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Interviste con l’Arte
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Interviste con l’Arte

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Quella che leggerete in queste pagine è una vera e propria "Intervista con l'Arte", intesa come intervista a chi l'Arte la crea. Sono Donne e Uomini di Talento e di Grande Creatività, che hanno passione, che hanno lavorato e sudato tantissimo per acquisire la tecnica migliore per esprimere il loro talento; che hanno acquisito, ognuno di loro, un modo peculiare e personale per esprimersi artisticamente e tirare fuori dall'anima quella parte di sé che manifestandosi al pubblico, allo spettatore, all’osservatore, regale emozioni forti ed intense, dona pathos e tremori cutanei, accelera i battiti cardiaci e acqueta lo spirito e l'anima perché, dopo il primo disorientante impatto, sono costretti ad immergersi in una dimensione magica: l'Arte!
Lo scrivo sempre e dappertutto, il mio modo di concepire l'Arte è particolare e si ispira moltissimo al pensiero di Oscar Wilde (Dublino 1854-Parigi 1900): «L'arte non sta nelle cose, negli oggetti. L'arte non sta nell'Artista di Talento che possiede il dono della creatività. L'Arte si materializza metafisicamente ed emozionalmente nell'incontro tra l'"Oggetto-Artistico" e l’"Uomo che lo osserva” con i suoi peculiari strumenti intellettivi, emozionali e passionali"». Non è chiaramente ed ovviamente una “citazione”, una traduzione letterale del pensiero di Oscar Wilde quello che ho appena scritto e virgolettato! È il mio concetto di Arte fortemente ispirato all'idea di Arte di O.W., e virgolettato per dare merito ad uno degli Artisti più Geniali, più Grandi, più Brillanti, più Creativi, più Destrutturanti del concetto di come comprendere e di come creare Arte, della Storia dell'Uomo di tutti i tempi.
Quello che ho fatto io con questa "TRILOGIA" di volumi, è dare voce a sessanta Artisti, per lo più giovani, ma anche meno giovani, ma tutti contemporanei; Donne e Uomini, di quasi tutte le discipline artistiche più alla moda ed in voga oggi, che ho invitato a "confessarmi" via à vis, in una intensa e piacevolissima conversazione a due, appassionata e coinvolgente, perché pensano di essere degli Artisti, qual è stato il loro percorso umano e professionale per diventare degli Artisti Veri, cos'è l'Arte per loro.
E allora, chi leggerà questo "TRILOGIA" e chi al contempo ama ed è appassionato d'Arte, avrà la possibilità di posizionarsi in punti di vista diversi e spesso distanti tra loro, ma tutti quanti complementari, con il “telescopio” puntato verso un unico obiettivo che rende l'oggetto osservato prismatico, multiforme, metamorfico, quindi reale e vero.
Questo obiettivo, che inevitabilmente viene centrato e "de-finito-multiformemente", è l'Arte che abbiamo bisogno di comprendere oggi, nel XXI Secolo!
LanguageItaliano
Release dateApr 6, 2017
ISBN9788826047102
Interviste con l’Arte

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    Interviste con l’Arte - Andrea Giostra

    ARTISTI?

    PREMESSA

    Quella che leggerete in queste pagine è una vera e propria " Intervista con l'Arte ", intesa come intervista a chi l'Arte la crea. Sono Donne e Uomini di Talento e di Grande Creatività, che hanno passione, che hanno lavorato e sudato tantissimo per acquisire la tecnica migliore per esprimere il loro talento; che hanno acquisito, ognuno di loro, un modo peculiare e personale per esprimersi artisticamente e tirare fuori dall'anima quella parte di sé che manifestandosi al pubblico, allo spettatore, all’osservatore, regale emozioni forti ed intense, dona pathos e tremori cutanei, accelera i battiti cardiaci e acqueta lo spirito e l'anima perché, dopo il primo disorientante impatto, sono costretti ad immergersi in una dimensione magica: l'Arte!

