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Due piaceri immortali
Due piaceri immortali
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Due piaceri immortali

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Due piaceri immortali è il quinto capitolo della saga “Il nobile casato dei Kingsdale”, continuazione di “Due destini nelle tenebre”, in cui si anticipa l’atto finale della serie.
La vicenda si basa sulle divinità del Pantheon celtico, evocate da Lustios sulla Terra grazie alle pergamene dei tarocchi precedentemente custoditi dai Thuata De Danann.
Richiamando le divinità sulla Terra e non sapendo gestire i poteri dei tarocchi, gli déi vengono sparsi per tutta Roma possedendo i corpi di uomini e donne mortali, perdendo la memoria e i loro rispettivi poteri.
Arum Kingsdale assieme a sua figlia Harmony, al diletto Zell e aiutato dal suo personale esercito di neo-vampiri, definiti “gli Agenti della sicurezza”, ha il compito di fermare Lustios e il suo esercito, oltre al fatto di dover salvare le divinità catturandone l’essenza nei tarocchi stessi.
Harmony si legherà con il patto di sangue a un dio in particolare: Manan, il dio del mare, che aiuterà in prima persona i vampiri a ritrovare i compagni.
Ma Lustios non sarà l’unico nemico ed ostacolo: un Ordine di Templari che collabora con i Servizi Segreti del Vaticano, darà a tutti i vampiri la caccia per studiarne i movimenti e distruggerli.
Nella delicata missione si aggiungeranno quindi nuove sfide, tante battaglie, intrighi, alleanze e scoperte che metteranno a dura prova tutti i protagonisti.
Qual è infatti, il vero intento di Lustios? L’evocazione delle divinità è stata spinta solamente dalla vendetta nei loro confronti, per averlo segregato nell’isola di Esus, o c’è dell’altro?
Tuttavia, i principali protagonisti di questa storia saranno proprio Harmony e Manan, che lavorando a stretto contatto, si risveglieranno in loro sensazioni trasgressive che li porteranno a infrangere le regole delle loro rispettive razze.
Solo la parte umana di Manan, infatti, verrà soggiogata dal patto di sangue di Harmony, mentre la parte divina resterà cosciente e questo complicherà non poco il loro rapporto… quanto è sottile e labile il confine tra sesso e amore?
LanguageItaliano
Release dateMar 14, 2017
ISBN9788826038414
Due piaceri immortali

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    Due piaceri immortali - Elèonore G. Liddell

    -Il nobile casato dei Kingsdale-

    Due piaceri immortali

    Elèonore G. Liddell

    Quinto capitolo  della saga Il nobile casato dei Kingsdale;

    Gli altri titoli sono:

    -Due cuori di seta;

    -Due ali di sangue;

    -Due destini nelle tenebre;

    -Due occhi d’assenzio e di veleno;

    Come da copyright, tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso dell’editore o dell’autrice.

    Personaggi e situazioni citati, sono invenzioni dell’autrice. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.

    Le informazioni di cui sopra costituiscono questa nota del copyright:© 2017 di Elèonore G. Liddell (Elèonore Gottardi). Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Streetlib Selfpublish

    Narcissus

    Sede legale:

    Via della Regione, 20

    95037 San Giovanni La Punta CT

    Italia

    Contatti:

    Simplicissimus Book Farm

    Email: publish@streetlib.com

    Sede operativa:

    Villa Costantina, 61

    60025 Loreto AN

    Italia

    Sommario

    Premessa5

    Capitolo 114

    Capitolo 232

    Capitolo 349

    Capitolo 465

    Capitolo 590

    Capitolo 6108

    Capitolo 7126

    Capitolo 8142

    Capitolo 9161

    Capitolo 10187

    Capitolo 11203

    Capitolo 12219

    Capitolo 13234

    Capitolo 14252

    Capitolo 15270

    Capitolo 16292

    Capitolo 17314

    Capitolo 18332

    Capitolo 19350

    Capitolo 20365

    Capitolo 21380

    Capitolo 22401

    Capitolo 23415

    Capitolo 24428

    Capitolo 25451

    Capitolo 26467

    Epilogo498

    PREMESSA

    Fin dall’alba dei tempi, da quando umani e divinità coesistevano nei loro due Mondi, separati dalle tante dimensioni di cui l’Universo –o i molteplici tali- è composto, furono create 22 tavolette, riportate poi in pergamene, denominate i Tarocchi del Pantheon" raffiguranti le principali divinità della mitologia celtica che vivono nel Pantheon.

