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La felicità dei secondi
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La felicità dei secondi

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About this ebook

Bruno, timido e fuori forma impiegato di una multinazionale operante nel settore dei trasporti, si accontenta della sua vita piatta, impegnandosi in tutto quello che fa più per educazione e senso del dovere che non per piacere, evitando accuratamente ogni rischio e di conseguenza anche ogni possibile emozione. Pochi amici, quelli con cui è cresciuto, un amore mai veramente dichiarato divenuto con il tempo solo platonico ed un'unica eccezione: la chitarra, sua vera compagna di vita. La sua apatia, la scarsa capacità di relazionarsi, la timidezza e le regole ingiuste di un mondo fatto sempre più di apparenze, lo rilegheranno spesso al secondo posto come quando, nonostante la stima del capo, viene trasferito a lavorare in Inghilterra. Un cambiamento doloroso e difficile che con il tempo si rivelerà il primo passo verso la possibile svolta. Non ci metterà però molto nemmeno a Londra a ricostruirsi il suo tran tran quotidiano e ancora una volta sarà costretto dalla sorte ad un nuovo scossone. Una sera, mentre suonava la chitarra davanti all'isola di Lot, viene avvicinato da Arthur, uno strano senzatetto che lo porterà a mangiare alla mensa dei poveri dove conoscerà Monica. Da lì la segreta iscrizione ad un famoso concorso canoro televisivo, le luci della ribalta, l'incontro con dei personaggi dello spettacolo, l'illusione per un amore da copertina fino al ritorno alla realtà. Questa volta però, vista con occhi diversi.
LanguageItaliano
PublisherAndrea Fasoli
Release dateSep 13, 2017
ISBN9788826401782
La felicità dei secondi

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    La felicità dei secondi - Andrea Fasoli

    Andrea Fasoli

    LA FELICITA' DEI SECONDI

    Il contenuto di questo ebook è dell’autore Andrea Fasoli. Non può essere riprodotto, copiato, distribuito, trasmesso nemmeno parzialmente senza il permesso scritto dell’autore. Il contenuto è di fantasia, ogni riferimento a persone, fatti e luoghi esistenti è puramente casuale – Edizione 2017

    A Giada

    che mi ha insegnato l'arte di attendere

    perché non serve tanta pazienza

    ma tanto coraggio

    I cuori dei giovani ondeggiano sempre

    (Omero)

    PREMESSA

    Mi sembrava un sogno il giorno che scrissi l'ultima riga di Nessuno è mai solo, uno di quei sogni che diventano magia non tanto perché si realizzano ma perché sembrava impossibile che lo facessero. Ma di impossibile non c'è nulla se hai le giuste motivazioni, questo ci ho messo un po’ superando l'ingordigia e le incertezze giovanili, ma l'ho imparato bene. Ora che l'ho rifatto però, le sensazioni sono rimaste immutate perché forse alla felicità non ci si può mai abituare. Fortunatamente. Ebbene sì, aver raggiunto quel traguardo non ha spento in me la passione per la scrittura anzi, l'ha rafforzata e grazie all'esperienza maturata ho potuto affrontare questa nuova avventura con più consapevolezza. Poco più di un anno dopo ho scritto nuovamente un'ultima riga. Forse alla ricerca di nuove avventure, forse alla ricerca della mia strada o forse semplicemente perché lì mi ha portato l'ispirazione, ho affrontato un percorso tutto nuovo, con schemi totalmente diversi rispetto alla prima opera e forse anche più complicati. La felicità dei secondi è un romanzo di pura fantasia, ma non è un giallo, non è un rosa, non è una biografia, tutti ingredienti invece presenti in Nessuno è mai solo. Questo nuovo libro è la storia di tutti o per meglio dire, di molti, quindi riuscire ad incuriosire il lettore è stata la sfida più grande. E' la storia di una persona come tante che, frenata dalle regole di un mondo sempre più superficiale e da sonore ed ingiuste sconfitte, mette via i propri sogni e le proprie eccellenze cercando, limitandosi, di sopravvivere. Quante volte nella vita mi sono chiesto e probabilmente anche voi lo avete fatto, cos'è quella felicità che spesso inseguiamo a perdifiato e che tante volte ci sembra irraggiungibile? Quanti di voi stanchi e delusi hanno deciso di accontentarsi? Anche Bruno avrebbe voluto accontentarsi ma è stata la vita stessa a ribellarsi a questa decisione mettendolo più di una volta spalle al muro. E lui, alla fine, una risposta a quella domanda è riuscito a darsela.