    Lo scrivo sempre e dappertutto, il mio modo di concepire l'Arte è particolare e si ispira moltissimo al pensiero di Oscar Wilde (Dublino 1854-Parigi 1900): « L'arte non sta nelle cose, negli oggetti. L'arte non sta nell'Artista di Talento che possiede il dono della creatività. L'Arte si materializza metafisicamente ed emozionalmente nell'incontro tra l'Oggetto-Artistico e l’Uomo che lo osserva con i suoi peculiari strumenti intellettivi, emozionali e passionali"». Non è chiaramente ed ovviamente una citazione, una traduzione letterale del pensiero di Oscar Wilde quello che ho appena scritto e virgolettato! È il mio concetto di Arte fortemente ispirato all'idea di Arte di O.W., e virgolettato per dare merito ad uno degli Artisti più Geniali, più Grandi, più Brillanti, più Creativi, più Destrutturanti del concetto di come comprendere e di come creare Arte, della Storia dell'Uomo di tutti i tempi.

    Quello che ho fatto io con questa TRILOGIA di volumi, è dare voce a sessanta Artisti, per lo più giovani, ma anche meno giovani, ma tutti contemporanei; Donne e Uomini, di quasi tutte le discipline artistiche più alla moda ed in voga oggi, che ho invitato a " confessarmi" via à vis, in una intensa e piacevolissima conversazione a due, appassionata e coinvolgente, perché pensano di essere degli Artisti, qual è stato il loro percorso umano e professionale per diventare degli Artisti Veri, cos'è l'Arte per loro.

    E allora, chi leggerà questo TRILOGIA e chi al contempo ama ed è appassionato d'Arte, avrà la possibilità di posizionarsi in punti di vista diversi e spesso distanti tra loro, ma tutti quanti complementari, con il telescopio puntato verso un unico obiettivo che rende l'oggetto osservato prismatico, multiforme, metamorfico, quindi reale e vero.

    Questo obiettivo, che inevitabilmente viene centrato e de-finito-multiformemente, è l'Arte che abbiamo bisogno di comprendere oggi, nel XXI Secolo!

