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Morte di una sposa
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Morte di una sposa

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About this ebook

Tra tutti i piani che una sposa fa in anticipo per il giorno del suo matrimonio, sicuramente non c’è quello di morire .

Villa Zampetaki, sulla sperduta isola di Gadvos, accoglie dozzine di ospiti per il matrimonio tra Cassandra Zampetaki e Homer Cara. Ma il matrimonio non sarà mai celebrato. Il corpo senza vita della sposina, brutalmente uccisa, viene ritrovato proprio la mattina del matrimonio. Pianificato dal suo assassino per essere un caso già chiuso, il colpevole di certo non si aspetta la presenza tra gli invitati di due detective della polizia ellenica, il capitano Costa Papacosta e il tenente Ioli Cara.

La forte tempesta che imperversa all’esterno non permette a nessuno di lasciare l’isola. In una lotta contro il tempo, il dinamico duo di investigatori deve risolvere questo intricato caso prima che il colpevole possa lasciare l’isola.

Tutti sono sospettati e nessuno è al sicuro.

Perdetevi tra le pagine di questo elettrizzante mistero e cercate di risolvere l’omicidio. Avete tutti gli indizi a disposizione...

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateFeb 28, 2017
ISBN9781507174692
Morte di una sposa

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    Morte di una sposa - Luke Christodoulou

    Il Mistero dell'Isola Greca # 3

    (Thriller stand alone)

    Morte

    di una sposa

    di Luke Christodoulou

    Materiale protetto da copyright

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Il diritto di Luke Christodoulou di essere identificato come l'Autore dell'Opera è stato affermato dall'autore stesso in accordo con il CDPA del 1988.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, fotocopiata o distribuita, né in forma cartacea né in forma digitale, senza autorizzazione.

    Questo libro è un'opera narrativa e qualsiasi somiglianza con persone (vive o morte) o eventi è puramente casuale.

    Pubblicato da: GreekIslandMysteries

    Edito da: Carol Tietsworth

    https://writerreadr.wordpress.com/

    Immagine di copertina: Maria Nicolaou (Mj.Vass)

    http://99designs.com/users/1158351

    Copyright © 2016 di Luke Christodoulou

    Dedicato ai medici e al personale del reparto di rianimazione neonatale dell’Ospedale Macario per aver fatto nascere il mio bambino. Siete dei veri eroi. 

    E un enorme grazie alla mia squadra di revisori e correttori!

    Opere di Luke Christodoulou:

    Il Killer dell'Olimpo (Il Mistero dell'Isola Greca #1) - 2014

    I Delitti della Chiesa (Il Mistero dell'Isola Greca #2) - 2015

    Morte di una Sposa (Il Mistero dell'Isola Greca #3) - 2016

    24 Favole di Esopo in chiave moderna - 2015

    ––––––––

    Elogio per I Misteri dell’Isola Greca (Serie di Romanzi):

    Tutti i libri della serie hanno ottenuto più di quattro stelle su Amazon, Goodreads e Blog di Recensioni Letterarie.

    I delitti della chiesa piacerà a tutti i lettori appassionati di omicidi e misteri, letture ricche di suspense o romanzi di azione e avventura. Sono lieto di consigliare questo libro e spero che l’autore Luke Christodoulou stia già lavorando al prossimo libro di questa promettente serie.'

    - Chris Fischer per Readers' Favorite

    ‘Il James Patterson Greco colpisce ancora’

    - Greek Media

    '... un lavoro da maestro per un intricato omicidio sotto il sole della Grecia.'

    - Ruth Rowley

    Un romanzo molto appassionante dal quale si potrebbe trarre un film (...)  una moltitudine di grandi storie, dal ritmo coinvolgente e dai personaggi credibili, con suggestive immagini della Grecia, affascinanti incursioni nella cultura greca e delle deliziose pennellate di umorismo. Una trama eccellente – tanto che non riuscivo a smettere di leggere. Queste storie non ha nulla da invidiare ad altri bestseller e - onestamente – il romanzo supera quelli di molti autori famosi – stile semplice, trame intense e personaggi superbamente verosimili, il tutto con lo sfondo della bellissima Grecia e della sua affascinante storia e cultura.’ 

