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Stilly Smith e il segreto della villa
Stilly Smith e il segreto della villa
Stilly Smith e il segreto della villa
Ebook244 pages3 hours

Stilly Smith e il segreto della villa

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About this ebook

Silvia, per gli amici Stilly, è una brillante e solare ragazza, dai capelli rossi come il sole al tramonto e gli occhi blu come un cielo sereno. Le sue giornate sono scandite dal suo blog dedicato all'amore e dal lavoro nella cappelleria di Beatrice, anziana donna ebrea, sua grande amica e confidente.

Ama leggere, scrivere e perdersi tra le pagine dei libri in un'avventurosa realtà parallela.

Quest'estate, però, sarà la vita reale che regalerà a lei e alla sua famiglia magiche emozioni.

Orfana di entrambi i genitori vive in una delle più belle ville del grossetano con l'amorevole nonno e il cugino Nicholas.

Dal 1820, Villa delle Farfalle, è teatro di un ballo in costume d'epoca e i preparativi fervono. Tutto deve essere al massimo dello splendore, e per l'occasione arriverà l'esperta restauratrice Irene con l'apprendista Martina, per donare nuovo lustro agli affreschi di alcuni saloni, custodi di inaspettati segreti che verranno alla luce grazie a una valigia che conserva oggetti dall'aspetto innocuo, ma in realtà saranno importanti tasselli di un particolare puzzle che si comporrà fino all'ultima pagina.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 17, 2017
ISBN9788892680517
Stilly Smith e il segreto della villa

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    Stilly Smith e il segreto della villa - Federica Di Iesu

    Adesso.

    Un biglietto

    I lunghi rossi capelli di Silvia, scintillano come ardenti lingue di fuoco sotto il caldo sole di luglio.

    I suoi grandi occhi blu, scorrono velocemente sulle pagine ingiallite del vecchio romanzo, preso dall’immensa libreria di famiglia.

    Ormai, la folta chioma di foglie che le protegge la pelle chiara con la sua fitta ombra, si è spostata completamente dalla parte opposta, ma Silvia non sembra essersene accorta. Ogni volta che apre un libro, perde la cognizione del tempo e del luogo in cui si trova, per sentirsi assorbita da un vortice in cui le righe e le parole si accavallano fino a dissolversi, divenendo, per assurdo, una realtà parallela più viva della dimensione che tutti chiamano vita vera.

    Chi la conosce bene la chiama Stilly dal suo ottavo compleanno. Dopo averle regalato una penna stilografica, Silvia l’ha sempre portata con sé indossandola al collo come il più prezioso dei monili. Prendere appunti di qualsiasi natura, era diventata la sua ossessione, come se fissare l’inchiostro sulla carta, potesse equivalere a fermare i pensieri per paura di perderli chissà in quale parte oscura della memoria. Da allora ha accumulato quattordici agende, sessantadue block notes e un cassetto pieno di fantasiose stilografiche, il tutto gelosamente custodito all’interno della biblioteca di cui solo lei possiede le chiavi. Era stata dura convincere il nonno a cederle lo scettro delle chiavi, ma in cambio aveva promesso di non comprare un asino al mercato bestiame del paese. Aveva contrattato anche il prezzo per Jimmi, ah sì, per l’asino in questione Silvia aveva già trovato un nome, un angolo del parco, un ricovero attrezzi di legno per farlo dormire e si era studiata tutto quello che serviva per accudirlo nel migliore dei modi.

    Fernando, il nonno, si era opposto con rammarico al volere della nipote, ma l’idea di trasformare l’elegante e prestigioso parco in un principio di stalla, non gli era congeniale.

    Così dovendo scegliere tra la biblioteca di famiglia o l’asino, aveva scelto la biblioteca, ma solo perché si era ripromessa di comprare Jimmi, una volta avuta la possibilità di acquistare una casa tutta sua.

