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HEUL DOCH-Piangi
HEUL DOCH-Piangi
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HEUL DOCH-Piangi

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About this ebook

Ellie e Lyn sono due giovani ragazze trasferitesi per studi ad Eclipse City dove incominceranno la loro esistenza come due giovani studentesse qualunque, facendo nuove amicizie tra i banchi di scuola. Ma ben presto si accorgeranno che la città non è così tranquilla come pensavano, e ciò che inizialmente pensavano fosse una guerra tra bande si rivela una vera e propria guerra. Ellie entrerà in diretto contatto con Sunny, un giovane dall’aria misteriosa e fredda, dal quale sarà fortemente attratta ma la sua vita sarà sempre in pericolo in sua presenza. Lyn si troverà a confrontarsi con Daren, ragazzo dal passato burrascoso del quale verrà a scoprire molti segreti e i motivi dei suoi comportamenti fin troppo “istintivi”. Anche con il resto del gruppo entreranno in contatto, tutti con doti speciali e costretti a nascondersi dal resto della comunità, minacciati costantemente dal loro nemico, Schmerz, un uomo folle che vorrebbe sterminare tutta la razza “ibrida” che ha subito mutazioni genetiche e non possiede doti ereditarie, come Isaac e Spike, due fratelli membri del gruppo dotati del BloodyMoon. Ancora una volta compariranno i leggendari Lost Angels che aiuteranno i ragazzi nella dura battaglia contro Schmerz, che oltre a sterminare tutti gli ibridi vuole diffondere Caos e Follia in tutto il mondo. A quel punto Lyn ed Ellie si troveranno in un turbinio d’emozioni: la paura di perdere le persone che amano, il terrore di soccombere e perdere la vita e la scoperta di una grande verità su se stesse
LanguageItaliano
PublisherPubMe
Release dateFeb 23, 2017
ISBN9788871630090
HEUL DOCH-Piangi

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    Book preview

    HEUL DOCH-Piangi - Victoria Crystal

    CRYSTAL

    PROLOGO

    Vi è mai capitato, almeno una volta nella vita, di desiderare ardentemente di uccidere qualcuno e, al tempo stesso, di amarlo incondizionatamente? Non penso, a meno che non abbiate qualcosa in comune con me e la mia vita a dir poco assurda. Mi crederete una pazza, è probabile, ma sono sentimenti che non riesco a scrollarmi di dosso, e per quanto possa evitare di pensare a tali sentimenti, essi mi vincono. Ma nella situazione in cui vivo non posso permettermi di abbassare la guardia. A causa di questo inconveniente, che mi porto dietro da anni, ormai, ne va seriamente di mezzo l’incolumità della mia esistenza. Chi mi conosce, o conosceva, sa che dopo quello che ho passato la cosa a cui tengo di più è la vita… la mia vita! E non permetterò a nessuno, tanto meno a lui, di farne un passatempo comune. A causa di ciò, per ritrovare la libertà, sono costretta a scappare da lui, ma soprattutto da quello che provo per lui. Non avete idea di quanto sia pericoloso, per me, essere qui, in questo momento! Senza contare che quasi sicuramente saranno già sulle mie tracce. Vedete, non mi è in alcun modo concesso di prendere certe iniziative, a maggior ragione, se si rivelano a suo discapito. Quello che non ha capito, però, è che per quanto possa credere nel fatto che non riuscirò mai a riconquistare la libertà che mi ha promesso, costringendomi a tenermi così, io molto presto me ne andrò… e sul serio! Non una semplice, banale, patetica fuga! Lui mi lascerà andare. Dovrà farlo! Altrimenti lo ammazzo.

    CAPITOLO UNO

    La ragazza rilesse attentamente ogni singola parola scritta minuziosamente su quel vecchio libro. Dopo averlo richiuso sospirò e si guardò attorno: tutto era così vuoto e spoglio. Solo le pareti bianche dominavano in quella casa, priva di significato.

    Era arrivata da poco insieme ad un'altra ragazza, cara amica da anni, con cui aveva diviso gioie e dolori, persino un accesa discussione che per un anno le aveva divise. Ma il loro legame era stato talmente forte che le aveva unite di nuovo e più forte di prima.