    - Meandthemutts Book Reviewer

    I delitti della chiesa affianca la bellezza (e le meravigliose descrizioni) delle isole greche e i terrificanti e brutali omicidi a cui fanno da sfondo.

    -  Michael Young History

    ‘Un altro romanzo che non riuscivo a smettere di leggere’ – Jan Felton

    ‘... una vera opera d’arte. L’autore ci regala un’altra storia unica, potente e provocatoria’.

    - Alex (Amazon Reviewer)

    ‘Aspetto con ansia il prossimo episodio!’ - Jimmy Andrea (Amazon Reviewer)

    ‘Un thriller davvero avvincente’. - Daniel T.A. (Author)

    ‘Attraente come un Sudoku, l’autore ha ideato una trama ingegnosa, con una conclusione ricca di colpi di scena.’

    - Julius Salisbury (Author)

    ‘Se i misteri, gli omicidi, i grandi personaggi, l’atmosfera dei luoghi e una trama interessante e ricca di suspense vi tengono incollati alle pagine, questo libro è stato scritto apposta per voi’. – Ben (Amazon Reviewer)

    ‘Un appassionante mistero su una serie di omicidi con lo sfondo delle isole greche.’

    - Saritha S (Goodreads Book Reviewer)

    ‘Una storia del terrore! Misteri e omicidi che vi toglieranno il fiato’.

    - Sheri A. Wilkinson (Book Reviewer)

    ‘L’autore costruisce i personaggi principali tessendoli intrinsecamente nelle maglie di una trama ben congegnata; anche quando si allontana dal caos del presente. Parole che sono pura arte, al culmine del lavoro di uno scrittore.’.

    - Rose Margaret Phillips (Book Blog Reviewer)

    Capitolo 1

    Tra tutti i progetti che una sposa fa per il giorno del suo matrimonio, non c’è sicuramente quello di morire.

    Cassandra Zampetaki sgattaiolò fuori dalla villa di famiglia e si mise a correre sotto la pioggia battente, passò davanti alla straripante piscina e raggiunse la casa sulla piscina in mattoni di pietra. Chiuse velocemente la porta in vetro alle sue spalle, ansimando per riprendere fiato. Venti burrascosi spazzavano la cima della collina e grosse gocce di pioggia precipitavano con forza dal cielo notturno. Niente all’esterno era paragonabile alla tempesta che imperversava nel cuore di Cassandra. Il giorno dopo avrebbe percorso la navata e sarebbe diventata la signora Cassandra Cara-Zampetaki. Sua madre aveva insistito che mantenesse il suo cognome.

    ‘È un cognome che ha una storia alle spalle. Cos’è ‘Cara’? Un nome barbaro...’

    ‘Mamma!’ l’aveva interrotta Cassandra, lanciandole un’occhiata di disapprovazione.

    Cassandra chiuse le spesse tende di color vermiglio e accese la luce. Il costoso lampadario fatto a mano prese vite, respingendo le ombre negli angoli. Cassandra si passò le mani tra i lunghi capelli ramati. Strizzò dai capelli più acqua possibile, lasciandola cadere sul pavimento freddo. Si legò i capelli in una crocchia e si spogliò, rimanendo in biancheria intima. Le sue dita giocherellevano con l’anello di fidanzamento in oro. Apparteneva alla famiglia di Homer da cinque generazioni ed era orgogliosa che adesso abbellisse la sua mano.

    Col cuore che batteva all’impazzata, aprì le ante del pesante armadio di legno e, con un sorriso appena accennato, osservò il suo abito da sposa. Non sapeva perché si sentisse attratta, ma doveva provarlo solo un’altra volta prima del grande giorno. Fece fatica a indossarlo da sola e presto il vestito in seta bianca di Valentino accarezzò la sua figura morbida. Andò in punta di piedi davanti allo specchio da parete e volteggiò per la gioia.

    Mentre volteggiava, il suo sguardo notò la presenza di una figura ombrosa seduta dietro di lei in un angolo della stanza. La sua mano coprì istintivamente un debole urlo, quando inciampò e cadde sul pavimento di piastrelle. La figura ombrosa fece avanzare la sua sedia a rotelle nella luce.

    ‘Oh, sei tu,’ disse Cassandra espirando profondamente, con evidente sollievo sul volto squadrato. ‘Mi hai spaventata così tanto. Che ci fai qui?’ La sua voce risalì la scala dei decibel, passando dal leggero nervosismo alla leggera rabbia.

