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Prima della luna
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Ebook175 pages50 minutes

Prima della luna

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Ti amo come l'incontro potente delle correnti, scontri di maree in eclissi , baci violenti. Cerco le labbra tue sulle mie come spezie nell'aria. Ti voglio. Ti voglio adesso, Ti voglio nel consumarsi dell'infinito. Eppure rimango fermo. Statua di marmo davanti alle lacrime. Santuario desolato senza significato. Piangi mentre sembro irraggiungibile, statua di parole vestita, male condivisibile. Eppure sono qui sotto la pioggia di tutti i tuoi bisogni, brucio l'aria con i sogni. Ti vergogni, lo sai che non puoi tenermi, hai paura che io varchi il confine al quale sono prossimo. Son stella fuori dall'orbita, l'ultimo bacio sporco, la vita come orchidea che spunta dal suo sterco. Lasciami andare lungo l'odissea della mia fine nel buio che mi è compagno. Apri la mano, libera la polvere al suo disegno.
LanguageItaliano
PublisherAntropoetico
Release dateJan 28, 2014
ISBN9788868855536
Prima della luna

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    Prima della luna - Antropoetico

    amerò

    La vita vince

    Fiori nascono sugli errori,

    l'acqua li spinge al germoglio, il sole sorge ancora. Vengono in superficie, escono fuori.

    Nulla è così grave da fermare lo sbocciar di rosa. Non hai sbagliato, nemmeno il giorno della sposa.

    Fiori in mezzo alle mani di nuovi amori, margherite spogliate in giorni su montagne assopite seguono l'arrivo del colchico.

    La vita vince.

    Prima della luna

    Passa nel buio l'ago per la cruna, prima della luna.

    Filo condotto al pertugio lega l'anima con il cuore.

    Corre la lupa verso la tana, senza guardare indietro odori fuoriescono dal rifugio.

    Prima della luna, giocano le lucciole dentro la notte, l'aria viene mossa dalla falena, giunge l'ora dell'amore.

    Acquavite

    Nell'incrocio di vite, attraversando l'alambicco, trovi il succo.

    Lo scarto diventando prezioso, impone il gioco e il trucco.

    L'amore come tessuto ozioso, lo sbaglio cucito nel vestito.

    Nell'incrocio di vite, spremi la tua acquavite.

    Sporca

    Mi sento sporca,

    sporca, ogni volta che sento un sasso battere alla finestra.

    Il mio delicato esser bambina lo sento piena d’immondizia, è rimasto nella mente il corpo violato.

    Un gioco per te e loro che ha lasciato ferite nella psiche, godevi mentre fuggivo con la mente.

    Non posso toglierla questa macchia che ritorna, alimenta la mia vergogna, sporca senza colpa,

    un grasso dentro il cuore e l'anima, che non posso cancellare in un bugia.

    Zanzare

    Nel silenzio, vola la bellezza di un gatto, mirabolante questo ritratto.

    Nel crepuscolo, si libra l'insetto minuscolo, fantastico nello spazio.

    Nelle tue mani si muovono le mie, zanzare vestite di strisce di cuore, pungono per sentire il dolce sangue.

    Nell'abbraccio che mi dai vivono il bene e il male, quello che langue, ti ho voluto bene e ho vissuto i guai.

    Libellule i ricordi, volano nel mio cielo, ancora un'estate, il sole, la vita sotto il bianco telo.

    Piacere di lingua

    Lobotomia lungo il crinale, nell'abuso del bisturi sulla pastella, anatomia di un soffritto, si compie appieno il delitto.

    S'infila la forchetta nel tenero sgonfiarsi, portando zucchine indorate, delizia del fritto dentro foreste di papille.

    Sapore che invade e si fonde con la saliva in attesa del rosso arrivo alcolico.

    Frizzante fremito fresco a sodomizzare il bollente oleoso.

    Piacer di lingua, il mangiare diventa poesia grassa nel passar di sostanze tra stomaco e intestino.

    E' scritto, è destino.

    Capirai

    Quando il tempo avrà superato le mie ore,

    migliaia d'anni sepolto tra carte e polvere, tu mi troverai.

    Le parole, figlie di un concetto, la mia prole, ti toccheranno nel profondo e mi cercherai.

    Forse mi amerai nel virtuale volo a planare.

    Quando sarà il momento, capirai.

    Mandarino

    Buio nella notte, c'è pace rarefatta sul cuscino, l'occhio si stropiccia e fa capolino.

    Il sonno se ne è già andato molto prima dell'arrivo del mattino e allora scendo in cucina alla ricerca d'un altro mandarino. Gusto questa calma e lo spicchio mentre accendo il PC.

    Mi cerco nelle parole scritte, prima dell'alba.

    Vestito nudo

    Mi sono vestito di carne per poter spogliare l'anima lasciandomi andare tra le tue braccia.

    Dimmelo

    Dimmi cosa vedi?

    Dimmelo. Che uomo sono ora.

    Vedo gli occhi, i tuoi, intensi e perdenti, ma voglio la voce di tanti anni.

    Parlami, cosa vedi adesso che sono in un'altra vita? Il tuo silenzio fa male, di più mentre te ne vai, scendendo le scale.

    Se non me lo dici tu, non so chi sono. Dimmelo.

    Lasciale andare

    Parole dentro la nicchia in cui le hai rinchiuse, bussano forte al coperchio, vogliono uscire con le ali schiuse.

    Senza voce in gola, ma con un nodo, rimangono imprigionate, attaccate, sulla pelle, come un marchio.

    Non potranno rimanere prigioniere per sempre legate ad un dolore, usciranno in qualche modo.

    Le sentirai, nel silenzio degli altri, annodate al chiodo, lasciale andare con l'arrivo del sole di primavera, troveranno altre parole che ti ameranno.

    Uomo

    Sono maschio per nascita, uomo per apologia di definizione, dotato di un attrezzo muscolare, incastro perfetto nella presa. Sono uomo pienamente, non sono fiore accogliente, vivo nell'essenza dell'istinto, nudo e crudo, sono maschio per l'amore dentro un cuore in fibrillazione.

    Predatore senza motore, pensieroso planare, vedo il mio volo, chiudo le ali e mi getto nell'emozione.

    Unito

    Nella culla di un bimbo, muovendo

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