Agostino, un amico affidabile
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About this ebook
Agostino un sorprendente specchio delle situazioni vissute dai giovani di oggi, dei loro sentimenti, delle loro crisi e delle loro
aspirazioni.
Lo mette in risalto l’articolazione stessa del libro: ad un testo su Agostino risponde una esperienza o riflessione di un giovane che si firma; a seguire una pagina in bianco con qualche provocazione per chi si sentirà rispecchiato in Agostino.
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Book preview
Agostino, un amico affidabile - Giuseppe Zenti
Verona
Prefazione
Non è una novità il fatto che la giovinezza abbia bisogno dei suoi miti e dei suoi modelli. Intanto è una stagione di grande ricerca: si viene al mondo passando dalla condizione di cuccioli
; non è semplicemente un vezzeggiativo, ma piuttosto il passaggio ineludibile di chi incontra la vita in totale dipendenza da qualcuno. Lo svezzamento e il lungo processo di costruzione dell’identità di sé, avviene non solo a partire dai bisogni primari, ma anche nella ricerca della propria libertà e della formazione della propria coscienza. È in questa fase (che poi è l’adolescenza e la giovinezza) che ci si guarda attorno alla ricerca – magari inconfessabile in quel momento – di adulti a cui aggrapparsi e ai quali chiedere di essere punti saldi nell’ascesa verso la propria maturità.
Viviamo in un mondo dove, di certo, la scoperta di questi personaggi non ha il gusto della ricerca: la comunicazione oggi non è un rigagnolo che passa per canali esclusivi (come gli studi scolastici) o per strumenti cartacei (pochi e preziosi libri). La comunicazione oggi è un fiume in piena che, al pari di tutti i flussi, non è controllabile: i ragazzi portano in tasca macchine portentose che suonano
in continuazione emettendo segnali di tutti i tipi per avvisarli che è arrivata una notizia, un’immagine, un tweet, un like, un post…
Ciò che non è controllabile, non va però abbandonato a se stesso: direi che è possibile e doveroso, per tutti coloro che non si vogliono sottrarre ad azioni educative, fare opera di accompagnamento. Il che significa molte cose: leggere insieme, commentare, confrontarsi, chiedere ragioni, suscitare… E questo per la semplice ragione che molte delle cose che ci vengono addosso, non ci piacciono; eppure tenere i cuccioli
dentro una logica manichea di un bene/male che si mostrano con evidenza, significa – appunto – tenerli per sempre nella condizione di dover succhiare
da altri sentenze decisive. Molto più importante, in educazione, suscitare cammini di responsabilità e far crescere nel cuore e nell’intelligenza la dotazione di chiavi critiche che permettano di affidarsi, un po’ alla volta, alla propria coscienza.
Tutto questo richiede la pazienza di un lungo cammino, dentro al quale sarà necessario imparare a scegliere. I primi modelli che attraggono i più giovani sono normalmente le persone di successo; persone che di solito hanno il carisma per imporsi: cantano, recitano, giocano a calcio, calpestano i palcoscenici più diversi per dare spettacolo di sé. Come tutte le persone di questo mondo hanno qualcosa da dire; capirne lo spessore di saggezza e di senso è la vera questione. Il fatto è che, con maggiore frequenza, questi personaggi non offrono sempre quello che un tempo si definiva il talento puro
: spesso sono costruiti in laboratori che hanno le fattezze di tristi teatrini dove il guru di turno si circonda di giovani simpatici spinti all’eccesso solo per provare a bucare lo schermo.
C’è stato, dunque, un tempo dove i miti e i modelli crescevano un po’ alla volta, imparavano dai propri errori, affinavano le proprie parole e i propri gesti e, finalmente, diventavano di norma dei buoni maestri
. Ci sono ancora, queste persone. Appartengono al presente e sono tanto migliori, quanto più grande è la loro capacità di stare dentro le dinamiche della contemporaneità. Ma trovare figure del genere è più difficile per la semplice ragione che si trovano fra mille altre persone che tentano di imporsi all’attenzione di tutti con una certa superficialità.
