Domare il Biker
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About this ebook
In seguito a due incontri travolgenti con Taylor (alias Tail) Adams, un famigerato e turbolento donnaiolo, Lauren Macey scopre di essere incinta. Non volendo che loro figlio segua lo stile di vita dei club di motociclismo, e sapendo che Tail non è proprio adatto come padre, Lauren decide di non dirglielo. La cosa si rivela difficile, soprattutto quando capisce che nessuno dei due è pronto a chiudere quella storia passionale.
Questa storia contiene un linguaggio volgare, situazioni di tipo sessuale e violenza. Non è adatta ai lettori che abbiano meno di 18 anni. Per favore, non compratelo se queste cose vi offendono. Questa è un'opera di fantasia e non si pone come vera rappresentazione dei club di motociclismo. È stata scritta per puro intrattenimento.
Cassie Alexandra
USA Today bestselling author Cassie Alexandra (pen name of NY Times Bestselling Author, Kristen Middleton) has published over 40 titles since 2011. She writes romance, horror, fantasy, and suspense thrillers. www.kristenmiddleton.com www.cassiealexandrabooks.com
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Domare il Biker - Cassie Alexandra
Prologo
Taylor
Sette anni prima...
––––––––
Guardai l’orologio. Erano quasi le nove di sera.
Dove cazzo sei?
Non sapevo se essere incazzato con la mia ragazza o preoccuparmi per lei. Amber, che frequentavo da tre mesi, non rispondeva alle mie chiamate e ai miei messaggi e dovevamo andare a una festa. Doveva passarmi a prendere mezzora fa e lei non era mai in ritardo. Purtroppo mio padre mi aveva sequestrato le chiavi il weekend precedente, dopo aver scoperto che mi ero messo alla guida dopo aver bevuto. Non c’è bisogno di dire che era scoppiato un casino.
«Maledizione» borbottai continuando a camminare avanti e indietro per la cucina. «Le conviene avere una buona scusa, cazzo. Soprattutto stasera.»
La festa era del mio migliore amico, Carter. Era il suo diciottesimo compleanno e suo fratello, Drew, gli aveva organizzato un gran bel festino.
Scott, mio padre, entrò in cucina. Indossava una tuta da lavoro grigia, coperta di pittura bianca, e sembrava esausto.
«Che succede?» mi chiese aprendo il frigorifero. Prese una birra, aprì la lattina, e bevve un lungo sorso.
Ricontrollai il cellulare.
Ancora nessuna notizia di Amber.
«Dovrei andare da Carter. Amber non si è fatta viva e non so che diamine stia succedendo.» Sospirai. «Mi puoi ridare le chiavi?»
Lui ruttò. «Certo. Lunedì.»
«Senti, so che ho fatto una cazzata» gli dissi appoggiandomi al bancone della cucina. «Non ricapiterà più. Resto a dormire da Carter se bevo qualcosa.»
«Scusa, figliolo, ma non posso farlo. Conosci le regole» rispose sedendosi al tavolo della cucina. Si sgranchì le gambe, prese un pacchetto di sigarette che era poggiato sul tavolo, e se ne accese una.
«Ma è il compleanno di Carter» sbottai arrabbiato. «Non puoi darmi una piccola tregua?»
«Darti una piccola tregua? Credo di averlo fatto troppe volte» rispose Scott con una nuvola di fumo. Si accigliò. «Già non va bene che hai bevuto senza essere maggiorenne, ma sei andato pure in moto, Taylor. Se fai queste cose, tanto vale che ti sdrai in mezzo alla strada ad aspettare la morte.»
«Ho bevuto solo un paio di birre» risposi esasperato. «Non ero sbronzo.»
«Non importa. Conoscevi le regole» ripeté, «e non le hai rispettate. Ora devi affrontare le conseguenze. Sei pure fortunato che ti ridò le chiavi lunedì.»
Dalla sua espressione testarda capii che non avrebbe ceduto. «Allora posso prendere il tuo pick-up?»
«Mi sembra di parlare con il muro» borbottò sfregandosi la mandibola. «No, non puoi.»
«E il furgoncino di Sheila?»
Ero disperato. L’ultima cosa che volevo era presentarmi alla festa di Carter con il furgoncino della mia matrigna, ma meglio così che non andare proprio.
