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Il diavolo ha gli occhi di ghiaccio
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Il diavolo ha gli occhi di ghiaccio
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Il diavolo ha gli occhi di ghiaccio

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NUOVA VERSIONE AGGIORNATA

Questa è una storia che parla del lato oscuro dell’amore. Un sentimento che ha rischiato di annientarmi e di distruggere le persone che mi stavano accanto.
A un certo punto ho sentito la necessità di liberare, per mezzo della scrittura, le emozioni tossiche che avevo accumulato.
Perché la scrittura è cura e catarsi, almeno così dicono.
Per proteggere la privacy delle persone coinvolte ho usato, ovviamente, dei nomi fittizi evitando di menzionare la città in cui si svolgono i fatti narrati. Basti sapere che è una città come tante, nel nord Italia.

La luce tenue che penetra dalle persiane illumina i contorni di una stanza che non mi è familiare. Per un attimo mi chiedo dove sia finita…ma poi i ricordi mi assalgono come i fotogrammi di un film dalle tinte forti.
Pian piano metto a fuoco il cassettone di fronte, l’armadio di lato e il letto su cui sono sdraiata.
Sento il respiro regolare dell’uomo accanto a me. Il suo profumo è un misto di sudore e di un’essenza esotica, che mi provoca una fitta di desiderio in mezzo alle gambe.
Lentamente mi giro e lo guardo. È coricato su un fianco, il viso rivolto verso di me. I tratti regolari piuttosto belli, il naso piccolo e dritto, le labbra leggermente carnose, i peli grigi della barba che spuntano appena. I capelli tagliati corti color cenere. È la fotocopia invecchiata di Lorenzo, il mio fidanzato.
Ma non è Lorenzo, è Alex, suo padre.

Contiene scene di sesso. Adatto a un pubblico adulto

ildiavolohagliocchidighiaccio@gmail.com 
LanguageItaliano
PublisherNina Kert
Release dateAug 25, 2017
ISBN9788826439020
Il diavolo ha gli occhi di ghiaccio

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    Il diavolo ha gli occhi di ghiaccio - Nina Kert

    IL DIAVOLO HA GLI OCCHI DI GHIACCIO

    di Nina Kert

    Il diavolo ha gli occhi di ghiaccio

    Immagine di copertina: Flirting in an office by Andrey Burmakin @ Fotolia.com

    PREFAZIONE

    Questa è una storia che parla del lato oscuro dell’amore. Un sentimento che ha rischiato di annientarmi e di distruggere le persone che mi stavano accanto.

    A un certo punto ho sentito la necessità liberare, per mezzo della scrittura, le emozioni tossiche che avevo accumulato.

    Perché la scrittura è cura e catarsi, almeno così dicono.

    Per proteggere la privacy delle persone coinvolte ho usato, ovviamente, dei nomi fittizi evitando di menzionare la città in cui si svolgono i fatti narrati. Basti sapere che è una città come tante, nel nord Italia.

    CONTIENE SCENE DI SESSO. ADATTO A UN PUBBLICO ADULTO.

    Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4

    La luce tenue che penetra dalle persiane illumina i contorni di una stanza che non mi è familiare. Per un attimo mi chiedo dove sia finita … ma poi i ricordi mi assalgono come i fotogrammi di un film dalle tinte forti.

    Pian piano metto a fuoco il cassettone di fronte, l’armadio di lato e il letto su cui sono sdraiata.

    Sento il respiro regolare dell’uomo accanto a me. Respiro il suo profumo, un misto di sudore e di un’essenza esotica, che mi provoca una fitta di desiderio in mezzo alle gambe. Mi sfioro le cosce con la mano: sono bagnate e appiccicose.

    Lentamente mi giro e lo guardo. È coricato su un fianco, il viso rivolto verso di me. I tratti regolari piuttosto belli, il naso piccolo e dritto, le labbra leggermente carnose, i peli grigi della barba che spuntano appena. I capelli tagliati corti color cenere. È la fotocopia invecchiata di Lorenzo, il mio fidanzato.

    Ma non è Lorenzo, è Alex, suo padre.

    La fitta di desiderio che mi brucia ancora fra le cosce sale a ondate verso il mio stomaco trasformandosi in panico.

    Che cosa ho fatto? Come ho potuto perdere la testa in questo modo?

    Il cuore mi batte forte e sono combattuta fra l’idea di scappare prima che apra gli occhi e quella di svegliarlo con un bacio per fare ancora sesso con lui, come se non ci fosse un domani.