    L'Arte è sempre stata la mia passione, fin da bambino. Come lo era per Sigmund Freud che vedeva nell'Arte la massima espressione vitale dell'essere umano e la migliore manifestazione del profondo dell'anima dell'artista, dell’uomo, della donna. Io ho sempre letto moltissimo e ho sempre scritto, fin da bambino, perché la scrittura è un modo per fissare il tempo ed ha un'azione catartica e di induzione alla riflessione che nessun'altra azione umana possiede. Osservare, ascoltare, leggere, immergersi e lasciarsi trascinare da un'Opera d'Arte, è la sensazione più straordinaria che si possa provare in questo mondo, l'emozione più vivida che si possa sperimentare per farci sentire vivi per davvero. L'approccio che ho con l'Arte è quello di lasciarmi trascinare dalle emozioni che scaturiscono dal mio incontro con l'Opera d'Arte: lo faccio con ingenuità percettiva, non condizionata e non inquinata da sovrastrutture e preconcetti che fanno parte della mia cultura e della mia esperienza di vita, che non siano ovviamente quelle della mia personale evoluzione di Uomo che ha sperimentato gioie e dolori, piaceri e dispiaceri, sofferenze e spruzzi di felicità, e che oggi mi fanno essere quello che sono proprio perché ho vissuto le mie esperienze di vita con intensità e fortissimo coinvolgimento emotivo. Quello che a me interessa, quando incontro un'Opera d'Arte, sono solo le emozioni che provo. Quando poi ne parlo o cerco di scriverle, sono i messaggi che mi sono arrivati, le emozioni che ho vissuto e subìto, il pathos che mi è stato trasmesso durante quell'incontro, breve o lungo che sia stato, che cerco di raccontare a me stesso e a chi mi leggerà. La Vera Arte non ha età, non è un bene di consumo soggetto a obsolescenza programmata, come direbbe Serge Latouche. La Vera Arte è senza tempo, dura in eterno, non ha età. Chi potrebbe mai dire ascoltando un brano dei The Beatles che quella è musica superata? Chi potrebbe mai dire guardando un quadro di Vincent van Gogh che quello è un dipinto antiquato? Chi potrebbe mai dire guardando La Pietà di Michelangelo Buonarroti che quella è una scultura anacronistica? La Vera Arte deve essere svestita dell’elemento tempo e della componente commerciale usa-e-getta che gli hanno appiccicato addosso i grandi produttori, le potenti lobby dei distributori internazionali, i commercianti d'arte, e talvolta anche alcuni autori che puntano più al business che alla qualità del prodotto artistico. Il concetto commerciale di consumismo non appartiene e non può avere nulla a che fare con l’Opera d’Arte. Quando io incontro un'Opera d'Arte, il mio sguardo non è certamente quello dell’esperto-critico-professionista che, dando per scontato che sia un grande conoscitore d'Arte, ed avendo visto migliaia e migliaia di Opere, ha inesorabilmente perduto la spontaneità e l'innocenza osservativa ed emozionale dello spettatore comune che legge un romanzo, che va al museo, ad una mostra, al cinema, al teatro, ad un concerto di musica, o dovunque c'è Arte Vera, con il solo intimo obiettivo di provare delle emozioni e distrarsi dalla sua quotidianità e dalle sue preoccupazioni. Il critico-professionista-esperto, con le sue complesse ed erudite sovrastrutture conoscitive, ha perduto la componente più spontanea che un uomo, una donna, un osservatore/spettatore, deve possedere: l'innocenza dello sguardo e la libertà di lasciarsi trascinare dalle emozioni che si sprigionano dall'incontro con un’Opera d’Arte e che ti colpiscono dritto al cuore e ti fanno vibrare le membra. L’Arte è qualcosa che sta tra l’oggetto e la persona. Non si trova né nell’oggetto, né nella persona: ma si materializza emozionalmente nel loro reciproco incontro. Da questo punto di vista, i cosiddetti critici-professionisti, sono imprigionati in griglie di lettura che li costringono ad una amorfa parcellizzazione e settorializzazione dell'Opera d'Arte e, pertanto, non sono più in grado di vedere la componente emozionale olistica e al contempo gestaltica dell'Opera.

    Questo per dire che ognuno di noi esseri umani, che amiamo l'Arte, che viviamo per provare emozioni intense e devastanti, dispone degli strumenti necessari per capire se un Opera è bella oppure no; è in grado di sentire se in noi scatena emozioni oppure no; se ci ipnotizza intellettualmente oppure no. E gli strumenti di cui disponiamo sono la nostra mente e la nostra anima: quell'Opera d’Arte ci ha regalato delle emozioni forti e vivide? Se la risposta è sì, allora è Vera Arte. Se la risposta è no, allora non è Arte. È un’altra cosa.

    ANDREA GIOSTRA.

    COS’E’ L’ARTE?

    Una delle domande ricorrenti che ho fatto a quasi tutti gli artisti, è stata quella di invitarli ad immaginare un incontro con due bambini di dieci anni che in modo sfacciato e diretto, ma al contempo ingenuo e spontaneo, ponevano loro questa domanda: « Mi spieghi cos’è l’Arte? ». Ovvvero, ho estrapolato da altre domande, quello che per l'artista intervistato è il concetto di Arte.

    Le risposte sono state tutte interessanti, ma tutte diverse. La varietà dell’accezione del concetto di Arte che ne è uscito fuori è poliedrica ed intrigante, proprio perché frutto dell’elaborazione esperienziale di artisti con vissuti culturali e professionali differenti.

    Con questo capitolo non voglio commentare le risposte che hanno dato gli artisti, né tantomeno cercare di dare un’interpretazione dei concetti d'Arte che ho ricevuto.

    Quello che faccio è semplicemente riportare una per una la definizione data di Arte di queste prime venti interviste, che fanno parte del Primo Volume della mia Trilogia, lasciando al lettore la libertà di eventuali riflessioni e interpretazioni.

