apre al cambiamento. L’occasione che l’uomo moderno ha davanti a sé è quella di essere protagonista di una rivoluzione culturale e tecnologica dove i bisogni più ancestrali possano trovare completa commistione con i valori di questa società moderna che ci connette, ci seduce, ci facilita e ci incuriosisce. I treni di questo sistema sono veloci e stipati, il tabellone della stazione è in tilt. Per salire sul treno giusto bisogna saper fermarsi e informarsi. Osservare e ascoltare. Quindi scegliere di fare il viaggio. Con convinzione. Come dice un mio maestro, si deve credere che possa esistere il mondo migliore. Solo così il viaggio sarà appagante e sorprendente. Oggi in Italia su questo treno insieme a me ci sono migliaia di persone che condividono questa voglia e questa ricerca di un posto più sicuro nel quale vivere. Sono uomini e donne, come Sebastiano, che hanno compreso che per trovare questo posto bisogna prima crearlo. Come? Utilizzando nuove modalità di lavoro e di comunicazione; facendosi le giuste domande e orientandosi a produrre valore per il prossimo. Sono compagni di viaggio che hanno la stessa luce negli occhi. Sono ambasciatori di un nuovo modo di fare le cose. Sono amici che hanno trovato in questo viaggio insieme il loro senso della sicurezza. Questo treno non ha un destino perché non può più fermarsi. Ma ad ogni stazione dai finestrini si affacciano centinaia di mani e braccia tese per accogliere nuovi compagni che vogliono fare lo stesso viaggio. E salendo a bordo, forse, anche tu scoprirai il tuo senso della sicurezza. Guardando fuori dal mio finestrino ora vedo il paesaggio cambiare colori e forma. Sono in Svizzera. Il vento si è fermato, ma se chiudo gli occhi lo posso sentire sul viso, mentre nelle mie orecchie suona un ritornello: ...senti che bel vento, non basta mai il tempo, domani un altro giorno arriverà.... E sarà senza preoccupazione.

    Zurich, 10 dicembre 2016

    Più importanti del percorso fatto sono stati gli insegnamenti che ne abbiamo tratto: il primo è che la sicurezza è un valore e come tale va spiegato e vissuto; il secondo è che è stato bellissimo andare verso strade mai pensate, verso strade che portano a nuovi orizzonti. Parlando di amore per la sicurezza si capisce che gli altri cambiano atteggiamento se noi cambiamo per primi.

    Alessandro Nanni

    La valigia è pronta, piena di sogni e speranze. Non pesa. Perché chi crede fino in fondo ai propri sogni, non sente alcun peso. Al massimo, ogni tanto, avverte un leggero senso di vertigine, ma dura poco, una volta raggiunta la vetta, è pronto per risalire, per una nuova scalata.

    19 ottobre 2015

    Sono a Bologna per il 17° Salone della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Nel quartiere fieristico più famoso della città migliaia di professionisti sono accorsi da tutta Italia. L’aria è frizzantina. Sul taxi che mi porta dall’hotel al salone, rivedo l’intenso programma formativo che mi aspetterà. È la prima volta che partecipo a un evento simile. Confesso che nutro tante aspettative da questo viaggio di lavoro. Non sono partito solo per aggiornarmi professionalmente. Cerco qualcosa, ma non so esattamente cosa. La prima impressione è di un luogo ben organizzato. Passeggio e osservo con occhi luccicanti gli stand espositivi. Come un bambino attirato dalle caramelle poste sulle bancarelle durante la festa del paese, non riesco a trattenermi dal toccare componentistica di sicurezza, attrezzature per il sollevamento, protezioni anti-caduta. Chi mi osserva dall’esterno starà pensando: è un matto? Un feticista della sicurezza? Mi ricompongo. Proseguo con passo elegante e mi concentro a scrutare con discrezione gli occhi dei visitatori. Chi sono? Perché

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