    Solo per motivi di studio si erano trasferite in quella piccola cittadina, così triste, cupa e solitaria. Il silenzio era sempre rotto dallo scroscio delicato della pioggia, che spesso si abbatteva su quel luogo. Quando non pioveva era solita incombere la nebbia e solo ogni tanto splendeva il sole. La ragazza sospirò di nuovo e rimase ad ascoltare il suono della pioggia battere sulle finestre.

    Oltre che per studio, lei e l'amica se ne erano andate anche perché stufe della loro vita monotona, piena di problemi, troppo stress…

    Tutto, però, aveva per lei un’aria familiare: era insani di mente dirlo, ma si sentiva in uno stato di pace con se stessa, lì.

    Chissà perché?

    Forse era per il semplice fatto che, in ogni ambiente dove metteva piede, ogni persona che incontrava sul suo cammino, ogni cosa che catturava la sua attenzione nell’arco di tempo, che intercorreva fra il momento della fuga e il ritorno, la faceva sentire libera e quindi, in un certo senso, seppur azzardato, a casa.

    Si alzò e andò verso la finestra, guardando la strada e i boschi che le circondavano ed incorniciavano i confini dell'intera città.

    La ragazza fece un debole sorriso sbilenco, che ben presto si trasformò in una smorfia irrequieta. Diede un altro sguardo a quel libro con la coda dell’occhio: leggere quelle assurdità le faceva male. Era già di malumore, forse a causa del tempo, ma se fosse stato davvero così capiva che avrebbe dovuto rassegnarsi a tenersi quella luna per parecchio tempo: chissà quando sarebbe uscito il sole.

    «Lyn, che fai?» Entrò l'amica in quella camera spoglia, non accorgendosene subito per i troppi pensieri, la ragazza sussultò.

    «Ah, Ellie sei tu».

    «Chi pensavi che fosse? L’uomo nero?» Ironizzò l'amica.

    «No, mi hai solo preso di sorpresa» Lyn si sedette sul letto.

    «Qualcosa non va?» Chiese Ellie ferma sullo stipite della porta.

    «Non so, forse è il posto nuovo, il tempo. Spero passerà».

    «Su, dai, oggi si va a vedere la nuova scuola. Chissà, magari ci saranno ragazzi affascinanti!» cinguettò Ellie saltellando.

    Lyn ridacchiò: «Sì, come no»

    «Su, dai, andiamo! E smettila di leggere libri strambi» la rimproverò prendendola per il braccio.

    In fretta e furia presero i loro piccoli zainetti e andarono alla macchina. Ellie si precipitò all'auto e balzò sul sedile del guidatore.

    «Guidi tu?» Domandò Lyn alzando un sopracciglio.

    «Sì, non voglio arrivare a scuola con i capelli in piedi» rispose ridacchiando e mettendo in moto la macchina.

    «Eh, dai, non sono così burrascosa».

    Si avviarono verso la scuola, che distava solo pochi minuti dalla casa in affitto che avevano preso, dividendosi le spese ed il denaro che avrebbero guadagnato, trovando qualche lavoro dopo la scuola.

    Finalmente giunsero al parcheggio dell'istituto, che visto dall’esterno sembrava così freddo, eppure pullulava di molti giovani sulla loro età che portavano avanti gli studi.

    «Non mi sembra malaccio!» Osservò Ellie.

    «Non saprei».

    «E piantala! Sciogliti un po’, sempre sta freddura: sembri un blocco di ghiaccio» Ellie scosse l’amica.

    «Mi devo far visitare secondo te?».

    «Ti caccerebbero via a calci» Disse ironicamente Ellie.

    «Oh, grazie mille».

    Era così Ellie, sempre solare e vivace, combinava spesso guai, ma anche nelle situazioni più critiche cercava di sorridere. Lyn, in apparenza abbastanza tranquilla, era una giovane un po’ strana, che all’esterno sembrava una persona dura e fredda ma dentro era, in realtà, molto sensibile. Però le due erano anche simili, per molti altri aspetti infatti, spesso e volentieri, i guai li combinavano insieme e facevano pazzie. Alcune cose che avevano in comune erano la passione per gli stessi generi di musica, adoravano il cinema e i libri. Ellie si diresse verso l’entrata della scuola, ma ad un certo punto si fermò davanti ad un cartellone pubblicitario e lesse: in pochi secondi la sua espressione cambiò, restò ad occhi spalancati e bocca aperta.