    Nel dubbio, rimango immobile ad ascoltare il suo respiro e a ubriacarmi del suo profumo. Ed ecco che i ricordi affiorano, e io li lascio arrivare … dal giorno in cui tutto è iniziato solo pochi mesi fa.  

    «Ti presento mio padre», disse Lorenzo, con il sorriso dolce e timido di un figlio che ne subisce la personalità.

    Ero seduta alla scrivania dell’ufficio, ingombra di post-it, documenti e plichi di manoscritti.

    Mi tolsi gli occhiali, che uso per leggere, e mi alzai in piedi dandomi subito della sciocca. Una donna non è obbligata ad alzarsi in presenza di un uomo, anche se costui è più grande di lei e per giunta il padre del proprio fidanzato. Lorenzo mi aveva riferito che Alex era appena tornato da uno dei due viaggi all’estero che compiva ogni anno per sbrigare certi affari e che lo tenevano lontano da casa per parecchi mesi. 

    Indossavo pantaloni neri e camicetta bianca dal taglio maschile, un look che si confaceva, almeno così ero convinta, al mio ruolo di editor.

    Per un breve istante Alex mi scrutò, mi scandagliò con i suoi occhi grigi che potevano essere, a seconda dei casi, brillanti o taglienti, come mi accorsi in seguito. Quella mattina erano imperscrutabili, tanto che provai una leggera ansia, consapevole del fatto che ho cinque anni più di Lorenzo. Benché i tempi siano cambiati ed esibire un amante giovane è diventato uno status symbol per donne attempate − non che io rientri in questa categoria, dopotutto ho trentatré anni − certi pregiudizi sono duri a morire.

    Essere accettata dal padre del mio fidanzato era un passo molto importante per me e per la nostra relazione, iniziata da poco ma che si stava consolidando giorno dopo giorno.

    «Felice di conoscerti Isa», replicò alla fine stringendomi la mano in una presa forte e calda. Sorrideva, con un brillio negli occhi, che mi fece capire di aver superato l’esame ma che allo stesso tempo mi imporporò le guance. Quella reazione inaspettata mi irritò. Non volevo dargli l’impressione di essere una donna con poco carattere, che si emoziona per così poco.

    Tuttavia al tocco della sua mano avvertii una vibrazione salirmi lungo il braccio e arrivare al cuore, che ora batteva forte.

    «Lorenzo mi ha detto che sei un preziosa risorsa», riprese Alex, affabilmente.

    «Be’, ci provo», risposi.

    Lui mi lanciò un’occhiata in tralice. «Ho sentito molte cose interessanti su di te, vedi di non deluderci».

    Sulle prime non diedi peso a quel plurale, ma poi, riflettendoci, capii che riguardava una sfera più ampia del mio rapporto lavorativo o della mia relazione con Lorenzo. 

    Mi ritenevo una donna fortunata. In poco tempo avevo trovato il lavoro dei miei sogni e l’amore.

    Il Volano, la piccola casa editrice di cui Lorenzo è amministratore delegato, negli ultimi anni aveva fatto un bel balzo in avanti pubblicando una collana di guide turistiche, corredate da itinerari storici e letterari di località meno note agli abituali circuiti di massa. La qualità delle pubblicazioni non era passata inosservata ai principali media, che ne avevano parlato diffusamente, con articoli sia sulla carta stampata che sul web. Un editore inglese aveva acquistato i diritti di traduzione e ora le guide erano sbarcate nelle librerie del Regno Unito, assicurando non solo una buona percentuale di vendite, ma anche un ritorno in termini turistici.  

    Io ero entrata nella casa editrice proprio quando Lorenzo, sfruttando quell’inaspettato successo, aveva deciso di avviare due collane di narrativa: una di gialli ambientati in ambito locale, l’altra di narrativa.

    Laureata in lettere moderne e appassionata di libri sin da bambina − da adolescente avevo divorato tutto quello che c’era da leggere in fatto di classici, − avevo appena conseguito un master in editoria e sembravo perfetta per il ruolo di editor, come aveva osservato Lorenzo durante il colloquio per l’assunzione.

    «Siamo ancora piccoli e non abbiamo molto personale», aveva aggiunto quasi scusandosi. «Perciò nei primi tempi ti chiederò anche di correggere le bozze».