    Ecco le risposte alla domanda posta da due bambini di dieci anni " Cos’è l’Arte? ":

    Paola Lucrezia Anzelmo. Modella e Attrice.

    «… ho alle spalle 12 anni di studio duro, intenso, basato sulla pura disciplina artistica del movimento del corpo e della posa, di sacrificio che è proprio e al contempo naturale per chi studia danza classica ad un certo livello. Quell'aspetto elegante e sinuoso che tu rilevi ed ammiri nella mia persona è frutto di questo lavoro, dello studio della danza classica che sicuramente ti trasmette una modalità espressiva dell’Arte che ha alla base la disciplina, il movimento elegante, lo charme, la classe cristallina. Poi credo di possedere un talento per questo lavoro e tutto ciò, credo, sia una mia componente innata.»

    Vincenzo Bocciarelli, Attore e Artista poliedrico .

    « Sono sempre un po' alla ricerca nel mio percorso di attore, di artista. Sono alla ricerca di cercare di scoprire, di approfondire quelli che sono gli aspetti dell'Arte, della Recitazione. L'Arte intesa in tutte le sue sfaccettature, l'Arte a 360°. Poi penso che l'Arte è conoscenza di vita. Attraverso l'Arte si ha la possibilità di approfondire quelli che sono i tanti quesiti della nostra esistenza. E quindi, mi considero un po' ricercatore per questi motivi. Attraverso l'interpretazione dei miei personaggi, quelli che ho interpretato o che interpreto, ho la possibilità di avvicinarmi a quella linea di confine con l'invisibile, che a mio avviso è molto più visibile e concreta di qualunque altra cosa possa esistere intorno a noi. Attraverso l'arte della mimèsi, l'arte della trasformazione, dell'entrare in un'altra dimensione, si possono percepire queste bellissime emozioni.»

    Silvia Bottini. Attrice di Teatro e di Cinema.

    (poesia di Silvio Raffo dedicata a Silvia Bottini)

    « non la realtà, l’arte è la sola

    mia vocazione. Io sono l’attore

    della mia vita e per rappresentarla

    nelle maschere il volto mi dipingo.

    La finzione, del vero in parte amica,

    di sé mi nutre e appaga, mentre

    vivere è un’illusione che affatica.»

    Francesca Casula. Modella e Attrice.

    « In fondo un'artista deve essere in grado di cambiare e di evolvere sempre, non si dice forse che chi si ferma è perduto!»

    Mukti Echwantono. Fotografo.

    «La bellezza della fotografia non è necessariamente legata alla foto che deve essere necessariamente luminosa e pulita. L'arte della fotografia è un modo di fare cultura che dobbiamo imparare ad acquisire rispetto al senso della fotografia, al suo significato; una foto che non deve essere legata solo alla bellezza di chi la guarda, alla bellezza per i nostri occhi. L’arte della fotografia deve essere in grado di colpire al cuore, e generare la tristezza e l'oscurità nell'osservatore. Una foto artistica deve essere in grado di dare forti emozioni che sono le stesse emozioni che fanno parte della vita quotidiana di un uomo o una donna di tutti i giorni.»

    Catena Fiorello. Scrittrice e Autrice.

    «Sì, la mia vera grande passione, forse la mia vera passione, è viaggiare. Ecco, questa sono io. E leggere! Ma viaggiare e leggere sono due necessità che si compenetrano. Se c'è l'una c'è anche l'altra. Perché chi viaggia è di fondo già una persona curiosa, e chi è curioso legge. E quando legge, capita che qualche volta abbia anche la voglia di scrivere quella che può diventare un’Opera d’Arte.»

    Maestro Platimiro Fiorenza. Maestro Corallaio.