    «Che c’è Ellie?».

    Ellie, senza dir nulla, indicò il cartello. Lyn spostò lo sguardo e guardò anche lei: all’inizio lo fissò perplessa poi si mise ad urlare:

    «OH MIO DIO, NON CI CREDO ODDIO!».

    «TACHICARDIA, TACHICARDIA!» strillò Ellie aggrappandosi a Lyn.

    Si sarebbe svolto un concerto che non si aspettavano, di lì a due settimane, proprio ad Eclipse City: un concerto degli Essence's Chain, la band di cui entrambe erano fans accanite,

    «ELLIE DOBBIAMO ANDARE!».

    «Ci puoi giurare!»

    Dopo la grande novità e l'emozione iniziale dell'inizio di quella nuova esperienza in Eclipse City, le due entrarono e raggiunsero gli uffici amministrativi della scuola. Passarono circa un mezz’ora a firmare documenti su documenti, finchè non arrivò il preside che le accolse con una stretta di mano ed un caloroso saluto:

    «Buongiorno ragazze. Benvenute a Eclipse City».

    «Grazie Signor preside!»

    «Spero vi troverete a vostro agio nella nostra scuola. Ho saputo che è stato uno spostamento burrascoso dalla vostra città»

    «Beh, in effetti…» mormorò Lyn.

    «Tranquille, ci sono molti ragazzi della vostra età e sento che non ci metterete molto ad integrarvi» il preside smanacciò tra una grande catasta di fogli e ne porse due alle ragazze, dichiarando: «Ecco qua! Questi sono gli orari delle lezioni».

    «Benissimo! Andiamo subito alla prima lezione» esclamò Ellie.

    Le due ragazze salutarono il preside e finalmente uscirono dall’ufficio, traendo un lungo sospiro.

    «Qui è un po’ diverso da dove eravamo noi: non esistono classi ma corsi, quindi dobbiamo cambiare aula ogni volta. Faremo palestra a scuola, si può dire!» Dileggiò Lyn esaminando gli orari dei corsi.

    «Direi di sì. Va beh, prima lezione? Uh, storia dell’arte, Lyn. Andiamo! Corridoio A, aula C3»

    Girovagarono per circa un quarto d'ora, prima di trovare almeno il corridoio.

    «Dovremmo farci dare una cartina per i primi tempi. Se ad ogni lezione abbiamo aule differenti, per ognuna ci toccherà sempre un quarto d’ora di ritardo, solo per cercare» si lamentò Ellie disperata.

    «Sono d'accordo per la cartina» si guardò attorno, notando una ragazza che da sola a testa bassa, con il volto nascosto dai lunghi capelli corvini, stava passando in fretta e furia. «Chiediamo a lei, magari ci può aiutare!» suggerì Lyn.

    «EHI, TIPA! SCUSA!» Starnazzò Ellie in mezzo al corridoio.

    La ragazza si fermò e le due amiche notarono che teneva stretto un paio di libri di storia dell’arte. Le guardò e timidamente disse:

    «Ehm… vi serve aiuto?»

    «Siamo nuove, cercavamo l’aula di storia dell’arte» spiegò Lyn.

    «Ci sto andando anch’io ora. Avevo dimenticato alcuni libri. Venite pure con me» le invitò sorridendo a testa bassa.

    «Grazie! Come ti chiami?» Chiese Ellie.

    «Hailee» annunciò a bassa voce, quasi sussurrando.

    «Io sono Lyn e lei è Ellie. Non vorremmo disturbarti ma, sai, ci dovrai dare una mano con queste aule, abbiamo l'orientamento paragonabile a quello di un bradipo» cantinelò Lyn ridacchiando.

    Hailee fece una piccola risatina, sciogliendo un po' la sua timidezza, di cui paresse soffrire in modo quasi cronico. Le tre ragazze entrarono alla lezione di arte, scusandosi per il ritardo.

    La professoressa, dopo averle perdonate, le presentò alla classe con i loro nomi interi, Lynda ed Elise, assegnando loro i posti.

