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Cerchi nel grano. Tesi e confutazione di un fenomeno discutibile
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Cerchi nel grano. Tesi e confutazione di un fenomeno discutibile

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La letteratura precedente sul fenomeno dei cerchi nel grano (crop circles) è monca, avendo subordinato i contenuti alla promozione di mere ipotesi. La divulgazione mediatica, ricca di approssimazioni e mistificazioni, ha contribuito ad esaltarne prevalentemente gli aspetti sensazionalistici. Questo testo viceversa affronta il tema con approccio saggistico e criterio scientifico, svolgendo un lavoro di approfondimento sulle principali indagini che nell'ultimo ventennio hanno maggiormente animato il dibattito culturale specialistico sui cerchi nel grano. Vengono prese in esame le principali teorie sulla natura e l'origine dei pittogrammi, osservate attraverso una disincantata lente d'ingrandimento e sottoposte a contraddittorio, al fine di evidenziarne i punti critici. La confutazione è svolta sia su un piano concettuale-culturale, sia di indagine specifica. Interessante per gli addetti ai lavori, affascinante per il neofita, fastidioso per il "credulone".
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 14, 2017
ISBN9788892653481
Cerchi nel grano. Tesi e confutazione di un fenomeno discutibile

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    Cerchi nel grano. Tesi e confutazione di un fenomeno discutibile - Leonardo Dragoni

    Indice

    Copertina

    Titolo

    Prefazione1

    Prefazione2

    Introduzione

    Capitolo Primo. L’ipotesi naturale e quella meteorologica.

    Capitolo Secondo. Irraggiamento.

    Capitolo Terzo. Sfere di luce.

    Capitolo Quarto. Interazione tra natura e intelligenze celesti.

    Capitolo Quinto. Ipotesi ufologica.

    Capitolo Sesto. Gaia, il pianeta che vive.

    Capitolo Settimo. Le Ley-lines.

    Capitolo Ottavo. Psiche e subconscio.

    Capitolo Nono. Esperimenti militari o governativi.

    Capitolo Decimo. Circlemakers. Creatività e ingegno umano.

    Capitolo Undicesimo. Nove casi esemplari.

    Caso I. Montegranaro 2005.

    Caso II. Desio 2004.

    Caso III. Mayville/Kekoskee 2003.

    Caso IV. Ogbourne St. George 2003.

    Caso V. Sabaudia 2003.

    Caso VI. Roundway Hill 1999.

    Caso VII. Amesbury 1996.

    Caso VIII. West Stowell 1994.

    Caso IX. Headbourne Worthy 1986.

    Conclusioni

    Ringraziamenti

    800x600

    Leonardo Dragoni

    Cerchi nel Grano.

    Tesi e confutazione di un fenomeno discutibile.

    _________________

    Nuova edizione 

    Prima edizione: Dicembre 2011. Seconda edizione: Gennaio 2017.

    Tutti i diritti riservati

    Materiale coperto da copyright.

    Leonardo Dragoni © 2011 – 2017

    In copertina:  foto di Leonardo Dragoni © 2005

    Note e disclaimer.

    Questo testo è l’edizione aggiornata, rivista e corretta di La verità dei cerchi nel grano. Tesi e confutazione di un fenomeno discutibile, edito nel 2011 da Alvorada Edizioni.

    Su esplicita richiesta di Nancy Talbott (del Burke–Levengood–Talbott Research Team Incorporated – da ora blt), precisiamo che tutto ciò che è scritto in questo libro riguardo i loro documenti, sono nostre considerazioni personali, per ciò che abbiamo potuto apprendere dalla documentazione in lingua originale.

    Vogliamo precisare che questa richiesta è stata preventiva, non avendo il blt letto nulla di quanto abbiamo scritto. La nostra adeguata conoscenza dell’inglese è dimostrata da esami universitari e da un certificato post–lauream conseguito all’Università internazionale di Malta. Da parte nostra siamo stati quanto più possibile accurati ed oggettivi, e a scanso di qualsiasi equivoco abbiamo citato per ogni caso le fonti originali (in inglese) alle quali il lettore può fare costante e diretto riferimento.

