Consigli preziosi per una famiglia felice
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Consigli preziosi per una famiglia felice - Sergio Felleti
figli.
RISPOSTE IMPORTANTI AGLI ADOLESCENTI.
(e ai loro genitori) .
90 - Capitolo 10
COSA STA SUCCEDENDO AL MIO CORPO?
92 – L’incubo dell’adolescenza è il proprio corpo che cambia.
94 - Capitolo 11
E SE NON MI PIACCIO PER NIENTE?
98 - Capitolo 12
PERCHÉ DOVREI INTERESSARMI DELLA MIA SALUTE?
101 - Capitolo 13
COME MI VESTO OGGI?
102 – Consigli per avere un look sempre impeccabile.
103 – Gli imperdonabili errori di stile.
105 - Capitolo 14
COME FACCIO AD ANDARE D’ACCORDO COL MIO INSEGNANTE?
106 – Genitori: Va tutto bene tra voi e la maestra di scuola?
107 – Genitori: Ecco cosa non dire mai alla maestra di tuo figlio.
110 - Capitolo 15
PERCHÉ IL MIO MIGLIORE AMICO/A SI È COMPORTATO MALE CON ME?
113 – Cosa fare se un vero amico o amica ti volta le spalle.
114 – Come riconquistare la fiducia del tuo migliore amico.
118 - Capitolo 16
COME POSSO TROVARE DEI VERI AMICI?
122 – Come identificare un vero amico.
123 - Capitolo 17
È SBAGLIATO VOLERE UN PO’ DI PRIVACY?
123 – Genitori: rispettate il bisogno di privacy dei vostri figli.
4
126 - Capitolo 18
È NORMALE CHE IO SOFFRA COSÌ TANTO?
128 – La sofferenza per lutto durante l’adolescenza.
130 - Capitolo 19
COME FACCIO AD ANDARE D’ACCORDO CON I MIEI FRATELLI e/o SORELLE?
131 – Cosa fare per evitare litigi tra fratelli e sorelle?
133 - Capitolo 20
SONO PRONTO PER ANDARMENE VIA DI CASA?
139 - Capitolo 21
COME POSSO GESTIRE AL MEGLIO IL MIO DENARO?
140 – La svolta dei 18 anni: I giusti passi verso l’indipendenza.
144 - Capitolo 22
COME POSSO RAGGIUNGERE LE MIE METE?
149 - Capitolo 23
PERCHÉ DOVREI AVERE BUONE MANIERE?
150 – Cosa sono le buone maniere?
152 - Capitolo 24
COME POSSO AUMENTARE L’AUTOSTIMA?
155 - Capitolo 25
COME POSSO SMETTERE DI ESSERE TRISTE?
155 – La Disforia è spesso la compagna delle donne.
156 – Come risolvere il problema della tristezza.
159 - Capitolo 26
COME POSSO COMBATTERE LA MIA SOLITUDINE?
164 - Capitolo 27
PERCHÉ MIA MAMMA E MIO PAPÀ SI SONO LASCIATI?
169 – Sono i figli le vittime del divorzio o separazione coniugale.
171 - Capitolo 27
PERCHÉ NON FARLA FINITA CON LA MIA VITA?
174 – 6 Motivi che spingono un giovane al suicidio.
176 – Come smettere di pensare al suicidio.
181 – Suicidio: Sintomi, cause e prevenzioni.
186 - Capitolo 29
BLUE WHALE CHALLENGE: IL GIOCO INTERNET CHE HA GIÀ PORTATO AL SUICIDIO
CENTINAIA DI ADOLESCENTI
186 – La Polizia di Stato avvisa.
186 – Blue Whale: Il gioco che spinge i giovani al suicidio.
189 – L'inquietante fenomeno del momento: Blue Whale è una gara virale che spinge molti giovani a
suicidarsi. Ma che cosa possiamo fare noi genitori?
5
190 – Blue Whale: Ecco tutte le 50 regole del Gioco dell’orrore
.
193 – Consigli pratici per i ragazzi e ragazze.
194 – Blue Whale: Ecco 10 consigli per non cascare nella trappola.
195 – Consigli pratici per genitori e adulti.
197 – Blue Whale, I consigli della Psichiatra: «Controllate il sonno di vostro figlio».
