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Infine la luce
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Infine la luce

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La scoperta di un linfoma di Hodgkin a pochi giorni dal 25° compleanno. Il racconto intenso e dettagliato di una durissima esperienza di vita caratterizzata da anni colmi di difficoltà, lottando contro un linfoma ricomparso altre due volte e vivendo nel frattempo un’importante relazione a distanza con una ragazza ceca. Sognando il ritorno al basket giocato, immerso nella passione della musica e di David Bowie. Nel mezzo problematiche di varie tipologie, una moltitudine di ospedali italiani e stranieri, ed enormi difficoltà per lottare per la vita. Poi un grande segno ed il ritorno ad una vita fantastica e colma di soddisfazioni, nel desiderio di poter conoscere il donatore di midollo. Una straordinaria storia di sofferenza e speranza.
LanguageItaliano
PublisherPubMe
Release dateSep 26, 2017
ISBN9788871634579
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    Infine la luce - Daniel Fiorelli

    Daniel Fiorelli

    Infine la luce

    Una straordinaria storia di sofferenza e speranza

    I fatti riportati nel libro sono accaduti realmente,

    invece i nomi delle persone descritte nel libro sono inventati.

    Introduzione

    Lo scopo di questo libro, che ho sentito una fortissima necessità di scrivere, è duplice.

    In primis, dare testimonianza di tutto ciò che ho passato e della grande grazia che ho ricevuto dall’alto per risolvere le grosse problematiche che hanno afflitto la mia vita.

    Il secondo obiettivo è quello di devolvere parte del ricavato di quest’opera in beneficienza. Ho deciso innanzitutto di donare le prime quote all’A.I.L. (Associazione Italiana contro le Leucemie-Linfomi e mieloma onlus) di Trieste ed Udine, associazioni di volontariato di cui fanno parte persone eccezionali e che sono state di grande importanza nel mio recente passato.

    Mi adopererò personalmente con molto impegno per fare in modo che sia il libro che la mia testimonianza possano avere la massima diffusione possibile.

    Doberdò del Lago (GO), 26/11/2016

    Daniel Fiorelli

    1.

    Presentazione

    Inizio questo libro autobiografico presentandomi.

    Mi chiamo Daniel Fiorelli (Dadosh per gli amici), un ragazzo di soli 31 anni con alle spalle già notevoli esperienze di vita: sono sopravvissuto a ben tre linfomi di Hodgkin (una particolare tipologia di tumore che interessa il sistema linfatico) e ad altre situazioni molto difficili e dolorose.

    In questo testo descriverò dettagliatamente la fase più complicata e sofferta della mia vita, incentrata nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2015.

    Fin da bambino ho sempre avuto un’impostazione ed un’educazione piuttosto ben definita, dando enorme importanza a valori morali ed etici, alla relazione con gli altri ed al rispetto per il prossimo.

    Non sono certamente una persona-modello, anch’io ho molti difetti, però ho da sempre avuto la sensazione di essere in qualche modo diverso da molti altri, forse a causa della mia sensibilità nel cercare, vedere ed apprezzare anche le piccole cose ed i dettagli, nonché alla mia predisposizione a cercare di dare il massimo in qualunque cosa faccia.

    Ho molti interessi ed hobby: sono un grande appassionato di pallacanestro, sia giocata (ho praticato il basket sin da quando ero bambino) che seguita (ero un grande ed assiduo tifoso della Pallacanestro Gorizia (prima) e della Nuova Pallacanestro Gorizia (poi); non perdevo alcuna partita casalinga e molto spesso seguivo la squadra in trasferta in giro per l’Italia con i miei amici tifosi). Un’altra mia grande passione è la musica: soprattutto quella degli anni ’90 ed ’80. Quand’ero teenager, nella seconda metà degli anni ’90, dopo la scuola passavo parte del pomeriggio a guardare la televisione ed in particolar modo i programmi di MTV, i video musicali, le interviste e gli speciali dedicati ai cantanti.

