Just Breathe
By Bonny Zero
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About this ebook
Dopo un vita piena di incertezza e vissuta ai quattro angoli del mondo, ha bisogno di un luogo da chiamare casa.
L'islanda sembra il posto migliore per ricostruirsi una vita insieme al suo esuberante fratello, nonché migliore amico.
Finn è un bel ragazzo, intelligente e circondato da molte donne. A scuola ha buoni voti ed è molto popolare.. La sua sicurezza esteriore cela le sue fragilità.
La sua reputazione lo precede e quando decide di avvicinarsi ad Ina, essa gli impedisce di fare in modo che lei si fidi di lui.
Ma lui non ha alcuna intenzione di lasciarla perdere e vuole dimostrarle che è molto di più di ciò che gli altri dicono.
Piano piano, riuscirà a conquistarsi la sua fiducia mostrandole un lato del suo carattere che nessun altro aveva mai visto e il loro amore si svilupperà fragile intorno ad amicizie problematiche, amori e famiglie difficili.
Just breathe
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Book preview
Just Breathe - Bonny Zero
52
1
L'Islanda può essere definita il paese più femminista del mondo
Continuai imperterrita a raccontare a mio fratello mentre faceva finta di russare.
Nel 2010 sono stati vietati gli strip club poiché ledono la dignità del corpo delle donne
Dio Ina, e quindi che lavoro farai ora?
Scoppiai a ridere dando una gomitata nel costato di Eyvar che mi spintonò verso il finestrino dell'aereo.
Un po' di pace, voi due!
Una signora di mezza età si sporse verso di noi minacciandoci con il dito e guardandoci male. Era da quando eravamo decollati da Londra che ci rimproverava per il baccano che facevamo e mio fratello ovviamente, da persona discreta quale era, lo aveva ben capito e stava facendo il massimo per rendere quel volo aereo impossibile.
Ma sono anche gay friendly?
Domandò strappandomi di mano l'opuscolo ed iniziando a cercare una pagina che parlasse di questa tematica.
Certo che lo sono.
Più che in Arabia Saudita.
Eyvar si fece improvvisamente serio e sapevo bene che questo significava solo una cosa, si era rattristato.
Nostra madre lavorava per l'ambasciata islandese. Dopo aver trascorso i prima anni della nostra vita a Reykjavik, aveva accettato un incarico importante fuggendo da quella terra e soprattutto da nostro padre.
L'ultimo anno lo avevamo passato a Siviglia tra la sangria e le tapas quando una sera di poche settimane prima ci aveva dato la buona notizia.
Mi hanno dato un incarico in Arabia Saudita
Aveva esclamato alzando le mani al cielo e facendo un balletto.
io ed Eyvar ci eravamo semplicemente guardati negli occhi silenziosamente aspettando che smettesse di saltellare da una parte all'altra della casa.
Mamma, stai esagerando con gli aperitivi. Credimi, siamo i tuoi figli e ti amiamo al di sopra di ogni cosa. Io e Ina siamo ben contenti che hai ripreso a vivere, ma ti prego, non puoi bere così tanto da pensare che il tuo figlio gay si possa trasferire in un paese dove quelli come me li attaccano per le palle.
Scoppiò a ridere della sua battuta guardandomi in cerca di supporto, ma conoscevo bene mamma e avevo capito da un pezzo che non stava scherzando.
Io!
aveva iniziato ad urlare tremando Io ho rinunciato a tutto per voi. ho avuto una gravidanza infernale e non avete idea di cosa sia un parto gemellare. Ho sopportato vostro padre e le sue minacce, l'alcool, la solitudine.. Ho rinunciato al mio lavoro e vi ho dato tutto..e ora voi mi negate la felicità?
In seguito era scoppiata in lacrime uscendo di casa e tornandoci solamente due giorni dopo con un grande sorriso stampato in volto e un biglietto aereo per Dubai.
Eyvar aveva ragione, non poteva passare dalle Gay Pride di Madrid a un paese così rigido e certamente nemmeno io ne avevo una grande voglia.
L'unica soluzione era tornare dove eravamo nati e dove una casa di nostra proprietà ci aspettava senza dover versare nessun affitto.
Mamma guadagnava molto bene e compensava il suo scarso affetto con generosi assegni mensili.