    Al prossimo capitolo, giuro che chiudo… mormora muovendo appena le labbra, mentre legge uno dei suoi libri preferiti con lo stesso entusiasmo della prima volta: Anna dai capelli rossi. In quelle pagine trova tanto in comune con la protagonista. Anche lei lo stesso colore di occhi e capelli, la stessa passione per la lettura ed entrambe orfane. Silvia a pochi mesi di vita era stata coinvolta insieme ai genitori in un incidente stradale, miracolosamente si era salvata mentre sua madre e suo padre non avevano avuto lo stesso fortunato destino. Il nonno Fernando e la moglie avevano cresciuto la nipote nella villa più bella delle campagne grossetane. In questa grande dimora, dove ogni dettaglio non è un caso, ma frutto di un lavoro eseguito da professionisti del settore, Silvia vive insieme a Fernando che ha da poco perso la moglie Clara, agli zii e al cugino Nicholas che ama più di chiunque altro. Lei e il ragazzo hanno da sempre un fortissimo legame che va oltre al comune rapporto tra due cugini o due fratelli, sono complici amici pronti a tutto per la felicità dell’altro.

    Il sole ormai è alto, il rumore delle cicale per Silvia è una dolce orchestra pronta a ricordarle che siamo nel periodo dell’anno che più la rispecchia. Estate, libertà, gioia, vita. Come previsto, non si è fermata alla conclusione del capitolo, ma continua con gli occhi vispi ad addentrarsi nella storia fino a che un aeroplanino di carta le colpisce un braccio.

    Ahi! Osserva la punta piegata dell’aeroplano che spunta in mezzo all’erba. Si guarda intorno e capisce che qualcuno l’ha lanciato al di là, della recinzione di muro in mattoni risalenti ai primi del novecento. Si alza di scatto tenendo ben saldo il libro tra le mani. Va verso il cancello a qualche metro di distanza e guarda attraverso la bella inferriata, dove il simbolo di famiglia padroneggia a centro contornato da motivi floreali che si arrampicano lungo i tondini di ferro. L’unica cosa che vede è l’asfalto deserto della strada che evapora calore.

    Chi c’è?

    Nessuna risposta.

    Hey! Ti vedo sai? Vieni qui! Silvia sta bleffando. Vuole vedere se realmente la persona che ha fatto precipitare l’aeroplanino è ancora lì.

    Silenzio. Solo il rumore delle cicale.

    La ragazza si morde il labbro cercando di capire. Guarda il cancello, poi lancia un’occhiata dov’era sdraiata e immagina che lo sconosciuto in questione deve averla vista da quel punto prima di farle recapitare il foglio piegato. A piedi scalzi, va a recuperare i sandali che ha lasciato sotto l’albero.

    Guarda un po’! La ragazza si ravviva i capelli, portandoli tutti sul lato a sinistra. Raccoglie il buffo aereoplanino e lo apre. Qualcuno le ha lasciato un messaggio.

    Tutti possiamo provare un’attrazione, è abbastanza naturale; ma pochissime persone hanno abbastanza cuore da essere davvero innamorati senza incoraggiamenti.

    Silvia legge tutto d’un fiato il messaggio senza capirne il senso. Lo rilegge lentamente, ma ancora non le è chiaro. Alza gli occhi al cielo e ricorda bene che è un pezzo del libro di Orgoglio e Pregiudizio, tra l’altro, una parte che è stata sottolineata con una doppia riga in quel libro, come in molti altri che sono presenti nella biblioteca. La ragazza si è sempre chiesta per quale motivo alcune frasi erano state sottolineate una volta e altre due volte, ma dopo anni la risposta non era ancora arrivata.

    Cosa facciamo oggi? Gli origami? Il sorriso beffardo del cugino Nicholas le fa distogliere l’attenzione dal messaggio.

    Oh, questo? Maneggia impacciata il biglietto.

    Cos’è? Una lettera d’amore?

    Silvia arrossisce. Se c’è una cosa che odia del suo aspetto, è la pelle chiara che rivela ogni emozione, per il resto è una ragazza molto sicura di sé stessa che da poca importanza all’aspetto fisico.

