Nell’ora della prova
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Nell’ora della prova - Pier Luigi Guiducci
Albatros
Nuove Voci
Ebook
© 2017 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma
www.gruppoalbatrosilfilo.it
ISBN 978-88-567-8458-9
I edizione elettronica settembre 2017
In memoria del mio Maestro,
S.E. Mons. Andrea Maria Erba
(1930-2016)
che mi ha guidato e sostenuto
nel non facile impegno di
storico della Chiesa.
"Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine
gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi,
come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono
testimoni oculari fin da principio e divennero ministri
della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche
accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi…". (Lc 1,1-3)
Prefazione
Per un non breve periodo di tempo, la riflessione sulle vicende dei cristiani dei secoli I-IV, martirizzati nei territori dell’impero romano, e nella stessa Urbe, ha affrontato gradualmente più fasi di ricerca. Quest’ultime, si sono mosse tenendo in considerazione dei punti-chiave:
1) A quali martiri si fa esattamente riferimento? Qualche volta, storie diverse (che potrebbero far pensare a più martiri) hanno ricondotto, in realtà, a un solo personaggio. In altri casi, una stessa traditio, pur indicando un unico nome, racchiudeva in sé fatti che hanno indotto a pensare all’esistenza di più martiri.
2) In che periodo furono uccisi? Per ordine di chi? Da quali famiglie provenivano questi martiri?
3) Quali fonti possono essere considerate attendibili per confermare l’esistenza di questo o quel martire? Epigrammi? Cronologie ecclesiastiche? Atti di processi? Passioni scritte diverso tempo dopo i fatti accaduti? Leggende (cioè: testi ‘da leggere’) con fine edificante? Libri omiletici?
4) In quali circostanze determinati martiri trovarono la morte? Dove avvenne l’esecuzione? In quale località trovarono sepoltura? Le loro spoglie sono state poi traslate in altre località?
5) Ci sono state ricognizioni, studi scientifici, per accertare l’autenticità delle reliquie?
6) A livello popolare come si è divulgato il culto dei singoli martiri?
In tale contesto, sono state promosse, nel corso del tempo, molteplici indagini che, con i mezzi possibili al momento dell’iniziativa, hanno cercato di dare delle risposte corrette, e di modificare quanto non emergeva da un riscontro serio. I risultati hanno fornito dati esaurienti, parziali e spuri.
I dati esaurienti sono quelli attraverso i quali è stato possibile ricostruire un percorso storico sicuramente attendibile. In taluni casi, non sono mancati documenti di grande valore. Si pensi, ad esempio, alle trascrizioni di antichi stenografi, che riportano interrogatori e la sentenza di morte.¹ Un altro riferimento è costituito dalle epigrafi, dalle zone sepolcrali, dai graffiti, dalle testimonianze scritte di persone vissute nel periodo in cui il martire venne ucciso (o in un tempo immediatamente posteriore).
I dati parziali riguardano le figure di quei cristiani di cui si possiedono indicazioni non deboli (quindi il loro martirio è sicuramente avvenuto), ma dei quali mancano ulteriori riscontri che possano facilitare delle analisi comparate. A volte si conosce il nome del martire ma può non essere nota l’esatta data dell’esecuzione. In altre situazioni, si sa con certezza che in un dato luogo avvennero delle esecuzioni capitali contro cristiani ma i nomi di questi martiri non sono noti, ecc..
Esistono poi una serie di dati spuri che trovarono origine da una generale pietas cristiana. Quest’ultima, si avvicinò più a una didattica basata su racconti edificanti, segnati da forte emotività, che a un metodo d’indagine storica. In tali testi rimane prioritario il fine esortativo, catechetico. Si riteneva, infatti, che la trasmissione alle nuove generazioni di semplici storie di eroismi, poteva riscaldare i cuori e le menti, e ravvivare il desiderio di seguire l’insegnamento di questi ‘modelli’: cioè, la loro fede, e la fermezza davanti alle difficoltà.
Unitamente a quanto è stato fin qui annotato, si devono poi indicare anche quelle situazioni che causarono nei secoli non deboli problemi. Si trattò di dinamiche di ‘vendita’ di reliquie presentate come ‘autentiche’. Tale commercio ebbe la conseguenza di spargere dubbi e incertezze su molti resti ritenuti appartenenti a questo o a quel martire, con il risultato di non essere più sicuri nei confronti di tutte le reliquie esistenti.