Siete grandi bambini miei
ci aveva detto mentre ci accompagnava all'aeroporto e sorrideva a quei due figli ormai ventenni.
Prendete il volo e fate della vostra vita un capolavoro
E così ci eravamo ritrovati su due voli completamente diversi che si dirigevano in due angoli del mondo completamente diversi.
Hey, se lo dici ad alta voce fa meno male
sussurrai all'orecchio di mio fratello prendendogli la mano e baciandogli il palmo.
Mi scostò una ciocca di capelli color miele sorridendo a quelle parole che ci eravamo ripetuti spesso nella vita.
Se non ci fossi tu, sarebbe stato tutto quanto un inferno. Non so se ce l'avrei fatta
Ma io ci sono. Sempre
E per sempre
finì lui la frase spingendomi di nuovo verso il finestrino. Troppe effusioni. Non vorrei far ingelosire il mio fans club maschile presente sull'aereo
La signora accanto a noi ci lanciò un'altra occhiata accigliata beccandosi una linguaccia in risposta.
Ridacchiai sentendo un gran tuffo al cuore. Fra i gemelli il legame era molto intenso, a tratti ci sembrava di essere una persona sola. La sua sofferenza era anche la mia così come la sua gioia.
Ma fra i due, mio fratello era senza ombra di dubbio il più fragile e il più sensibile e il fatto che mamma avesse scelto di partire in ogni caso, che si fosse liberata di nuovo di noi come se fossimo scarpe vecchie, lo faceva stare peggio di ciò che lasciava trapelare.
Eravamo sempre stati un peso per lei. Significavamo rinuncia, rappresentavamo il momento più buio della sua vita, quello passato accanto a papà e per lei il fatto di poter ricominciare a vivere senza questa zavorra era liberatorio.
Allacciatevi le cinture, siamo pronti ad atterrare
Una Hostess ci passò accanto e Eyvar la chiamò.
Eva, cara
iniziò leggendo il suo nome sul cartellino legato al petto. Io e mia sorella stiamo per tornare a casa dopo una lunga assenza. Saremo soli questa volta e siamo piuttosto spaventati. Lei mi sembra una donna molto dolce oltre che bella e quindi la prego, un favore.
La donna sorrise studiando incuriosita mio fratello e i suoi modi di fare.
Ci dica cosa ama dell'Islanda.
Scoppiò in una fragorosa risata osservando prima uno e poi l'altro.
Ci sono solo belle cose in Islanda, solo belle vibrazioni
Trattenni la risata a stento guardando le nuvole di fuori.
Oh mio Dio Ina, hai sentito? Le vibrazioni
Alzò le mani in alto facendole vibrare e scoppiando in una fragorosa risata.
Ci sono ben 8 gradi a terra in questo momento. È una giornata soleggiata di fine agosto e fra una settimana incominceremo l'università. Esprimi un desiderio sorellina
Pensai attentamente a quelle parole. Ci eravamo trasferiti così tante volte nella nostra vita.
New York, Parigi, Marocco, Budapest, Pechino.. Così tante volte da non poter instaurare mai un legame duraturo, da non poterci mai sentire a casa da nessuna parte..
Vorrei che questa volta fosse diverso
conclusi mentre l'aereo iniziava a scendere provocandomi il solito mal di pancia.
Io vorrei tante vibrazioni come non le ho mai sentite in vita mia
2
Casa aveva un odore strano, un sapore amaro.
Potevo riconoscerla. Mi ricordavo il suo piccolo giardino un tempo fiorito e la mia camera accanto a quella di Eyvar. Potevo ricordare il mio ultimo Natale passato in quel luogo quando nostro padre infuriato aveva fatto cadere l'albero rompendone tutte le bocce nel grande salotto o quella volta che aveva rotto la bottiglia di Vodka sulle scale tagliandosi il piede.
Era esattamente come l'avevamo lasciata.
Ma non sembrava più nostra.
Mio Dio, quanto tempo è passato
iniziai subito a pulire e a sistemare. Avevo bisogno più che mai che quelle stanze prendessero un odore famigliare, avevo bisogno di sentire quel luogo mio per potermi finalmente calmare.
Pensi che abbiamo fatto la scelta giusta?
Chiese mio fratello sistemando la mia coperta gialla sul divano.