    Alcune immagini presenti in questo libro sono liberamente reperibili in rete, soggette a licenza creative commons o prive di copyright. Tutte le restanti immagini sono e restano di proprietà esclusiva dei rispettivi autori, ove citati in nota o didascalia. Lo stesso dicasi per la documentazione prodotta nelle appendici e per tutte le citazioni presenti. L’autore è stato esplicitamente e direttamente autorizzato alla riproduzione di tutto il materiale documentale e fotografico presente nel libro. In alcuni rari casi non è stato possibile individuare il legittimo proprietario o detentore dei diritti, pertanto la riproduzione è stata realizzata secondo i dettami della legge 633/41, articolo 90. In caso si riscontrino delle violazioni di copyright facciamo preghiera di comunicazione, e sarà nostra cura apportare le modifiche del caso. E’ fatto divieto di riprodurre questo libro o parti di esso senza l’esplicito e formale consenso dell’autore.

    Centro Italiano Studi Ufologici, Torino.

    INTRODUZIONE.

    Tutte le pubblicazioni precedenti, se ci è consentito generalizzare, sono forti di una qualche ipotesi o teoria, più o meno originale, volta a determinare quale sia la reale origine e natura dei cerchi nel grano.

    Per cerchi nel grano (alias: crop circles, agroglifi, formazioni, pittogrammi) si intendono forme geometriche (in genere circolari) create tramite l’appiattimento al suolo della vegetazione (in genere grano).

    Il testo, di conseguenza, è sempre stato sistematicamente subordinato alla promozione degli aspetti a sostegno di ciò che si ambiva divulgare. 

    Le pagine che seguono discordano da questo modus operandi, e si pongono come obiettivo quello di fare luce non soltanto su ciò che è lecito sperare o supporre, bensì sul reale stato dell’arte dell’intera vicenda dei cerchi nel grano, sulle varie sfaccettature dell’affaire crop circles. Per fare ciò bisogna prima uscire dal labirinto nel quale ognuno è vittima dei propri preconcetti, e si affanna a racimolare elementi in favore delle proprie convinzioni. Troppo spesso abbiamo assistito a battaglie verbali sarcastiche ma preconfezionate tra scettici (debunkers) e credenti (believers). Noi proveremo invece a guardare questo labirinto dall’alto, proprio come si osserva un cerchio nel grano, mostrando al lettore le possibili vie di uscita, ammesso che ve ne siano. Lo faremo con la logica del debunking, laddove questo termine significa: "evidenziare la realtà dei fatti, su persone idee ecc. che hanno ricevuto troppi elogi".

    Definizione dal dizionario di inglese Longman

    Meglio ancora, lo faremo attraverso "l'atto del confutare, basandosi generalmente su metodologie scientifiche, un'affermazione o ipotesi".

    Definizione da enciclopedia Wikipedia

    A nostro giudizio questo dovrebbe essere lo spirito con cui è auspicabile si orienti ogni ricerca: critico e scevro da preconcetti.

    Diciamo subito che il lettore che si aspetti una narrativa avvincente e danbrowniana, abile nell’instillare sospetti e nel soffiare sulla fiamma del mistero, resterà probabilmente deluso. Al contrario dovrebbe restare soddisfatto colui che aspiri a conoscere in modo puntuale le disquisizioni e le indagini su tutto ciò che nell’ultimo trentennio ha maggiormente animato il dibattito culturale specialistico sui cerchi nel grano. Lasceremo poco spazio alla fantasia e al mistero (sebbene siano elementi indispensabili per una pubblicazione che pretenda di raggiungere il grande pubblico), in favore di approfondimenti e documentazioni. Riteniamo che quest’approccio sia indispensabile per spazzare via le ambiguità e per dare uno spessore oggettivo al saggio, impedendogli di cadere nel sensazionalismo e nel pressapochismo.

    Ci sia permesso fin d’ora affrontare, in via preliminare e in modo sintetico, un’iniziale questione controversa, relativa alla longevità di questo fenomeno. Le correnti di pensiero a riguardo sono diverse, e fanno risalire l’origine del fenomeno a periodi storici profondamente diversi, più o meno distanti nel tempo.

    Cfr. Leonardo Dragoni, Storia dei cerchi nel grano. Le origini, 2013, YCP pp.  157–232

    Tra queste correnti, soltanto tre si contendono il primato. Una sostiene che del primo cerchio nel grano si abbia notizia nel 1677, in una raffigurazione presente nel libro editato da Pierre Pierre Savouret e intitolato Mutus Liber (o libro muto, di sole immagini, attribuito ad Altius); oppure in un pamphlet inglese di pochi mesi successivo (1678) intitolato The Mowing Devil.