«No. Accettalo: stasera non guiderai niente. Accidenti, non dovrei nemmeno farti uscire di casa.»
«Devo andare. È il mio migliore amico. Lo sai.»
Mi fissò per qualche minuto e poi fece un cenno verso la finestra. «Se è così importante per te, perché non vai a piedi?»
Magari sarei riuscito a contattare Amber per strada.
«Ve bene, non gli darò buca. Lui non lo farebbe mai.»
Scott sospirò. «Vaffanculo. Ti accompagno io. Non ti faccio andare a piedi. Ci sono troppi ubriaconi in giro. E alcuni vanno pure in moto.»
«Grazie» dissi ignorando la frecciatina.
Spense la sigaretta e annuì. «Andiamo. Usiamo il mio pick-up. Ti faccio pure guidare.»
«Grande» dissi sardonico.
«Non fare lo stronzo, Taylor. Sei fortunato.»
«Lo so» dissi forzando un sorriso. «Ti ringrazio.»
«Vorrei ben dire.»
Presi la mia giacca di pelle e lo seguii fino al garage.
***
La festa era in pieno svolgimento quando arrivammo a casa di Carter, che sembrava un palazzo in confronto alla nostra. Scott faceva il carpentiere e Sheila lavorava part-time in uno squallido locale di nome Sal. I fondi erano pochi e la nostra casa era piccola, ma dovevo ammettere che vivere con loro non era così male. D’altro canto la famiglia di Carter aveva un casino di soldi, i suoi genitori litigavano sempre e lui non vedeva l’ora di andare al college il prossimo autunno. Questa cosa mi faceva apprezzare ciò che avevo. Mio padre a volte faceva lo stronzo, ma in generale mi trattava in modo giusto. La verità era che di solito meritavo i suoi rimproveri.
«I suoi genitori sono a casa?» chiese Scott aggrottando la fronte nel vedere il numero di auto parcheggiate lungo tutta la strada. Per fortuna la casa di Carter era abbastanza lontana e la festa non disturbava nessuno. Non ancora, comunque. La polizia era intervenuta in un paio di occasioni quando suo fratello maggiore viveva ancora lì. Una volta, quando io e Carter avevamo quindici anni, avevamo rubato delle birre durante una festa di Drew e ci eravamo ubriacati nell’appartamento per gli ospiti. Quando era arrivata la polizia, tre ragazze più grandi erano entrate per sfuggire alla polizia e, prima che finisse la serata, avevamo entrambi perso la verginità. Era stata una serata fantastica.
«Suo fratello Drew è tornato dal college» dissi. «Controlla lui la situazione.»
«Molto rassicurante» rispose sardonico.
«È tutto a posto» dissi accostando davanti alla casa. «È solo una festa.»
«È proprio questo che mi preoccupa» disse fissando con sguardo inebetito due tipe che stavano entrando in casa con la minigonna e i tacchi alti. Fece un gran sorriso. «Forse è meglio se entro ad aiutare Drew a gestire la situazione. Alcune ragazze sembrano pericolose.»
Ridacchiai. «Cosa direbbe Sheila?»
«Sheila penserebbe che stia facendo una buona azione.»
«Certo, come no.»
Un altro paio di ragazze uscirono dalla casa e Scott fece finta di asciugarsi la bava dal mento. «Non posso credere che le loro madri gli abbiano permesso di uscire vestite così.»
«Probabilmente hanno preso in prestito i vestiti dalle loro mamme MILF» dissi chiedendomi cosa avesse indossato Amber. Per quanto mi riguardava, sarebbe stata sexy anche con un sacco dell’immondizia.
Lui rise. «Scommetto di sì. Accidenti, sono nato nella generazione sbagliata. Fossi in te mi butterei su una di queste strafighe.»
«Non dovresti dirmi di tenere giù le mani?» chiesi sardonico.
«Basta che ti copri bene il cazzo, figliolo, poi puoi mettere le mani dove ti pare» disse squadrando due bionde che camminavano l’una accanto all’altra verso la casa. «Sei mai stato con una di loro?»
«No, Amber è la mia ragazza. Lo sai.»
«Sei troppo giovane per stare con una sola ragazza.»
