Non sono solo zanzare
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Saranno proprio questi insetti fastidiosi ad aprire gli occhi all'autore verso la bellezza del creato e l'armonia dello stesso, alla cui base c'è l'amore di Dio.
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Book preview
Non sono solo zanzare - Paolo Bua Corona
Non sono solo zanzare!
di Paolo Bua Corona
Edizioni Giorgione
ISBN 9788899739119
© 2017 Edizioni Giorgione
www.edizionigiorgione.com
edizioni.giorgione@gmail.com
Illustrazione di copertina: Gaia Stringari
Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell'editore.
I fatti e i personaggi rappresentati nella seguente opera, nonché i nomi e i dialoghi ivi contenuti, sono unicamente frutto dell'immaginazione e della libera espressione artistica dell'Autore.
Ogni similitudine, riferimento o identificazione con fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale e non intenzionale.
Ai miei nipoti
(Giosuè, Dora, Martino, Margherita, Nicol, Alessia e … Giulialuna)
che possiate riflettendo sul passato
vivere nel presente per migliorare il futuro.
Primo Capitolo
Uffa, una zanzara continua a ronzarmi attorno alla testa e mi infastidisce.
Ogni tanto sento un pizzico su una gamba poi si mette anche l'immaginazione e incomincio a sentire prurito dappertutto.
Per quale motivo il creatore abbia inventato questi assurdi insetti così fastidiosi credo che sia uno dei più intricati dogmi della fede.
Vivo a Belluno, un paese nato ai piedi del paradiso celeste.
Attorno a me, in questa sera d'estate, si stagliano imponenti le magiche Dolomiti.
Gli ultimi raggi dardeggianti del sole che, con pennellate colorate di rosso acceso, si fondono nel blu scuro della notte in procinto di iniziare, donano la pace del meritato riposo sospirato durante la giornata lavorativa.
Mi sentirei libero di sondare con la mente pensieri che, nel tran tran della giornata feriale, sono soppiantati dalle squallide preoccupazioni delle attività lavorative, se non fossi in compagnia di questi famelici insetti!
Mi riaffiorano pensieri negativi sulla nostra amata Italia che invece di ricordarla per le sue grandiose opere d'arte, i suoi borghi, i suoi innumerevoli paesaggi, i suoi dialetti caratteristici, la si denigra per le sue innumerevoli tasse!
Tassa di qua, tassa di là, tassa per la guerra che c'è o che ci sarà; tassa per la tassa di essere tassati per aiutare quella famigliola di tassi che si son trasferiti nelle nostre belle montagne, tassando gli italiani già tartassati dai tassi d'interesse.
Che nervoso!
Chissà se è blasfemia lodare il creato da una parte e dall'altra maledire una piccola parte alata
dello stesso, che continua insistentemente a ronzarmi attorno e farmi prurigine anche fra le dita dei piedi.
Certo, penso a quelli che i piedi non li hanno, colpiti da qualche malattia come la lebbra...
Ci pensate? Siamo nel ventunesimo secolo e c'è chi muore ancora di lebbra o di fame nel nostro bel pianeta progredito, e se proprio non si sa come farli crepare, ci pensa l'ingegno umano per scatenare una bella guerra per qualche inutile motivo con annesse carestie, pestilenze e disastri.
No, scusate, mi sono sbagliato.
Quando si scatena un conflitto non è mai per un futile motivo. Diventa insignificante col passare degli anni, ma nel momento in cui si dichiara la guerra si hanno sempre ottime ragioni da entrambe le parti. Diventa sempre più snervante: o scrivo o mi gratto.
Questa peste malefica approfitta del fatto che ho le mani impegnate a digitare sulla tastiera per andare a chiamare il resto del gruppo.
C'è una grande festa, oggi, per questa dannata famiglia di zanzare... chissà, staranno ringraziando Dio per aver dato a questo imbecille la passione della scrittura così che possano saziarsi in tutta libertà?
Beate zanzare di Belluno, sarei ben felice di farvi diventare subito sante!
Mi fermo un secondo a osservarle.
Mi accorgo che, incredibilmente, sembrano ammaestrate per poter colpire nei posti giusti, come se sapessero quali sono i punti più fastidiosi all'essere umano.
Ce ne sono due tanto grandi da sembrare elicotteri e altre tre più piccoline che seguono le grandi e poi con un carpiato si tuffano nella mia carne.
Sorrido e penso che questa famigliola felice ora sta banchettando come fosse a una sagra di paese; sorrido un po' meno quando mi viene in mente che l'albero della cuccagna è il mio sangue.
Ma ormai il danno è fatto, sono così pieno di bolle che una beccata in più non mi cambierà poi molto.
Resto immobile a studiarle distendendo il braccio sul tavolino, scoprendo ben bene le arterie. Sono pronto per venire divorato... ah, cosa si fa per soddisfare la curiosità! Sto un buon quarto d'ora in silenzio concentrandomi sul mio arto, ma delle pestifere nemmeno l'ombra. Che si siano saziate?
Aspetto un'altra decina di minuti ed ecco che le tre piccole arrivano a punzecchiarmi il calcagno. Ahi, che sofferenza! Sento il bruciore che divampa, ma resto fermo come fossi morto.
Ormai è una sfida.
Voglio vederle in faccia queste bestie immonde e prima o poi, sono convinto, si presenteranno all'invito succulento che gli sto preparando.
Serro e apro velocemente il pugno dello sfortunato braccio eletto come cavia, per far affluire il