    Alcuni riferimenti online: http://it.wikipedia.org/wiki/Diavolo_mietitore; http://ufologie.patrickgross.org/htm/mowingdevil.htm; http://www.CICAP.org/new/articolo.php?id=273162

    In realtà il pamphlet del Diavolo mietitore raffigurava un essere demoniaco, che con la falce stava mietendo il grano falciandolo, non appiattendolo. Il pamphlet utilizzava parole precise ed inequivocabili come mowing (mietitore), cut o cut down (tagliare, abbattere).

    Il Fortean Times scrisse un articolo a nome di Bob Rickard in cui proponeva una lettura politico–sociale del pamphlet, in chiave quasi marxista. La storia del Diavolo Mietitore poteva infatti ritenersi una parabola il cui vero soggetto era l’eterna diatriba tra il lavoratore perseguitato e il capitalista oppressore. Si trattava infatti di un libello o manifesto (di un genere molto utilizzato nell’Inghilterra di quegli anni), basato su una dualità, in questo caso quella ricco–povero, che aveva lo scopo di diffondere un messaggio etico–morale.  Il diavolo mietitore raccontava così di un ricco proprietario terriero che respinse le richieste economiche di un povero bracciante, il quale avrebbe dovuto mietere il suo campo. Il proprietario, pur di non pagare la somma richiesta dal bracciante, avrebbe esclamato: che lo mieta il Diavolo! Fu così che durante la notte il campo splendette come se le fiamme lo stessero ardendo, e al mattino seguente risultò perfettamente mietuto. Il proprietario non sarebbe riuscito a portare via l’avena falciata. Una storia evidentemente fabbricata, che non avrebbe senso considerare fattuale o realmente accaduta. Su questa stessa linea si muove anche il folklorista William Gerish. Perfettamente condivisibile anche l’interpretazione fornita dall’ingegner Francesco Grassi (membro del CICAP ed esperto di cerchi nel grano): "La citazione e la raffigurazione del diavolo sarebbe quindi una sorta di rappresentazione iconografica di un atto (vandalico/intimidatorio) che lascia trapelare l'idea che il diavolo (il sovrannaturale) starebbe dalla parte del povero, o meglio che il diavolo potrebbe danneggiare il ricco a riprova del fatto che esiste realmente una giustizia divina".

    http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273162

    Quanto ad alcune rappresentazioni del Mutus Liber (in particolare la tavola IX) è sufficiente visionare e contestualizzare anche le altre tavole (in particolare la IV), per scoprire che quelli che qualcuno vorrebbe far apparire come cerchi nel grano altro non sono che  vasi per la  raccolta del flos coeli (letteralmente fiore del cielo, elemento alchemico, analogo alla rugiada).

    http://www.cronacheesoteriche.com/CronacheEsoteriche/stampeMutusLaRochelle.jsp

    Ci sono infatti dei panni tesi su dei pali per ricevere la rugiada celeste, e questi panni vengono torti per estrarne il liquore divino che cade in un vaso, nel quale presumibilmente sono state poste delle erbe. Tutto questo in alchimia avrebbe prodotto un farmaco portentoso perché capace di assorbire le radiazioni degli astri. Insomma, nulla a che vedere con i cerchi nel grano.

    Un’altra corrente di pensiero molto diffusa vuole che si possa iniziare concretamente a parlare di cerchi nel grano nell’estate del 1880, quando la rivista scientifica Nature pubblicò un articolo di John Rand Capron (avvocato, articolista, studioso di scienze, astronomo e fotografo, esperto in spettronomia) nel quale l’autore scriveva:

    "[…]trovammo un campo di spighe alzate, notevolmente abbattuto, non interamente ma in forme, viste da lontano, circolari. Esaminate da vicino, presentavano gli stessi caratteri […] alcuni steli alzati come centro, alcune spighe prostrate con la sommità disposte per lo più in una direzione da formare un cerchio attorno al centro, e all’esterno di queste un muro circolare di spighe che non aveva sofferto. […]Essi sono stati per me rappresentativi di qualche azione ciclonica del vento".

