Love Story A Quattro Zampe Tra Giulietta E Romeo
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Ilene si affezionò moltissimo a Giulietta, fino al punto che questa diventò la sua migliore amica.
Tutto sembrava perfetto fino ad allora, senonché un terzo incomodo, Romeo, il collie del pastore del paese, entrò in scena. Tra Giulietta e Romeo nasce l’amore, e, dopo varie peripezie, i due riescono a fuggire assieme. Ilene, che adesso ha otto anni, cadrà in preda alla depressione e all’anoressia a causa della scomparsa di Giulietta. Come faranno Orazio e Alice a risolvere questo dilemma?
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Love Story A Quattro Zampe Tra Giulietta E Romeo - Concetta Di Pietro
10
Capitolo 1
All'inizio degli anni settanta, in una regione del centro Italia, si trovava una grande tenuta. La maggior parte dei terreni interni alla tenuta erano stati destinati alla coltivazione di viti da vino, ulivi e peschi, mentre una porzione minore di quelle terre era mantenuta incolta. A duecento metri circa dall'ingresso della tenuta si ergeva un esteso fabbricato degli anni settanta a due piani, con pareti color aragosta e con porte e finestre veneziane colorate di un verde brillante. Sul retro del fabbricato si elevava una piccola torretta rotonda a due piani. Il diametro della torretta misurava pressappoco sette metri al piano terra, e andava restringendosi man mano che si saliva. Un ampio piazzale posto in rilievo fronteggiava tutto il caseggiato. Il piazzale era simile ad un terrazzo, tutto circondato da balaustre grigie in pietra e pavimentato con piastrelle grigio-verdi. Nella parte più interna della tenuta si trovavano le stalle, dove venivano tenuti tre cavalli di razza mista, tutti con manto color sauro, e adiacente alle stalle si trovava il fienile.
Attaccati a questi due fabbricati c’erano due piccoli casolari risalenti agli anni cinquanta, entrambi ad un solo piano. In uno vi abitava Nicolò, lo stalliere, mentre nell’altro vi abitava Giovanni, il contadino addetto ai lavori di agricoltura e di giardinaggio che si svolgevano in tutto il podere. Entrambi abitavano con le rispettive mogli. Lo stalliere e sua moglie erano sessantenni, coetanei; il contadino era due anni più grande di sua moglie, ed entrambi oltrepassavano di poco i quarant’anni di età.
Giovanni aveva avuto due figlie da sua moglie Noemi: la primogenita, Rachele, aveva dieci anni, mentre la seconda, Viviana, ne aveva sette. Noemi, una donna solare e sempre energica, lavorava nella casa dei proprietari della tenuta come donna di servizio.
Nicolò aveva avuto un solo figlio da sua moglie Adele. Lui si chiamava Matteo, aveva trentasei anni e aveva preso casa in città, dove viveva insieme alla moglie. Adele rimaneva spesso in casa, ma di tanto in tanto dava una mano a Noemi nei lavori domestici.
I nomi dei padroni della tenuta erano Orazio e Alice Ferliso. I due si erano sposati nella tarda età e dal loro matrimonio nacque una bambina, alla quale fu dato il nome di Ilene. La bambina era incantevole, di una bellezza disarmante: aveva il volto tondo come la luna piena, due occhi blu che sembravano due stelle lucenti incastonate nella pelle bruna, e capelli neri e ricci. Ilene aveva un’intelligenza che superava quella che un qualsiasi altro bambino di otto anni solitamente ha. Per questioni di età, la signora Alice decise di non avere altri figli oltre alla sua piccola Ilene, perciò sia lei che il marito stravedevano per quella bambina, che era la pupilla dei loro occhi.
Volendo preservare Ilene da tutti i pericoli che si possono incontrare in una città, i signori Ferliso presero la decisione di andare ad abitare nel beato silenzio e nella tranquillità della loro stessa tenuta. Entrambi volevano che la figlia ricevesse la migliore istruzione possibile, perciò le mantennero dei professori privati, tra cui anche un insegnante di pianoforte, ottimo maestro e pianista rinomato. Tutti gli abitanti della tenuta, tanto i proprietari quanto i dipendenti con le rispettive famiglie, vivevano una pacifica vita contadina, senza mai avere disguidi di alcun genere tra loro; anzi, si comportavano tutti come se fossero stati un’unica grande famiglia.
Già durante i suoi primi anni di vita, Ilene si era scelta come compagna di gioco una piccola cagnetta, un pastore delle Shetland, a cui aveva dato il nome di Giulietta e per la quale andava matta. A quei tempi i pastori delle Shetland erano considerati come pastori scozzesi nani, per cui anche Giulietta era considerata tale da tutti quelli che la conoscevano. Giulietta aveva un mantello color sabbia e bianco, con sfumature di mogano intenso, a pelo lungo.
Quando fuori c’erano delle belle giornate di sole, Ilene e Giulietta correvano insieme per tutta la tenuta, spesso in compagnia di Rachele e Viviana, le due figlie di Giovanni e Noemi. Solitamente Ilene e Giulietta si spingevano fino agli appezzamenti di terra incolta, coperti di un tenero manto erboso, dove si rincorrevano divertendosi e giocando perfino a nascondino, usando come riparo gli alberi.
Un giorno avvenne che Giulietta si allontanò da Ilene, e cercò di arrampicarsi sul muro che circondava tutta la tenuta. Sembrava che avesse intenzione di andarsene via. Ilene le corse dietro per andarla a riprendere, perché temeva di perderla.
No, Giulietta! Cosa fai? Vorresti forse lasciarmi? Non te lo permetterò mai! Io ti voglio bene e voglio che tu rimanga per sempre con me!
gridò la bambina quando raggiunse Giulietta, e la riportò con sé. Mentre la riconduceva indietro, la piccola Ilene scoppiò a piangere esasperatamente, tanto che il suo pianto richiamò l’attenzione di Noemi, la moglie del contadino. La donna cominciò ad accorrere verso il luogo presso cui si trovava Ilene, ed una volta arrivata abbracciò la bambina e ne calmò il pianto. Poi tutti e tre assieme raggiunsero l’abitazione dei padroni, ai quali la donna raccontò l’accaduto.
Amore, che motivo c’era di piangere? Anche se la cagnetta fosse riuscita a scavalcare il muro, io te l’avrei riportata. Giulietta ormai fa parte della nostra famiglia e certamente rimarrà con te. Stai tranquilla, vedrai che non succederà più… troverò un modo per evitare che questa cosa accada di nuovo
disse il signor Orazio alla figlia mentre la consolava a causa dello spavento e dell’angustia che la piccola aveva provato. E così fece.
Infatti, proprio il giorno dopo, già di mattina presto, tre grossi camion carichi di pietre, mattoni, sabbia e cemento arrivarono alla tenuta. Subito, una ventina di muratori scaricarono i camion e cominciarono a innalzare il muro che delimitava la tenuta. Lo fecero tanto alto quanto bastava per impedire a Giulietta di scavalcarlo. Un grande cancello in ferro battuto venne posto all’ingresso principale, che esternamente dava sulla stradina comunale secondaria, già asfaltata. La parte interna del cancello, invece, dava sul sentiero coperto di ghiaia che conduceva fino al fabbricato principale. Due file di ulivi costeggiavano il sentiero ghiaioso da ambedue i lati. Fino a quel momento tutto era tranquillo; ma presto sarebbe maturato un serio problema per la famiglia Ferliso.