    Avevo sorriso pensando che era una richiesta assolutamente legittima, tenuto conto che nella redazione del quotidiano locale, dove avevo lavorato come stagista, il mio compito consisteva principalmente nel preparare il caffè e portare le camicie del caporedattore in tintoria. «Nessun problema, mi piace fare la maestrina dalla penna rossa».

    Fra noi due era scattata immediatamente una scintilla. Di lui mi avevano colpito gli occhi grigi che quando incontravano i miei s’illuminavano di azzurro. E poi il suo viso dai tratti quasi infantili su un corpo da uomo adulto, piuttosto sexy, di cui sembrava non rendersi  conto. La sua sensualità inconsapevole era stata uno dei motivi per cui ero innamorata di lui. Ma non era l’unico. Lorenzo mi aveva conquistata con la gentilezza e la passione che ci metteva nel suo lavoro. Il comune amore per i libri era stato il collante che aveva trasformato un’iniziale reciproca simpatia in qualcosa di più profondo. Un sentimento bello e pulito, che però stava già scivolando in una piacevole routine. 

    Alex, dopo il nostro primo incontro, prese a venire in casa editrice di tanto in tanto. Si sedeva accanto a me, mi chiedeva che cosa stessi facendo mostrandosi interessato al mio lavoro. La sua presenza mi metteva a disagio, non solo perché mi sentivo sempre sotto esame, ma perché ne subivo il fascino. Quello di un uomo sicuro di sé, capace di raggelarmi con un’occhiata oppure di gratificarmi con un sorriso.  

    «Ho fondato la casa editrice per Lorenzo», mi rivelò una mattina.

    Era seduto sul bordo della scrivania, vicino a me. Ogni volta che lui superava la convenzionale linea di confine, provavo un profondo turbamento, che facevo sempre più fatica a celare. Ormai avevo persino imparato a distinguere i suoi passi nel corridoio, prima che entrasse nel mio ufficio e mi ero accorta che aspettavo con trepidazione le sue visite.

    «Mio figlio è un sognatore, totalmente inadatto agli affari», riprese, «così gli ho presentato il lavoro dei suoi sogni su un piatto d’argento».

    Sentivo il suo respiro sulla guancia e mi scostai impercettibilmente. Lui mi rivolse uno sguardo malizioso, continuando: «ha preso da sua madre, anche lei era una sognatrice, sempre con la testa immersa nei libri. Io preferisco essere attore della mia vita piuttosto che lo spettatore delle vite altrui».

    Volevo spiegargli che i libri non erano solo un mezzo per spiare le vite degli altri, ma un viaggio straordinario nel presente e nel passato, in mondi vicini e lontani, nella vasta gamma dei sentimenti umani, un’esperienza e un arricchimento difficile da raggiungere in una vita sola, anche se vissuta intensamente.

    Ma temevo di essere banale, così non dissi nulla.

    «Tu non sei una sognatrice», continuò accarezzandomi la mano. Al tocco delle sue dita, un leggera scossa mi attraversò la mano.  «Ma una donna vera, assetata di vita e di esperienza».

    Lo fissai, perplessa. «Tu non mi conosci, come fai a dire queste cose?»

    Alex sorrise, gli occhi che luccicavano di una luce fredda.

    «Se così non fosse, la mia vicinanza ti lascerebbe indifferente, ma sappiamo entrambi che non è così».

    Avevo il viso in fiamme e dentro di me si stava scatenando una gamma di emozioni che andava dal desiderio, quasi animale, per quell’uomo, alla vergogna profonda per i miei pensieri. Perché non volevo nemmeno prendere in considerazione l’idea di essere attratta dal padre del mio fidanzato.

    In quell’istante si aprì la porta ed entrò Lorenzo. «Ciao papà, come mai da queste parti?»

    Alex, con una mossa sinuosa e del tutto naturale, scese dalla scrivania. «Avevo degli affari da sbrigare qui vicino, così sono venuto a salutare mio figlio e la sua bellissima fidanzata».

    Guardai Lorenzo e gli sorrisi mordendomi il labbro, sperando che non si accorgesse del mio turbamento e della corrente di energia sessuale che permeava la stanza.

    Lui mi rivolse uno dei suoi sorrisi aperti e fiduciosi. Possibile che fosse così ingenuo?

    Alex, ogni qualvolta veniva in ufficio, metteva in atto un gioco sottile quanto perverso fatto di sguardi, di impercettibili sfioramenti, di parole

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