    J.R. Capron, Nature, vol. 22, pp. 290–291. Anche Peter Van Boorn, A Case of Genuine Crop Circles Dating from July 1880 As Published in Nature in the year 1880, Journal of Meteorology, U.K., 25:20, 2000. Riportato anche in Science Frontiers #129, May-June 2000, William R. Corliss © 2000. Cfr anche: T. Meaden, Scientific Viewpoints regarding Crop Circles, ceres, February 2000.

    Purtroppo non sono più reperibili gli schizzi che Capron inviò a Nature, come pure i suoi appunti grezzi successivi ai rilevamenti. Appare comunque molto probabile che egli fosse stato testimone di allettamenti naturali, causati da agenti atmosferici quali pioggia e forte vento (non a caso menziona una qualche azione ciclonica del vento), che tendono spesso a disporre la vegetazione in zone appiattite più o meno circolari, attorno a vari standing tufts, cioè ciuffi che rimangono eretti.  Questo fenomeno trae tutt’ora in inganno molti curiosi e perfino alcuni incauti media a caccia di scoop (figuriamoci se non poteva trarre in inganno Capron, nell’Ottocento).

    Cfr. Leonardo Dragoni, Questi non sono cerchi nel grano. Allettamenti scambiati per autentici crop circles – http://www.cropfiles.it/articoli/Allettamenti.html

    Una terza corrente di pensiero maggioritaria, avvalorata soprattutto dal Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP), ritiene che i cerchi nel grano siano un fenomeno recente, le cui origini risalgono ai primissimi anni ottanta del Novecento.

    Quest’ultima, a nostro avviso, è indubbiamente l’opinione più realistica e sostenibile.

    È un fatto che la storia dei cerchi nel grano ebbe inizio un venerdì di Ferragosto del 1980, quando il Wiltshire Times pubblicò per la prima volta in assoluto la fotografia di un crop circle. Fino ad allora, mai nessuno si era interrogato su questo fenomeno.  

    Mystery Circles – Return of The ‘Thing’?, in Wiltshire Times, 15 Agosto 1980.

    L’articolo del Wiltshire Times accennava – è vero – all’ipotesi dell’atto vandalico, ma non mancava di evidenziare l'inspiegabile assenza di tracce di ingresso o di passaggio verso il campo. Altre fonti evidenziarono come le spighe risultassero piegate ma non spezzate, mentre i contorni dell’area circolare sembravano netti, con la vegetazione allettata in senso rotatorio e orario attorno al centro.

    Fu in seguito a questo articolo che il fisico e meteorologo Terence Meaden iniziò ad interessarsi di cerchi nel grano, per poi giungere ad ipotizzare che fossero generati da vortici plasmatici discendenti.

    Terence Meaden, Circles from the sky, 1991.

    Questo cerchio era comparso a pochi chilometri da Warminster, vicino alla famosa collina di gesso dove campeggia il gigantesco ritratto del White Horse (cavallo bianco), nei pressi del famoso e suggestivo sito archeologico di Stonehenge. Tanto bastava per gli ufologi per dichiarare che quelle tracce al suolo rappresentavano l’atterraggio di un velivolo non identificato alieno. Alcuni giornali locali e un settimanale nazionale adottarono infatti titoli che riferivano di tracce di un'astronave extraterrestre.

    In realtà quello era solo uno di tre cerchi, che si trovavano in zone distinte dell’appezzamento, ed erano stati creati in fasi distinte, in periodi o momenti diversi.  Il signor Scull ne aveva visto uno già nel Maggio, e ritenendolo frutto di qualche bravata o atto vandalico non gli aveva dato importanza. In Agosto, avendo notato gli altri due cerchi (risalenti rispettivamente al 21 e al 31 Luglio), divenne apprensivo e il 13 Agosto avrebbe deciso di rendere pubblica la notizia.

    Cfr. Wiltshire Times, 15 Agosto 1980, Mystery Circles – Return of The ‘Thing’?".    Cfr. Philip Coppens, lectures, The Circular Challenge, Crop circles in 2007, Delivered at the Nexus Conference 2007, Brisbane, October 22 2007. Cfr. Colin Wilson & Damon Wilson. Crop Circles. The Mammoth Encyclopedia of the Unsolved, Carroll & Graf Publishers, New York, 2000 (in italiano tradotto Colin & Damon Wilson. Il grande libro dei misteri irrisolti, edizioni Newton). Cfr. Robert Paul Medrano, The Truth about Crop Circles, online edition (scifidimension.com), August 2002. Paul Fuller, Jenny Randles, Misteriose tracce nei campi inglesi, pubblicato su: ufo – Rivista di informazione ufologica n. 8, Aprile 1990 (traduzione E. Russo).

