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La marmotta ribelle
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Ebook51 pages33 minutes

La marmotta ribelle

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La realizzazione del racconto è la conclusione di un progetto di scrittura creativa della classe 2°D, condotto dal prof. Andrea Camilletti. Narra le avventure di un gruppo di pigre marmotte restie ad abbandonare il loro bel Paese del Ginepro, nonostante siano minacciate da un imminente pericolo: tutte vogliono rimanere nel luogo dove sono nate. Una marmotta ribelle decide di intraprendere un lungo viaggio e, grazie a un’aquila, un camoscio e molti altri animali, scoprirà il terribile piano che gli uomini stanno realizzando per distruggere l’ambiente alpino valdostano. Riuscirà a convincere e a salvare le compagne dalle temibili macchine degli esseri umani?
LanguageItaliano
Release dateApr 15, 2017
ISBN9788826049243
La marmotta ribelle

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    La marmotta ribelle - Andrea Camilletti

    2016

    Capitolo primo

    di Joël Vai, Federico Latini, Davide Lotto

    La bella e accogliente montagna valdostana è la casa di moltissimi animali. Tra vallate incontaminate, boschi odorosi, prati fioriti le bestie vivevano in armonia con l’ambiente circostante. Incastonata tra le vette più alte d’Europa, in una vasta radura, vi abitava un gruppo di marmotte che erano convinte di essere nel posto migliore della montagna, nel posto migliore del mondo. Non che avessero molti termini di paragone, in effetti, perché nessuna di loro si era mai spinta dentro il folto bosco pieno di pericoli: volpi, lupi, orsi(forse), gufi. Siccome non avevano mai viaggiato, non potevano fare confronti tra la radura e il resto della montagna, ma a loro non importava. Per le marmotte quella radura, dove dei gustosi ma spessi fili d’erba crescevano sani grazie alla pioggia abbondante, era il posto migliore in cui vivere.

    Le marmotte erano degli abili architetti: costruivano tane molto profonde, intricate e pulite, in fondo alle quali preparavano comodi giacigli dove poter trascorrere i lunghi inverni.

    Quando le marmotte si svegliavano dal loro lungo letargo, accolte dal primo sole della primavera, con uno sforzo che sembrava loro immenso non avendo mosso un muscolo per diversi mesi, andavano subito alla ricerca di cibo nella radura.

    Certe marmotte, tra le più vecchie, chiamavano casa la loro buca nascosta sotto la grossa pianta di ginepro che le proteggeva dagli sguardi dei predatori. Passavano parecchio tempo dentro le buche, perché fuori c’erano sempre in agguato le pericolose aquile, gipeti e chissà quanti altri predatori pronti ad afferrarle. Le più giovani invece, giocherellone e imprudenti, passavano gran parte del loro tempo a inseguirsi e a osservare il paesaggio, incuriosite dagli animali sia piccoli sia grandi.

    Una marmotta più anziana restava di vedetta sempre attenta e pronta a fischiare quando vedeva anche il minimo pericolo, avvertendo le compagne che così potevano rifugiarsi nelle loro buche in un veloce fuggi fuggi generale.

    Le marmotte più anziane passavano intere ore a mangiare e ingrassare in vista del duro e freddo inverno. Quest’attività occupava loro quasi l’intera giornata. Si nutrivano specialmente di viole, dei gialli fiori del tarassaco, di genzianelle, ma il loro cibo preferito erano le dure e saporitissime radici di ginepro e mangiandole mantenevano affilati e sani i loro robustissimi denti.

    Fra loro si chiamavano semplicemente marmotta e questo creava grande confusione. Per esempio, se una voleva dire una cosa a un’altra, diceva semplicemente:

    - Marmotta vieni qui – fischiava una.

    Però così tutte giravano la testa quelle a destra la giravano a sinistra, quelle a sinistra la giravano a destra, quelle che erano davanti si voltavano indietro e quelle dietro si alzavano sulle piccole zampette.

    - È a me che vuoi raccontare qualcosa? – chiedevano tutte insieme.

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