    Ullallà! Centro! Nicholas con le dita fa segno di sparare con la pistola al centro del suo cuore. Non mi dire! Miss. Stilly, detta anche la Regina dal cuore d’acciaio, che ha una storia con qualcuno!

    Smettila scemo! Non so chi… Si ferma di colpo come se avesse avuto un’illuminazione divina. Mentre stringe gli occhi minacciosi facendoli diventare due piccole fessure, si avvicina al cugino lentamente puntandogli contro il dito. Sei stato tu! Ma certo! E io come una stupida che urlavo dal cancello! Ti sarai fatto un sacco di risate immagino!

    Ti sbagli carissima! Io sono appena arrivato.

    Ora la distanza è talmente breve che Nicholas riesce ad afferrare il foglio, strappandoglielo dalle mani. Silvia cerca per un attimo di reagire, ma il cugino rapidamente lo mette tra le labbra chiuse e afferra la sua Stilly gettandola sul prato per farle il solletico.

    A vederli da lontano potrebbero sembrare due bambini, eppure non lo sono affatto.

    Nicholas è un giovane, abile imprenditore di trent’anni che si occupa di finanza investendo i capitali di ricchi signori della zona. Quando i nonni avevano portato Silvia a casa, il cugino aveva nove anni e da subito aveva provato sentimenti di affetto e protezione per la paffuta bambina lentigginosa che aveva pochi mesi. Indifesa e vittima di un destino così spietato. Non avrebbe mai conosciuto i genitori. Non si sarebbe portata con sé nemmeno una briciola di ricordo.

    Nicholas, approfittando di essere nella stanza da solo con lei, l’aveva presa in braccio, le aveva accarezzato i sottili capelli e le aveva sussurrato all’orecchio che lui non l’avrebbe mai lasciata e che si sarebbe impegnato per farla sorridere ogni volta che ne avesse avuto l’occasione.

    Il cugino aveva mantenuto la sua promessa. Silvia era cresciuta sapendo di poter sempre contare sul ragazzo e la sua vita era trascorsa serena con un tenore di vita molto al di sopra della media da far invidia a tutte le sue coetanee. Nonostante ciò, era riuscita a mantenere uno spirito spontaneo e umile, lavorando per soddisfare i suoi bisogni senza chiedere soldi al nonno. Il suo primo lavoro l’aveva trovato durante le vacanze estive a sedici anni nella gelateria del suo paese e quando era stato il momento di tornare a scuola i clienti l’avevano reclamata perché la simpatia e il carisma della ragazza erano contagiosi. Per non parlare della clientela maschile che era raddoppiata. Silvia non è abituata a usare trucchi e abiti succinti, è una ragazza acqua, sapone e birra come le piace definirsi, ma questo la rende ancora più interessante. Silvia splende di una rara luce che non ha rivali, e non lo sa.

    Basta! Non respiro! Cerca di prendere fiato tra una risata e l’altra.

    Nicholas prende il foglio che ormai si è diviso in due parti. Fammi leggere un po’! Sospira e cambia tono di voce impostandolo in modo serio e drammatico. Mia dolcissima Silvia si schiarisce la voce e inizia a leggere davvero. Tutti possiamo provare un’attrazione, è abbastanza naturale; ma pochissime persone hanno abbastanza cuore da essere davvero innamorati senza incoraggiamenti. Gli occhi scuri di Nicholas, passano frettolosamente dalla lettera ai grandi occhi blu della ragazza che lo ricambia altrettanto perplessa.

    Non lo so. Scandisce lentamente come se stesse parlando con un bambino di due anni.

    Davvero non sai chi te l’ha scritta?

    No.

    E’ sicuramente qualcuno che conosce bene i tuoi gusti letterari.

    Hai riconosciuto il pezzo? Chiede sorpresa.