199 - Capitolo 30
PER ESSERE FELICE DEVI EVITARE E CAMBIARE QUESTE 10 ABITUDINI
203 - Epilogo
GIOVANI FELICI IN UN MONDO CORROTTO
204 – Frasi, citazioni e aforismi sulla gentilezza e l’essere gentili.
206 - Nota informativa & Copyright
207 - Ringraziamenti
208 - Fonti di riferimento
211 - Bibliografia
6
PREMESSA
COME EDUCARE I FIGLI: ALCUNE REGOLE GUIDA PER I GENITORI
Educare è un’arte, un intervento delicato e complesso che richiede non solo conoscenze tecniche, ma
soprattutto attenzione, sensibilità, capacità creativa. Significa aiutare un figlio a sviluppare le sue potenzialità e
a diventare indipendente. Vuol dire adoperarsi per far emergere la personalità del bambino rispettando tutte le
sue caratteristiche.
• Come fare?
• Quali modalità educative scegliere?
• Bisogna dar loro dei Premi o delle punizioni?
• Necessita obbligarli a seguire le regole o dargli piena libertà?
Questi sono alcuni dei tipici dubbi nella gestione del rapporto genitori e figli, oggi fugati dalla
consapevolezza di un fondamentale equilibrio tra due atteggiamenti opposti.
Ecco alcune riflessioni che, secondo gli specialisti MIF, potrebbero aiutarci nel difficile ma straordinario
ruolo
di genitori:
> Mantenere un clima disteso in casa: le persone non sono fatte di compartimenti stagni, far sì che le
difficoltà quotidiane e i problemi di lavoro non rovinino i momenti in famiglia richiede umanamente un
grande sforzo, necessario prima di tutto per se stessi, per mantenere intatto il proprio equilibrio psicofisico ma
anche per conservare un clima sereno.
> Mantenere la calma di fronte ad un capriccio insistente, senza partire subito in quarta con i rimproveri.
Meglio aspettare qualche minuto per poi ribadire il divieto in modo tranquillo, ma fermo e deciso. (Ricordiamo
che anche i genitori devono chiedere scusa, se sbagliano).
> Quando i genitori stanno bene, anche i figli sono sereni; se soffrono, anche i figli sono irrequieti e in
ansia. Questo condizionamento emotivo è tanto più forte quanto più i bambini sono piccoli, poiché
inconsapevolmente, i genitori si relazionano ai figli molto più attraverso la comunicazione non verbale, che
non con le parole.
> Approfittare di ogni momento per dialogare con i figli: la colazione o il viaggio in auto verso la scuola
sono momenti d’oro per fare due chiacchiere raccontarsi e improvvisare qualche giochetto veloce. E alla sera,
condividere il racconto della giornata, è un modo per interagire con i figli e costruire un rapporto basato sulla
complicità e l’intesa.
> Ogni bambino ha bisogno di approvazione e lodi ma anche di regole, limitazioni, divieti.
Senza regole rischia di crescere allo stato brado, convinto di poter agire e fare tutto ciò che vuole; quando la
vita lo porrà di fronte alle difficoltà, potrebbe sentirsi impreparato e incapace davanti agli ostacoli.
> Il primo segreto per saper dire di no consiste nell’essere profondamente convinti: un no
non deve
mai diventare sì
per esaurimento: i bambini sono bravissimi nel cogliere le debolezze di mamma e papà e
ritirarle fuori nel momento opportuno.
> Il no
deve mirare a costruire l’autostima del bambino e non a distruggerla. Bisogna quindi fare
molta attenzione a come si pone il divieto, che deve essere focalizzato sull’azione o sull’oggetto in questione e
non sulla persona. I no
non devono essere eccessivi: meglio fissare pochi obiettivi, semplici e raggiungibili, e
impegnarsi a fondo affinché vengano rispettati. I bambini non vanno ingabbiati con troppe regole, devono
7
essere lasciati liberi all’interno di confini prestabiliti, in modo da sviluppare autonomia e capacità di giudizio.
Inoltre i bambini diventano più motivati nel rispettare le regole, se ne capiscono il significato. Bisogna quindi
argomentare sempre: se il no è accompagnato da una spiegazione acquisterà un valore diverso.
> "Io per te ci sono sempre", anche per la scuola. La demotivazione nello studio può essere anche la diretta
conseguenza del clima pesante che si respira in casa: liti e disinteresse rendono difficile concentrarsi nello
studio e avere buoni risultati a scuola . l’unica ricetta di sicuro successo è la partecipazione dei genitori: i
bambini si sentono gratificati dall’interesse che la mamma e il papà dimostrano per quello che fanno e sono
incentivati a migliorare.