    ‘Sono venuta qui di sera per ammirare il tramonto sulla scogliera e, poiché il temporale continuava a peggiorare, ho deciso di restare qui,’ disse l’anziana.

    ‘Oh, signora Lakioti, perché non ha chiamato casa?’ Cassandra pensò alla festa serale che la donna si era persa. Nessuno si era accorto della sua mancanza. Era rimasta sola per ore.

    ‘Questo è quello che chiamo un abito da sposa. Sembri un angelo, tesoro mio.’

    ‘Grazie.’ Cassandra si voltò e fissò lo specchio. ‘È stato amore a prima vista. Sapevo che questo era il vestito giusto dal momento in cui la commessa me l’ha mostrato. Ovviamente, secondo mia madre è troppo semplice...’ Cassandra smise di chiacchierare. Il flusso delle sue parole coprì il suono dei passi furtive alle sue spalle. La lama la accoltellò con forza e le penetrò nella schiena. Il dolore acuto e agonizzante fece inginocchiare Cassandra. Prima di riprendersi dallo shock, la la ma fu estratta dalla sua pelle pallida. Cassandra urlò, ma fu zittita da una seconda coltellata; stavolta alla gola. Il sangue schizzò sullo specchio e iniziò a sgocciolare sul vestito bianco, colorandolo di rosso cremisi. La sposa cadde in avanti, con gli occhi spalancati, cercando disperatamente di afferrare qualcosa con le mani. All’esterno, la tempesta era sempre più violenta; i tuoni rombavano costantemente nel cielo e i forti venti sibilanti della burrasca sradicavano i vecchi alberi, mentre la pioggia flagellava il tetto scanalato. All’interno, le labbra tremanti di Cassandra emanarono l’ultimo respiro e il suo corpo scivolò sulla superficie di vetro.

    Il suo assassino passò sulla pozza di sangue che si era formata sotto il suo abito da sposa. Un paio di forbici da giardinaggio si avvicinò all’anulare di Cassandra e il suo assassino le recise l’osso con forza.

    Capitolo 2

    Tre settimane prima

    ‘Costa, alzati! E spegni quella maledetta sveglia,’ borbottò la mia mogliettina, che diventa adorabile solo dopo il primo caffè del mattino.

    I miei occhi faticarono ad aprirsi e la mia mano cercò goffamente il telefono cellulare sul mio mucchio di libri di fantascienza. Devo proprio convertirmi al  Kindle, al più presto. Diedi un forte colpo con la mano, regalando silenzio al tepore della nostra camera da letto.

    ‘Merda, sono in ritardo,’ dissi, guardando l’ora.

    ‘Sì, lo so. È la terza volta che quel maledetto aggeggio mi sveglia. Continuavi a premere il tasto posponi.’

    Saltai giù dal letto e mi precipitai in bagno. ‘Ti alzi a fare colazione?’ urlai a Tracy mentre mi grattavo la schiena dolente ed espellevo le ultime tracce di Tennessee whiskey bevuto la sera prima.

    ‘Assolutamente no! È il mio giorno libero e ho intenzione di tornare a dormire. Adesso, smettila di parlarmi e chiudi la porta.’

    ‘Beata te,’ risposi, mi vestii in fretta, le diedi un bacio sulla guancia e corsi fuori dalla porta.

    La procedura del canale radicolare. Camminare sui mattoncini Lego a piedi nudi. Il traffico mattino di Atene. Tutti i mali inevitabili della vita.

    Abbassai il finestrino del passeggero della mia Audi per godermi la leggera brezza di novembre. Accettai il fatto che sarei arrivato in ritardo al lavoro e mi rilassai in mezzo al caos dei clacson e delle imprecazioni che inquinavano l’atmosfera. Trentacinque minuti dopo, parcheggiai nel parcheggio sotterraneo del quartier generale della polizia. L’aria che indugiava tra le pareti di cemento grigio era stantia e impregnate dal fumo delle sigarette. Da quando la direzione aveva proibito di fumare dentro il bar della polizia, e il parcheggio e il tetto erano diventati i nuovi rifugi dei fumatori.