    A differenza di oggi non c’era la possibilità di aver facilmente a disposizione internet, YouTube e lettori di musica in formati vari, ma soprattutto era complicato ascoltare e venire a conoscenza delle opere e delle canzoni degli artisti.

    Ricordo quei pomeriggi passati con il videoregistratore sempre acceso e pronto a registrare i videoclip dei cantanti (immagino la nostalgia comune a tanti appassionati che stanno leggendo queste righe).

    Devo buona parte del mio sviluppo musicale a mia cugina (e non smetterò mai di ringraziarla a riguardo per questo). Fu lei, in quel periodo di gioventù, a farmi conoscere ed apprezzare parecchi gruppi musicali e cantanti, ampliando così notevolmente il mio panorama musicale.

    I miei cantanti preferiti fanno perlopiù riferimento agli anni ’90: Prodigy, Faithless, Suede, Manic Street Preachers, Smashing Pumpkins, Rammstein, Marlene Kuntz, Verdena, Skunk Anansie, Radiohead e tanti altri. Ho approfondito ed apprezzato successivamente artisti degli anni ’70 ed ’80: David Bowie su tutti (la sua musica è stata un po’ la colonna sonora delle mie annate più difficili), ma anche i New Order, i Joy Division, i Cure, i Pet Shop Boys, i Vanadium e molti ancora.

    Adoro fare lunghe camminate in mezzo al bosco per potermi immergere completamente nella natura e staccarmi dagli altri pensieri e da tutto il resto; mi piace anche andare in bicicletta.

    Amo leggere qualche buon libro, adoro la buona cucina e provare piatti particolari; mangio parecchio ed un po’ di tutto (eccetto il pesce ed il caffè).

    Sono un impiegato tecnico della sicurezza antinfortunistica.

    Dopo aver terminato le scuole superiori a Gorizia, diplomandomi geometra, ho seguito dei corsi specifici presso degli enti formatori regionali e successivamente ho iniziato, nel 2005, a lavorare per una piccola azienda goriziana di sicurezza antinfortunistica e prevenzione sul lavoro, per la quale opero tuttora e sono molto soddisfatto del mio impiego.

    2.

    Riassunto della prima fase della mia vita (1985-2009)

    Questa prima parte del libro, nella quale racconto i miei primi ventiquattro anni, ad alcuni potrà sembrare a tratti noiosa, ma si rende ad ogni modo necessaria per presentarmi e descrivere specificamente il mio sviluppo, nonché per introdurre alcune persone e luoghi ai quali sono legato e di cui tratterò successivamente.

    Sono nato il 3 luglio 1985 a Monfalcone (GO) ed ho trascorso i primi anni della mia vita in un appartamento a Pieris, un piccolo paese bisiaco in provincia di Gorizia.

    Il termine bisiaco deriva dal latino "bis acquae (tra due acque) che indica la zona della Bisiacaria", area compresa tra i fiumi Isonzo e Timavo, nella quale si parla il dialetto che porta lo stesso nome.

    Sono molto legato a questo territorio.

    Ho frequentato l’asilo e la scuola elementare rispettivamente a Pieris e a Begliano. In quell’area ho conosciuto i primi amici ed ho molti ricordi delle tradizioni del luogo e degli anni di scuola.

    La mia famiglia è composta da mia madre Paola, instancabile casalinga, da mio padre Fabio, ex tecnico telefonico attualmente in pensione e da mio fratello Patrick.

    Ai genitori devo tutto perché non mi hanno mai fatto mancare niente e mi hanno sempre assistito in tutto e per tutto nei momenti di difficoltà che ho attraversato. Loro sono i responsabili della persona che sono divenuto, poiché ho seguito i loro insegnamenti e sono cresciuto grazie alla grande attenzione che mi hanno sempre riservato.

    Con mio fratello, di cinque anni più giovane, non sempre vado d’accordo e non mancano i litigi come avviene in tutte le famiglie, ma ci lega comunque un forte legame.