> Attenzione a punizioni e castighi: La strada maestra è quella del rispetto reciproco e del dialogo: mai
alzare le mani, per un genitore significa perdere di rispetto ed essere già perdente. Anche i castighi, devono
essere dosati in base al bambino e alla sua età. Il bambino deve sapere che il suo comportamento, se sbagliato,
avrà delle conseguenze. Tuttavia, è meglio aggiungere un compito anziché togliere al bambino qualcosa. E’
meglio se preferite il castigo educativo
e non quello punitivo, che mortifica il bambino e lo irrita
ulteriormente.
L’educazione dei figli richiede dedizione, pazienza e tempo, non dobbiamo preoccuparci per loro, ma
occuparci di loro: ogni comportamento dei genitori è educativo solo se riempito d’amore. Se volete saperne di
più, prenotate un colloquio con il nostro team di psicologi a Milano.
> Affrontare con spontaneità l’educazione sessuale: scegliere un approccio sereno evitando i tabù; giocare
d’anticipo e in modo personale quando i figli sono ancora piccoli; ogni genitore conosce la sensibilità del
proprio bambino e sa qual è l’approccio migliore da adottare senza suscitare in lui reazioni sbagliate.
Visto l’assiduo degrado e l’infelicità che si propaga nelle famiglie, MIF: Medici in Famiglia
del nuovo
poliambulatorio di Milano ha per obiettivo il creare una rete solidale di medici, psicologi, educatori, tecnici
sanitari e altri professionisti della salute, per offrire servizi sanitari, educativi e socio-assistenziali di alta qualità.
[1]
8
NdA: Essendo stata modificata e aggiornata, l’intero contenuto di questa seconda edizione del libro
sostituisce totalmente la prima edizione con il titolo: "CONSIGLI PREZIOSI PER UNA FAMIGLIA
FELICE, come pure la precedente opera denominata:
COME EDUCARE I FIGLI IN UNA SOCIETÀ
VILLANA".
IMPORTANTE: Alcune delle tante informazioni contenute in questo libro, pur se suggerite da medici,
specialisti ed esperti in materia medica, non possono, non vogliono e non devono in alcun modo sostituire
visite specialistiche presso strutture ospedaliere o studi medici.
I consigli, le informazioni, le opinioni e le raccomandazioni fornite in quest’opera non intendono sostituire
quelle del medico curante o di altro specialista medico e professionista sanitario, e in nessun caso rimpiazzare
il rapporto dottore-paziente; si raccomanda quindi di chiedere sempre ed in ogni caso il parere del proprio
medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio o indicazione qui di seguito riportata.
Basato sulla vita moderna dell’attuale frenetica società, quest’Opera riunisce armoniosamente alcune tra le
migliori menti intellettuali che trattano il tema: Educazione familiare
.
L’Autore vi augura una piacevole lettura, certo che sarà colma di novità, suspense, di ansia e di attesa,
provocata dall’intreccio avventuroso delle varie novità e saggi consigli di cui, spesso, non è sempre facile
discernerne il climax, immaginarne il vero esito e prevederne i migliori risultati per ottenere e mantenere la
propria famiglia in uno stato di vera felicità.
Sergio Felleti
9
INTRODUZIONE
L’EDUCARE I FIGLI INIZIA DALL’INFANZIA
La famiglia è il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. La prima e più
importante comunicazione tra genitori e i propri figli avviene entro la cerchia familiare. Ogni individuo cresce
e si sviluppa nell’incontro con gli altri.
La famiglia è l’istituzione fondamentale in ogni società umana, fondata sul matrimonio e la convivenza, con
i caratteri dell’esclusività, della stabilità e della responsabilità. In famiglia si impara ad esprimersi, a comunicare
sia in modo verbale che non verbale, a convivere con gli altri e a gestire momenti di conflitto tra le proprie
idee e quelle dei propri cari.
Un interessante strumento concettuale utile per descrivere e comprendere lo sviluppo delle relazioni è l’idea
offerta dalla teoria ecologica di Bronfenbrenner, questo concetto concepisce l’ambiente di sviluppo del
bambino come una serie di sistemi correlati tra loro e ordinati gerarchicamente.
