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Clausola d'Amore
Clausola d'Amore
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Clausola d'Amore

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About this ebook

ATTENZIONE: 18+

Questo è un romanzo con contenuti erotici, adatto a un pubblico adulto.

Il libro fa parte di una serie da tre. La storia si conclude con un finale aperto che proseguirà nel libro 2.

Bella è una giovane ragazza attraente, ma con pochi grilli per la testa. Tutto ciò che desidera è terminare gli studi universitari per riscattare una vita con poche aspettative per il futuro. Per sbarcare il lunario accetta di lavorare come donna delle pulizie per Harvey Carlson, un playboy miliardario che quando non è impegnato a dirigere grosse multinazionali si diletta a sedurre donne bellissime e sofisticate. Bella non ha alcuna intenzione di lasciarsi coinvolgere da lui, ma quando le viene fatta una certa proposta, le cose prendono una piega inaspettata. Le viene offerta una scandalosa somma di denaro soltanto per fingere di essere la fidanzata di Carlson, senza alcuna implicazione sessuale o sentimentale. Ma quando l’attrazione che provano l’uno per l’altra diventa insostenibile, non sarà più possibile riuscire a distinguere la realtà dalla finzione e al loro contratto di fidanzamento verrà aggiunta una clausola…

Parte 1 – Clausola d’Amore

Parte 2 – Una Seconda Opportunità

Parte 3 – Tumulto di Emozioni

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateApr 21, 2017
ISBN9781507177297
Clausola d'Amore

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    Clausola d'Amore - Sierra Rose

    Clausola d’Amore

    ––––––––

    Il Milionario - Parte 1

    Sierra Rose

    Capitolo 1

    Questa stanza è stata devastata.

    La soda su tutti i muri, la pizza sul soffitto, una bottiglia di vino vuota buttata sul letto. Per ripulire una camera in queste condizioni mi ci vorrà una vita. Sarà difficile rispettare i tempi, senza contare quanto sia disgustoso!

    Ma così è la vita della donna delle pulizie...

    Non è il più affascinante dei mestieri, una cosa è certa.

    Bella James parlava tra sé e sé. Più che altro mormorava, lasciandosi sfuggire qualche parolina. A volte certe cose andavano dette, anche se intorno a lei non c’era nessuno. Ad esempio, Come fa un preservativo a ritrovarsi su un ventilatore a soffitto? Dopo il fatto si sono messi a saltare come pazzi sul letto e si è sfilato via? O l’ha lanciato lei, disgustata? Si lamentava mentre, usando dei guanti usa e getta, prelevava l’articolo incriminato, che era volato giù da una pala del ventilatore quando aveva premuto l’interruttore della luce.

    Lavorava già da un anno e mezzo come donna delle pulizie al Golden Oaks Motel, vicino all’interstatale. La paga non era male, considerato che era retribuita per quaranta ore a settimana a prescindere da quanto avesse lavorato. All’inizio, appena cominciato, era stato un pessimo affare, visto che impiegava cinquanta e passa ore per ripulire le stanze e veniva pagata solo per quaranta. Ma poi gli affari erano calati, e ora aveva tempo per i corsi serali e per fare un paio di turni da cassiera al discount e potersi così concedere dei lussi extra, tipo dentifricio e deodorante di marca.

    Bella era già riuscita a concludere due semestri del corso di Laurea Triennale in Economia, solo frequentando i corsi serali. Non aveva alcuna intenzione di pulire stanze di motel per tutta la vita. Quello era solo un buon punto di partenza fino a che non avesse realizzato la vita che voleva.

    Finì di ripulire la stanza, spruzzò dello spray deodorante e rifornì il portarotoli di una nuova ricarica di carta igienica.

    Concluse con la pulizia della vasca da bagno.

    Ecco. Non c’è niente di meglio che una vasca che risplende.

    Quel lavoro la incoraggiava ad essere perfezionista.

    Ci mise all’incirca sei minuti per togliere le lenzuola sporche, metterle nel carrello e rifare perfettamente il letto con la biancheria pulita.

    L’alta qualità non era esattamente la caratteristica principale del motel. Era un posto per camionisti stanchi e scappatelle clandestine. Non proprio il genere di avventori che cerca una sistemazione a quattro stelle.

    Bella faceva tesoro di tutte le tecniche e i miglioramenti nella produttività che imparava. Un giorno avrebbe adottato simili strategie per un lavoro che non avrebbe richiesto di sbarazzarsi dei preservativi usati della gente. Era un obiettivo professionale più che legittimo, se proprio doveva dirne uno.

    Quando finì con la stanza, sorrise. Aveva trasformato quella lurida camera in un meraviglioso angolo di paradiso. Brillava di un glorioso splendore.