    La teoria circa questi tarocchi era che il dio dell’Universo volle ammonire i numi celtici e metterli in guardia, affinché non cedessero a vizi e capricci come le loro controparti greche e quindi assicurarsi che mantenessero una loro integrità morale e spirituale. Una sorta dunque di possibile castigo poiché i tarocchi celano molte funzioni segreti, strettamente collegate alle essenze di ciascun dio. Si narra che possono togliere loro i poteri, intrappolarli, comandarli.

    Per impedire che qualcuno si ribellasse, il dio dell’Universo diede l’impegno di proteggere i tarocchi ai Thuata de Danann, una tribù umana estremamente devota ai numi del Pantheon, in particolare alla dea Dana. I Thuata custodirono gelosamente per secoli nel Tempio della dea i tarocchi.

    Essi rappresentano, in ordine:

    - Il primo arcano, gli oggetti sacri di Taranis, padre degli déi.  Un calderone, un bastone e un’arpa. Poteva controllare le stagioni e le emozioni umane, sia col calderone che col bastone. Con l’arpa invece scatenava potentissimi fulmini e incendi;

    - Gli occhi di Belenus, dio del potere e della bellezza;

    - La pergamena di Brigid, dea dei poeti e dei guaritori;

    - Il martello di Borvo, dio dei minerali;

    - La spada di Esus, dio della guerra;

    - Il chakram e lo scudo di Morrigan, dea della guerra e della sessualità;

    - Le corna di Cernunnos, dio padre della natura;

    - L’arco di Mabon, dio della caccia e della giovinezza;

    - La mano di Dana, la dea Madre del popolo Thuata e delle acque;

    - L’arcano dei fiori di Cerridwen, la dea madre della natura;

    - Il sorriso di Sirona, dea delle guarigioni;

    - L’unicorno di Epona, dea dei cavalli;

    -  Le stelle di Guntia, dea della luna;

    -  L’alabarda di Manan, dio del mare;

    - La triade di Marna detta la Matrona colei che influenza il destino;

    - Lo scudo di Teutates, dio della fertilità e ricchezza, protettore degli uomini in battaglia;

    - La luce di Lugh, dio del sole;

    - La corona di Andraste, dea delle vittorie;

    - Il gabbiano di Cliodna, dea dell’amore e della bellezza;

    - Lo scettro di Angus, dio dell’amore e protettore dei giovani;

    - Il teschio di Dis Pater, detto anche Donn, il dio della morte;

    - Ritratto di Bodbh, un corvo maledetto che si ciba delle carcasse dei caduti in battaglia. Bodbh è anche il diletto della dea Morrigan, il quale è solito accompagnarla nelle guerre;

    Cosa accadrebbe se questi pericolosi strumenti finissero nelle mani sbagliate?"

    Tensione e squilibrio. Un'aria minacciosa di nuove sfide mulinava nel cielo di Roma, sovrastato da una notte senza stelle e dalla luna piena che allungava il suo braccio fino alla città.

    Una folata di vento intrisa di energia si espanse lungo il Raccordo, investendo le poche macchine che viaggiavano a quell'ora tarda. Turisti, festaioli o lavoratori che avevano staccato dopo gli straordinari. L'anello si sollevò a cupola circondando la città, fino a racchiudersi attorno a una colonna di luce evanescente all'occhio umano.

    Un varco tra le nuvole era stato aperto, introducendo qualcosa di assolutamente inaspettato e in qualche modo, pericoloso.

    Pericoloso proprio per lo squilibrio che causava.

    Energie contrastanti divagarono alla cieca, senza che nessuno potesse accorgersene, tra le strade semideserte in quasi tutte le zone della città eterna.

    Tuttavia, nelle abitazioni non tutti dormivano e, qualcuno in particolare, osservava il fenomeno con un cannocchiale, dietro la vetrata di quello che sembrava essere un ufficio ad un piano piuttosto alto di un elegante palazzo.

    Senza distogliere lo sguardo dalla colonna di luce lunare, si fece il segno della croce in un gesto lento e sentito. «Che Dio ci abbia in gloria nella sua luce perpetua e che queste immonde creature tornino negli inferi a pagare per le loro nefaste esistenze, nel nome della giustizia Divina.»

    Un uomo sulla cinquantina pronunciò quelle parole in un sussurro, stringendo in mano un rosario in argento. «Che le nostre suppliche vengano accolte.»