Il contesto descritto, fa comprendere come per uno storico non sia affatto semplice affrontare il tema dei martiri cristiani dei primi secoli. Sia di quelli che offrirono la loro vita in Paesi lontani. Sia di quelli che trovarono la morte a Roma.
Per tale motivo, acquista un particolare significato, e un peculiare valore, il nuovo libro del Prof. Pier Luigi Guiducci sui martiri romani del I-IV secolo. L’Autore è Docente di Storia della Chiesa presso il Centro Diocesano di Teologia per Laici (Istituto ‘Ecclesia Mater’, Pontificia Università Lateranense).
Il Prof. Guiducci, pur lavorando su un materiale rigorosamente scientifico, ha saputo presentare la realtà dei martiri cristiani uccisi a Roma in un modo divulgativo, capace di essere compreso dai più diversi lettori. Senza cadere nell’estremo dell’esaltazione fine a se stessa, o in quello del riduzionismo meccanico (‘taglio’ del numero dei martiri senza effettuare indagini storiche serie), l’Autore ha cercato di delineare quanto emerge dagli studi realizzati, e – contemporaneamente – ha posto in risalto l’attualità del messaggio di ogni martire: la fedeltà non a generiche dottrine o a indefinite filosofie, ma a una Persona precisa. Quella di Cristo.
Peter Gumpel
1 Nel periodo delle persecuzioni dei primi secoli, i cristiani comperavano ad altissimo prezzo i verbali giudiziarî redatti stenograficamente dagli exceptores (notai o cancellieri o segretari). I testi venivano poi letti in comunità.
Aspetti introduttivi
All’inizio del I secolo dell’èra cristiana, la presenza di un gruppo di cristiani che annunciavano la venuta del Messia, del Salvatore, era un fatto che, sostanzialmente non interessava nessuno, ad eccezione degli ebrei più ortodossi. Per chi stava al vertice del potere, permaneva l’esigenza (sempre pressante) di amministrare un territorio estremamente vasto (specie negli anni di Traiano, 98-117), di mantenere l’ordine interno (contro sollevazioni, congiure, attentati), di sostenere un’economia articolata (opere pubbliche, trasporti, commercio estero). Restava, inoltre, una politica di tolleranza verso i diversi culti del tempo. Ciò serviva a non provocare conflitti di natura religiosa. Per gli ebrei ortodossi, al contrario del potere romano, la tolleranza verso il Cristianesimo era da respingere per più motivi. In particolare, perché:
1) la dottrina cristiana era segnata da blasfemia;
2) veniva sconfessata un’attesa messianica;
3) la prima predicazione dei cristiani si rivolgeva alle comunità ebraiche;
4) si stava verificando gradualmente una separazione dei seguaci di Gesù di Nazareth dalla comunità ebraica;
5) gli esponenti della nuova religione cominciavano a diventare interlocutori ascoltati dalle autorità romane.
Tale contesto, spiega perché, in genere, i responsabili romani della res publica non manifestarono ostilità verso i primi cristiani,² mentre – sul versante ebraico – cominciarono ad essere attivate una serie di azioni conflittuali che avevano l’obiettivo di neutralizzare soprattutto i responsabili delle nascenti Chiese locali.³ Le prime persecuzioni contro i cristiani ebbero inizio negli anni dell’imperatore Nerone. Saranno motivate da fattori occasionali, circoscritte alla sola città di Roma, e cesseranno con la morte (suicidio) dell’imperatore. Dovrà trascorrere altro tempo per individuare una serie di episodi dai quali emerge una voluntas necandi nei confronti di singoli cristiani. Gradualmente, si arrivò poi a un’estensione delle persecuzioni. Gli storici hanno cercato di analizzare tale fatto. Sono state indicate più motivazioni:
1) lo sviluppo delle comunità cristiane, fu probabilmente valutato più sul piano politico che su quello religioso. Nel giudizio di pagani e di ebrei ortodossi fu ritenuto un fatto negativo. Da neutralizzare. Gruppi di potere, inseriti nelle istituzioni romane, videro nella nuova religione un fattore di accentuata discontinuità, un elemento potenzialmente destabilizzante, una fonte di debolezza per il sistema politico-amministrativo del tempo. I cristiani, secondo le mentalità di taluni personaggi, se si rafforzavano, potevano diventare futuri, possibili avversari;
2) alcune dicerìe infamanti, di gente ostile al Cristianesimo, avevano ricevuto attenzione in più ambienti (per i motivi più diversi), e vennero