    Nei primi anni Novanta questa formazione (insieme a molte altre) sarebbe stata rivendicata da Douglas Bower e David Chorley, che mostrarono alcune fotografie del pittogramma e il ritaglio dell’articolo originale del Wiltshire Times.

    In ogni caso, a prescindere dalla sua longevità e dall’esatta datazione, questo fenomeno è esploso in tutti i suoi retroscena negli ultimi trentacinque anni, per cui va indubbiamente collocato nei tempi moderni. In questi anni è stato considerato un mistero (e non un fenomeno artistico) soprattutto a causa della cronica latitanza di informazioni oggettive e scientifiche. Non sono stati di grande aiuto i media, che hanno sempre trattato l’argomento in modo sensazionalistico o con ironica superficialità. L'approfondimento è stato sistematicamente sopraffatto dall’aspetto emotivo e folclorico del ritrovamento: pellegrinaggio dei curiosi, foto ricordo, E.T. e riferimenti al lungometraggio Signs.

    C'è da dire tuttavia che nelle riviste e nelle organizzazioni di settore, nei gruppi di studio o nelle pubblicazioni dei ricercatori specializzati, si è spesso riscontrato un adeguato approccio al tema, anche se purtroppo fuorviato con frequenza dall’imperativo di far emergere una determinata posizione: la tesi più aderente alla linea editoriale della rivista, la politica dell’organizzazione, o gli interessi del ricercatore. Interessi non solo morali, ma anche di tornaconto. Perfino laddove gli intenti sono meritevoli, è poi facile riscontrare una certa autoreferenzialità e mancanza di collaborazione da parte degli addetti ai lavori. Restiamo allora perplessi riguardo alle conseguenze di quest’approccio, il quale ingenera dati carenti e approssimativi, altre volte parziali, controversi e contraddittori, perfino prezzolati. Su questo terreno instabile si alimentano la faciloneria, la confusione e la cattiva informazione, e tutto diviene aleatorio e relativo. Chi voglia tentare di approcciarsi a questo tema, rischia così di essere colto da una sorta di labirintite. Questo testo ha l'immodesta speranza di contribuire a diradare la nebbia e di fornire al lettore gli strumenti per districarsi in quella che ancora è una giungla di insinuazioni, dubbi e interrogativi. Non mancano per esempio organizzazioni e studiosi pronti a giurare di avere decifrato il messaggio contenuto nei crop circles, o di aver compreso la loro reale natura e origine; di avere insomma in mano la soluzione dell’enigma. Nostra convinzione è che per affermazioni così eccezionali, servirebbero prove altrettanto eccezionali. Vedremo come siano proprio queste ultime a difettare, a discapito di complesse illazioni e fervide immaginazioni. Conosciamo abbastanza a fondo la materia per asserire che le spiegazioni non convenzionali che fino ad oggi si sono susseguite, se osservate da un punto di vista logico–razionale, empirico e scientifico, non sono attualmente soddisfacenti né credibili.

    CAPITOLO PRIMO.

    L’ipotesi naturale e quella meteorologica.

    Vortici di plasma all’origine dei crop circles e delle loro anomalie.

     George Terence Meaden era uno stimato fisico e meteorologo, appassionato di astrologia e archeologia. Nel 1974 divenne direttore di un importante ente di ricerca che possiede la più grande banca dati britannica riguardante trombe d’aria, tornado e fulmini globulari: la "Tornado and Storm Research Organisation (torro), responsabile della pubblicazione del Journal of Meteorology".

    http://www.torro.org.uk/site/index.php

    Egli si era interessato al fenomeno dei crop circles già dal 1980, costituendo all’interno della torro la ormai defunta unità speciale chiamata "Circles Effect Research Unit" (ceres). Durante gli anni ottanta, Meaden si era convinto che il fenomeno dei cerchi nel grano avesse una matrice meteorologica. Per questo aveva pubblicato delle fotografie di una tromba d’aria, che nel 1976 aveva appiattito la vegetazione imprimendo al suolo una sorta di agroglifo. In seguito a ulteriori studi aveva poi affinato la propria teoria, che illustrò in modo convincente al congresso meteorologico di Oxford del Giugno 1988, e successivamente nel Congresso internazionale del 23 Luglio 1990.