    Il cigolio della porta alle sue spalle indicò che qualcuno stava entrando.

    «Mi perdoni signor Presidente se la disturbo, ma ci sono delle novità» esordì un uomo basso e tarchiato con un auricolare all'orecchio che faticava a tener fermo al suo posto.

    «Entri pure, Fratello Massimo. Avete scoperto cosa colpisce quel raggio?»

    L'uomo tarchiato si fece avanti tentennando. «Arriva dalla zona del Pantheon. Fratello Giuliano ha visto quelli della Divisione entrarci e poi lo hanno raggiunto delle persone che non abbiamo mai visto prima» annunciò incerto, porgendo all'altro delle fotografie raffiguranti le sagome evanescenti di Arum Kingsdale, Harmony e i loro alleati.

    L'uomo si allontanò dalla finestra per raggiungerlo e prese in mano le fotografie per esaminarle.

    Il suo passo era fiero e il sorriso rapace, compiaciuto, di chi è abituato a vincere facile.

    Nell'ufficio era accesa solo una piccola lampada appoggiata sopra un mobiletto e la sua fioca luce risaltava con le ombre il viso rugoso e corrucciato dell'uomo che sbuffò, «sono volti nuovi. Cercherete di scoprire chi sono e che hanno a che fare con la Divisione. Sono mesi che teniamo d'occhio quelle creature blasfeme e ancora non abbiamo scoperto che cosa stanno architettando. È una vergogna!» sbottò infine l'uomo anziano.

    «Ha ragione signor Presidente, ma purtroppo non sempre è semplice stare al loro passo senza essere scoperti dai membri o dai giornalisti» tentò di giustificare l'altro.

    «Me ne rendo conto, Fratello Massimo, me ne rendo conto. Ma il Vaticano ci ha tagliato i fondi finché non scopriamo qualcosa di concreto e Padre Negus, non può fare molto in questo momento» rifletté rammaricato l'uomo.

    Si appoggiò alla scrivania e vi posò sopra le fotografie.

    «In ogni caso proverò a chiedere a Padre Negus se conosce queste persone, di sicuro anche loro vampiri. Domattina gli manderò io stesso un fax» disse infine.

    «Pensa che li conosca?»

    «Può darsi. Se hanno a che fare con la Divisione, potrebbe significare che hanno avuto contatti con i vampiri di Dublino» l'uomo si concesse una pausa, quasi fosse inorridito da ciò che aveva appena pronunciato. «Sta succedendo qualcosa di grosso, me lo sento. I vampiri della Divisione sono passati all'azione, forse stavolta scopriremo di che si tratta e il Vaticano riconoscerà finalmente i nostri meriti. Noi, l'Ordine della Croce Immacolata, abbiamo il dovere di ripulire Roma, e non solo, da queste bestemmie che camminano! E il prima possibile, Fratello Massimo!» si adirò l’uomo, battendo un pugno sulla scrivania.

    «Tuttavia, signor Presidente, dobbiamo agire con cautela e continuare a studiare la Divisione, prima di agire. Chiederò a Fratello Giuliano e agli altri se ci sono delle novità e poi sarà lui stesso a fare rapporto» lo rassicurò Massimo, primo segretario del fondatore dell’Ordine.

    «E sia. Domani voglio un fascicolo completo con un rapporto su quei tizi e sul fenomeno avvenuto poco fa. Dio ci osserva e non possiamo deluderlo» affermò risoluto l'uomo. «Ora vada pure Fratello Massimo e che la luce del Signore la accompagni.»

    «Buona notte dunque, Presidente. A domani.»

    L'uomo si congedò facendo il segno della Croce sul petto con due dita e baciandole. Era il segno di saluto dell'Ordine della Croce Immacolata.

    Alfredo Falcetti si sedette alla scrivania nella sua poltrona in pelle. Nell'ufficio l’arredamento era piuttosto parco e conservava un qualcosa di tradizionalmente ecclesiastico. Croci alle pareti, santini in statuette riposte nei scaffali di un’alta libreria, quadri di vari dipinti raffiguranti il Cristo.

    Dall'unico cassetto della scrivania, Falcetti prese un taccuino e lo sfogliò per cercare il numero di fax di Padre Negus.

    Lo sguardo si spostò sulle istantanee.