Il bambino è direttamente in contatto con due di questi livelli, il: Microsistema (per es. famiglia) e il:
Mesosistema (per es.: interazioni tra famiglia e scuola o gruppo dei pari). Invece il bambino non fa esperienza
diretta degli altri 2 sistemi: l’Esosistema ( es. condizioni di lavoro dei genitori) e il: Macrosistema (e s. scelte politiche,
sociali, occupazionali) ma ciò nonostante anche questi due livelli influenzano il suo sviluppo.
Da questo modello possiamo capire quanto sia importante la famiglia e soprattutto il tipo di
comunicazione che si instaura tra genitori e figli. Attualmente il tema della comunicazione in famiglia si
presenta come un’emergenza educativa e culturale; relazionarsi significa infatti porsi gli uni verso gli altri.
E’ molto importante sapere che non bisogna stare a contatto ventiquattro ore su ventiquattro affinché si
possa creare una comunicazione efficace in famiglia, occorre focalizzarsi principalmente sulla qualità
comunicativa. Purtroppo il tempo per mangiare insieme, stare insieme e condividere momenti in famiglia è
sempre minore a causa di impegni lavorativi, stress, mancanza di volontà e abitudini sbagliate.
Però tutto questo non deve limitarci e farci arrendere, bisogna creare piccoli spazi di tempo e occasioni
come mangiare a tavola insieme, sedersi sul divano, salutarsi quando si rientra a casa o si esce o quando si va a
letto. Ciò contribuisce a non isolarsi ma a potersi raccontare esperienze e pareri, confrontarsi, esprimersi
affetto e altre forme di comunicazione più che amichevole, familiare, intima e quant’altro.
Troppo spesso nelle nostre abitudini a tavola, oltre al telefonino c’è un’amica insidiosa che ostacola
l’interazione in famiglia; si tratta della televisione che con la sua ingombrante presenza legittima i familiari a
non dialogare. Quante famiglie non accendono o spengono la televisione per dare spazio all’interazione?
Quanti bambini non vogliono mangiare a tavola preferendo stare davanti al televisore o sono zittiti dai propri
genitori mente va in onda il telegiornale?
Tutte queste situazioni dovrebbero farci riflettere su quanti piccoli errori giornalieri commettiamo e come
nel tempo possano diventare dei veri e propri rischi per i figli. Uno studio condotto da Olson e colleghi nel
1997 ha constatato che rapporti di sostegno e comunicazione adeguati tra genitori e figli adolescenti sono
correlati alla presenza o assenza di rischi psicosociali in quest’ultimi quali dipendenza da sostanze ( droghe),
dipendenza alimentare e da gioco e rapporti sessuali precoci.
E’ molto importante che entrambi i genitori passino del tempo di qualità con i loro figli, non basta
guardare la televisione accanto a loro ma è fondamentale conversare con loro, ascoltarli, valorizzarli e accettarli
in maniera incondizionata.
Uno studio di Zimmermann ha rilevato che la qualità della relazione e comunicazione col padre, durante i
primi anni di vita, ha ripercussioni in adolescenza determinando una modalità superiore e più attiva su come
affrontare al meglio i problemi della vita, inoltre il giovane riesce a sviluppare uno stile di adattamento più alto.
Ricerche condotte in Italia (Pontecorvo, Amendola, Fasulo) hanno esaminato i discorsi emersi
naturalmente durante le cene in famiglia e hanno rilevato che le discussioni e conversazioni a tavola sono
strumenti utili per acquisire competenze riguardanti l’assunzione di punti di vista e ragionamenti piacevoli e
10
diversi dal proprio, ciò promuove un sano e duraturo dialogo tra genitori e figli.
Si, comunicare deve diventare un vero e proprio esercizio quotidiano dato da una costante attenzione
rivolta l’uno all’altro; è importante sapere che tutto ciò non è meccanico ma va creato, curato e aiutato.
CONSIGLI UTILI PER I GENITORI
> Creare dei momenti di dialogo e condivisione di pareri, emozioni e pensieri.
> Evitare i conflitti, non alzare mai la voce gridando e sgridando ed essere consapevoli che si può discutere in
altri momenti della giornata, sempre in maniera costruttiva e dando spazio all’espressione dell’Altro.
> Sensibilizzare i figli sull’importanza della comunicazione reciproca che si può avere a tavola.
> Abituali a mangiare a tavola tutti insieme: minimo uno dei tre pasti al giorno (colazione, pranzo, cena).
