Odisseo - La forza dell'Amore
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Book preview
Odisseo - La forza dell'Amore - Leonardo Marini
Leonardo Marini
Odisseo - La forza dell'Amore
Proprietà letteraria riservata
© 2017 by Leonardo Marini
© 2017 by Genesis Publishing, Rodi (GR)
ISBN Kindle: 978-618-5290-33-7
ISBN Epub: 978-618-5290-32-0
ISBN Pdf: 978-618-5290-34-4
www.thegenesispublishing.com
Revisione a cura di:
Fiorenza Cardamone ed Enrica Argiolas
In copertina:
COVER DESIGN: © Martina Cardamone
ISBN: 978-618-5290-32-0
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
Trama
Istruzioni per l’uso
Capitolo 1 Incontri inaspettati
Capitolo 2 Nuove Alleanze
Capitolo 3 Tempo di colloqui
Capitolo 4 La Profezia
Capitolo 5 L’Ultima Cena
Capitolo 6 La Regina di spine
Capitolo 7 Maschere di cera
Capitolo 8Porte storiche
Porte storiche
Capitolo 9 Libri generazionali
Capitolo 10 Ragni tessitori
Capitolo 11 L’Amore di un Padre
Capitolo 12 Civette salvavita
Capitolo 13 Apparenze
Capitolo 14 Sorprese inattese
Capitolo 15 L’Enigma della Sfinge
Capitolo 16 La desolazione
Capitolo 17 Patti con le Serpi
Capitolo 18 A tu per tu con il Destino
Capitolo 19 Attimi fatali
Capitolo 20 Addii ed arrivederci
Capitolo 21 Ai confini del Mondo
Trama
A tutti è stata narrata almeno una volta la storia di Odisseo, grande eroe Greco. Le sue gesta sono state simbolo di ingegno, d’intelligenza e di scaltrezza. Cantate da cantastorie, raccontate da narratori, sono giunte infine alle orecchie di Omero, il quale, secondo la tradizione, le ha riportate nero su bianco, facendo sì che l’eco di quelle avventure potesse arrivare fino ai giorni nostri. Ma siamo davvero sicuri che, quella che sappiamo, sia la vera storia di Odisseo? Possiamo affidarci completamente alle parole di Omero? E se la realtà fosse stata un’altra? Sapete cosa vi dico? È così. Odisseo era un diciassettenne scaltro e intelligente e, come tutti i giovani, sognava una vita ricca di gioie e successo. Egli, però, non aveva fatto i conti con il più crudele degli ostacoli: il Destino. Il labirinto di Cnosso ha scelto lui, e un combattente tale non può sottrarsi a una sfida del genere. Tra intrighi, profezie e rivelazioni, il prode Greco si ritroverà catapultato in una impresa ben più grande di lui.
A Paolo e Salvatore,
Due angeli sulle mie fragili spalle.
Istruzioni per l’uso
Caro lettore, innanzitutto benvenuto nel fantastico mondo di Odisseo: La forza dell'amore
, spero che la tua immersione nella vicenda narrata sia completa ed emozionante.
Prima di lasciarti alla piacevole lettura delle gesta del nostro Eroe greco, vorrei fornirti alcune delucidazioni in modo tale da farti cogliere appieno il significato del libro.
Di seguito, riporto alcune istruzione per l’uso
!
Scorrendo queste pagine colme d'inchiostro, tra una descrizione e l’altra, troverai frequentemente degli anacronismi facilmente attribuibili a errori di distrazione dell'autore, ma aspetta un momento prima di accusare e ascoltami.
I ragazzi presenti nella storia useranno un linguaggio moderno, privo di artifici linguistici o termini aulici più appropriati all'epoca. Fondamentalmente, anche se vissuti
più di tremila anni fa, son pur sempre giovani e perciò i loro dialoghi ti risulteranno familiari, o almeno questo è il mio intento!
Passiamo oltre? Bene, perché adesso arriviamo al discorso più intricato: i miti. Non voglio anticiparti nulla, ma all'interno della storia sarà evidente l’unione di due dei più famosi miti Greci: vuoi sapere perché mai Odisseo dovrebbe avventurarsi nel labirinto di Minosse creando l'ennesimo anacronismo temporale? Ebbene, abbiamo sempre sentito parlare dell'astuzia del Greco, della sua intelligenza e del suo coraggio, perciò ho pensato di fornire al prode Eroe un ostacolo molto difficile da sormontare, forse più della sua Odissea e della guerra di Troia.
Vuoi scoprire se riuscirà nell'ennesima impresa?
Gira pagina e inizia l'avventura!