    «L’arte è la più bella favola del mondo, attorno all’arte girano tante di quelle fantasie che s’incontrano con il fantastico mondo dei bambini, il riuscire a colpire il loro immaginario e fare entrare i bimbi in quel mondo, non è facile ma nemmeno difficile, bisogna avere solo un po’ di giovinezza d’animo ed empatia. Il loro mondo penso che sia una cosa bellissima, ho avuto esperienza con mio padre, mi ha fatto entrare nel grande mondo presepistico, raccontandomi dei personaggi attraverso favole, magari al momento inventate, questi mi ha fatto fantasticare e entrare nel mondo dell’arte. Un mondo che faceva parte di me come tutti i bambini, ed è così che trasmetto ai bambini che vengono a visitare la mia bottega per la mia arte, partendo proprio dai personaggi che animano i presepi che realizzo.»

    Jun Ichikawa. Attrice, Ballerina, Doppiatrice.

    «L'arte è come un quadro. Da lontano ne vedi le forme di ciò che vuole rappresentare, i contorni, i colori, insomma la suggestione. Più ti avvicini e più ti accorgi della sua complessità, di quante ore il pittore avrà passato davanti alla tela.

    Così è l'arte della recitazione, della danza, della scultura o della musica.

    Da lontano sembra tutto vero come le parole recitate da un attore, leggiadro come il volteggiare di un ballerino, semplice come quando vedi una scultura di marmo levigato e sinuoso nelle forme. Poi quando lo studi in profondità ti rendi conto di quanto esercizio e pratica servano per raggiungere la perfezione. Forse perché la perfezione non esiste, in quanto ognuno è speciale e l'arte di ognuno sarà unica e inconfondibile. - Credo che la più grande differenza tra l'arte orientale giapponese e l'arte occidentale europea sia il fatto che mentre nell'arte occidentale il protagonista dell'opera è sempre in evidenza, come l'inchiostro nero disegna i contorni della figura in primo piano su un foglio bianco, nell'arte orientale, il vero protagonista non è la persona in sé, ma ciò che lega le persone, ovvero un qualcosa che non è visibile ad occhio nudo e non è palpabile, come il silenzio o la tensione che lega due personaggi su un palco a Teatro, come se fosse in un dipinto calligrafico, ma non dove c'è l'inchiostro nero bensì dove c'è lo spazio bianco.»

    Lady Lu Ye. Soprano, Attrice.

    «Tutte le cose belle sono Arte!»

    Selene Lungarella. Cantautrice, Musicista.

    «Cerco di trarre ispirazione da ciò che mi circonda. Le cose con le quali vengo in contatto. Non ho modelli umani a cui potermi ispirare, ma ogni cosa potrebbe essere utile alla ricerca e alla creazione di una mia opera.»

    Anna Marcello, Attrice.

    « Posso sintetizzare con una frase meravigliosa che adoro, di Mark Twain:

    BALLA come se nessuno ti stesse guardando,

    CANTA come se nessuno ti stesse ascoltando,

    AMA come se non ti fossi mai ferita

    e VIVI come se il paradiso fosse sulla terra. »

    Miza Mayi, Cantante, Musicista, Danzatrice.

    «Voglio concludere con una frase che può essere utile a tutti i lettori e agli artisti in genere: Lasciate solo fiori lungo il vostro cammino, non terra bruciata. È il mio modo per ricordare che qualsiasi cosa abbiamo deciso di fare nella vita sia giusto lasciare sempre un segno positivo del nostro passaggio.»

    Barbara Mazzoni, Attrice di Teatro.

    «Il senso dell'arte, secondo me, è proprio quello di stimolare ed arricchire lo spirito umano, dare a tutti la possibilità di conoscersi, di incontrarsi, di dialogare tra noi. È il dialogo di un’anima ad altre anime, con altre anime, è proprio liberare l'essere umano costretto in una società che alla fine impone e, spesso, opprime dall'esterno. Questo è anche il pensiero di un letterato e filosofo di vita, maestro spirituale, presidente di un’associazione buddista internazionale che si chiama Daisaku Ikeda.»

    Leone Rech Daldosso. Fotografo.

