Misericordia. Ancella dell'amore
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Nella prospettiva del “Giubileo straordinario della misericordia” il recupero della storia della misericordia personale e universale deve servire quale premessa all’esercizio operativo della misericordia verso tutti gli uomini e soprattutto verso i più lontani.
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Misericordia. Ancella dell'amore - Massimo Serretti
8).
1. La misericordia nella storia della salvezza
La storia della salvezza è la nostra storia, è la storia nostra, ed essa è storia della misericordia. È storia della misericordia che Dio ha usato all’umanità intera, a tutti i figli di Adamo dal principio fino al presente e a ciascuno di essi singolarmente preso. Questa è una caratteristica dell’agire di Dio che noi chiamiamo ‘storia’: quel che Egli compie per tutti è sempre a vantaggio di ciascuno e quel che Egli compie per uno solo degli uomini che compongono la grande famiglia umana è a vantaggio di tutti. Non solo, ma la misericordia che Dio usa in un momento del tempo, si estende a tutto il tempo sia retrospetticamente che prospetticamente, per cui noi godiamo dei benefici arrecati ad Abramo, a Mosè, a Davide, a Gedeone, a Zaccaria e via di seguito. La storia della nostra personale misericordia, cioè della misericordia che ci è stata usata e di cui siamo, almeno in parte, consapevoli, resterebbe totalmente incomprensibile qualora la si estrapolasse dalla grande storia
della salvezza, dalla grande storia della misericordia di Dio.
Nella prospettiva del Giubileo straordinario della misericordia
il recupero della storia della misericordia personale e universale deve servire quale premessa all’esercizio operativo della misericordia verso tutti gli uomini e soprattutto verso i più lontani.
1.1. «In principio Dio creò»
«Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
Il sole per regolare il giorno:ß
perché eterna è la sua misericordia;
la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia»
(Sal 135, 4-9)
L’azione verso fuori con la quale Dio dà inizio alla vicenda cosmica e umana è chiamata dalla Rivelazione ‘Creazione’. Se la misericordia supplisce ad una carenza, si può dire che la prima carenza è la carenza di esistenza e creando il Creatore conferisce all’uomo l’essere e l’esistenza.
In verità i Padri e i Dottori della Chiesa quando commentano il mistero della Creazione più che di misericordia parlano di gratuità dell’amore divino che si estende oltre Sé verso le creature e, in modo speciale, verso le creature spirituali. Tuttavia la misericordia è conseguente all’amore e proviene dall’amore e già nel chiamare l’uomo all’essere il Creatore vedeva le infedeltà, gli abomini, i molteplici peccati che l’uomo avrebbe compiuto e ciò nonostante lo creò ugualmente.
Da questo noi intendiamo come il Creatore già nell’atto di puro amore del creare, avesse concepito in sé tutta la infinita misericordia che avrebbe usato nei confronti di questa creatura testarda e ribelle. La misericordia divina era dunque liberamente implicita nell’atto d’amore della Creazione.
Ciò si vede chiaramente nel terzo capitolo del Genesi nel quale si racconta la seduzione del «serpente antico» e la trasgressione da parte dell’uomo del comando che il Signore gli aveva dato. Subito il Creatore va in cerca dell’uomo. L’uomo si nasconde in preda al sentimento di vergogna, ma il Creatore lo va a stanare dal suo nascondiglio ponendogli una domanda che risuonerà sino alla fine dei secoli: «Dove sei?» (Gn 3, 9). Che si potrebbe tradurre: Perché non sei più nel posto in cui ti avevo collocato? Perché non sei più al tuo posto? Perché sei fuori posto? Perché hai perso il tuo posto? «Dove sei?». Il ‘dove’ nell’ordine della Creazione si definisce in riferimento al Creatore e Adamo, dopo la trasgressione ha lasciato il posto che era suo, il suo posto. E adesso come potrà ritrovarsi in un nascondiglio? Qui diventa subito chiaro che per questa creatura nascondersi agli occhi di Dio significa non poter più essere in chiaro neppure rispetto agli occhi propri. Il nascondiglio non è un altro posto, non è un ‘dove’ alternativo. Dopo la trasgressione che lo porta fuori dalla «prima alleanza» l’uomo non può più ritrovarsi e la sua ricerca di sé diventa una fatica inutile, come ebbe a dire uno scrittore del secolo scorso, una «passione inutile». E qui entra in campo la misericordia divina che lo va a cercare ed inizia così a tirarlo fuori dal buco in cui si era cacciato, dallo stato miserando in cui ora giaceva imbelle.
