19 domande su Luigi Pirandello: Di nuvole e vento
By Rino Caputo and Valeria Noli
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Book preview
19 domande su Luigi Pirandello - Rino Caputo
Sommario
prefazione [Paolo Peluffo]
uno [in città]
due [la fantasia]
tre [il pirandellismo]
quattro [χaos]
cinque [volere la vita]
sei [l'ordine sociale]
sette [polemiche]
otto [la folle ispirazione]
nove [la stanza della tortura]
dieci [il cinema]
undici [un uomo di spettacolo]
dodici [il mondo nuovo]
tredici [l’atroce notte]
quattordici [la famiglia]
quindici [a teatro con Gramsci]
sedici [il divertimento]
diciassette [patria e confini]
diciotto [lo straordinario]
diciannove [di nuvole e vento]
Cenni biografici su Luigi Pirandello
Biografia di Rino Caputo
Bibliografia essenziale
Consiglio Direttivo Società Dante Alighieri
PRESIDENTE
Andrea Riccardi
VICE PRESIDENTI
Gianni Letta
Paolo Peluffo
Luca Serianni
SOPRINTENDENTE AI CONTI
Salvatore Giuseppe Italia
REVISORI DEI CONTI
Luigi Giampaolino
Stefano Pozzoli
SEGRETARIO GENERALE
Alessandro Masi
CONSIGLIERI CENTRALI
Monica Barni
Michele Canonica
Lucio Caracciolo
Giulio Clamer
Ferruccio De Bortoli
Giuseppe De Rita
Silvia Finzi
Amadeo Lombardi
Giampiero Massolo
SEDE CENTRALE
Palazzo Firenze,
Piazza Firenze 27 - 00186 Roma
Fax: +39 06 6873685
Tel.: +39 06 6873694-95
e-mail: info@ladante.it
www.ladante.it
prefazione [Paolo Peluffo]
Il secondo numero delle 19 domande propone una conversazione su Luigi Pirandello a 150 anni dalla nascita, concentrata sulla sua figura umana, ma anche sulla sua capacità di guardare oltre le maschere e le convenzioni, addirittura oltre la realtà e ci riporta con forza su un paradosso che non si risolve. Pirandello, leggendolo, ci appare oggi un grande classico moderno, ma è stato vissuto ieri, nei decenni del Dopoguerra, come un attardato erede del conflitto di fine Ottocento tra realismo ed espressionismo psicologico, temi travolti dall’avanguardia artistica. Al contrario, rileggendolo con la guida destrutturante e purificante di Rino Caputo ci appare più moderno e costruttivo delle avanguardie a lui contemporanee, produttrici di distonica disarmonia tra problemi esistenziali dell’individuo, delle comunità e le sensazioni vissute, insomma, per dirla con lo psicanalista Luigi Zoja, tra etica ed estetica. Pirandello è il padre dei migliori autori di oggi, nella forma e nelle tematiche trattate. Pirandello era un meridionale che credeva nella nuova Italia, nella sua capitale, Roma, nella forza della costruzione dello Stato, imperfetto, magari anche putrido e corrotto, ma sempre un tentativo coraggioso di costruzione collettiva. Figlio di una famiglia garibaldina, crispina, è consapevole dei fallimenti dell’unificazione, ma non rinnega l’unità. Rifiuta il socialismo perché globalizzatore, mondializzatore, distruttore delle identità, ma non si aggrappa alla retorica nazionalista. Il Risorgimento ha fallito, ma non del tutto. Il socialismo non è una risposta. Il fascismo lo attrae ma capisce che è un sentiero interrotto e fuorviante, che si perde in una selva nera. In tutto ciò, nelle parole strappate da Valeria Noli a Rino Caputo vediamo squarci di una storia personale e un’arte strettamente legati che esplodono in temi di imbarazzante contemporaneità. La follia della moglie, in fondo profondamente amata; le gelosie per i figli; le giovani amanti che ispirano, attraggono ma non possono diventare una realtà alternativa. Pirandello era disinibito prima della disinibizione generalizzata e industriale di oggi, ma non aveva perduto il senso delle radici, delle generazioni, della responsabilità dei padri. Adozioni, stupri, conflitti tra genitori legali e genetici, identità virtuali e immaginarie. Insomma una materia incandescente che vive in una forma classica oggi ci appare tanto superiore a quella delle allucinogene avanguardie del Novecento, artefatte, distoniche e in fondo sterili prodotti di mercato.
È un pensatore in un certo senso sovra-umano quello che Rino Caputo consegna all’intervistatrice, offrendo l’immagine di Pirandello come uomo del Risorgimento ma alle prese con l’esordio della società di massa. Pur deluso dal tradimento degli ideali risorgimentali da parte dell’Italia unita, è un osservatore, un uomo curioso, ma anche un sognatore. Lo incuriosisce la psicologia dei protagonisti quotidiani della vita romana, in quel periodo diventata la capitale dell’Italia unita. Protagonisti che vivono una realtà nuova, metropolitana, straniante, nevrotizzante e vitale, in una città che vive lo scandalo della Banca Romana e dove si diffonde l’idea socialista di una società senza patrie né confini
, molto lontana da quella liberista.
Ci aveva provato Carlo Rosselli in Socialismo liberale a mettere insieme questi due termini inizialmente contrapposti: questo suo nobile tentativo forse è fallito, anche se tra i governi Zanardelli e Giolitti il socialismo ispira importanti riforme, dalla riduzione dell’orario di lavoro alle tutele per lavoratori donne e bambini, dalla nazionalizzazione della scuola a quella delle ferrovie. Una nuova cultura per il nuovo popolo italiano, questo serviva, e poteva anche nascere dall’incontro tra l’ideale nazionale e le nuove esigenze delle masse.
L’idea che potesse esserci un mondo senza patrie né confini
, però, subito attaccata dai nazionalismi europei, non piace nemmeno a Pirandello: lui crede ancora nel sogno di suo padre Stefano (garibaldino, amico di Francesco Crispi e Rosolino Pilo). Eppure è proprio ai cittadini comuni, interlocutori privilegiati del socialismo, che sarà interessato. Il popolino, la piccola borghesia impiegatizia, gli spettatori del cinema (non più del teatro), gli spettatori delle partite di calcio gli appaiono come i portatori dei segni dell’evoluzione