    Ricordo vivamente il periodo scolastico, nel quale feci le prime importanti amicizie. Alle scuole elementari, all’inizio degli anni ’90, c’era ancora il maestro unico, ed ebbi la fortuna di avere un insegnante veterano prossimo alla pensione, molto competente e capace di coinvolgere gli alunni. Oltre a farci partecipare attivamente alle lezioni suscitando in noi curiosità, ci portava a fare delle passeggiate di gruppo sia in paese che nei dintorni, facendoci osservare le caratteristiche, i colori e le sfumature di quanto ci circondava. Amava battere a macchina e stamparci raccolte di racconti di persone, animali e luoghi che anche noi conoscevamo per le visite a scuola e le passeggiate, facendoci partecipare sia alla loro composizione che alla lettura, per sviluppare le nostre capacità.

    Trascorrevo i pomeriggi a fare i compiti e, molto spesso, tempo permettendo, all’aria aperta con gli amici/compagni di scuola.

    Da bambino ero timido e piuttosto pigro, perciò i miei genitori mi proposero, in prima elementare, di andare in piscina, ma il nuoto non mi piaceva.

    In seconda elementare mi spronarono a provare un altro sport, la pallacanestro (il minibasket per l’esattezza), ed iniziai a fare degli allenamenti in una piccola società locale. Fu immediatamente amore. Mi piacque da subito, e parlandone con alcuni compagni di scuola, li convinsi a provare a venire a giocare con me. Eravamo molto legati e passavamo parecchio tempo insieme, pure dopo la scuola, accordandoci spesso per ritrovarci per giocare all’aperto. Tutto ciò era inoltre semplice in quanto abitavamo abbastanza vicini e passavamo lunghe ore con giochi tradizionali o, grazie alla fantasia, ad inventarne di nuovi. Di solito, qualora ci trovavamo in numero cospicuo, giocavamo a calcio oppure a basket, andando nei campetti del paese e dando vita a continue ed infinite sfide caratterizzate da tanto impegno e dalla comune voglia di vincere.

    L’interessamento per il basket seguito cominciò esattamente domenica 10 dicembre 1995. Alcuni giorni prima, durante un allenamento, il nostro allenatore ci disse che la Pallacanestro Gorizia ci aveva inviato una decina di biglietti gratuiti per andare ad assistere alla partita di serie A2 tra Brescialat Gorizia e Floor Padova. Andammo tutti accompagnati dai genitori e fin dal primo impatto fu un vero colpo di fulmine. Anche se la partita terminò con una sconfitta, rimanemmo folgorati dalla spettacolarità del gioco, dall’ambiente, dai tanti spettatori e dal tifo scatenato degli ultras goriziani.

    Chi ci colpì più di tutti fu l’americano che giocava per la squadra di casa, Mark Davis, un’ala/guardia micidiale che segnava ripetutamente ed in ogni modo, e che in breve tempo divenne il nostro idolo.

    In quel periodo, durante un torneo, ebbi inoltre l’occasione di conoscere il loro massaggiatore e grazie a lui ricevetti una foto insieme ad alcuni giocatori ed il poster della squadra autografato: dei preziosi regali che tuttora conservo gelosamente.

    Da quel dicembre del 1995, praticamente fino circa la fine degli anni 2000, andai con mio padre a vedere tutte (o quasi) le partite casalinghe della prima squadra di pallacanestro di Gorizia.

    A scuola ero un discreto alunno come tanti altri, però una cosa mi contraddistinse fin da subito: l’ottima memoria. Facilitato dal fatto che non ho mai avuto problemi nell’imparare a leggere, fin da subito iniziai a sfogliare libri. All’età di sette o otto anni lessi due libri illustrati, uno dedicato ai dinosauri e l’altro ai funghi (i miei genitori adorano cercarli), e nel giro di poco tempo, guardando le figure, fui in grado di associare il nome corretto alla quasi totalità sia degli uni che degli altri.