    1

    «E chissà se sentiva il mio cuore, mentre mi innamoravo di lei. Ti porterò con me, più in là di questo mare, per tutti i tuoi domani starò con te», mentre l’acqua gli scendeva calda sul viso dal forte getto della doccia, Bruno amava cantare soprattutto le canzoni che il padre gli aveva fatto ascoltare in macchina quando era ancora piccolo. A fine giornata, questo era il suo momento preferito, il rito per staccare la spina dai problemi dell’ufficio e dedicare un po’ di tempo a se stesso. Un momento che purtroppo, da quando era andato a vivere da solo, si era via via assottigliato per lasciare spazio a tutte le faccende domestiche che prima venivano svolte dalla madre. Con gli occhi semichiusi dall’acqua cercò a tastoni lo shampoo e finì di lavarsi i capelli che da qualche anno avevano iniziato a diradarsi. Nonostante qualche chilo di troppo specie sull’addome, guardandosi allo specchio, mentre si asciugava con l’asciugamano della Walt Disney, si trovò affascinante. Non capitava spesso, ma specie quando era rilassato riusciva a stare bene con se stesso e ancora non riusciva a capacitarsi come mai Stella, una delle sue amiche di vecchia data, non si fosse mai innamorata di lui. Non aveva mai trovato il coraggio di dichiararsi, però cercava sempre di ricoprirla d’attenzioni e cercava sempre regali originali da farle, come quella canzone che le aveva scritto appositamente qualche anno prima. Infilò la maglietta e i calzoni della tutta e si precipitò in cucina per prepararsi la cena. Aveva fretta perché di lì a poco sarebbe iniziata la partita del Milan, un’altra delle sue grandi passioni. Optò così per degli spaghetti dalla veloce cottura che avrebbe condito con il sugo già pronto acquistato al supermercato ed un’insalata già lavata, anch’essa trovata tra gli scaffali del super. Rimpiangeva le cene di mamma, ma si sforzata di tornare a casa solo la domenica per comprovare ed autoconvincersi della propria capacità di essere autonomo. Accese il televisore sintonizzandolo sul preserale di Paolo Bonolis, la leggerezza delle sue battute riusciva a metterlo di buon umore scacciando del tutto la negatività delle solite tensioni lavorative che ormai da un po’ lo perseguitavano visto che Giulia, la sua collega, non si faceva sfuggire occasione per metterlo in cattiva luce nei confronti del capo. Il pensiero lo fece trasalire, cercò così di concentrarsi sulle immagini del video. Questo era un altro aspetto negativo che aveva riscontrato andando a vivere da solo. Non avendo nessuno con cui sfogarsi e confrontarsi, spesso si ritrovava a crogiolarsi tra i suoi stessi pensieri aumentando i sensi di colpa per non aver mai trovato una donna con cui andare a vivere. E pensare che da ragazzino, quando si immaginava il futuro, si vedeva sposato e circondato di bambini ancora molto giovane. La vita però non aveva voluto così e lui non aveva mai ceduto a compromessi. Inizialmente la solitudine non gli faceva paura ma forse adesso un po’ sì. Divorò la pasta, l’appetito quello di certo non gli mancava mai, e pulì il piatto facendo la scarpetta con il pane. Fece lo stesso con l’insalata poi, ancora con una fame da lupo, buttò i piatti nel lavabo per dargli una veloce sciacquata. Si affrettò per poi sdraiarsi sul divano davanti alla grande tv al plasma. L’arbitro stava per fischiare l’inizio della partita quando suonarono alla porta. Bruno rimase stranito non avendo la più pallida idea di chi potesse essere. Guardò nello spioncino e inquadrò la sagoma rotonda della sua vicina di casa, allora tranquillizzatosi aprì.

    «Buonasera», disse la donna con il marcato accento calabrese che non lasciava dubbi sull’origine.

    «Buonasera signora Carmela, posso aiutarla?» rispose Bruno per cercare di accorciare ogni suo possibile tentativo di conversazione. Carmela era una brava persona e Bruno cercava di tenersela buona visto che ogni tanto si serviva del suo aiuto per le piccole commissioni che in orario lavorativo lui non poteva sbrigare.

    «Bruno non è che hai in casa dell’aglio? L’ho finito e mi sono scordata di comprarlo.»

    «Cosa deve cucinare di buono? Aspetti che guardo subito», Bruno conosceva benissimo l’odore di soffritto che tutte le sere invadeva il suo appartamento.

    «Devo preparare le lagane per mio marito che tra poco rientrerà dal lavoro.»

    Bruno era tentato di chiedere cosa fossero ma la partita ormai era iniziata: «Eccolo, purtroppo non è molto».

    «Grazie caro, va benissimo!» esclamò Carmela sospirando come se si fosse tolta un grande peso dal cuore «Domani vado a ricomprartelo».

    «Non si preoccupi, io non lo uso quasi mai.»

    «Bruno se hai bisogno di qualche cosa dimmelo pure.»

    «Grazie Carmela, non esiterò a farlo ma per ora sono a posto.»