Il lavoro del vescovo Zenti, appare a prima vista impresa titanica e persino azzardata: come si può pensare, oggi, di offrire ai giovani una figura come quella di Agostino in favore dei loro percorsi di maturazione? La ragione più evidente, mi pare, sta nel titolo stesso di questo libro: l’idea cioè che il percorso di Agostino è un percorso che ha attraversato tutte le dinamiche della vita umana. Essere santi non è condizione di nascita, ma è cammino di vita.
Un’impresa come quella che il libro vuole offrire va incoraggiata: anche se non scalerà le classifiche dei bestseller (vorrei augurarmelo, ma non sono questi i tempi in cui si corre a comprare un buon libro…), farà sicuramente bene a chi proverà a utilizzarlo come strumento per scoprire in Agostino un compagno di vita prima ancora che un maestro.
Di Sant’Agostino, della sua vita, del suo pensiero, parlano le pagine del testo. La cifra che le tiene insieme, però, mi sembra pure una questione interessante. Non è fuori luogo dire che la caratteristica più evidente della sua vita è stata la ricerca della verità. Esattamente una delle dimensioni più forti dell’età giovanile.
Mi sembra, questa, una seconda grande caratteristica che dà valore a questo lavoro. Viviamo un tempo dove la scoperta della verità sembra un gioco da ragazzi: l’accesso alle informazioni è apparentemente semplice e immediato. Eppure è ancora questo il tempo in cui (forse come mai è accaduto) le notizie vengono costruite; e la verità ne soffre. Ultimamente alla questione è stata data una definizione: post-verità
, un modo elegante per dire bugia
.
Post-verità è la parola del momento, dichiarata dall’Oxford English Dictionary come la parola dell’anno 2016. Gran parte degli individui è oggi disposta a decidere anche di cose molto importanti non in base a ciò che è vero, ma fidandosi della prima immagine o notizia che viene fatta circolare. Senza verificarne la fonte e soprattutto senza accertarne la veridicità. Questione molto seria: si è capaci – persino – di consegnare le sorti del proprio futuro, della vita pubblica e dunque le sorti di se stessi, in base all’onda emotiva del momento. Salvo, magari, pentirsene poco dopo.
Questa osservazione mi porta a un ricordo lontano nel tempo, ma ancora molto vivo. La sera della veglia della GMG di Sydney (nel 2008), ero sulla spianata con i giovani della mia diocesi. Il tema di quell’anno non era dei più semplici: lo Spirito Santo. A un certo punto Papa Benedetto XV iniziò a raccontare di come Sant’Agostino spiega l’azione dello Spirito Santo. Lo fece a partire da un ricordo personale, senza la paura di dichiarare anche la sua fatica di comprendere:
Quando ero ancora ragazzino, i miei genitori, come i vostri, mi insegnarono il segno della Croce e così giunsi presto a capire che c’è un Dio in tre Persone, e che la Trinità è al centro della fede e della vita cristiana. Quando crebbi in modo da avere una certa comprensione di Dio Padre e di Dio Figlio – i nomi significavano già parecchio – la mia comprensione della terza Persona della Trinità rimaneva molto carente. Perciò, da giovane sacerdote incaricato di insegnare teologia, decisi di studiare i testimoni eminenti dello Spirito nella storia della Chiesa. Fu in questo itinerario che mi ritrovai a leggere, tra gli altri, il grande sant’Agostino.
(Discorso alla Veglia, Ippodromo di Randwick, Sabato, 19 luglio 2008)
E così, come se niente fosse, iniziò a raccontare di come Sant’Agostino spiega l’azione dello Spirito Santo. Da buoni italiani, facevamo fatica a seguire il discorso pronunciato in inglese; ma quello che mi sorprese fu – a un certo punto – notare la concentrazione dei ragazzi che con un certo stupore si scambiavano qualche occhiata ed erano sempre più concentrati sulle parole pronunciate dal Papa. Fece davvero