Certo. Cos'altro avremmo potuto fare?
Restare a Siviglia
rispose serio interrompendo il mio lavoro.
Andrà tutto bene. Lo abbiamo già affrontato migliaia di volte.
Ma qui abbiamo dei ricordi. Ricordi brutti
Ne costruiremo alcuni belli, lo prometto. Possiamo ricominciare. Ci siamo io e te e sai che significa questo? Che non saremo mai soli.
Sorrise a quelle parole e corse da me per abbracciarmi.
Guarda che ho trovato prima
Disse malizioso estraendo una cornice e passandomela.
Due bambini dagli occhi azzurri e i capelli color miele sorridevano sdentati abbracciandosi.
Trattenni le lacrime a quella visione.
Siamo sempre stati io e te contro il mondo
sussurrò Eyvar correndo su per le scale.
Io prendo la camera più grande
Lo sentii urlare e alzai lo sguardo al cielo.
Fa come ti pare.
Risposi stringendo al petto la fotografia.
Un nuovo inizio, dei nuovi ricordi.
Mercoledì
Erano passati già due giorni da quando eravamo arrivati e avevamo ormai finito di sistemare la casa.
Avevo pulito ogni angolo e acceso candele profumate per ore.
Eravamo usciti una volta sola per fare la spesa e mio fratello si era lamentato tutto il tempo per le temperature gelide.
Nonostante i quindici gradi scarsi, gli indigeni del posto osavano indossare minigonne, pantaloncini e magliette microscopiche ignari di ciò che significasse la parola polmonite.
A Siviglia c'erano 40 gradi Ina, 40! E io ho fatto un anno di palestra per ottenere questi fantastici addominali per poi doverli nascondere sotto tutta questa stoffa.
Abbassò le spalle sbuffando e asciugandosi la fronte come se stesse sudando sette camice di disperazione.
Puoi farcela. È dura lo so, ma vedrai, troverai il modo di esibire il tuo petto al mondo
No Ina tu non capisci! Hanno anche chiuso gli strip club! Non posso esibire proprio nulla!
Ina?
mi sentii chiamare e mi voltai sconvolta. Non potevo certo immaginarmi che qualcuno conoscesse il mio nome in quella città.
Una ragazza sorridente ci fissava a pochi passi da noi e si tuffò nelle mie braccia stringendomi forte e baciandomi le guance.
Rimasi in silenzio per alcuni secondi mentre mio fratello si lanciava in avanti pretendendo la sua giusta dose di attenzione e abbracciando quella ragazza sconosciuta.
Sono Duna. Abito nella casa di fronte alla vostra
Studiai la sua pelle candida e il suo sorriso sincero. Aveva dei lunghi capelli biondo platino e un vestito che urlava Polmonite io non ti temo
.
Duna. Si io mi ricordo di te
Fece alcuni salti felice strillando leggermente e facendomi dubitare per la prima volta che mio fratello fosse la persona più eccentrica al mondo.
Ho una foto di noi due insieme. Avremmo avuto all'incirca cinque anni e avevamo vinto un premio per via della ginnastica artistica. Mia madre mi aveva avvisato che sareste tornati, voci di quartiere. Sono così felice di avere una nuova amica
Concluse abbracciandomi di nuovo.
Ovviamente Eyvar fece scivolare le sue lunghe braccia intorno ad entrambe non capendo bene perché al centro dell'attenzione non c'era lui questa volta.
Vi siete ambientati?
Ci proviamo. Sai il freddo, le strade nuove, il cibo diverso..
Parlate molto bene in Islandese. La vostra pronuncia è formidabile
Mentì con un grande sorriso. Nostra madre ci sgridava in continuazione per il nostro pessimo accento.
Verrete all'università anche voi?
Chiese speranzosa.
Si. Io frequenterò i corsi di lingue..
E io studierò medicina
Concluse quell'egocentrico mettendosi in mostra.
Anche io studierò lingue! Dammi il cinque ragazza!
Urlò alzando la mano in alto e assestandomi un gran colpo quando alzai anche la mia.
E anche Aisha sarà in classe con noi. Te la presenterò lunedì. Ti piacerà!
Ne sono sicura Duna. Non vedo l'ora di iniziare.