    Salutai gli altri ufficiali con un gesto della mano mentre andavano a prendere il secondo caffè e a fumare la terza sigaretta della mattinata – ovviamente dopo aver già timbrato il cartellino.

    L’ascensore, installato di recente, mi portò al quinto piano. Aprii la mia valigetta marrone e tirai fuori alcuni dossier di casi risolti. Attraversai il lungo corridoio – passando davanti agli uffici del tenente con cui avevo condiviso gli omicidi e del capo – fingendomi occupato, immerso tra i documenti, intento a leggerli.

    Non sono in ritardo, sono occupato.

    Infine raggiunsi la porta a vetro del mio ufficio, afferrai la fredda maniglia con la mano sudata e, sollevato per non essermi imbattuto nel mio burbero capo, che odia tutti i ritardatari, ed entrai nella stanza con due scrivanie. Fui accolto da un profumo di ciliegia. Ioli aveva già acceso le sue candele. Non le piaceva l’odore di chiuso dell’ufficio.

    Ioli alzò lo sguardo dallo schermo del computer e sorrise.

    ‘Bene, ecco l’animale da festa che arriva in ritardo.’

    ‘Silenzio.’

    ‘Buongiorno a lei, capo.’

    ‘Hai un aspetto... fresco. Almeno per aver bevuto tutti quei drink.’

    Mi fece il suo solito sorriso. ‘Prima di tutto, non avevo capito che mi avresti portata alla festa di compleanno di tua moglie. Secondo, sono una cretese. Noi non ci ubriachiamo mai. Terzo, la maggior parte dei miei drink erano succhi d’arancia. È un meccanismo di difesa. Mi tiene occupata, invece di farmi sembrare una cariatide dell’Eretteo. Non posso ballare per salvarmi la vita. D’altra parte, tu hai popolato la pista da ballo dopo aver consumato una quantità di Jack Daniel’s che basterebbe per almeno un mese.’

    Mi strofinai la fronte. ‘Non ricordarmelo.’

    ‘La tua crisi di mezza età peggiora?’

    ‘Vaffanculo!’ dissi ridendo. ‘Ero semplicemente felice di vedere Tracy che si divertiva. E che faceva amicizia! Non lo dice e non lo fa vedere, ma per lei non è stato facile trasferirsi in Grecia da New York. In realtà, è stata la prima volta che ci siamo divertiti davvero dopo la morte di Gaby.’

    Il viso di Ioli si oscurò. ‘Non posso immaginare come sia perdere un figlio...’

    ‘Non ci si abitua mai, non si riesce ad andare avanti né ad accettarlo come parte della propria vita. Semplicemente, si continua a vivere senza una parte di sè.’

    Uno strano silenzio pervase la stanza. Ioli non era solo la mia partner; era anche la mia migliore amica. Tuttavia, essere troppo sinceri non è sempre una buona cosa. Era ancora troppo presto per intraprendere una conversazione così deprimente e triste.

    ‘A che ora hai lasciato la festa?’ le chiesi, riportando la conversazione alla sera precedente.

    ‘Verso mezzanotte. Cenerentola doveva tornare dai suoi genitori.’

    ‘Avevo dimenticato che erano venuti a trovarti. Come vanno con loro?’

    ‘Terribilmente. Amo i miei genitori, ma sono qui da tre giorni e mi sento già soffocare. Mamma continua a cucinare e a pulire e papà continua a chiedermi quando penso di sposarmi e di dargli dei nipotini. Continua a dire che il suo cuore non reggerà ancora molto a lungo e che i dottori gli hanno detto che dovrebbe rilassarsi e godersi i suoi anni d’oro con la famiglia. Maledizione, davvero, maledizione. A proposito, vogliono incontrarti. Sei la salvezza della loro bambina.’

    ‘Io non mi definirei così...’

    ‘Beh, loro sì. Vogliono anche invitarti al matrimonio di mia cugina il mese prossimo. Sia te che Tracy. Tutta la mia famiglia non vede l’ora di incontrarti.’

    ‘Matrimonio? Non conosciamo né la sposa né lo sposo...’

    Ioli scoppio a ridere. ‘In molti atteggiamenti, sei ancora così americano. La metà degli invitati a un matrimonio greco non conoscono gli sposi. I genitori e la famiglia invitano la maggior parte degli ospiti. Comunque, mamma dice che sarebbe una bella vacanza per tutti noi ed è il suo modo di ricompensarti, alla maniera greca.