    Le esaminò una seconda volta con più attenzione. Almeno uno degli uomini immortalati, lo aveva già visto da qualche parte.

    Arum Kingsdale era un volto noto ormai, anche tra gli umani che appartenevano ad organizzazioni occulte.

    E Roma si stava per trasformare in uno palcoscenico di uno scenario unico nel suo genere, dove gli attori erano senza scrupoli e pronti a tutto per sostenere i loro ideali o per ottenere ciò che desideravano. Ragione e potere. Sacro e profano. Vendetta e gloria. Cosa e chi prevarrà?

    Il portale dimensionale tra la Terra e il Pantheon degli déi celtici, ormai, era stato aperto.

    Capitolo 1.

    Dalla notte di inizio estate a Roma, lo squarcio nel cielo lasciava filtrare la colonna di luce che si abbatté sul Pantheon, entrando dall'Oculus e picchiando il portone d’entrata, come in genere capitava solamente il 21 aprile a mezzogiorno, in cui vi sono legati miti divenuti oggetti di studio e di curiosità popolari, per un evento arcano che nascondeva del mistico. Chi mai poteva immaginare che dietro alla magia, se così si potrebbe definire, di quell’evento, si nascondevano delle concrete verità.

    E come se il portone fosse uno specchio, rifletté la luce bianca e radiosa, misteriosamente, illuminando poi tutto il sotterraneo nascosto del Tempio nel momento in cui la colonna di luce picchiò sul pavimento.

    L'attesa di quel che sarebbe accaduto da lì a poco si faceva sempre più estenuante. Mirko De Sanctis e altri seguaci di Arum Kingsdale, rimanevano col fiato sospeso, nell'impotenza di non poter agire in nessun modo per rendersi utili.

    Ricevettero l'ordine preciso di attenderlo nel vasto spiazzo del Circo Massimo circa nella zona sudovest di Roma. Giunsero fin lì con uno dei jet privati di Arum e due elicotteri appartenenti al suo casato, scortato da un totale di otto Agenti della sicurezza. Neo-vampiri addetti alle operazioni di sicurezza e protezione del casato e di Arum stesso. Un ruolo ben più mirato e importante delle sue solite guardie di cui era composto il clan.

    Il suo governo a Los Angeles e quindi tutto il suo sistema, Arum lo modificò adattandosi ai tempi e alle esperienze che accumulò negli ultimi anni per i pericoli che aveva corso, vissuto e sconfitto.

    Mirko invece era il Supervisore personale di Harmony. Una sorta di guardia del corpo speciale, un allenatore e un confidente –proprio come Nathaniel lo era per Zack-, sebbene per la giovane donna non era semplice farselo sembrare simpatico. Per una qualche oscura ragione, provava dell'astio nei confronti del vampiro italo-americano.

    Sensazione a pelle, giustificò.

    E per fortuna di tutti, Mirko era la chiave per aggirarsi tranquillamente tra le zone di Roma, tenendo conto delle sue origini. Arum masticava la lingua italiana impacciatamente e non vi era nessun altro membro del clan che conoscesse la lingua o i luoghi della capitale.

    Per questo motivo, a Mirko venne affibbiato il ruolo di leader in quell'operazione.

    Tuttavia cominciava davvero a stancarsi.

    Si avvicinò nervosamente a due dei suoi collaboratori, «notizie dal nostro Signore? o da Zell?» chiese sbuffando, sedendosi su una panchina.

    «Negativo. Saranno sicuramente all'interno del Pantheon» rispose tenendo sott’occhio il palmare, il più giovane dei due Agenti, un ragazzotto robusto coi capelli biondo rame e due occhioni scintillanti che sembravano rubini.

    «Vede quella colonna di luce, signor Mirko? non mi piace per niente. Sta succedendo qualcosa di veramente pericoloso» intervenne il secondo Agente, più maturo, indicando il cielo con un dito.

    «Nemmeno a me. Se non sono qui entro venti minuti, dobbiamo assolutamente intervenire» replicò Mirko, aggiustandosi il colletto della Polo.

    «Ma abbiamo l'ordine di attenderli qui!» obbiettò il più giovane.

    «Lo so bene, ma ho anche delle responsabilità! Specie nei confronti della signorina Harmony!»

    Il tono di Mirko non ammetteva obiezioni e senza aggiungere altro, si alzò dalla panchina accendendosi una sigaretta con gesti meccanici e lo sguardo assente.