    I banchi erano disposti in file da tre e con loro grande fortuna si ritrovarono vicino alla nuova compagna che avevano conosciuto, Hailee, una ragazza tenera e dolce ed anche se molto timida dimostrò di possedere un lato giocoso ed un'intelligenza ammirabile.

    Per Lyn ed Ellie la giornata sembrava essere cominciata bene e chiacchierando con Hailee si fecero spiegare tutte le aule e la loro posizione, facendo per loro una cartina provvisoria.

    CAPITOLO DUE

    La pioggia batteva insistentemente sui vetri del caravan, che percorreva la lunga serie di tornanti, serpeggianti tra le colline dall'aspetto oscuro di uno scenario da horror. Adagiata nel mezzo della valle, la piccola cittadina ancora dormiva, avvolta da quella coltre di nebbia che la rendeva quasi impercettibile all’occhio.

    Lui fissava quel piccolo agglomerato urbano, così diverso dal luogo da cui proveniva, grande, caldo, vivace ed affacciato su quella distesa blu la cui orizzonte dava libertà alla mente d’immaginare cosa potesse esserci oltre.

    Chissà se gli abitanti già stavano avviando le loro attività lavorative? E coloro che ancora dormivano, stavano sognando o il loro sonno era tormentato da incubi? Così si domandò.

    Chiuse i suoi occhi castani e rimase come se meditasse, mentre si rigirava il ciondolo a forma di falce tra le mani.

    La morte e la rinascita vivevano dentro di lui.

    La giovane donna dai capelli neri lo guardava in disparte, seduta al tavolino del caravan. Esitò prima di andargli appresso, poggiò una mano sulla sua spalla. Lui incrociò le dita alle sue e le baciò la mano.

    «Cassian, cosa c’è che ti turba?».

    «Nulla» ma la risposta assunse un tono alquanto insicuro. La sorella si sedette dall’altra parte del tavolo, davanti a lui, puntandogli i due occhi verdi in volto.

    «Non mentire».

    Dopo alcuni istanti di silenzio lui sospirò. «Ho previsto il caos, Ametiste»

    «Per questo che siamo qui» puntualizzò lei mentre faceva delle leggere carezze al braccio del fratello, tatuato con delle catene che gli giravano attorno. Dalla zona notte del caravan, arrivò un loro compagno. I due fratelli lo guardarono zitti, pendendo dalle sue labbra. Anche lui guardò la cittadina e con tono fermò dichiarò:

    «Il tempo è una cosa preziosa. Lo vediamo volare mentre i secondi passano, fino alla fine del giorno. L’orologio fa passare la vita e nulla di umano è in grado di arrestarlo o portarlo indietro».

    «Non c’è più tempo, Marcus?» Domandò Cassian.

    «Ne è rimasto ben poco, ma non tutto è perduto» strinse la chiave che portava al collo. «Dobbiamo, ad ogni modo, agire in fretta».

    Cassian si alzò e poggiò una mano sulla spalla di Marcus, rivolgendosi con lo sguardo nella sua stessa direzione, verso Eclipse city, di cui presto avrebbero varcato il confine.

    «Il Destino è un'incognita, non si può sapere come, quando, o cosa farà fare. Bisogna saper analizzare e sfruttare al meglio la vita».

    Ametiste guardò i due, mentre una piccola lacrima le rigò il volto. Cassian abbassò lo sguardo e si accinse a tornare nella zona delle cuccette. Marcus tolse dolcemente la lacrima dal viso di Ametiste e le sorrise, sussurrandole ad un orecchio:

    «Andrà tutto bene»

    «Lo spero!» Senza aggiungere altro il giovane la baciò sulle due labbra rosate. Un bacio lento, un bacio innocente, un bacio che Ametiste desiderava durasse per tutta l’eternità.

    ***

    Finite le due ore di Inglese, Hailee, Ellie e Lyn uscirono dall’aula dirette ai loro armadietti. Ellie guardava Lyn con un'espressione alquanto perplessa. Sapeva che l’amica non era un mostro in inglese, probabilmente quello era il motivo di quel suo sguardo inebetito. Lyn la guardò e sorrise:

    «IT’S TOO BIG!» Esordì.