Capitolo 1
Incontri inaspettati
Appena diciassette anni e già condannato ad una fine certa; non è sicuramente la prima cosa che si augurerebbe un adolescente, eppure è il triste destino che Tiche mi ha preservato. Il mio nome è Odisseo, figlio di Laerte il quale fu a sua volta figlio di Autolico. Nome maledetto, ahimè, datomi da mio nonno: odiato dai nemici
, questo è il suo significato. Chissà se tra questi rientri anche la fortuna, Dea bendata, ma con l'occhio lungo quando ci sono io in ballo, a quanto pare. Estratto per il labirinto di Cnosso: tra tutti gli ateniesi hanno scelto me. Questo però passa in secondo piano se solo penso al fatto che anche lei abbia scelto me.
Penelope: questo è il suo nome. Figlia di Icario e promessa sposa a un aristocratico, Adonis sembra si chiami. Fin da quando ero un infante bramavo il suo amore, ma con l'arrivo della maturità cambiò tutto: ciò che prima era una candida fantasia divenne pura realtà. Fu ricambiato ogni sguardo, ogni saluto, fino a quando i convenevoli non furono più abbastanza. Arrivammo al punto di violare il suo talamo nuziale e da lì in poi fu solo sofferenza: la mia e la sua. Lei fu relegata nella sua abitazione ed io... be’, sto andando a Creta per avere un piacevolissimo colloquio con Minosse.
La storia narra che il re di Creta, in seguito all'assassinio del figlio Androgeo attuato da alcuni fanatici Ateniesi, decise di chiedere un tributo annuale alla città della Sapienza. Così facendo, il sovrano di Atene, oltre ad essere sottomesso a Creta, fu costretto ad inviare annualmente sette ragazzi e sette ragazze, per un totale di quattordici giovani, alla corte del Re. Il quale li avrebbe gettati tra le fauci del suo terribile figliastro: il Minotauro. Ho sentito molti miti su questo fantomatico mezzo-toro, ma sinceramente non li avevo mai presi in considerazione prima. Un'unione tra donna e toro? Impossibile anche solo immaginarla. Fatto sta che quella creatura porrà fine alla mia vita da quel che si dice in città.
«Odisseo, si rechi immediatamente al Partenone, lei e gli altri prescelti
siete in partenza.»
«E lei chi sarebbe per dettare legge su un libero cittadino ateniese?» rispondo in modo sarcastico all'uomo di fronte a me.
Un signore alto, magro, dai capelli brizzolati. Occhi nero pece, profondi come il Mare Nostrum sono scavati su un volto asimmetrico. Gli zigomi, aspri come le montagne del Peloponneso, spiccano inevitabilmente, come d'altronde la cicatrice che squarcia la sua guancia destra. Dall'andamento e dal portamento, nonché dalla sicurezza nella sua voce roca, si potrebbe pensare ad un politico.
«Mi scusi se ho saltato bruscamente i convenevoli. Sono Ektor, addetto alle tasse e, mio malgrado, anche responsabile dei tributi da pagare a Minosse: dopotutto siete delle tasse anche voi.»
La sua folta barba non cela una smorfia di rammarico, bensì un ghigno, quasi un sorriso freddo.
«Ora mi sorge spontaneo un dubbio: perché Ektor, l'addetto alle tasse, trova piacere nel pensare alla mia prossima dipartita? Gli ho arrecato forse un danno o un qualsiasi altro affronto, pur essendone totalmente inconsapevole?»
L'ironia delle mie parole non sembra smorzare la tensione nei suoi occhi, anzi...
«Caro Odisseo, ebbene sì, tu mi hai profondamente disonorato e con me hai infangato il nome della mia famiglia. Si dà il caso che il sottoscritto sia padre di Adonis. Ti ricorda qualcosa questo nome?»
Adonis, Adonis... ma certo, il promesso sposo di Penelope. Inizio a pensare che tutto questo non sia casuale...
«È opera tua? Sei stato tu a mettermi tra i famigerati quattordici? Probabilmente alle tue orecchie suoneranno come domande retoriche, ma se così non fosse, gradirei una risposta!»
«Per arrivare a questa conclusione non credo ci volesse un'intelligenza sovrumana, o un intuito innato non trovi? Sono una delle persone più vicine al Re, nonché un rappresentante del circolo ristretto di Atene, e tu cosa pensi di fare? Metti in ridicolo il nome della mia famiglia e infanghi la reputazione di mio figlio? Non potevo, certo, condannarti a morte per un peccato così veniale, ma il Fato avrebbe potuto estrarre il tuo nome nella lista dei sacrifici per Minosse. Ah, Fato ed Ektor, due nomi così diversi, ma con così tanto in comune, non trovi?»
Lo sto odiando, ogni minuto che passa, ogni secondo la mia repulsione verso di lui aumenta.
Ora se la ride beatamente, sulle mie disgrazie ne sono certo, e sicuramente quando arriverà il mio momento si sbellicherà sulla tomba, ma fino a quel giorno solo io posso fargli rimporre la sua risata. Solo io posso cambiare il mio destino, e lo cambierò.
