Piccolo vocabolario romanesco-italiano
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Piccolo vocabolario romanesco-italiano - Gianni Tomassini
PREFAZIONE
Perchè parliamo di romanesco e non di romano? In effetti è l’unico dialetto denominato in maniera differente rispetto a chi lo parla. Il napoletano, il milanese, il toscano, il barese ecc… indicano sia la parlata che l’abitante. A Roma è diverso: il romano è l’abitante, il romanesco è il suo dialetto. Il motivo? Probabilmente la distinzione risale all’epoca che va dal medioevo alla caduta dello stato pontificio e alla unificazione del regno d’Italia con la proclamazione di Roma capitale. Fino a quel tempo Roma, ed anche la sua parlata era distinta in due categorie. Da una parte la nobiltà e la borghesia clericale, dall’altra il popolino formato da bottegai, garzoni, operai, artigiani, contadini. I primi, quasi mai romani di nascita, ma arrivati nella città seguendo il Papa e del momento anche esso proveniente dalle varie regioni italiane. Si andava quindi diversificando un dialetto romano toscaneggiante per la classe nobile e una parlata ignorante
per il popolino. Quest’ultimo il dialetto romanesco, abbastanza sguaiato e rumoroso derivava in parte dal latino, ma aveva anche molte parole derivanti da altre lingue ( francese, tedesco, ebraico ed arabo) ovviamente corrette ad usum nostrum
. Nell’ultimo secolo, migliorate di molto le condizioni economiche del popolo, il romanesco veniva relegato nei pochi quartieri popolari centrali: Trastevere, Ghetto, Testaccio. Monti, Esquilino. Anzi, veniva considerato poco dignitoso parlare in dialetto per cui alle nuove generazioni, fin dalla più tenera età, era vietato addirittura conoscere parole dialettali, quasi fossero parolacce. A casa mia, da pischello
non ci si discostava dal pensiero comune e pur appartenendo, in fondo, al popolo essendo una famiglia di commercianti ed abitando nel centro di