    Ti ospiterà e ti darà da mangiare. Sarò l’unica a passarmela male, ascoltando come i figli delle mie zie, tutti più giovani di me, si stiano sposando tutti e l’unica figlia trentacinquenne di Gianni e Anna sia un detective degli omicidi che vive da sola ad Atene.’

    ‘Il matrimonio sarà a Chania?’

    ‘No. A Gavdos.’

    ‘Dove? È un piccolo villaggio cretese di cui non ho mai sentito parlare?’

    ‘In realtà, è un’isola. Solo i nudisti e gli esperti di geografia ne conoscono l’esistenza.’

    ‘Sei una tipa strana, Cara. Perché solo i nudisti e gli esperti di geografia dovrebbero conoscerla?’

    ‘Lascia che te lo mostri.’ Si sedette davanti al computer e digitò Gavdos. Le immagini di un puntino triangolare situato proprio sotto comparvero nella prima fila di foto. Una didascalia recitava: IL PUNTO PIU’ A SUD DELL’EUROPA. Seguiva una foto di una spiaggia deserta con l’insegna IL PARADISO DEI NUDISTI.

    ‘Per favore, dimmi che non si tratta di un matrimonio nudista.’

    ‘Smettila di farmi ridere. Ovviamente no, il mese prossimo inizia l’inverno i venti freddi fanno gelare l’isola. Gli uomini non l’accetterrebero mai.’ Le sue risate mi rendevano difficile capire tutte le sue parole. ‘La sposa è originaria di lì. Il matrimonio avrà luogo nella villa di sua madre. La sua famiglia è la più ricca dell’isola, su tutti e sessanta gli abitanti.’

    ‘Così pochi?’

    ‘Probabilmente sono ancora meno in inverno. Fino a non molto tempo fa, sull’isola non c’era nemmeno l’elettricità. Tutto funzionava con i generatori.’

    ‘Sembra meraviglioso.’ Sollevai le mie spesse sopracciglia e distolsi lo sguardo.

    ‘Non essere sarcastico. Ci divertiremo. E comunque non voglio andarci da sola.’

    ‘Hai di nuovo bisogno di un accompagnatore?’

    ‘Ad essere onesta, avrei bisogno di un fidanzato. Qualcuno da mostrare ai miei cugini e alle mie odiose zie per poi scaricarlo il giorno dopo.’ Si sistemò la coda di cavallo e tornò davanti al computer.

    ‘Perché scaricarlo?’ Osai chiederle.

    ‘È l’ultimo dei miei pensieri...’

    ‘Sono solo parole, solo parole...’

    Mi tuffai nella mia sedia da scrivania in pelle bianca e fissai il telefono. Avevo bisogno di un buon caso che mi risvegliasse.

    Capitolo 3

    Due giorni prima del matrimonio

    La mia fobia degli aerei –si, l’ho finalmente accettata come fobia- mi ha reso un uomo di mare. Ma persino io ero impreparato alla tempesta che ci attendeva. Il cielo azzurro della perfetta cartolina greco fu oscurato di grigio pietra. Presto, il cielo color carbone sopra di noi si riempì di nuvole. Eolo, il deo greco dei venti, stava avendo una giornata campale, sguinzagliando intorno a noi tutti i suoi venti minacciosi. Le onde si infrangevano sulla nave di acciaio lunga 180 metri, facendola oscillare. La vasta oscurità del mare rendeva l’enorme nave da crociera quasi insignificante, persino impotente.

    ‘Perché non abbiamo semplicemente preso l’aereo?’ Gianni Cara, il padre di Ioli, si lamentò mentre si sedeva, a disagio, su un divano scomodo e rigido, con una mano sullo stomaco.

    ‘Ssh, Gianni,’ sussurrò sua moglia Anna. ‘Costa ha paura degli aerei.’

    ‘Cosa? Un uomo grande, grosso e muscoloso come lui? Ridicolo.’

    Devo ammettere di sentirmi più felice di essere considerato muscoloso che offeso. L’ultima volta che sono entrato una palestra, Freddie Mercury faceva ancora vibrare il mondo con la sua musica.