> Evitare a tavola l’utilizzo di strumenti e giochi tecnologici, Tablet, eReader, computer, incluso il cellulare che
solo nei casi estremi e di necessità non andrebbe spento.
> Concordare che questi strumenti possono essere usati in altri momenti.
> Spegnere il televisore durante ogni pasto. Concordare che la televisione possa essere guardata in altri
momenti e per un tempo limitato.
> Se il figlio o il genitore ha l’abitudine di mangiare guardando la televisione è importante fargli capire che ciò
inquina
la comunicazione vicendevole ed è un nemico che ostacola la relazione familiare.
> Renderli consapevoli che lo stare insieme a tavola è un magico momento di riunione oltre che di
condivisione del pasto.
> Informarli, con un linguaggio adeguato all’età, che comunicare in famiglia e soprattutto a tavola promuove
l’intero benessere personale e familiare.
> Ricorda che mangiare insieme a tavola permette al genitore di seguire meglio il figlio nell’alimentazione.
> A tavola è bello poter parlare, ridere e scherzare stando tutti insieme in famiglia, ma senza dimenticarsi di
aiutare a sparecchiare.
> Finito il pasto non avere mai fretta nell’alzarsi da tavola.
Cari bambini e giovani adolescenti, mangiare a tavola insieme con i vostri genitori è un momento speciale
perché si può raccontare quello che è o che vi è successo durante la giornata (avventure con i compagni,
insegnamenti delle maestre di scuola, emozioni provate, ecc).
Per riuscire a fare ciò occorre però rimandare il momento davanti alla televisione o al computer perché
queste attività distraggono e impediscono di comunicare; così anche mamma e papà saranno felici di passare
dei bei momenti con voi.
[2]
11
CAPITOLO 1
AIUTA TUO FIGLIO A CRESCERE NELLA GIUSTA VIA
Indirizzandolo più che altro ai genitori, l’obiettivo di questi primo capitolo del libro è di capire cosa
provano e cosa pensano i bambini e gli adolescenti, individuare gli obiettivi a lungo termine, far sentire il
proprio affetto ai figli e fornire loro quali soni i più essenziali e sani punti di riferimento.
Dalla nascita ai 2 anni
Naturalmente, i bambini appena nati non hanno alcuna esperienza del mondo, ma durante i primi due anni
della loro vita si svilupperanno in un modo straordinario. Impareranno moltissimo su di voi e sul rapporto che
vi lega. I tre fattori di sviluppo principali in questa prima fase della loro vita sono: attaccamento, linguaggio e
indipendenza.
Attaccamento: Dato che non sanno nulla del mondo, nel primo anno di vita i bambini non riescono a capire
bene la società che li circonda e quindi non sanno come ottenere ciò di cui hanno bisogno. Non sanno parlare,
ma per fortuna hanno un riflesso innato che li aiuta a comunicare: il pianto. Piangere è un istinto di
sopravvivenza per il bambino, è un segnale con il quale il bambino chiede ai genitori di essere aiutato.
Il pianto è anche la base per costruire un legame emotivo unico ed estremamente forte tra genitori e figli.
Nel primo anno di vita i bambini piangono per diversi motivi:
1) hanno fame;
2) hanno sete;
3) sentono troppo caldo o troppo freddo;
12
4) provano dolore;
5) possono avere allergie ad alimenti che la madre ha mangiato e sono stati assunti tramite l’allattamento;
6) possono essere allergici alle prime pappine;
7) sono nella fase della dentizione;
8) hanno febbre, mal di testa, mal di stomaco, mal di gola, nausea, e quant’altro.
A questa età i bambini piangono anche per un altro motivo: il loro cervello si sta organizzando
. È
normale che si mettano a piangere ogni notte alla stessa ora. È il segno che i loro corpi e i loro cervelli stanno
sviluppando un proprio ritmo e piangere fa parte di questo processo. Non capiscono ancora perché piangono
e quindi possono anche spaventarsi del loro stesso pianto. Con il tempo però riusciranno a capire se al loro
pianto i genitori rispondono e vengono in loro aiuto.
Il pianto di un bambino al primo anno di vita è una grande opportunità per i genitori per costruire una
solida base per il loro rapporto futuro. In questa fase dello sviluppo il pianto è il linguaggio del bambino che
non sta cercando di far impazzire i genitori, ma piuttosto di comunicare che si trova in difficoltà. Quando noi
rispondiamo al loro pianto i bambini imparano che possono contare su di noi; capiscono che gli daremo aiuto
e conforto. In questo modo svilupperanno fiducia e un forte attaccamento nei nostri confronti.