    Espirò una boccata di fumo voltandosi poi in direzione dei due, «voi resterete qui, se preferite».

    Intanto, nei bassi fondi del Pantheon, Arum e Lustios vi erano ancora rinchiusi coi rispettivi alleati. Lì sotto era una zona sconosciuta agli esseri umani. Un sotterraneo segreto in cui per secoli, vampiri, streghe e altre creature immortali, utilizzavano come luogo di culto, di nascondiglio, di adorazione a ogni tipo di Divinità, specialmente celtica e irlandese, in contrapposizione con quella più comune dell'Antica Roma o della Grecia.

    In realtà, ben nascosto vi era anche un antro dedicato ai numi greci, venerati da sette e streghe italiane.

    Il segreto di quei spazi occulti nei bassifondi del Pantheon si era tramandato di generazione in generazione tra le razze di creature appartenenti al mondo underground, anche se umani, come appunto le streghe o le sacerdotesse di Avalon, o gli sciamani della zona.

    Davanti a un piccolo altare, Lustios faceva la guardia ai tarocchi posizionati in cerchio su una stella a sei punte marchiata sulla pietra.

    Un suono penetrante, tombale, riecheggiava tra le mura dello stanzone, riempiendo i timpani di tutti i presenti.

    Arum e i suoi erano tenuti a distanza dagli scagnozzi di Lustios, in modo che potesse continuare il rituale senza intoppi.

    Il marchio della stella a sei punte si illuminò di una luce scarlatta, intensa, come se fosse... magia vera e propria, di quelle che si narrano nei racconti e nelle fiabe, quel qualcosa, quell’energia inspiegabile e quasi impercettibile all’essenza umana.

    Arum si chiese come potesse essere possibile. Che stava succedendo? era davvero, dunque, magia? Sulla base di ciò che aveva imparato nella sua lunga esistenza, aveva sempre creduto che la magia non fosse altro che la manifestazione dell'energia universale di cui ogni cosa ne è pregna.

    Ma quel che stava accadendo andava ben oltre ogni comprensione.

    Il suono infernale si fece più acuto e la luce nella stanza si intensificò maggiormente.

    «Si può sapere che cos'avete scatenato?» urlò Arum cercando di sovrastare quel suono.

    C'era davvero dell'energia nell'aria ed era potentissima, quasi insopportabile da avvertire.

    «Non lo so!» rispose Lustios senza distogliere lo sguardo dai tarocchi, rapito e quasi drogato, da tanta manifestazione energetica.

    Aveva richiamato una forza spaventosa.

    Indietreggiò di qualche passo. Avvertiva il pericolo. Qualcosa di inaspettato sarebbe accaduto da lì a poco. Lo sentiva. Lo sapeva. Lo prevedeva.

    «Avete dato inizio a questo folle rituale senza conoscerne le conseguenze? è proprio da voi!» contestò Arum schernendo il nemico, con il solo desiderio di salvare Emily, ancora prigioniera nel vaso che Lustios stringeva fra le mani.

    Nello stesso momento, tutta la misteriosa energia si materializzò sotto forma di sagome. Uomini e donne troneggiavano, nudi, sopra l'altare, in figure evanescenti e biancastre.

    I volti inespressivi e gli occhi senza iridi. Per quanto confusi, Arum e Lustios ebbero un'idea circa l'identità di quelle persone.

    «Che siano proprio...» balbettò Arum, poco prima che le figure lo interrompessero spezzando il cerchio e sparpagliandosi per la stanza, provocando un terremoto che fece vacillare i presenti.

    Né seguì un'ondata di energia che travolse tutti come una gran folata di vento e li sbatté a terra, altri contro le pareti, mentre le figure rapidamente si dissolsero, una ad una, in piccole esplosioni di luce, quasi fossero delle scintille di fuoco fatuo.

    Ne seguì una scossa di terremoto che fece vacillare le statue, vasi e altri cimeli presenti e ben conservati nello stanzone. Alcuni caddero a terra frantumandosi fragorosamente, dando l’addio a secoli di storia.

    Le pergamene raffiguranti i tarocchi, poggiati sopra l'altare, si alzarono in aria come se qualcuno con un soffio li avesse spostati, librandosi in aria a mulinello.

    Harmony fu la prima ad accorgersene e scattò in piedi per correre verso l'altare e afferrarle, ma Lustios e Carter, uno dei suoi tirapiedi, furono lesti nell'impedire alla ragazza di compiere il suo intento. Le si lanciarono addosso, scaraventandola a terra.