    Un aneddoto molto simpatico (e comico) delle scuole elementari è legato agli esami di quinta elementare.

    Con l’avvicinarsi degli scritti, poiché il mio italiano non era dei migliori, siccome a casa parlavo quasi ed esclusivamente in dialetto bisiaco, mia madre cercava di prepararmi in modo adeguato all’esame di italiano. Non so per quale ragione era convinta che il tema in classe sarebbe stato di tipo descrittivo e che quindi, probabilmente, avrei dovuto descrivere qualcosa o qualcuno. Nelle settimane precedenti agli esami, in preparazione agli stessi, passai non so quante ore a scrivere un tema descrittivo sul mio animale domestico, Lillo, un piccolo Yorkshire Terrier, ed ogni volta lei me lo correggeva e lo modificava.

    Arrivò il giorno dell’esame con il tema in classe di italiano. La maestra ci diede il titolo del compito che fu Lettera di un soldato italiano al fronte durante la Grande Guerra. In classe calò il gelo e dagli alunni si rizzarono i capelli. Fui preso dallo sconforto, tanto da essere più disperato dell’ipotetico soldato al fronte. In me si innescò improvvisamente l’ispirazione e scrissi (non chiedetemi come) un tema stupendo e toccante, tanto che la maestra lo proclamò il più bello della classe nonché uno dei migliori degli ultimi anni.

    Complessivamente gli esami di quinta andarono bene.

    Quegli anni passarono dunque serenamente.

    Nel 1996 i miei genitori diedero l’inizio alla costruzione della casa in cui vivo tuttora, in una piccola frazione di Doberdò del Lago, un paese in cima al Carso goriziano.

    Durante i lavori, durati due anni, vivevamo in affitto a Doberdò del Lago in un piccolo appartamento di una vecchia casa, nella parte alta del paese (godevamo di un bellissimo panorama ed avevamo alle spalle il bosco limitrofo dove poter fare stupende camminate).

    Dovetti così allontanarmi da Pieris e dai miei amici. Rimasi in contatto con loro, continuammo a vederci anche se molto di rado.

    A Doberdò del Lago vive la minoranza slovena e ne approfittai per imparare la lingua (o perlomeno il dialetto che si parla in paese) in modo più specifico, relazionandomi con i vari abitanti della zona (mia madre, originaria di San Michele del Carso, mi parlava spesso in sloveno fin da piccolo ma non potei frequentare le scuole slovene, perciò da quel momento ebbi un maggiore interesse nell’approfondirlo).

    In quel periodo cambiai la squadra giovanile di basket, andando a giocare in una società goriziana.

    Frequentai le scuole medie a Ronchi dei Legionari e non fu semplice per me. All’epoca ero molto diverso da ora, ero timido, chiuso, e mi trovai in un ambiente completamente differente (c’era solo un mio amico delle elementari) e per certi versi ostile; per varie ragioni non riuscii mai a legare realmente con i miei compagni di classe. Tuttavia a scuola ero un buon studente, mi applicavo parecchio ed ottenevo ottimi risultati.

    Riscontrai più di qualche difficoltà con l’italiano, con la letteratura e la storia, forse soprattutto perché la professoressa era estremamente esigente e pretendeva tantissimo da noi. Era il nostro terrore comune ed il mio rapporto con lei era difficile, ma a distanza di anni voglio ringraziarla perché ritengo ci abbia dato una preparazione molto approfondita delle sue materie e tutto ciò mi ha avvantaggiato successivamente in varie circostanze.

    La prima media fu estremamente complicata per me perché riuscii ad ambientarmi solo dopo diversi mesi, mentre il secondo anno risultò molto più sereno.

    Nei pomeriggi, durante l’anno scolastico, ero solo.

    Mio padre posizionò un canestro nel giardino e così passavo tanto tempo a giocare a basket, talvolta anche in compagnia di due ragazzi che

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