    «Non hai capito niente, vero?» Replicò Ellie.

    «NON HO CAPITO UN ACCIDENTI!».

    Hailee sorrise alle due ragazze ma rivolgendosi in particolare a Lyn affermò: «Sta tranquilla, sono disponibili anche i corsi di recupero, se può interessarti!»

    «Bella idea, su Lyn, vengo anch’io, così ti aiuto e approfondisco» aggiunse Ellie dando una pacca amichevole sulla spalla all'amica. Arrivate ai loro armadietti videro un giovane ragazzo dai capelli biondi che pareva avesse problemi con l’armadietto: era, infatti, rimasto impigliato con la felpa nella serratura.

    Ellie e Lyn si guardarono senza dire niente, rimaste senza parole a cuasa della stramba situazione in cui quel ragazzo si trovava. Poi, si stupirono dell’espressione di Hailee, diventata trasognante, con le guance rosse e gli occhi lucidi. Ellie le mosse una mano davanti e quasi uscendo da una trance, Hailee esclamò:

    «Quello è Nelson. È un mio amico».

    «Pare che i tuoi occhi non lo vedano solo come amico» osservò Lyn ammiccando. Hailee arrossì ed insieme alle due si avvicinò a Nelson.

    «Ehi, ciao»

    «Ehi, salve Hailee! Senti, mi daresti una mano a liberarmi?».

    «Ehm… sì, ok!» Si mise a smanacciare con l’armadietto e la felpa del ragazzo nel tentativo di liberarlo. Nelson si staccò in un colpo, e perdendo l’equilibrio cadde addosso ad Hailee, che parve quasi avere una crisi di tachicardia

    «Scusa, Hailee, non volevo!» .

    «Fa… fa niente…»

    Ellie e Lyn sorrisero, capendo che Lyn ci aveva visto giusto. Ma il loro sorriso svanì quasi subito, quando notarono una ragazza bionda ed una con i capelli tinti di rosa che ridacchiavano, mentre osservavano la scena dei due, l’uno sopra l’altra.

    «Qualche problema, voi?» Ringhiò Ellie. Le due non risposero e se ne andarono sempre ridendo. Nelson si alzò ed aiutò Hailee, che con la voce un po’ tremante disse:

    «Loro sono Ellie e Lyn, sono appena arrivate nella nostra scuola».

    «Heilà, ciao ragazze e benvenute!».

    «Grazie mille».

    «Hailee, chi erano quelle due?» domandò Lyn.

    «Sybil, la ragazza coi capelli rosa, ed Iris la bionda».

    «Mi stanno sulle scatole, anche se non le conosco» aggiunse Ellie.

    «Gatte morte» bofonchiò Hailee.

    «Però Sybil è così carina…» Mormorò Nelson.

    Ellie notò Hailee che abbassava lo sguardo e leggermente alterata suggerì al ragazzo: «Se sono come dice lei lascia perdere!».

    «Infatti, mi pareva ti deridessero!» Proseguì Lyn.

    «Un giorno la conquisterò» annunciò Nelson.

    Hailee intervenne all’improvviso, forse per sviare il discorso, quasi volesse fare a meno di ascoltare:

    «Andiamo in mensa? Ho fame, voi no?»

    «Io mi mangerei un ippopotamo» confidò Nelson.

    «Ah, però, famelico» commentò Ellie.

    «Dai, ho fame anch’io» terminò Lyn, così i quattro si avviarono verso la mensa, che iniziava ad affollarsi, e già una lunga coda si stava formando al banco dove prendere le vivande. Affrontata e sconfitta la fila, si sedettero ad un tavolo accanto ai finestroni della mensa, dove Hailee continuò a spiegare ad Ellie e Lyn chi fossero i vari ragazzi della scuola, indicando anche i professori che c’erano. Altri due ragazzi si aggiunsero, amici di Nelson ed Hailee, e si sedettero al tavolo.

    «Siete le due nuove di cui si parla, quindi?» chiese un ragazzo dai capelli castani, raccolti in un codino alto e sbarazzino che si era seduto in parte a Nelson. Si chiamava Sheridan.

    «Siamo arrivate ieri mattina» spiegò Ellie che stava cercando di aprire una bottiglietta d’acqua.