    Nello stesso momento, la scossa di terremoto cessò e Harmony si difese con calci e ceffoni, rotolando poi a terra coi due uomini nel tentativo di liberarsi.

    Arum accorse per aiutarla, ma con la coda dell'occhio vide il vaso contenente Emily, rotolato sul pavimento, fin sotto l'altare.

    Avrebbe tanto voluto afferrarlo e liberare colei che un tempo gli aveva donato forza e speranza. Gli aveva donato la vita, una vera vita, che andava ben oltre un petto che danza col respiro e un cuore che pulsa tramite arterie.

    Ma non poteva lasciare sua figlia nelle grinfie di quei potenti vampiri. Non ce l'avrebbe fatta a combattere da sola.

    Arum allora strinse i pugni, promettendo fra sé e sé che avrebbe aiutato anche Emily e si diresse in direzione della figlia liberandola dalla presa dei due uomini che li colpì con una serie di mosse.

    Nel frattempo, Zell si vide impegnato in uno scontro con Owen e Kryor, gli altri due alleati di Lustios.

    Sebbene non avesse mai voluto danneggiare quel luogo sacro e importante per quelli della sua razza, Zell si vide costretto a sparare contro i nemici con una Colt 1911. Lo scontro corpo a corpo con la katana era impossibile, poiché Owen usava una balestra Compound e Kryor un'alabarda in acciaio con incastonata una gemma in grado di  lanciare sfere energetiche e fuoco, grazie a una fiala di nitroglicerina incastonata nella parte inferiore alla sfera, che scatenava la reazione chimica con l’energia.

    Alcune statue ne subirono le conseguenze. Da lì a poco avrebbero demolito tutto.

    Intanto Arum liberò Harmony dalla presa di Lustios, afferrandolo da dietro con le braccia e scaraventandolo a terra con una serie di calci.

    La giovane poté in questo modo difendersi a sua volta da Carter. Con una capriola riuscì a raggiungere una teca. La ruppe con un pugno e afferrò due sciabole.

    Ora era davvero pronta a combattere.

    Carter tuttavia non si fece intimorire. Impugnò la sua spada che teneva in un fodero sulla schiena. Era vestito con una canotta militare, pantaloni di pelle nera e anfibi coordinati. Dai muscoli delle braccia si evidenziavano vene bluastre e i nervi tesi. I canini erano lunghi e minacciosi, visibili nel momento in cui soffiava pronto ad attaccare.

    La lama della spada era dentata e leggermente ricurva sulla punta, come se fosse stata piegata a zigzag, segnata da una trama tribale. Di certo non era una comune spada, proprio come Carter e gli altri due non erano comuni vampiri.

    Senza indugiare oltre si avventò sulla ragazza che di riflesso si mosse per bloccare la lama della spada del nemico, con le sciabole, incastrandola.

    A quel punto Carter liberò l'arma e volteggiando colpì Harmony con un calcio facendola sbattere contro la parete, poi la ferì al braccio e al fianco con colpi di spada. Era stata messa alle strette, ma di certo non aveva intenzione di subire senza reagire.

    Dall'altra parte, Arum e Lustios continuavano a lottare in uno scontro corpo a corpo che fece rivelare Lustios un avversario degno di nota. Era rimasto forte e temibile, nonché agile e scattante, sicuramente allenato e preparato come Arum se lo ricordava.

    Quest'ultimo gli sferrò un gancio destro sulla mandibola di Lustios e lo spinse contro una colonna, bloccandolo col peso del proprio corpo.

    «Era un portale quello, vero?» chiese Arum trattenendo a stento la sua furia. Avrebbe voluto staccare la testa di Lustios in quello stesso istante.

    Il nemico si limitò a sorridere maliziosamente.

    «Rispondi, maledizione!» lo intimò Arum.

    L'altro sbuffò quasi annoiato, facendosi beffa dell'avversario.

    «Sì. Quello era un portale» ammise infine con tono pacato e un sorrisetto maliziosamente divertito.

    «E quelle figure...  ho riconosciuto Taranis, Brigit e altri» continuò Arum senza lasciare la presa, con il fuoco dell'ira negli occhi.

    «Erano proprio loro» rispose divertito Lustios, dando poi una spinta ad Arum, allentando la presa. «Non sapevo esattamente cosa sarebbe accaduto aprendo il portale, ma è evidente che tutti i numi sono stati chiamati qui, sulla Terra. In questa città.»