Nel primo anno di vita del bambino il compito principale dei genitori è quello di dare al proprio figlio un
ambiente sicuro e affettuoso. Nel primo anno di vita i bambini hanno soprattutto bisogno di affetto. Non
sono ancora in grado di comprendere le regole, non riescono a capire quello che state provando voi o quello
che gli state dicendo. Invece capiscono molto bene cosa significa sentirsi al sicuro.
COMPRENDERE BENE COSA PROVANO E COSA PENSANO I BAMBINI
Può essere molto faticoso per i genitori accudire un bambino al suo primo anno di vita. A volte, se il
bambino non smette di piangere, il genitore potrebbe sentire l’errato desiderio di sculacciarlo o scuoterlo, ma
scuotere, sculacciare o picchiare non serve a farlo smettere di piangere. Al contrario, ciò potrebbe:
• danneggiare il cervello del bambino;
• ferire il bambino;
• uccidere il bambino (nei casi estremi);
• fare comunque in modo che il bambino abbia paura di voi.
L’intero corpo e il cervello di un bambino al primo anno di vita sono molto fragili. Non si deve mai
scuotere, scrollare con violenza facendo muovere il corpicino in più direzioni o colpire un bambino di questa
età. Un bambino che non riesce a smettere di piangere deve sentire la vostra presenza; ha bisogno di essere
preso in braccio e consolato.
Non abbiate paura di viziarlo, non è possibile a questa età. Tuttavia non sempre riuscirete a calmare vostro
figlio/a. Se siete molto stanchi o tesi chiedete aiuto a un familiare, ad un amico, ad un medico o ad altri
membri tra i vostri conoscenti.
A quell’età i bambini hanno bisogno soprattutto di essere abbracciati, coccolati, cullati e tenuti in braccio.
Questo affetto fisico è fondamentale per poter instaurare un rapporto solido con il bambino. Se il bambino si
sente al sicuro e protetto allora svilupperà con voi un forte attaccamento.
Ma perché è fondamentale che vi sia un forte attaccamento genitore-figlio?
1) I bambini che si fidano delle persone che si prendono cura di loro si sentono emotivamente più sicure di sé.
È più facile per loro riuscire a confortarli se sono agitati, e quando saranno più grandi riusciranno a
separarsi dai genitori con più serenità. Avranno una minore probabilità di diventare ansiosi e timorosi.
2) I bambini che si fidano delle persone che si prendono cura di loro tendono a fidarsi anche degli altri perché
si aspettano che anche gli altri siano affidabili ed attenti. Quindi hanno una maggiore probabilità di sviluppare
delle relazioni positive con i propri fratelli e sorelle, compagni e insegnanti.
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3) I bambini che in questa fase del loro sviluppo si sentono al sicuro hanno una maggiore probabilità di
diventare bambini che amano esplorare il proprio ambiente perché sono convinti di non correre pericoli. E
l’esplorazione è fondamentale per lo sviluppo cerebrale di un bambino. Grazie a questo, infatti, imparano con
maggiore facilità nuovi concetti come numeri e colori, forme e suoni, dimensioni e peso.
Più i bambini riescono ad esplorare e comprendere il mondo che li circonda sentendosi al sicuro, più
saranno pronti ad affrontare l’ingresso a scuola quando arriverà il momento.
Il linguaggio: Man mano che i bambini crescono imparano gradualmente a comunicare più con il proprio
linguaggio verbale che con il pianto. A circa sei mesi cominciano a balbettare
e a pronunciare suoni come
ba
, da
, ma
. Quando i genitori rispondono ripetendo gli stessi suoni, i bambini cominciano a imparare la
loro lingua madre. Capiscono quali sono i suoni importanti e imparano ad usarli ripetendoli.
Con il tempo quei suoni diventeranno vere e proprie parole. Quando i genitori rispondono a queste prime
forme di comunicazione sorridendo e incoraggiandoli, i bambini imparano che quando parlano vengono
ascoltati. Questo è uno degli elementi fondanti del vostro rapporto: la comunicazione.
Perché questa prima forma di comunicazione è così indispensabile?