«Probabilmente morirò, verrò dilaniato dalle fauci di quel mezzo-toro, passerò le pene degli Inferi, ma di una cosa sono certo, Ektor. Non restituirai la gloria e il lustro al nome della tua famiglia organizzandomi un viaggio di sola andata alla corte di Ade. La tua è una cattiveria che rimarrà fine a se stessa. Questo lo sai bene, sembri una persona ragionevolmente intelligente, eppure seguiti nel tuo piano maligno. Mi sorge una domanda a questo punto: qual è il tuo secondo fine? Chi altri ti spinge a compiere questo atto?»
«Non ho secondi fini Odisseo, né tanto meno mandanti...» Sotto la sua barba adesso si scorge un sorriso. «Sei un ragazzo astuto da quanto dicono. Pensi che, se anche fosse, te lo verrei a dire?»
Fa un passo indietro e mi invita a seguirlo con un cenno della mano.
«Non voglio dilungarmi oltre, ci sono tredici ragazzi che ti attendono al Partenone. Ti consiglio vivamente di iniziare ad incamminarti, non è cortese arrivare in ritardo agli appuntamenti, soprattutto se sono con il proprio destino.»
Tempo di riflettere sulle sue ultime parole ed Ektor è svanito. Gli è stato consegnato un compito da svolgere, ne sono certo. È intelligente e sa che se si venisse a sapere quello che ha combinato con l'estrazione dei quattordici, non solo sarebbe a rischio la sua posizione politica, ma ancor di più la sua testa, che molto probabilmente finirebbe su un ceppo nell'agorà. Giunti a questo punto non so nemmeno se credere alla sua parentela con Adonis, magari era solamente un marchingegno per farmi abboccare all'amo.
L'uomo che mi ha parlato non metterebbe a repentaglio la sua vita per ridare lustro ad un figlio infamato dalle mie gesta, sarebbe a dir poco folle e quell'ateniese barbuto non mi è sembrato un tipo così stupido e avventato. C'è qualcos'altro sotto, qualcosa di grosso, ne sono certo!
Tra una riflessione e l’altra mi rendo conto che inconsciamente sono arrivato di fronte al Partenone. Con la testa affollata da mille pensieri le gambe hanno preso il via e mi hanno condotto a destinazione. Non mi capacito di come sia successo, fatto sta che mi trovo di fronte al tempio d'Atena.
Colonne di pietra arenaria svettano nel cielo turchese della Grecia, gradini di marmo accompagnano la ripida salita verso il Santuario, ogni volta che osservo anche solo per un istante questa magnificenza mi rendo conto della piccolezza dell'uomo nei confronti degli Dei, e chissà, magari i templi sono costruiti anche con questo scopo.
A prima impressione non noto nulla a parte la maestosità che ho di fronte, ma appena riesco a focalizzare l'attenzione sulla parte bassa della scalinata vedo un gruppetto di ragazzi appostati sui gradini più bassi.
«Ehi!» mi urla uno del gruppo, agitando una mano come se volesse attirare la mia attenzione su di lui.
«Sì, proprio tu! Odisseo, presumo» esclama quando si rende conto di aver richiamato il mio sguardo.
«Come fai a...» Mi interrompe con un gesto.
«Sapere il tuo nome? Facile, mancavi solo tu all'appello: ora ci siamo tutti. Avvicinati, non mordiamo mica, o almeno non come il Minotauro.»
Una fragorosa risata coinvolge il gruppo e, in fondo, strappa un sorriso anche a me. Il giovane muove qualche passo in avanti e mi si avvicina.
«Piacere, sono Teseo, figlio di Egeo» dice, tendendomi una mano. «Odisseo, nome che non promette affatto bene...»
«Sì, ne sono consapevole. Egeo, giusto? Stiamo pensando alla stessa persona non è vero?» stringo la sua mano senza distogliere minimamente lo sguardo. Se quello che ho davanti è chi penso che sia, non posso apparire inferiore.
«Ebbene sì, caro mio. Sono il figlio del re di Atene.» Lo fisso leggermente perplesso.
«Noto dello stupore nei tuoi occhi, cosa ti sconvolge così tanto?» chiede Teseo sorridendo. Ma la sua smorfia non è naturale, di quelle che vengono spontanee; affatto, la sua è tesa e preoccupata come se dovesse nascondere qualcosa. Sembra inappropriata a quel viso dolce e innocente, privo di peluria e ricco di lentiggini. Le sue guance diventano man mano tendenti al rosso, in modo da far risaltare ulteriormente il suo disagio.
«Per quale assurda ragione il principino ateniese, erede al trono, nonché futuro sovrano, viene mandato in pasto al Minotauro? Il padre lo ha forse punito per qualche capriccio?»
Non mi sono nemmeno reso conto della mia sfacciataggine verso il Principe.