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Trama e ordito
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Trama e ordito

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About this ebook

Una primavera calda e birichina si insinua silenziosa tra le vecchie strade del centro torinese ad osservare, sorniona, i coniugi Angelino e Bettina Ribetti e i loro amici Bartolomeo e Camilla Portale che, per superare la quotidianità un po’ scontata delle loro vite, si nascondono dietro a passioni e ad amori rubati.
Cosa sta succedendo invece a Zoe Piccaluga e al suo ex compagno di scuola Gaspare Particolare, appena ritrovato?
Amalia Piccaluga, che vive imbrigliata negli schemi imposti dalla tradizione e dalla consuetudine, riuscirà a uscirne, vittoriosa?
E che cosa sarà delle loro esistenze?
Torino, ancora una volta, sarà pronta ad accompagnarli verso un futuro che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di vivere.
LanguageItaliano
Release dateMar 21, 2017
ISBN9788899819460
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    Trama e ordito - Mariarcangela Poy

    INDICE

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    Trama e ordito

    Mariarcangela Poy

    Temperino rosso edizioni

    Prima edizione 2017

    ©Grafica Afo-TR designer

    © 2017 Temperino Rosso Edizioni Fortini

    ISBN 978-88-99819-46-0

    TRAMA E ORDITO

    CAPITOLO 1

    1

       Forse perché era appena arrivata la primavera a Torino, ma Zoe e Amalia Piccaluga si sentivano più brillanti del solito.

       Sorelle per destino, nubili per scelta degli altri, gestivano il grande e signorile negozio di tessuti, lasciato loro dal nonno Ireneo, situato in una centralissima strada della loro città.

       Da bambine furono destinate a quella occupazione dai loro genitori. Temevano che se ciò non fosse avvenuto, si sarebbero perse le tradizioni di famiglia, che mettevano al primo posto nella scala dei loro valori, la dedizione al lavoro e la gestione oculata del denaro.

       Anche se il vecchio Ireneo non fu mai amato, lasciò a quegli eredi freddi e calcolatori un discreto patrimonio in denaro e in sani principi che Zoe e Amalia, dopo la morte dei genitori, continuarono a tenere in vita.

       E se parecchie modifiche furono apportate al negozio, fu per stare al passo con i tempi: solo il garbo con cui veniva trattata la clientela rimase la costante nota di distinzione.

       Le commesse che le Piccaluga scelsero ne furono una conferma.

       Ultimamente ve ne erano due: giovani, belle e spigliate alle quali inculcarono ciò di cui si erano nutrite, nei loro cinquant’anni di vita.

       Ma fu proprio il raggiungimento di quel traguardo importante, che indusse le sorelle Piccaluga a soppesare le scelte per il futuro.

       Sarebbe stato il caso di continuare quella vita, in quel modo o era meglio mandare tutto all’aria, sani principi compresi e incominciare a vivere come facevano i loro amici e conoscenti?.

       Si guardarono negli occhi, senza proferire parola, ma il loro cuore aveva risposto già da tempo.

    2

       Zoe Piccaluga, la maggiore, non era mai stata bella.

       A scuola, la prendevano in giro per il suo naso aquilino e i suoi capelli rossi che, nonostante tutto, per merito della madre prima e della parrucchiera dopo, divenne una sua peculiarità piacevole e moderna.

       Parecchi pretendenti le girarono attorno, ma i suoi genitori, timorosi che fossero solo attratti dal denaro della famiglia e non dalle sue doti personali, li invitarono, con la classe che li caratterizzava, ad andare a quel paese.

       E furono così convincenti, che ci riuscirono benissimo.

       Ora però cha la sua famiglia era solo più rappresentata dalla sorella minore Amalia, si scoprì meno esigente, in fatto di uomini.

       Peccato che la presenza maschile nel suo negozio, per il genere trattato, non fosse così frequente da consentirle di incontrare qualcuno accettabile.

       L’unico uomo che spesso le frequentava era don Leone Macigno, un prete amico di famiglia che andava ad acquistare tessuti per gli abiti talari.

       Era evidente che quel tipo di uomo per Zoe non rappresentasse alcun richiamo.

       Infatti, lo serviva sempre sua sorella Amalia.

    3

       Quando si pensa che due sorelle si debbano assomigliare, spesso ci si sbaglia.

       Amalia, molto carina, con un nasino birichino e con bellissimi capelli neri, non ancora intaccati dalle venature biancastre dell’età avanzante, aveva in comune con la sorella solo il cognome e il patrimonio.

       Peccato che la sua avvenenza fosse praticamente annullata da una eccessiva bacchettoneria.

       Era questo il motivo per cui si precipitava a servire don Leone.

       Il prete, che era a conoscenza della predisposizione di Amalia, ogniqualvolta che andava in negozio per fare acquisti, si rivolgeva solo a lei, sicuro com’era di ottenere uno sconto consistente, poiché il difetto, spesso rimarcato alle Piccaluga, fossero proprio i prezzi elevati. 

       Non possiamo avere prezzi bassi si giustificava Amalia alle lamentele dei clienti. Noi trattiamo solo le migliori marche esistenti sul mercato

       Quello era il principale motivo per cui il loro negozio si riempiva solo quando, ad ogni fine stagione, mettevano in vendita gli scampoli.

       Allora, si notava un andirivieni di personaggi bizzarri e per lo più sconosciuti che approfittavano di quelle occasioni per rinnovare il loro guardaroba o l’arredo della loro casa. 

       Le Piccaluga, che dopo tanti anni di esperienza non avevano ancora capito nulla dell’animo umano, vivevano quelle settimane con frenesia e aumentata affabilità, sperando sempre che almeno qualcuno di quegli esseri diventasse cliente abituale.

       Ma come sempre, rimanevano sconfortate quando scoprivano che solo la stagione successiva avrebbe consentito loro di rivedere il negozio fervere di anime nuove.

    4

       Gaspare Particolare, stanco di fare il cuoco sulle navi da crociera, si era dimesso ed aveva aperto un ristorante a Genova, dove la sua famiglia di origine si trasferì, quando era ancora bambino.

       L’attività, che ebbe modo di rilevare da un amico in difficoltà economiche, si riprese subito e Gaspare, così invogliato, decise di tornare alla sua nativa Torino, per tentare di bissare il successo di Genova.

       Avendo mantenuto, in tutti quegli anni, i rapporti con i suoi vecchi amici di oratorio, Angelino Ribetti e Bartolomeo Portale fu facile quindi introdursi nuovamente nell’ambiente torinese.

       Angelino gli trovò un appartamento molto grande, in prossimità di corso Valdocco, dove aprì un ristorante di élite, raffinato, con pochi tavoli e un’ottima cucina.

       Nello stesso alloggio, si ricavò anche uno spazio per sé, fatto di poche cose, ma accoglienti.

       Era una sua caratteristica quella di accontentarsi con poco,

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