    «Vi troverete bene qui, sono tutti ragazzi apposto, a parte certi soggetti» puntualizzò Tara, la ragazza bionda dagli occhi chiari che si era seduta accanto ad Hailee ed era arrivata insieme a Sheridan, che lanciò un occhiata fredda verso Sybil ed Iris.

    «Però oggi mi sembra che tutto sia iniziato al meglio, siete molto gentili, a parte quelle due» esclamò Lyn.

    «Ma figurati! Noi siamo amichevoli! E il mitico Nelson Wood non può tirarsi indietro da delle fanciulle così carine!» Affermò Nelson ridacchiando.

    «Sei sempre il solito!» Sbraitò Hailee lanciandogli un bicchiere di plastica in testa. Ellie, dopo essere riuscita ad aprire la bottiglia d’acqua, con un bello schizzo che finì addosso a Lyn, esclamò:

    «Oltre a quelle due che fanno tanto le galline, c’è qualcos’altro che dovremmo sapere?»

    «Mah, niente di che, solo…» Tara non finì la frase, lanciò uno sguardo verso la porta d’entrata che dava all’esterno.

    Entrarono due ragazzi che si somigliavano, uno di questi aveva i capelli più lunghi, raccolti da un codino. Entrambi avevano capelli neri l'aspetto tenebroso

    «Quelli chi sarebbero?» Domandò Lyn seguendoli con lo sguardo, cercando di non dare troppo nell'occhio.

    «Sono i fratelli Uruz. Isaac, quello col codino e Spike. Diciamo che a volte sanno essere molto silenziosi e di solito stanno solo con il loro gruppo» continuò Tara.

    «Gruppo?» chiese Ellie.

    «Sì, stanno arrivando!»

    Da fuori, entrò un giovane alto con i capelli corti ondulati castano scuri, ma quello che colpiva di più era il colore degli occhi: viola, geneticamente rarissimo in natura. Con lui c'era una ragazza con capelli molto lunghi e di un biondo chiarissimo, gli occhi verde smeraldo e veramente bella. Raggiunsero i due fratelli.

    «Il ragazzo è Matt, è uno dei fratelli Hargul. Mi sembra strano che l’altro che non sia con loro, in questo momento. La ragazza si chiama Lucinda, si dice che, forse, stia con l’altro fratello, ma non si sa nulla ufficialmente» continuò Tara.

    «Fratello? C’è ne un altro allora?» Domandò Lyn.

    «Sì, oddio! Eccolo!» Sussultò Tara girandosi di scatto.

    Dalla porta entrò un altro giovane. I lineamenti erano uguali a quelli di Matt, ma aveva qualcosa di diverso: aveva i capelli più lunghi che arrivavano fino alla base del collo, ed erano di un colore innaturale, fore albini; anche la carnagione era molto chiara, ma ciò che colpì di più, anche in lui, erano gli occhi color ghiaccio, un freddo assoluto. Indossava una camicia nera lucida.

    Ellie restò con occhi sbarrati a guardarlo e farfugliò solo:

    «Oh mio dio! Chi è?»

    «Un bel figliuolo!» Esclamò Tara.

    «Sì, ma…» ribadì Hailee.

    «Ma?» Sussultò Ellie.

    «Inutile che pensi di provarci!».

    «Non ci avevo pensato!» Puntualizzò Ellie, quasi imbarazzata.

    «Nessuna di noi gli va bene. È così freddo che nessuna è ancora riuscita ad attirare la sua attenzione» polemizzò Tara.

    «Mica ti turberà sta cosa? Sei gelosa che non ci riesci nemmeno tu a conquistare l’irraggiungibile Sunny Hargul!?» La punzecchiò Sheridan. Si capì, allora, che non c'era relazione amorosa tra loro.

    «Tsè! A me non interessa!» Replicò Tara lanciando una nocciolina addosso a Sheridan.

    «Nessuna ha attirato la sua attenzione, ma è in strani rapporti con quella Lucinda» intervenne Nelson che ciondolava sulla sedia.