Fai bene Ina, sarà divertente vedrai. Finalmente siete a casa
Ci guardò aprendo la bocca in una finta smorfia stupita e poi ci abbracciò di nuovo salutandoci.
Magari passo a salutarvi una sera di queste. Altrimenti a lunedì
Ci mandò un bacio voltante in lontananza, con tanto di soffio finale per farcelo arrivare.
Osservai il volto sconcertato di mio fratello prima di scoppiare a ridere.
È colpa del freddo. Fa impazzire le persone io l'ho letto da qualche parte. Un paese che si mangia il grasso di balena putrefatto può generare solo psicopatici. Insomma, guarda noi
Si indicò il corpo con una mano attirandomi al suo fianco e baciandomi la testa.
Ce la faremo. Siamo io e te ricordi?
Scimmiottò la mia voce prendendomi in giro.
Non avevo ancora conosciuto Duna in quel momento..
Lo osservai sorridendo e mi scostai i lunghi capelli dal viso. Il vento soffiava leggermente facendomeli finire negli occhi e incollandomeli al rossetto color vino.
Siamo fottuti sorellina. Questa volta per davvero
3
Lunedì
Troppo casta!
Urlò mio fratello costringendomi a risalire le scale quando vide il vestito lungo e nero che avevo indossato.
Troppo, troppo..TROPPO!
Sbraitò costringendomi a togliere il vestito rosso e corto che spesso avevo indossato in Spagna.
È il tuo primo giorno di scuola. Impegnati, la prima impressione resterà scolpita in ogni mente e non potrai cambiare nulla. Ne va del tuo futuro!
Trovo a dir poco vomitevole il fatto che tu possa presentarti con la stessa maglia a righe di ieri perché sei uomo mentre io devo restaurarmi come una statua di Michelangelo per poter piacere alla gente. È solo un involucro, nulla di più..
Risposi di rimando da dietro la porta mentre ero intenta a passarmi il rossetto sulle labbra.
Non amavo truccarmi troppo forte. Scurivo semplicemente le ciglia che facevano sembrare i miei occhi già grandi ancora più luminosi e mettevo spesso il rossetto però per cercare di apparire meno pallida.
Uscii dal bagno indossando dei jeans a sigaretta e una semplice maglia bianca.
Casual. Brava la mia ragazza, così si che si ragione
Mi tirò una pacca sul sedere uscendo dopo di me.
Un bell'involucro, piccola
La scuola era poco lontana da casa. Potevamo arrivarci tranquillamente in dieci minuti di camminata ma avevamo optato per il bus così da essere sicuri di non perderci. La struttura era grande, conteneva quasi mille ragazzi che frequentavano i corsi universitari.
Un grande parco si estendeva all'entrata accogliendo diversi ragazzi che seduti per terra sfidavano la sorte e la cistite.
Non sentono freddo Ina, sono dei mammut!
Eyvar si avvicinò a me studiando i ragazzi intorno a noi con aria inorridita e facendomi ridere di gusto.
Bene sorellina. Vai a condurre la tua vita. Ci vediamo questa sera a casa.
Mi mise due mani sulle spalle dandomi un bacio in fronte e spingendomi dalla parte opposta di dove andava lui.
Entrai nell'edificio guardandomi intorno spaesata.
I pavimenti e le pareti erano di un bianco fin troppo luminoso e mi facevano socchiudere gli occhi.
Bisogno di una mano?
Un ragazzo si avvicinò sorridendo e mi porse la mano che strinsi presentandomi.
Sono Ina. Sono nuova e onestamente non ho idea di dove andare
Sorrise osservandosi i piedi e un ciuffo color miele gli cadde davanti agli occhi. Notai che avevamo i capelli dello stesso colore e ciò mi fece sentire un po'più a mio agio.
Sono Gils, il ragazzo di Duna. So chi sei tu, me ne ha parlato. Seguimi
mi fece segno di andargli dietro e dopo aver superato alcune scale arrivammo in quella che doveva essere la mensa scolastica.
Ina ce l'hai fatta!
Duna si alzò in piedi correndomi incontro e abbracciandomi forte.
Mi baciò entrambe le guance afferrandomi per il polso e trascinandomi in mezzo a tutta quella gente che teneva gli occhi puntati su di me.
Amore, vai via. Dobbiamo parlare di cose da donne
disse a Gils baciandolo