    «Torno in cucina, grazie ancora.»

    «Buona serata e buona cena.»

    Bruno richiuse la porta e tornò a sedersi sul divano. A quel punto fu lo squillo del cellulare a distrarlo dalla partita. Era un messaggio vocale su whatsapp di Stefano che gli faceva il resoconto della sua formazione del fantacalcio. Rispose banalmente con un ok e cercò finalmente di concentrarsi sul match, ma ci riuscì solo per pochi istanti perché il telefono ritornò presto a squillare. Questa volta era la consueta telefonata della madre.

    «Ciao Mamma, si tutto bene, si ho mangiato, si si in ufficio tutto bene, sto guardando la partita, voi tutto bene, ok, ci sentiamo domani allora, va bene, ciao mamma», le risposte erano più o meno sempre le stesse perché sempre le stesse erano le domande. Bruno sapeva bene di quanto sua madre si preoccupasse da sempre per lui, e sapeva anche che in fondo, a lei dispiaceva che fosse andato a vivere da solo. Arrivò un altro messaggio whatsapp di Stefano. La partita stentava a decollare invece l'amico, nonostante il timido tentativo di Bruno di stroncare la conversazione era già partito e di fatto il dialogo di messaggi ed emoticons si fece incessante fino alla fine del primo tempo. Bruno si alzò e tirò fuori dalla credenza un pacco di biscotti al cioccolato che probabilmente non sarebbe bastato per arrivare alla fine del match. La partita ricominciò e lui trattenne a stento l’urlo di gioia quando il Milan passò in vantaggio e si sfogò dandosi dei sonori schiaffi sulle cosce. Quando si svegliò, il televisore stava trasmettendo la replica di Paperissima, il sacchetto di biscotti era per terra ed in mano stringeva ancora il telecomando. Dopo qualche istante di confusione, smanettò con il telecomando per controllare sul televideo il risultato. 1 a 1 non era certo il massimo e mestamente si trascinò fino al letto e si sdraiò sotto le lenzuola fresche. Sapeva già come sarebbe continuata la notte. Dopo essersi girato da una parte e poi dall’altra, si mise a fissare il soffitto ed i pensieri, aiutati dalla frettolosa cena e dai biscotti, tornarono ad assillarlo prepotentemente. Il lavoro che aveva completato ieri era fatto nel modo corretto? Se così non fosse stato, Giulia non si sarebbe sicuramente fatta sfuggire l’occasione per sottolinearlo. Cosa poteva fare per contrastare la malalingua di quella strega? I documenti dell’ultima spedizione giunta dalla Romania erano completi? Ogni tanto Bruno schiacciava il pulsante sopra alla sveglia e sul soffitto veniva proiettato l’orario. I minuti sembravano non passassero mai e questo era inquietante, ma allo stesso tempo avere la percezione che mancasse ancora molto tempo prima del suono della sveglia lo rassicurava. Si alzò per andare in bagno e seduto sul water si sforzò di tenere gli occhi chiusi per non cedere all’accecante luce del lampadario. Doveva fare qualche cosa, ormai quelle nottate stavano diventando sempre più frequenti. Si rimise nel letto cambiando strategia. Pensò intensamente a Stella, ai suoi occhi, alla sua pelle, al suono della sua voce. Poi la sveglia suonò. Non amava fare le cose di fretta, il largo anticipo con cui si svegliava gli permetteva di soppesare ogni azione che praticamente effettuava a rallentatore in attesa che anche il suo metabolismo si svegliasse. Come al solito il traffico congestionava le strade che portavano all’ufficio situato nei pressi dell’aeroporto di Linate. Fortunatamente era Venerdì, il giorno della settimana che preferiva.

    «Buongiorno Carlo, tutto bene?» salutò il portinaio.

    «Buongiorno Bruno, finalmente siamo arrivati a Venerdì.»

    «E a quanto pare sarà un week-end di bel tempo.»

    «Hai progetti?»

    «No, ma il sole sicuramente stimola le buone idee», timbrò con il badge e poi imboccò la rampa di scale per raggiungere la scrivania al secondo piano. Al distributore del caffè vide Giulia parlare fitto fitto con il Dott. Rocchi. Non era una scena insolita ma Bruno si chiese cosa ci facesse in giro a quell’ora il responsabile delle risorse umane. Salutò con un semplice buongiorno che zittì per un attimo il loro chiacchiericcio, poi si infilò nella sua postazione ed accese il computer.

    Giulia, notando le sue occhiaie non si fece scappare l’occasione: «Dormito bene?» disse sfoderando tutto il suo finto savoir-faire.

    «Si grazie Giulia, dopo la partita mi sono addormentato come un sasso», mentì.

    «Io no. Ho sentito dei rumori, poi il cane si è messo ad abbaiare. Ho avuto paura dei ladri e non sono più riuscita ad addormentarmi.»