    Ellie spostò lo sguardo verso il ragazzo che si era diretto al tavolo con gli altri quattro. Sembrava così strano: aveva qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegare…

    «C’è la possibilità che quella che gli interessi sia solo Lucinda. Sono certo che quei due hanno una scappatella, ma non lo dicono a nessuno» continuò Nelson.

    Ellie vide Sunny accomodarsi su una sedia e Lucinda gli si sedette in braccio, buttandogli le braccia al collo. A quel punto Ellie appoggiò la testa sul tavolo arresa mormorando:

    «Ho capito, non ho speranze».

    «Su, su» la consolò Nelson, mettendole una mano sulla testa «Ci sono altri ragazzi in giro. Non complicarti la vita per Sunny»

    Ellie sospirò.

    «Bei ragazzi come te, Nelson?» Intervenne Tara sarcastica.

    «Esatto! Io sono uno strafigo!» Ma nel finire la frase Nelson cadde dalla sedia a causa del continuo ciondolamento: aveva perso l’equilibrio. Il gruppo scoppiò a ridere, a parte Ellie che restava rassegnata con la testa appoggiata al tavolo. Lyn le diede una scollata ai capelli dopo di che si alzò esclamando:

    «Vado a prendere una bottiglietta d’acqua» andò verso il distributore di bevande, prese la bottiglietta e fece per tornare al tavolo ma non si accorse che, per terra, qualcuno aveva rovesciato qualche bevanda molto scivolosa, mise sopra la macchia umida un piede scivolando rovinosamente. Fu pronta a sentire il tonfo ed il dolore all'impatto con il pavimento, ma prima che accadesse fu presa al volo da qualcuno. Aprì gli occhi: era tra le braccia di un ragazzo biondo dai capelli lunghi e gli occhi blu. Si guardarono assorti per qualche istante, finché lui non mormorò:

    «Attenta. Rischi di romperti l’osso del collo!»

    Lyn si rialzò, riprese la bottiglietta che il giovane era riuscito a recuperare e disse:

    «Ehm… grazie!» Tornò lentamente verso il tavolo e si risedette in modo automatico. Ellie sbirciò l’amica per qualche secondo, notando che le si era impiantata un espressione scioccata in volto.

    «Lyn? Ci sei ancora?».

    «Eh? Ehm... sì!»

    «Se vuoi sapere chi era quello, beh, è Daren, sta nel gruppo anche lui. È l’ultimo che mancava all’appello, in questo momento!» specificò Sheridan.

    «Ah, Daren» esclamò Lyn trasognante, guardando il ragazzo con la coda dell’occhio, ma si girò subito di scatto quando notò che anche lui la stava guardando.

    «Purtroppo anche con lui è un po’ inutile provarci! Pare, a causa del passato un po' burrascoso, non adori le donne. Sunny e Daren, hanno una miriade di ragazze che gli girano intorno, ma non ne filano nessuna!» Concluse Tara.

    «Uffa!» Piagnucolò Lyn appoggiando anche lei la testa al tavolo.

    Ellie, invece, si era come ripresa e restava con la faccia appoggiata ad una mano e lo sguardo perso nel vuoto. Ad un certo punto si sentì osservata e spostò lo sguardo verso il tavolo del misterioso gruppo. Notò che Sunny la fissava e per parecchi minuti ci furono scambi di occhiate sfuggenti, poiché Ellie non sapeva se fossero rivolti a lei. Iniziò a sentirsi imbarazzata ed abbassò lo sguardo.

    «Ah, un'altra cosa…» aggiunse Sheridan.

    «Cosa?» Domandò Lyn, restando con la testa sul tavolo.

    «Cercate di stare lontano da Daren e Sunny quando sono insieme».

    Alzò la testa lentamente con espressione perplessa. «Perché?»

    «Non in senso cattivo. ma sono famosi per combinare guai e disastri, dello stile: si salvi chi può!» Spiegò Sheridan ridacchiando.

    «Ma dai, esagerato!» Esclamò Hailee.

    «Ehi, è solo una mia opinione. Io non ho buon occhio per quei due» concluse Sheridan tirando fuori dalla tasca una sigaretta.

    Ellie e Lyn sospirarono all’unisono.

    «Dai, Ellie, andiamo a prendere una boccata d’aria, almeno ti fumi la tua sigaretta, come sempre... Drogata!» Esclamò

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