    Rifece le ultime tre stanze della giornata, poi si recò all’ufficio principale a timbrare l’uscita. Chissà se all’accoglienza avevano messo altri lecca-lecca Dum-Dum nella ciotola delle caramelle. A Bella un Dum-Dum sarebbe proprio andato, dopo che si era lavata le mani per almeno trenta volte come Lady Macbeth a causa dell’incidente del ventilatore.

    Ma all’accoglienza trovò il suo responsabile. Bryan di solito stava alla sala giochi al di là del parcheggio, ma quel giorno non era così. Gli fece un cenno di saluto, augurandosi che ricevesse qualche telefonata e la lasciasse in pace. Era una persona viscida, in quel modo in cui tendono ad esserlo i responsabili di basso livello, per quanto aveva visto lei. Del tipo: oh, visto che sei una subordinata, lasciati impressionare dal mio dopobarba del Majestic Dollar Store, e: Mi lecco le labbra in un modo che suggerisce che faresti meglio a buttarti in un tritalegna piuttosto che ritrovarti nel mio ufficio.

    Bella, aspetta, le disse.

    Il verme le si era strusciato addosso e le aveva palpeggiato il culo un po’ troppe volte per potersi fidare. Bella rimase in piedi accanto al registro del bancone, con la mano casualmente vicina al campanello di servizio, pronta all’occorrenza a chiamare il sostituto di Mavis per il weekend dalla sala pausa.

    Sì, Mr. Donner? rispose.

    Bryan mise su una faccia contrita. Temo di avere brutte notizie.

    Quali?

    Mio padre ha venduto il Golden Oaks. Tra una settimana chiudiamo.

    Rimase a bocca aperta. Che cosa?

    Questo posto sarà convertito in un’area di servizio con docce, tavola calda e intrattenimento per adulti su due palcoscenici, rispose quello, più contento di quanto lei avrebbe voluto.

    Vuol dire che rimarremo tutti senza lavoro?

    La maggior parte di voi, sì. Io? Ho fatto domanda per gestire lo spettacolo delle ragazze nel nuovo locale.

    Ah. Tante felicitazioni, allora. Che tipo di licenziamento sarà, visto che non avremo nemmeno due settimane di preavviso?

    Verrete pagati fino al giorno in cui chiuderemo. Poi riceverete i migliori auguri per i successi futuri, disse compiaciuto di quel giro di parole, mentre si ficcava le mani in tasca. A meno che tu non sappia ballare. Prenderemo le artiste di punta da fuori città, ma puoi sempre farmi vedere quello che sai fare. Scommetto che con un fisico come il tuo potresti essere la star dello spettacolo d’apertura.

    Grazie lo stesso, ma no, rispose impassibile, sapendo di aver bisogno della paga settimanale più di quanto avrebbe voluto prendere a schiaffi quel coglione per tutto il mese a seguire.

    Se cambi idea, chiamami, tesoro.

    Va bene, fece lei, imboccando di corsa l’uscita.

    Merda!

    Non andava bene per niente! Cosa poteva fare con così poco preavviso? Capì che entrare nel panico non l’avrebbe aiutata. Doveva guardarsi intorno in cerca di un altro lavoro. La sua principale fonte di guadagno si sarebbe volatilizzata nel giro di cinque giorni lavorativi. Al discount non c’erano posti disponibili, a parte qualche part-time, e a lei serviva una paga da full-time per le spese di sopravvivenza e i corsi del college.

    Si ripromise che non avrebbe abbandonato gli studi, nemmeno in ristrettezze economiche. Non poteva mollare l’università. Il suo sogno era di riuscire a laurearsi. Non avrebbe rinunciato alle sue aspirazioni, per nessun motivo al mondo. Non avrebbe gettato la spugna, anzi, era ancora più determinata a combattere. Perché, in un modo o nell’altro, lei quel diploma di laurea era risoluta a prenderlo.

    Avrebbe fatto diversi lavori part-time. Avrebbe donato il plasma per cinquanta bigliettoni. Non era quello il modo in cui aveva programmato di vivere il resto della vita, perciò doveva lottare per uscirne fuori. Col diploma delle scuole superiori non sarebbe andata lontano. Suo padre, un ubriacone col vizio del gioco, non è che avesse proprio messo da parte dei risparmi a cinque cifre per le sue figlie, per far loro avere un’istruzione universitaria e una vita migliore. Perciò spettava a lei e a sua sorella Madison lavorare duro e cavarsela da sole. Diceva a sé stessa che era per un fine nobile, che l’avrebbe resa tenace. Sperava sempre che le cose potessero essere facili, una volta tanto. Che la dannata vita potesse funzionare senza tirare in ballo la nobiltà e la tenacia, pur di giustificare i ramen con noodle e gli hot dog di sottomarca. Era abbastanza certa che quegli hot dog fossero fatti con le unghie delle zampe del maiale. Solo che i maiali avevano gli zoccoli, perciò probabilmente erano fatti di zoccoli e muso.