    «Ma l’allarme è suonato?»

    «No. Ma oggi sono rincoglionita e c’è un sacco di lavoro da fare.»

    Come al solito Bruno ci cascò in pieno «Se hai bisogno, sistemo queste cose poi ti do una mano.»

    «Non ti disturbare.»

    «Veramente non c’è problema, ti do volentieri una mano.»

    Non appena ebbe sbrigato le pratiche più urgenti, Bruno passò a quelle di Giulia che non oppose più nessuna resistenza. L’ingenuo senso del dovere di Bruno, riusciva sempre a convincere la propria coscienza di aver fatto il bene. Probabilmente era anche la verità ma a volte, anzi spesso, il bene non coincideva con il suo bene. Bruno non fece nessuna domanda sulla presenza a quell’ora di Rocchi ed anche Giulia non accennò nulla. Come tutti i Venerdì il Dott. Bressa responsabile del settore dove lavoravano, si trattenne in ufficio solo nella mattinata, giusto il tempo per complimentarsi con loro per il lavoro terminato nel migliore dei modi. Bruno non aveva mai avuto nessun problema con i diretti superiori che anzi, visto il suo grande attaccamento al lavoro, lo tenevano sempre in grande considerazione. In più il Dott. Bressa era un uomo che aveva fatto la gavetta, era arrivato dal basso e si comportava ancora come uno di loro senza mai fargli pesare la propria posizione di comando.

    «Che programmi hai per il fine settimana?», chiese Giulia.

    «Per ora nessuno, ma stasera esco con degli amici, magari si organizza qualche cosa. Tu che farai?», rispose Bruno consapevole che la risposta sarebbe stata sempre quella che lei gli ripeteva ogni Venerdì.

    «Non facciamo nulla, rimango a casa a fare le faccende domestiche e ad aspettare sveglia mia figlia.»

    Le ultime ore del pomeriggio si trascinarono stancamente. Il telefono non squillava più e tutti i problemi sembravano svaniti nel nulla, come sempre i milanesi erano già proiettati nel fine settimana, la maggior parte di loro occupava già le tangenziali per raggiungere qualche località fuori porta. Bruno non usciva mai molto, ma come da tradizione il Venerdì si ritrovava nel solito locale sui navigli con altri tre amici per l’aperitivo. Non era un tipo mondano, anzi, stava spesso da solo ma più per scelta che per piacere. Non si sentiva mai all’altezza ed era sempre a disagio così riempiva le giornate suonando la sua chitarra classica e scrivendo canzoni che mai nessuno ascoltava. Come al solito per parcheggiare dovette fare diversi tentavi fino a quando trovò una giovane coppia con un bambino nel passeggino che stava per andarsene. Quando arrivò al Vista Darsena, Stefano e Simone erano già lì, mentre come sempre, l’assicuratore Mauro era l’ultimo a presentarsi. Ordinarono gli spritz poi ognuno si riempì il piatto dal ricco buffet. Stare in coda con il piatto in mano a rincorrere qualche oliva o melanzana grigliata era diventato uno dei modi migliori per attaccare bottone con qualche ragazza. Bruno guardava attentamente le persone che lo circondavano. Erano quasi tutti della sua stessa età, i visi stanchi dalla settimana lavorativa e quella necessità di divertirsi a tutti i costi. Lui si sentiva di essere l’unico fuori posto, non si stava divertendo e sinceramente non ci trovava nulla di divertente nel fare la fila, nello spiluccare del cibo freddo e nel dover ridere a tutti i costi. Prese un'abbondante porzione di pasta e delle verdure poi tornò a sedersi insieme agli altri. Guardando l’acqua scorrere pochi metri sotto di loro e le luci delle strade e delle insegne accendersi, non poté fare a meno di pensare che all’imbrunire Milano diventava proprio bella. Come al solito parlarono di calcio, a parte qualche lamentela, l’argomento lavorativo veniva sempre accuratamente evitato.

    «Avete visto quelle tre nell’angolo?», disse Simone indicando con la testa delle ragazze sedute ad un tavolo non lontanissimo dal loro.

    «Che donne di classe. Quella bionda ha due gambe eccezionali», esagerò come sempre Stefano.

    «Bruno sei silenzioso. Che te ne pare?»

    «Carine, si molto carine.», disse senza nessuna enfasi.

    «E dai, non puoi pensare sempre e solo a Stella!», Simone non perdeva occasione per cercare di distoglierlo da quella che per lui non era la donna giusta.

    «Ma lo sai che io stravedo per lei», cercò di protestare.

    «Allora prova a dirglielo chiaramente una volta per tutte!»

    «Sai anche che lei pensa ad un altro», Bruno trovava sempre qualche scusa per non fare quel passo.

    «E

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