    Cfr. Proceedings of the First International Conference on the Circles Effect. Edited by George Terence Meaden and Derek Elsom. Copyright TORRO–CERES. Conference held at Oxford Polytechnic on June 23, 1990.

    La sua opinione è sviluppata in alcune sue pubblicazioni, in particolare il volume "Circles from the Sky".

    Meaden G.T., The Circles Effect and Its Mysteries. Bradford–on–Avon: Artetech Publishing Company, April 1990 (2nd ed.); Meaden G.T., Circles From The Sky. Souvenir Press, Londra 1991; Meaden G.T., Ball Lightning Studies, Artetech Publishing Company, April 1990. Per una sintesi in italiano, molto accurata ma di facile comprensione, si consiglia: Antonio Bonifacio, La voce di Gaia: le rune dell’angelo, il linguaggio cosmico dei cerchi nel grano, pp. 102–107, editrice Venexia.

    Le considerazioni enunciate dal Dott. Meaden in questi volumi sono importanti non solo perché si basano su un ragionamento razionale, ma perché costituiranno un punto di partenza importante per il successivo dibattito scientifico, e saranno riprese e integrate da successivi ricercatori. Ad onor del vero è giusto precisare che le conclusioni di Meaden trovavano un fertile retroterra – come abbiamo accennato nell’introduzione – nel lontano 1880, quando John Rand Capron ipotizzava che tali formazioni circolari fossero prodotte dal turbinio di venti ciclonici.

    J.R. Capron, in Nature, 1880, vol. 22, pp. 290–291.

    Più precisamente il Dott. Terence Meaden riteneva che all’origine dei crop circles fossero dei vortici atmosferici, che si formerebbero nella bassa atmosfera, ove rimarrebbero stazionari per poi discendere occasionalmente al suolo. Questo genere di vortici (ufficialmente sconosciuti alla stessa meteorologia, almeno fino ad allora), avrebbero caratteristiche analoghe a quelle dei fulmini globulari e sarebbero costituiti da plasma (egli stesso li chiama vortici di plasma).  Si tratterebbe, in altri termini, di blocchi d’aria in rotazione, carichi elettricamente di aria ionizzata e capaci di indurre correnti elettriche all’esterno del vortice stesso. A volte questi vortici di plasma sarebbero dotati di una corona ionizzata, costituita da particelle che ruotano in senso opposto al vortice: le cosiddette guaine esterne, le quali potrebbero scendere fino al suolo insieme al vortice o anche indipendentemente da esso.

    Un tornado di classe F5 del 22 Giugno 2007 nella provincia Manitoba. Foto di Justin1569, GNU Free Documentation License, Versione 1.2 o successive; Wikimedia Commons.

    Gli anelli satellitari di alcuni crop circles sarebbero così causati da ioni che si raggruppano in alcuni punti nodali, detti di Kapitsa,

    Da Pyotr Leonidovich Kapitsa, geologo dell’Università di Mosca e Premio Nobel per la fisica nel 1978, grazie alle sue scoperte nell'area della bassa temperatura fisica.

    e sarebbero alimentati da queste guaine esterne di aria ionizzata. Poiché il flusso di particelle delle guaine esterne ruota solitamente in senso contrario a quello del vortice–madre, ciò spiegherebbe il senso di rotazione di alcuni pittogrammi ad anello, aventi appunto un senso rotatorio delle spighe contrario rispetto al cerchio centrale. Spesso le trombe marine sono infatti circondate da guaine concentriche abbastanza sottili e vicine all’imbuto centrale, il cui senso rotatorio è alternato. Anche le misure di molti crop circles ad anello, secondo Meaden, corrispondevano alle misure di questi turbini. Le guaine sono infatti generalmente presenti in turbini di media e grande portata, e non a caso i crop circles anellati sono solitamente di dimensioni medio–grandi.

    A supporto della sostenibilità (almeno teorica) di questi anelli satellitari riscontrati attorno ad un nucleo centrale, Meaden menzionava alcune interessanti osservazioni elaborate dal Professor John Snow (Purdue University) e dal Dott. Tokio Kikuchi (Kochi University).