    Fece una smorfia.

    Ce la poteva fare. Aveva appena guardato online alcuni annunci di lavoro a cui poter fare domanda. L’Arkansan non era esattamente la terra del latte e del miele, perciò spostarsi non le avrebbe fatto per niente schifo.

    Telefonò a sua sorella Madison.

    Mi hanno licenziata, le disse.

    Cosa? Ce l’hai fatta, finalmente! Hai dato uno schiaffo a quel pervertito del tuo capo? Tesoro, sono davvero orgogliosa di te!

    Avrei voluto, davvero. No, è che l’hotel è stato venduto. Ora dovrò trovarmi qualcos’altro.

    Non preoccuparti, noi cadiamo sempre in piedi. Tutte queste avversità nelle nostre vite, beh, ci formano il carattere. L’inseguimento dei propri sogni può comportare degli imprevisti, ma non dobbiamo mollare. Per le grandi cose occorre tempo.

    Lo so. Sono fin troppo testarda per lasciarmi ostacolare da questa cosa.

    Ed è il motivo per cui ti voglio bene. Ogni passo in avanti richiede coraggio e tu le palle ce le hai.

    Già, ma mi ci vorrà una vita per prendere la laurea.

    I sogni non hanno data di scadenza.

    Lo so, sorella. Grazie per la chiacchierata di incoraggiamento. Ti chiamo più tardi quando arrivo a casa, così parliamo ancora. Okay?

    Okay. E ricorda, niente che valga la pena di avere arriva facilmente. Quindi non arrenderti.

    Non lo farò. Non oggi, né domani, né mai.

    Eccola la mia ragazza! Ciao.

    Ciao.

    Bella riattaccò il telefono e si mise a riflettere sulla sua situazione.

    A qualunque costo, sarebbe riuscita a emergere dal caos.

    Capitolo 2

    Tornò all’appartamento che condivideva con altre due ragazze e cominciò a cercare lavoro. Le possibilità locali erano esigue, dato che non sapeva manovrare un autocarro con gru e non aveva la licenza da estetista. Non aveva nemmeno le qualifiche per partecipare ai quattrocento studi clinici sulla costipazione, e a fare la lavapiatti o l’assistente al lavaggio macchine non avrebbe guadagnato abbastanza.

    Fece una veloce ricerca su Google per vedere se riusciva a imparare a mettere i parquet guardando semplicemente dei video su YouTube, ma la cosa sembrava piuttosto complicata, altrimenti si sarebbe candidata per quel posto da ‘installatore esperto’ per venti bigliettoni l’ora. Non avendo neppure alcuna nozione riguardo a pneumatici e lubrificanti, decise di gettare la rete più al largo, verso altri posti con maggiori richieste di lavoro.

    La nuova ricerca offrì non solo impieghi come madre surrogata o autista della Uber (non voleva affittare il suo utero e non possedeva una macchina), ma anche una sorta di impiego sottopagato da ‘specialista controllo inventario’. Probabilmente tutte le sere doveva contare Milky Way e Slim Jim alla chiusura del negozio, per controllare che non avessero fregato nulla. Qualcuno degli annunci che promettevano grosse opportunità di guadagno, era indubbiamente losco, altri la lasciarono perplessa. Tipo quello di domestica a tempo pieno. Lo rilesse almeno sei volte, cercando di individuare l’inghippo. Poi chiamò sua sorella minore, Madison, per un consiglio.

    Ehi, sto preparando le insalate. Cosa c’è?

    "Perché prepari le insalate? Pensavo facessi la sous chef, l’aiuto cuoca."

    "È così, infatti. È questo quello che facciamo. Sous evidentemente è l’equivalente francese di ‘perdente’ ed è il solo lavoro che sono riuscita ad avere, a salario minimo. Bell’affare, per imparare a scottare un’orata in padella. Questo è il mio turno del crostino."

    Quando avrai finito la scuola di cucina sarà diverso, vedrai. Vorrei il tuo parere su una cosa.

    Prima devo entrarci nella scuola di cucina, ed essere in grado di pagarmela.

    Giusto. Beh, sai già che il motel sta per chiudere e che mi serve un nuovo lavoro. Stavo guardando su Craigslist—

    Aspetta. Niente appuntamenti su quel sito. Finiresti su quelle cavolo di news da ‘corpo di ragazza non identificata’.

    Niente appuntamenti, solo annunci di lavoro.

    "Bene. Vivi in Arkansas, che si trova laggiù? O vendi i prodotti della Avon o vai a fare

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