    Ti ricordo che abbiamo litigato per quelle chiavi! Avrai convinto il nonno ad averle, ma prima o poi saranno mie. Sorride mostrando una perfetta dentatura. Sicura di non volere l’asino? Te lo vado a comprare subito!

    Non si discute, il nonno è irremovibile.

    Già! Sospira sdraiato sull’erba ad ammirare le nuvole che passano al rallentatore sulle loro teste. Restituisce la lettera e aggiunge: E’ un peccato che tu non abbia mai avuto una storia con nessuno, magari questa potrebbe essere la prima.

    Non è una mia priorità, lo sai. So stare molto bene anche da sola.

    Oh, certo che lo so, però mi chiedo come possa una ragazza in gamba come te, non aver ancora trovato un ragazzo degno di nota.

    Forse sono troppo in gamba per quelli che sono passati di qui! Strizza l’occhio e mette il biglietto dentro il libro.

    Davide, il ragazzo che ti ho presentato non era male.

    Silvia ruota gli occhi al cielo. Per carità! Aveva un dizionario limitato a dieci vocaboli, e ancor peggio odia gli animali!

    Per il resto era perfetto!

    Silvia guarda l’orologio. Dovrei andare in negozio da Beatrice tra meno di mezz’ora, sarà meglio che vada a prepararmi.

    Non dovrebbe andare in pensione? Quanti anni ha? Ottanta?

    Silvia si alza dal prato e sistema gli abiti togliendo alcuni fili d’erba. Ottantotto appena compiuti. Raccoglie il libro. Non credo che andrà mai in pensione. Il negozio di cappelli è la sua casa e i clienti la sua famiglia.

    La sua famiglia… Nicholas lascia cadere la frase con un tono malinconico e gli occhi pieni di tristezza.

    Già. Risponde a tono la ragazza. A che ora arriva la restauratrice? Chiede entusiasta.

    Nicholas ha parlato a lungo di Irene, una giovane donna con forte carattere solare e frizzante, che tanto le assomiglia.

    Non so, mi ha detto che sarebbe arrivata nel pomeriggio con un’apprendista.

    Peccato che sia già sposata! Silvia mostra la lingua e scappa di corsa verso il lungo viale che conduce alla villa.

    Beatrice

    Il negozio di Beatrice si trova in una via laterale della piazza principale di Grosseto. Chiamarlo solo negozio di cappelli, sarebbe riduttivo, in quanto, più che un negozio sembrerebbe un vero salotto di casa con tanto di cucina e angolo tè di cui Beatrice ne fa abuso. Non ci sono scaffali da esposizione, ma le pareti sono completamente rivestite da pezzi unici che fa arrivare principalmente da Londra e da Parigi mentre circa la metà degli articoli esposti sono realizzati artigianalmente a mano da lei stessa, partendo da dei suoi disegni, fino a confezionarli in maniera perfetta. I cappelli per Beatrice sono una vera ossessione sin da quando era piccola e non avendo molte possibilità per poterli acquistare, aveva imparato tutti i trucchi del mestiere da una sua vicina di casa fino a farne un lavoro.

    Non diventerò mai brava come te. Silvia ammira le sapienti mani ossute di Beatrice mentre applica una decorazione geometrica che lei stessa ha creato.

    Non puoi essere brava a far tutto. Sei già un’ ottima giornalista.

    Non sono ancora una giornalista Bea, ho solo un blog.

    Brog! Che strano nome. Beh, lavori parlando d’amore, anche se non lo pratichi, ma questo è un altro capitolo… si fa sfuggire una piccola risata, …direi che puoi essere soddisfatta di te stessa e poi non sei così male con i cappelli!

    Invece sì! Lo sappiamo entrambe perché non mi mandi via.

    Beatrice appoggia l’articolo che ha appena finito sul lungo tavolo da lavoro e si accomoda sulla sedia. Il suo sguardo diventa ancora più dolce e le labbra si distendono in un generoso sorriso. Sentiamo. Per quale motivo ti terrei se non produci nulla di buono?