1) In questo modo i bambini imparano pian piano ad esprimersi e capiscono che voi li ascolterete. In questa
prima fase dello sviluppo i genitori possono insegnare al bambino come esprimere i suoi sentimenti e possono
dimostrargli che sono pronti a rispettare il loro tentativo di comunicare.
2) Se le persone che si prendono cura del bambino reagiscono ad una risata, un balbettio o alle sue prime
parole incoraggiandolo, allora il bambino avrà una maggiore probabilità di sviluppare un vocabolario ampio. E
se avranno un maggior numero di parole a loro disposizione per riuscire ad esprimersi impareranno anche a
raggiungere più facilmente i loro obiettivi utilizzando la comunicazione verbale.
L’indipendenza: A circa sei mesi il bambino comincia a gattonare, cioè, a muoversi appoggiando mani e
ginocchia sul pavimento e pareti. Si tratta di un enorme cambiamento!
I genitori ora non possono mai perderlo di vista perché ancora non capisce che può farsi del male, fare del
male ad altri o può danneggiare degli oggetti. Eppure il movimento è essenziale per lo sviluppo del cervello e
del corpo.
COMUNICARE E CAPIRE I FIGLI
Quando i genitori rispondono alle primissime forme di comunicazione dei loro figli, facendo dei sorrisi,
toccandoli, accarezzandoli o incoraggiandoli, i bambini stessi, pur se ancora piccolissimi imparano che quando
loro parlano o comunque cercano di esprimersi o gestiscono vengono ascoltati.
In questa fase i bambini imparano a utilizzare i muscoli, ad aggrapparsi, a masticare. Adorano afferrare gli
oggetti e metterli in bocca. Non lo fanno per comportarsi male
, ma per esercitare i loro muscoli. Imparano
a utilizzare le mani e le dita, imparano a masticare per poter essere poi in grado di mangiare cibo solido e di
parlare.
Verso la fine del primo anno di età il bambino impara a camminare. Per loro questa è un’esperienza
entusiasmante, possono andare ovunque vogliano e arrivare in luoghi a cui prima non arrivavano. Adorano
esplorare ogni angolo di una stanza e toccare e mettere in bocca tutto! Questa esplorazione è un vero e
proprio viaggio di scoperta per un bambino.
È così che impara a conoscere il mondo affascinante che lo circonda; ciò è assolutamente necessario per il
suo sviluppo cerebrale. A questa età prendono un oggetto e lo fanno cadere a terra più volte. Non lo fanno
per infastidirci, ma perché così facendo imparano il concetto di cadere
, rimbalzare
, rompere
.
Toccano il cibo con le mani per comprenderne la consistenza, mettono in bocca i giocattoli per scoprirne il
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gusto e sputano il cibo per capire cosa si prova a sputare.
Questi non sono comportamenti da bambino cattivo
, ma è quello che deve fare un bambino in questa
fase della sua crescita per scoprire il mondo. I bambini diventano veri e propri esploratori e se impediamo loro
di esplorare si agitano, piangono, sbattono i piedi in terra perché li stiamo ostacolando nel loro desiderio di
imparare.
Desiderano solo imparare a conoscere tutto ciò che li circonda. I genitori devono quindi fare in modo che
il mondo che stanno esplorando sia un luogo sicuro. Grazie a questa esplorazione i bambini imparano molte
cose velocemente. Vogliono conoscere il nome di ogni oggetto e se li incoraggiamo in questa attività
impareranno uno straordinario numero di parole molto velocemente, svilupperanno un vocabolario ampio e si
innamoreranno delle parole. È un’ottima occasione per arricchire il linguaggio del bambino parlandogli e
descrivendogli tutto quello che vedono o leggendo per loro, ascoltando quello che dicono e rispondendo alle
loro domande.
Una delle prime parole che imparano i bambini è No!
. Quando i bambini di questa età dicono No!
non
vogliono essere disubbidienti o ribelli, ma stanno cercando di dirci quello che provano. Infatti anche se hanno
già imparato il nome di molti oggetti, non sanno ancora come descrivere i loro sentimenti.
Quindi un bambino che dice No!
forse sta cercando di dirci:
1) non mi piace
;
2) non voglio andare via
;
3) voglio quello
;
4) voglio scegliere io i miei vestiti
;
5) sono arrabbiato
.