    «Direi loro semplicemente di mettersi davanti ad uno specchio e di vedere che loro stessi sono arte. Poi per un bambino è la cosa più semplice del mondo creare, non hanno quelle sovrastrutture che infettano la fantasia degli adulti. I bambini sono arte in tutto: Puri, belli, liberi, senza cattiveria. Peccato vengano rovinati dagli adulti, dai quali imparano prima di tutto a mentire.»

    Paola Lucrezia Anzelmo. Fotomodella e Attrice.

    Ho incontrato Paola Lucrezia Anzelmo in un caldo pomeriggio d'estate. Paola è una fotomodella di fama internazionale, ma anche un'attrice, donna bellissima e di innato fascino ed eleganza, con una gran classe artistica, una seduttività insuperabile ed una grazia innata. Abbiamo conversato di Arte, della sua carriera di fotomodella internazionale - soprattutto di gioielli - della sua passione per la recitazione, del suo passato di attrice, di danza, una delle sue grandissima passioni giovanili, e di Arte in tutte le sue forme espressive.

    Paola Lucrezia presta il suo volto e la sua immagine per prodotti legati al lusso e all'eleganza di alto profilo: gioielli di marche importanti che creano prodotti di indiscussa eleganza e seduttività.

    Ciao Paola e benvenuta!

    Ti ringrazio per essere qui con me. Tu sei innanzitutto una Foto-Modella di indiscutibile charme, fascino e classe, apprezzata e conosciuta nel mondo della moda di lusso e di alto lusso. Oggi iniziamo questa chiacchierata, ed io Ti chiedo di presentarti ai miei lettori, come Donna e come Artista.

    Cosa vuoi condividere di te adesso con chi leggerà questa intervista-chiacchierata?

    Ciao Andrea, innanzitutto ti ringrazio per avermi contattata: è stata una piacevole sorpresa anche perché poter fare un'intervista con te.

    Mi chiamo Paola Lucrezia e sono nata e cresciuta a Milano. Proprio a Milano ho cominciato a studiare danza classica. Ho praticamente obbligato mia madre ad inscrivermi ad una scuola di danza classica perché ero rimasta affascinata dall'eleganza e dalla leggerezza delle ballerine durante uno spettacolo di balletto che avevo visto da piccina al Teatro alla Scala di Milano. Insomma, fin da piccola sono sempre stata attratta da tutto ciò che è armonia, eleganza, bellezza. Ricordo anche che da bambina mi piaceva disegnare i volti delle principesse delle favole. Disegnavo bellissime principesse con i capelli lunghi e poi le appendevo in camera mia.

    I ricordi infantili sono sempre bellissimi da raccontare Paola, e sentirti raccontare queste belle emozioni che hai vissuto da bimba, mi piace moltissimo perché riporta anche me a quell'età di gioco e di spensieratezza.

    Ti ricordi, Paola, che età avevi quando hai scoperto la tua passione per la moda, per la fotografia e per l'arte che dell'eleganza e della classe ne hanno fatto un must?

    Andrea, a dire il vero non ricordo un'età esatta nella quale la mia passione per l'eleganza, l'alta modo, il lusso di classe si siano manifestate: è sempre stata una cosa, un'emozione direi, che avevo e sentivo forte dentro di me. Potrei dire da sempre, se devo dare una risposta!

    A otto anni dissi a mia mamma che da grande volevo diventare o attrice o fotomodella, perché nulla mi appassionava così tanto. Mia mamma sorrise pensando che erano solo sogni di una bimba: se me lo chiedessero ora darei la stessa identica risposta.

    In entrambi i lavori mi affascina la capacità di trasmettere emozioni tramite lo sguardo. E poi io sono una donna a cui piace imparare, perfezionarmi ogni volta di più. Mi affascina l'idea di poter sempre mettermi in gioco, alla prova per migliorarmi quotidianamente. Questo mio approccio a questa professione, mi dà tanta carica ed energia, ed entrambi questi lavori me ne danno l'opportunità. È bellissimo e molto stimolante per me tutto questo.