    Arum non poteva crederci. «Voi non vi rendete minimamente conto di quel che avete fatto. Non si dovrebbero aprire portali verso altre dimensioni con tanta leggerezza! e inoltre, lasciando il loro luogo sacro, cosa accadrà ai numi e all'equilibrio cosmico? Avete spezzato un ordine universale» affermò Arum ancora sconvolto. Non avrebbe mai immaginato che si potesse arrivare a tanto e che i tarocchi erano pericolosi a tal punto. Le loro funzioni erano ancora in parte ignote, ma una cosa era certa: furono create come minaccia contro i numi, come un castigo. Se ne poteva avere piena certezza.

    «Lo so molto bene invece, così come so che ora che sono sulla Terra, probabilmente i numi hanno perduto i loro poteri. Forse i tarocchi servono anche a questo: assorbire i poteri degli dei. E io intendo utilizzarli per creare un equilibrio che sia modo a mio. Cambiare l'ordine delle cose, del tempo. Perfino dei sentimenti magari» dichiarò infine Lustios in tono plateale.

    «Tutto questo lo fate solamente per la brama del potere? siete il solito idiota che tenta disperatamente di conquistare il mondo?»

    «No. Non il mondo. Solo il governo della nostra razza. Intendo recuperare il tempo perduto. E voglio ricominciare da capo con una persona...» a quell'ultima frase, Lustios abbassò lo sguardo.

    Per la prima volta, ad Arum parve vulnerabile. Non era certamente il solito fanatico e non somigliava nemmeno a chi voleva a tutti i costi il potere assoluto su ogni cosa, un po' come Zetesis. No, per Lustios c'era dell'altro, in fondo.

    E chi era quella persona? Cosa stava nascondendo?

    Arum non lo sapeva e non aveva intenzione di chiederglielo o di scoprirlo nell’immediato. Il suo unico scopo era quello di mantenere l'ordine e impedire quindi a Lustios di portare altro caos.

    «Quali siano i vostri motivi, dovrete vedervela da solo. A me interessa solo ripristinare l'equilibrio che voi avete appena spezzato!» asserì Arum, lasciando la presa su Lustios.

    «State ancora giocando all'eroe?» lo sfidò il nemico.

    «Tutto questo non è un gioco. I numi devono tornare nella loro dimensione.»

    Mentre pronunciava quelle parole, Arum realizzò che per riuscirci, avrebbe avuto bisogno dei tarocchi.

    Si gettò quindi sull'altare, con uno scatto rapidissimo, cogliendo di sorpresa l'altro.

    I tarocchi erano sparsi ovunque, sia sul pavimento, sia sul piano dell'altare, come se la forza che li teneva uniti all'improvviso avesse ceduto stancamente.

    Arum si avventò sulle colorate pergamene per recuperarle, ma Lustios lo imitò rapidamente. Non poteva lasciarglielo fare. Coi tarocchi in suo possesso, avrebbe potuto controllare i numi e avere tutti i loro poteri, o quasi.

    Sarebbe potuto diventare egli stesso, quasi un dio.

    Avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva. Fama e ricchezza certo, ma anche rispetto. E non solo. Anche affetto, forse. Considerazione, magari. Le attenzioni che gli mancavano da una persona in particolare. Una persona che si era schierata contro di lui tanto tempo prima e della quale sentiva la mancanza più di ogni altra cosa, perfino della gloria.

    Accovacciato a terra, afferrò più pergamene che poteva.

    Arum nel frattempo aveva raccolto tutti gli altri tarocchi e quando vide Lustios in ginocchio dall'altra parte dell'altare, con un balzo lo raggiunse e lo colpì al volto con un calcio.

    Il nemico cadde rivolto a terra, ma con  una capriola si mosse per rialzarsi in piedi l'attimo dopo.

    Si avventò successivamente su Arum, andandogli in contro e spingendolo fino a fargli perdere l'equilibrio. Lustios dunque ne approfittò per oltrepassare l'altare.

    Quando Arum si rimise in piedi, vide l' altro che stringeva sottobraccio il vaso che conteneva Emily.

    «Dovevate per forza mettermi i bastoni fra le ruote! giuro che ve la farò pagare» ringhiò Lustios in tono adirato.

    «Liberatela!»

    «Consegnatemi i tarocchi, allora».

    «Giammai!»

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