    I genitori di Ioli avevano appena una decina d’anni più di me, quindi circa sessanta, ma sembravano molto più vecchi. Lavorare la terra per tutta la vita sotto il sole greco fa quell’effetto. Entrambi con i capelli bianchi e con delle profonde zampe di gallina intorno agli occhi, ma con uno sguardo vivace e gentile e un genuino sorriso, tipico degli abitanti delle isole greche. Guardavo sobbalzare gli spessi baffi ben spuntati di Gianni mentre si lamentava del viaggio di otto ore dal porto del Pireo al porto di Souda, vicino Chania.

    ‘Sono sicuro che procederemo più lentamente a causa dei forti venti. Ci vorranno dodici ore per arrivare.’

    L’acqua del mare si infrangeva sugli oblò rotondi che fungevano da finestre, facendo sobbalzare alcuni passeggeri, che si scambiavano sguardi preoccupati.

    ‘Mi dispiace, signore, per aver scelto...’

    ‘Sciocchezze,’ interruppe Ioli. ‘A Gianni è piaciuta l’idea di prendere la nave quando ha sentito che costava la metà.’

    ‘Ioli ha sempre saputo come zittire suo padre,’ sussurrò Anna a Tracy, seduta accanto a lei, pallida e immobile, sforzandosi di trattenere le uova e il bacon che aveva mangiato a colazione. Tracy fece un sorriso forzato. Il suo volto dolente risaltava per il pallore, contorno dai suoi setosi capelli castani.

    ‘Perché diamine dobbiamo andare a Gavdos con questo tempo? Stupida data per un matrimonio, se volete sapere come la penso,’ Gianni modificò l’oggetto della sua invettiva.

    ‘Beh, nessuno te l’ha chiesto,’ rispose sua moglie. ‘Le persone si sposano anche in inverno.’

    ‘Non durante una tempesta, su un isola isolata che si può raggiungere solo via mare.’

    ‘Forse il tempo non sarà così brutto domani,’ disse Anna con ottimismo, mettendo la mano su quella di suo marito. Il loro amore era evidente, profondo, significativo e ancora fresco dopo quarant’anni di matrimonio. Conferiva vergogna alla superficialità delle relazioni moderne. Anche la mia relazione con Tracy aveva avuto tanti alti e bassi da far invidia al numero del trampolino degli acrobati del circo.

    Come tutte le situazioni difficili della vita, alla fine la tempesta finì. Le nuvole nere avevano liberato il cielo serale e gli ultimi raggi di sole della giornata emanavano una maestosa sfumatura di marrone dorato. Niente è più bello di un tramonto invernale. Molto più calmi e piuttosto sollevati, i passeggeri della Minoan sbarcarono dalla nave. Un pullman di colore verde spento aspettava molti dei passeggeri, ma non noi.

    ‘Ioli? Zia Anna?’ chiamava una profonda voce rauca.

    ‘Riconoscerei ovunque quella voce sexy. Homer!’ urlò Ioli gettandosi tra le lunghe braccia di quell’uomo alto.

    ‘Bene, bene, bene. Lo sposo in persona è venuto a prenderci. È un vero onore,’ disse Gianni scherzando e trasportando agevolmente i bagagli della sua famiglia fino al pick-up ammaccato e sporco di fango, seguendo quel giovane dal volto scolpito.

    ‘Mio Dio, sei diventato un uomo. L’ultima volta che ti ho visto, avevi appena finito la scuola di legge e poi sei partito per l’America.’

    ‘È davvero passato così tanto tempo? Vergognoso. Hai un ottimo aspetto, a proposito,’ disse Homer facendo volteggiare Ioli come in un balletto.

    ‘Ti presento i miei amici. Costa ha vissuto quasi tutta la vita a New York e la sua adorabile moglie, Tracy, è americana. Homer vive a Chicago,’ disse Ioli said, rivolgendosi a noi.

    Homer ci porse la mano. Aveva una stretta decisa; era da quello che valutavo un uomo.

    Tracy trovò la forza di riprendersi dalla fiacca e iniziò a parlare di Chicago con Homer, mentre io – non molto agevolmente - mettevo il bagaglio di Tracy con tutto il necessario nel retro del pick-up degli anni ’90, chiedendomi se questo funzionasse ancora.

    ‘Mi piace il nome Homer,’ disse Tracy. ‘È un

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