    È vero quello che dici Paola, è la passione il motore del modo, la forza di chi vuole costruire e crescere insieme alle persone con cui vive, con cui lavora, che ama. E tu, Paola, con quello che hai appena raccontato dimostri di possedere una grande passione per il tuo lavoro, ed è una grande fortuna che hai.

    Chi sono stati i tuoi Maestri d'Arte? Quali percorsi formativi hai frequentato per diventare una professionista di altissimo livello? Quali scuole di posa fotografica hai frequentato che ti hanno lasciato gli strumenti per essere quella che oggi apprezziamo tutti come un'artista della moda e dell'eleganza?

    Non ho frequentato alcuna scuola di posa fotografica per diventare una fotomodella, ma ho alle spalle 12 anni di studio duro, intenso, basato sulla pura disciplina artistica del movimento del corpo e della posa, di sacrificio che è proprio e al contempo naturale per chi studia danza classica ad un certo livello. Quell'aspetto elegante e sinuoso che tu rilevi ed ammiri nella mia persona – colgo l'occasione, Andrea, per ringraziarti pubblicamente per gli apprezzamenti professionali e per i gentilissimi complimenti che mi hai fatto prima di iniziare questa intervista! - è frutto di questo lavoro, dello studio della danza classica che sicuramente ti trasmette una modalità espressiva che ha alla base la disciplina, il movimento elegante, lo charme, la classe cristallina. Poi credo di possedere un talento per questo lavoro e tutto ciò, credo, sia una mia componente innata.

    Class is not water , dicono gli americani! E nel tuo caso è verissimo. E credo che hai ragione quando dici che la danza classica è riuscita a trasmetterti tutti questi strumenti, che sono a mio avviso anche delle qualità che possedevi come talento, ma che certamente hai migliorato ed affinato facendoli diventare gli strumenti principali della tua espressione artistica!

    Il mondo della moda, sai bene Paola, è molto ambito soprattutto da tutte le ragazze del mondo. Cosa ti senti di consigliare loro? Cosa diresti di questo mondo se volessi metterle in guardia da qualcosa? E da cosa principalmente?

    Il primo consiglio è quello di essere sempre naturali: nella fotografia come in televisione viene fuori ciò che si ha dentro, la nostra personalità. Sono soprattutto gli occhi e lo sguardo che comunicano, quindi è essenziale avere uno sguardo comunicativo ed intrigante.

    Un altro consiglio è quello di fidarsi del parere degli addetti ai lavori: non basta venire bene nei selfie per tentare un percorso da attrice o da fotomodella. È un mondo molto competitivo e molto selettivo, e non basta frequentare una buona scuola o essere una bella ragazza fotogenica.

    A mio avviso quest'arte non è qualcosa che si impara. È qualcosa che bisogna possedere come talento e che poi viene perfezionata ed affinata con lo studio, con l'esperienza, e con tutte le belle opportunità di incontrare le persone giuste che questa professione può darti.

    Poi sfaterei il mito dell'estero dove tutto è più facile e si riesce prima a fare carriera se sei brava. Alcuni pensano che la realtà lavorativa all'estero sia, per certi aspetti, più facile che in Italia. A mio parere, e secondo la mia esperienza, non è così. Per riuscire a ricavarsi uno spazio all'estero noi italiani dobbiamo dimostrare di valere molto di più di una ragazza, di una donna del posto, di quel Paese. All'estero non sono cosi pronti ad accoglierci. A parità di talento, preferiscono far lavorare una connazionale. Proprio il contrario di quello che avviene in Italia! (Paola sorride!) ... ma questa è un'altra storia!

    L'ultima cosa che hai detto, Paola, è verissima. All'estero devi dimostrare il tuo valore artistico e professionale per ricavarti uno spazio ed avere successo nella tua professione: se vali vai avanti; se non vali, puoi tornartene a casa.

    Ma adesso passiamo ad altro, Paola. Tu quando hai iniziato da giovanissima, quali difficoltà hai trovato che hai dovuto affrontare e superare con tutte le tue forze? Cosa avresti evitato volentieri che ti fosse accaduto quando eri ancora una giovane promessa del mondo della moda e dell'eleganza internazionale? Cosa vuoi raccontare di questo ai nostri lettori?