Uno degli effetti più gravidi di conseguenze di questa disobbedienza fu la sottomissione al maligno e al suo potere mortifero. Questa è la più grande miseria dell’uomo. Ma proprio nel momento della caduta nella condizione miserevole il Signore presenta una dichiarazione di un’azione misericordiosa che Egli avrebbe adempiuto: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3, 15). La miseria attira la misericordia.
Fin dall’inizio noi vediamo che l’amore di Dio si manifesta operativamente nella Sua misericordia e che in essa si rivela il Suo cuore. Ambrogio di Milano, commentando il racconto della Creazione, si chiede perché il Creatore abbia cessato la Sua opera il sesto giorno e risponde affermando che, dopo la creazione dell’uomo, il Signore aveva finalmente uno a cui perdonare.
1.2. Le misericordie divine: di Alleanza in Alleanza (AT)
«Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia
ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia»
(Sal 135, 23s)
«Il suo [di Dio] essere misericordioso trova riscontro concreto in tante azioni della storia della salvezza» (MV 6). Di fatto, dopo l’uscita dallo stato in cui il Creatore l’aveva posta originariamente, l’umanità sia in forza del suo allontanamento da Dio , sia a motivo del suo assoggettamento al maligno, si viene a trovare in una condizione spirituale pessima e veramente miserevole. L’Apostolo Giovanni la esprime in maniera laconica ed esatta: «Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (1Gv 5, 19). L’uomo, dismessa la sua comunione col Creatore, viene a trovarsi ora in balia di «ogni spirito» (1Gv 4, 1) e non è più in grado di distinguere «lo spirito della verità e lo spirito dell’errore» (1Gv 4, 6).
Di questa miserevole condizione non è per noi facile renderci conto perché siamo nati e cresciuti in un altro quadro storico-salvifico nel quale anche le peggiori deviazioni e perversioni spirituali e perfino spiritiche potevano essere identificate come tali. Ma ora, all’inizio del terzo millennio dal parto della Vergine, si sta rapidamente ricreando una ambientazione simile e per certi versi anche peggiore di quella che caratterizzò la storia spirituale dell’umanità dopo l’uscita dalla condizione edenica.
L’abbandono della fede da parte di una quota maggioritaria della popolazione europea, rimette gli uomini senza Dio
, atei, in balia di tutti gli spiriti, senza che abbiano possibilità alcuna di discrezione. La «discrezione degli spiriti» (1Cor 12, 10) era infatti un frutto maturo della storia della salvezza, giunto a pienezza con l’avvento del Figlio e il dono dello Spirito Santo. «Lo Spirito dichiara apertamente – scrive Paolo al beneamato Timoteo - che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche» (1Tm 4, 1). Osservando lo spettacolo immondo che presenta questa quota dell’umanità attuale ci si può forse, in parte, rendere conto dello stato di caduta dell’umanità dopo il peccato dei progenitori.
Ci siamo soffermati un po’ a considerare questo stato di degrado perché è proprio a questa miseria che sovviene la misericordia divina. È una connotazione essenziale della misericordia, al contrario della carità (amore), quella di sovvenire ad una condizione miseranda e difettosa. È quindi utile, per intendere la qualità dell’azione misericordiosa, comprendere a quale miseria va incontro e quindi qual’è la profondità nella quale è sprofondato l’uomo. A tale profondità e perfino al