    Meaden T.G., Circles from the Sky, pp 54–67; vedi anche: Journal of Meteorology, UK, volume 17, 109–117, 1992.

    Secondo l’eccentrico meteorologo questi vortici si genererebbero da flussi d’aria attorno ai rilievi topografici, i cui flussi generano dei vortici inseguitori lungo i pendii sottovento. Di qui il motivo per cui molti crop circles vengono ritrovati su pendii di colline.

    A fare eco alla teoria di Meaden interveniva dal Giappone un altro fisico: il professor Yoshihiko Ohtsuki dell'Università Waseda di Tokio. Questi sosteneva di aver creato in laboratorio delle sfere plasmatiche. Quando queste sfere venivano a contatto con della polvere di alluminio, ne disperdevano i granuli in modo da disporli a formare dei perfetti cerchi ed anelli. Tali sfere si sarebbero potute creare autonomamente anche in natura, sebbene sarebbe stata necessaria un’enorme produzione di energia, come ad esempio accade nel caso sia presente un tornado. In questa eventualità, le sfere avrebbero certamente avuto un’energia sufficiente per piegare le spighe di grano in modo da realizzare un cerchio.

    Anderson, Alun,Britain's Crop Circles: Reaping by Whirlwind?, Science 253, 30 August 1991, pp. 961–962. Si veda anche Otsuki, Yoshihiko, International Symposium on Ball Lightning (Fire Ball) 1988 Waseda University.

    Musica per le orecchie di Meaden, il quale infatti non mancò di ricordare che  a sostegno della sua teoria erano in corso degli esperimenti in una galleria del vento nell’Ohio e in un laboratorio giapponese che aveva riprodotto artificialmente delle sfere di luce e di plasma.

    La relazione del prof Ohtsuki  fu poi pubblicata anche dalla rivista Nature, e perfino The Economist scrisse un articolo su questa scoperta collegandola ai cerchi nel grano.

    The Economist (US) , August 17, 1991,  Mutant ninja circles. (Japanese physicist Yoshi–Hiko Ohtsuki points to plasma balls as the cause of mysterious crop circles in Great Britain).

    Del resto la letteratura meteorologica è piena di affascinanti anomalie potenzialmente collegate ai crop circles: la capacità di prosciugare l'acqua, di risucchiare qualsiasi cosa depositandola poi a distanza senza creare danni, la comparsa improvvisa di effetti sonori anche in giornate senza vento, e soprattutto l'associazione con fenomeni aerei luminosi (le cosiddette luci di tornado) e con tuoni e fulmini perfino in condizioni meteorologiche di sereno.

    I vortici atmosferici sono spesso accompagnati da fenomeni elettrici, giacché il vortice stesso si carica elettrostaticamente.

    Cfr. G.D. Freier, The electric field of a large dust devil. J.Geophys.Research, vol.65, 3504 (1960). Oppure:  W.D. Crozier, Electric field of a New Mexico dust devil,  ibid. vol. 69, 5427–5429 (1964) and vol.75, 4583–4585 (1970). 

    Il Dott. Meaden sosteneva che un vortice elettricamente carico spiegherebbe alcune delle inconsuete manifestazioni luminose e acustiche avvenute durante l'osservazione del processo di formazione dei cerchi, oltre ad alcune manifestazioni tipicamente ufologiche, comprese le interferenze con strumentazioni elettroniche o i motori delle auto. Esistono racconti di vortici che lasciano nel terreno umido giganteschi segni semicircolari di risucchio, causati dal gradiente di pressione all'interno dell'imbuto.  Meaden ricordava anche che sono noti molti casi di trombe marine la cui guaina esterna era luminosa.

    Le analogie tra vortici e crop circles non si fermano qui. Poiché i vortici meteorologici che si formano in superficie hanno necessità di un continuo rifornimento d’aria alla base da tutte le direzioni, ciò chiarirebbe anche la struttura spiraliforme di alcuni agroglifi.

    È stato contestato a Meaden che se i cerchi nel grano fossero stati opera di vortici, questi ultimi avrebbero dovuto essere immobili e con un nucleo centrale ben determinato, poiché la maggior parte delle formazioni nel grano erano (all’epoca in cui Meaden scriveva) dei cerchi quasi perfetti, con una zona interna centrata e facilmente individuabile. A questo proposito Meaden ha precisato che quando la pressione del vento non è elevata, o quando si è

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