Sospirai.
Il solito discorso. Pensava che la storia tra me e Amber stesse diventando troppo seria. Forse aveva ragione, ma lei era scatenata a letto e io cominciavo a provare veri sentimenti per lei.
«Lo so, dico solo che non dovresti precluderti le altre possibilità. Sei giovane e...» Fece un gran sorriso. «Sei bello come tuo padre. Vedo come ti guardano le ragazze. Non sprecare tutto questo dedicandoti solo a lei. Almeno non a questa età.»
Scott era stato un playboy da giovane. Una volta si era vantato di aver fatto sesso con più di ottanta ragazze, e questo nell’arco di soli cinque anni. Diceva che era successo quando andava al college e faceva parte della squadra di hockey. A quanto sembrava, l’aveva messa in buca così tante volte che avevano cominciato a chiamarlo Schiaffa-Scott
. Era più che altro dovuto al fatto che, diverse volte, aveva ricevuto schiaffi in pubblico da alcune ex gelose.
Purtroppo tutto era finito quando si era rotto il polso; non solo aveva messo fine alla sua carriera da giocatore di hockey, ma anche alla sua vita sessuale sfrenata. L’anno successivo aveva conosciuto mia madre. Non ricordavo molto di lei; era morta quando avevo quattro anni in un incidente stradale. Tuttavia avevo ancora foto di noi tre insieme. Vedevo quanto l’amava Scott e quanto lei amava noi due.
«Ho capito» dissi non volendo affrontare il discorso.
«Lo spero. Senti, poi fammi sapere se ti serve un passaggio per tornare a casa» disse scendendo dal pick-up.
«D’accordo. Grazie.» Scesi anch’io ed esaminai le auto parcheggiate sul bordo della strada. Quando vidi la Jeep bianca di Amber aggrottai la fronte.
Ma che diamine...?
«Che succede?» mi chiese notando la mia espressione.
«Niente. Ci vediamo dopo» dissi mettendomi le mani nelle tasche della giacca di pelle.
Lui salì dal lato del guidatore. «Ricordati di chiamarmi se ti serve un passaggio.»
«Grazie» risposi allontanandomi a testa bassa. L’ultima cosa che volevo era che qualche compagno di scuola vedesse che mi aveva accompagnato mio padre.
«Ciao, Taylor» disse una ragazza nel buio mentre andavo verso la porta principale.
Guardai la fiancata della casa e vidi Lauren Macey sola all’ombra. Era l'ultima conquista di Carter, una ragazza carina con i capelli castano-rossicci, gli occhi grandi e verdi, e un corpo che avrebbe potuto benissimo comparire in una pubblicità di Victoria's Secret. Anche se non aveva ancora fatto sesso con lei, sapevo che sperava di riuscirci quella sera. Erano già usciti un po' di volte e lui la definiva una figa di legno. Il contrario di Amber, che mi aveva infilato una mano nei pantaloni a metà del film horror che eravamo andati a vedere per il nostro primo appuntamento.
«Ehi, come va?» chiesi, domandandomi cosa ci facesse fuori da sola.
Lauren, che indossava dei pantaloncini bianchi e una maglietta blu leggera, rabbrividì. «Mi serve un passaggio per tornare a casa» disse massaggiandosi le braccia per cercare di scaldarsi.
«Di già?» Mi avvicinai. Quando vidi che aveva gli occhi rossi, aggrottai la fronte. «Che succede?»
Lauren arrossì. «Niente. Solo che... voglio andarmene da questo maledetto posto» rispose con voce roca.
«Dov’è Carter?»
Lei indicò la casa con il mento. «Lì dentro. A quest’ora probabilmente starà già scopando.»
Sgranai gli occhi. «Cosa? Sul serio?»
Fece un sorriso amaro. «Sì, l’ho beccato a trastullarsi con una ragazza in camera sua circa dieci minuti fa.»
«Non ci credo.»
«Già, che stronzo di merda.»
Non ero molto sorpreso. Carter era un maiale e in passato aveva anche una lista per tenere il conto delle ragazze che si scopava. Anche io un tempo ero un playboy, prima che Amber mi facesse mettere la testa a posto. «Con chi era?»
«Non ne sono