    Silvia si sta mordendo le unghie e non risponde.

    Pensi che ti tenga perché mi sento sola? Giusto per avere una dama di compagnia?

    La ragazza alza lo sguardo su Beatrice. Oh no! Sei amata da tutti, la conferma è l’abbondante affluenza in questo negozio. E’ che ormai l’affetto che ci unisce è così forte che ti dispiacerebbe lasciarmi a casa.

    L’anziana donna tende le mani verso la giovane che le afferra in modo deciso. Sei una delle ragazze più ricche di Grosseto, non hai bisogno di lavorare part-time per fare dei cappelli. So che tuo nonno con una telefonata potrebbe trovarti qualsiasi altra occupazione con un salario più soddisfacente, quindi cara Stilly, non pensare che ti stia facendo un favore. La donna si alza e va a prendere un cappello grigio chiaro di paglia dalla linea giovane, sportiva e sbarazzina.

    E’ l’ultimo che ho fatto! Irene lo riconosce.

    Quando sei andata a casa è entrata una ragazza che s’è né innamorata a prima vista e l’ha prenotato. Passa a ritirarlo entro sera. Ripone il cappello al chiodo. Questi sono gli unici tre modelli che hai realizzato tu e che al momento sono invenduti. Direi che se hai un problema, è che pretendi troppo da te stessa.

    Silvia sospira sgonfiandosi come un palloncino. Mi piace tantissimo questo lavoro Bea! E ti ringrazio tantissimo per la pazienza che hai avuto fino ad ora con me nell’insegnarmi tutti i trucchi del mestiere.

    A sua volta, qualcuno fece la stessa cosa con me. Questa è un’arte che non ha delle scuole di formazione. Il tono di voce di Beatrice è pacato e carico di saggezza come sempre. Almeno, ai miei tempi non c’era. Puntualizza con un elegante gesto della mano.

    In realtà, ai tuoi tempi c’era davvero poco. Stilly adorava ascoltare Bea quando raccontava la sua storia, una storia triste, ma piena di verità che meritava di essere ricordata per rammentare all’umanità quanto sia importante la libertà di ogni singolo uomo.

    L’anziana donna aveva vissuto il periodo della giovinezza, negli anni peggiori del secolo scorso. Era appena una ragazzina quando scoppiò la seconda guerra mondiale e fu testimone di un terrore e una miseria senza precedenti. Le persone avevano perso ogni traccia di normalità quotidiana, persi in una guerra senza senso. Tutto era stato stravolto. Nel cuore della notte, quando il silenzio diventa assordante, Bea può ancora sentire il rumore delle sirene che avvertono i bombardamenti. Chiude gli occhi e ricorda com’era la sua città completamente buia dopo il coprifuoco. Avverte ancora il senso di claustrofobia all’interno della casa dove i vetri erano stati pitturati di blu per evitare la fuoriuscita della luce che ne avrebbe indicato la presenza e attirato l’attenzione degli aerei nemici. L’istinto di non unirsi a delle folle perché in guerra si rischiava di essere mirati, Bea dopo anni l’ha ancora, come se il suo DNA fosse stato definitivamente modificato. Ricorda ogni piccola cosa, ogni dettaglio, ogni odore, suono, colore e dolore. Il dolore di aver perso la famiglia e la sua amatissima sorella gemella con la quale viveva in simbiosi sin dalla nascita.

    Adesso le persone hanno tutto e non sanno apprezzarle. Potrebbe sembrare la retorica di una vecchia brontolona, ma prova anche solo a pensare la fortuna di guardare un cielo stellato senza la paura di essere portata via dal nemico.

    Oppure poter fare la spesa potendo riempire il carrello senza dover usare quella tessera di cui mi parli spesso… quella per razionare il cibo intendo.

    Beatrice passa dietro la giovane e le appoggia una mano sulla spalla. "Se ci fossero più giovani sensibili a questo argomento come lo sei tu, di certo non avremmo telegiornali pieni di sangue

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