    Avrei evitato di dare troppo credito alle false amiche. Mi spiego meglio. All'inizio del mio percorso artistico, come attrice e fotomodella, ho incontrato persone molto false e ipocrite. La falsità e l'ipocrisia stavano in questo: da una parte si complimentavano con me per ciò che stavo piano piano costruendo. Mi facevano continuamente un sacco di complimenti. Ma poi, in un modo molto molto subdolo e sottile, cercavano di ostacolarmi, addirittura inventandosi delle cose non vere. Queste esperienze mi hanno creato molto dolore e molta delusione. Ma oggi sono una donna più forte, sicura delle mie qualità professionali ed artistiche, e forse tutto questo è frutto anche di queste esperienza passate che sono state negative, che ho fatto da giovane artista! Oggi sono sicura di me stessa, e queste cose non mi accadono più.

    Se potessi tornare indietro, eviterei di dare confidenza a questo genere di persone. Ma occorre l'esperienza per riconoscerle per quello che sono per davvero, intimamente, nella loro realtà umana più profonda. Sanno ben camuffarsi e nascondersi dietro atteggiamenti e modalità di relazionarsi che se non hai esperienza puoi difficilmente riconoscerle, e quindi evitarle. Oggi questa esperienza ce l'ho e l'ho sperimentata sulla mia pelle. Io sono una persona molto semplice e lineare, forse allora, da giovanissima, ero anche un po' ingenua.

    Paola, a proposito di quello che mi hai appena raccontato, cade a fagiolo una delle domande che io faccio sempre! Forse non sai che sin dalla mia adolescenza sono un appassionato di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Praticamente ho letto tutte le sue opere più di una volta. In uno dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, " Memorie dal sottosuolo", pubblicato nel 1864, Dostoevskij parla tra le righe della " Teoria dell'Umiliazione" . Negli anni '90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che sostanzialmente si può sintetizzare in queste parole: " sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi! " Tu, Paola, nella tua carriera artistica, quali umiliazioni professionali hai subìto che ti hanno lasciato il segno ma che al contempo ti hanno dato la forza di andare avanti per la tua strada e diventare quella che sei oggi, un'artista affermata e di successo?

    Non sapevo di questa tua passione per i romanzi, Andrea. Ti conosco come critico cinematografico e non ti ho mai nascosto che le tue recensione ai film mi piacciono moltissimo. Lo sai, Andrea, che grazie ad alcune tue recensioni ho deciso di guardare dei film che altrimenti non avrei mai visto? (sorride!) .... tornando alla tua domanda.

    Allora, nei miei primi lavori all'estero come fotomodella avevo delle grandissime difficoltà con la lingua ed alcuni fotografi mi prendevano in giro per la mia pronuncia e si divertivano a sottolineare alcuni errori linguistici che facevo. All'inizio mi sono sentita umiliata e mi sono chiusa in me stessa. Poi ho capito come fare: ho aguzzato l'ingegno, ho imparato 30 frasi con una pronuncia perfetta, e ripeto sempre quelle. Non accade più che mi prendano in giro per la pronuncia!

    Il problema si pone quando vogliono fare small talking (piccole chiacchierate) (Paola sorride) ... ma oggi riesco a cavarmela sempre bene! Diciamo solo che il mio modo di parlare non perfetto risulta molto buffo e divertente per gli stranieri.

    Hai trovato una bellissima via di fuga: sei stata bravissima Paola!

    Sai benissimo Paola, perché tra le tantissime qualità che possiedi, sei anche una donna molto intelligente e molto perspicace, che il mondo della cinematografia e molto duro ed insidioso, e mai nessuno ti prenderebbe sul serio se non hai frequentato una scuola di recitazione di fama internazionale. Tu cosa hai fatto per formarti nella professione della recitazione e della cinematografia in generale? Quali scuole hai frequento e perché proprio queste?

    Per formarmi come attrice ho frequentato la Scuola

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