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La politica estera cinese in prospettiva storica
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Ebook53 pages37 minutes

La politica estera cinese in prospettiva storica

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Il dossier mette a fuoco come l’emergere nel nuovo secolo della Cina quale seconda potenza mondiale sia stato il frutto di un lungo e complesso percorso storico e abbia rappresentato il cambiamento più importante nelle dinamiche internazionali del XXI secolo.
LanguageItaliano
Release dateSep 4, 2017
ISBN9788838245817
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    La politica estera cinese in prospettiva storica - Guido Samarani

    AA.VV.

    La politica estera cinese in prospettiva storica

    ISBN: 9788838245817

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Guido Samarani, Sofia Graziani - Introduzione: la politica estera cinese in prospettiva storica

    Guido Samarani - Pechino tra Mosca e Washington in un mondo globale

    Barbara Onnis - L’evoluzione dei rapporti tra Repubblica Popolare Cinese e Unione Europea. Dinamiche attuali e prospettive future

    Giulio Pugliese - L’assertività cinese in Asia orientale tra mutati equilibri di potenza e una crescente instabilità interna

    Sofia Graziani - La Cina in Africa: aiuti, retorica e soft power

    Guido Samarani, Sofia Graziani - Introduzione: la politica estera cinese in prospettiva storica

    In generale, sin dal 1949 e per alcuni decenni (periodo maoista, 1949-1976), la politica estera della Repubblica Popolare Cinese (Rpc) fu largamente influenzata da un approccio stato-centrico ai problemi della politica internazionale e della sicurezza nazionale, nel senso di un forte impegno finalizzato a contrastare quelli che venivano visti come sforzi, da parte americana e – pur in modo diverso – sovietica, di ridurre Pechino alla sottomissione geopolitica.

    La Cina socialista e il mondo (1949-1978)

    Dopo il 1949, come è noto, la gran parte dei paesi non socialisti, inclusi i più importanti paesi europei, seguirono l’esempio degli Stati Uniti non riconoscendo la neonata Rpc e mantenendo in molti casi relazioni con Taiwan.

    Gli anni Cinquanta furono segnati altresì dalla cooperazione con l’Urss e con il mondo socialista: per quanto stretta, essa non fu mai tuttavia tale da contraddire gli sforzi da parte cinese di mantenere un proprio profilo autonomo nel campo della politica interna ed estera. Per quanto riguarda la parte orientale dell’Europa, allora inserita nell’ambito del sistema socialista di alleanze guidato dall’Unione Sovietica, per circa 40 anni (sino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991) i rapporti della Cina con tali paesi – che con l’Urss erano stati tra i primi a riconoscere la nuova Cina popolare – furono sostanzialmente mediati dall’andamento delle relazioni sino-sovietiche. Dopo la crisi con l’Unione Sovietica a partire dal 1960, il congelamento di fatto dei rapporti con i paesi dell’Est europeo fu accompagnato da un approccio generale cinese che tese a enfatizzare l’importanza dei principi della sovranità nazionale nell’ambito delle relazioni tra stati socialisti. Al contempo, la Conferenza di Ginevra sulla Corea e l’Indocina (1954) e, successivamente, la Conferenza dei paesi afro-asiatici tenutasi a Bandung (1955) inaugurarono una nuova fase nella diplomazia internazionale della Cina, consentendo a Pechino di ampliare i propri orizzonti al di là del campo socialista e di rafforzare la propria posizione internazionale. In quegli anni, inoltre, la Cina cominciò a guardare all’Europa occidentale, stabilendo relazioni economiche, culturali e politiche non ufficiali con paesi come la Germania, la Francia e l’Italia.

    Nel 1964 la Francia decise autonomamente di riconoscere la Cina popolare e di avviare lo scambio di ambasciatori: tale iniziativa, motivata dall’autonomismo dell’azione internazionale di Parigi sotto la guida di Charles De Gaulle, indusse nei cinesi speranze di un’iniziativa analoga – in tempi brevi – da parte di altri paesi europei, speranze tuttavia che andarono deluse.

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