Pronunciando questo No!
i bambini manifestano e mettono in pratica la loro indipendenza. Non stanno
cercando di farci fare tardi o di farci impazzire. Non stanno cercando di sfidarci o di essere egoisti, ma ci
stanno dicendo che vogliono prendere le loro decisioni.
Inoltre non sanno quello che provate voi e quello di cui voi avete bisogno; infatti non sono ancora in grado
di comprendere i sentimenti degli altri. I vostri figli hanno bisogno di esplorare. È così che imparano, ed è
assolutamente necessario per il loro sviluppo cerebrale.
I genitori devono mettere a disposizione dei propri figli un ambiente sicuro e senza pericoli.
Ecco alcuni consigli per rendere la vostra casa a prova di bambino
:
1) Eliminate tutti gli oggetti con cui il bambino potrebbe strozzarsi.
2) Conservate tutti gli oggetti taglienti e fragili e le sostanze velenose in un ripiano alto o in un armadietto
chiuso a chiave.
3) Coprite tutte le prese elettriche.
4) Tenete coltelli, attrezzi e medicinali in un armadietto o cassetto chiusi a chiave.
5) Tenete i manici delle padelle rivolti verso il centro del piano cottura.
6) Fissate gli oggetti pesanti in modo che non possano essere tirati verso il basso.
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NECESSITA COSTRUIRE UN BUON RAPPORTO TRA GENITORI E FIGLI
Far sentire ai propri figli il vostro affetto
Sia per gli adulti e sia per i giovani di ogni età, la motivazione a impegnarsi, imparare dai propri errori e fare
sempre meglio, aumenta se sentiamo il sostegno di coloro che ci circondano. Se invece abbiamo paura, allora
la nostra motivazione diminuisce e ci sentiamo più insicuri.
Alcuni proveranno rancore e cercheranno di reagire. Altri proveranno ansia e questo ostacolerà il loro
apprendimento. Altri potrebbero finire per credere di essere stupidi, smetteranno quindi di impegnarsi e
diventeranno depressi.
Proprio come gli adulti, anche i bambini, se hanno paura, perdono la motivazione a impegnarsi. Possono
provare rancore, ansia o tristezza. E proprio come gli adulti, i bambini imparano meglio quando si sentono
rispettati, compresi, protetti e amati. Questo è altro è il significato della parola: affetto. Per affetto verso i
propri figli si intende protezione fisica ed emotiva.
In un’atmosfera di affetto il bambino si sente al sicuro anche se commette errori. Si fida dei suoi genitori e
in questo modo diventa più sicuro di sé ed è più motivato a impegnarsi. Impara inoltre l’importanza
dell’empatia e del rispetto per i sentimenti altrui.
Per comprendere perché l’affetto è importante nel rapporto genitori-figli e per l’apprendimento del
bambino svolgete il seguente esercizio.
Ad ogni domanda segnate la risposta A) o B) più adatta a voi:
> Immaginate che avete deciso di imparare una lingua straniera: A) Imparerete meglio se il vostro insegnante
vi dice quando state lavorando bene, o: B) quando vi dice che state sbagliando?
> Imparerete meglio se: A) vi sentite al sicuro con il vostro insegnante, o: B) quando avete paura che vi possa
picchiare se commettete un errore?
> Imparerete meglio se pensate che quando commetterete degli errori il vostro insegnante:
A) vi resterà accanto e vi aiuterà, oppure:
B) uscirà dall’aula arrabbiato?
> Preferite avere un insegnante che:
A) è gentile e comprensivo, o:
B) vi mette in imbarazzo e vi critica?
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> Vi sentirete motivati a imparare di più se il vostro insegnante:
A) vi mette in evidenza le vostre capacità, o:
B) vi dice che siete stupidi?
> Avrete voglia di dire al vostro insegnante che avete dei problemi se vi aspettate che:
A) vi ascolti e vi aiuti, o:
B) si arrabbi e vi punisca?
Indipendentemente dalla nazionalità o dalla professione la maggior parte degli adulti sceglierà la prima
risposta a ogni domanda.
Cerca quindi di essere gentile con i tuoi figli. Mostrati sereno e cerca di capire quello che prova il bambino.
Un genitore deve sempre sostenere suo figlio e tenere conto dei suoi sentimenti. Fate in modo che vostro
figlio si senta protetto e felice. Una famiglia in cui c’è un clima di affetto è fondamentale per poter raggiungere
gli obiettivi a lungo termine.
Cosa dovrebbero fare i