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The Last Demon - Creature nel buio
The Last Demon - Creature nel buio
The Last Demon - Creature nel buio
Ebook129 pages1 hour

The Last Demon - Creature nel buio

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About this ebook

In un’epoca in cui i demoni hanno ormai infestato la Terra, tra il mondo della luce e quello delle tenebre è rimasto un solo guerriero: il suo nome è Asha ed è una samurai metà umana e metà demone che caccia coloro che vogliono portare distruzione e morte tra il genere umano.

Infiltrata in un college americano in cui si susseguono inquietanti delitti si troverà presto faccia a faccia con il più pericoloso e antico dei demoni, Anajin.

E ora, dopo 400 anni, Asha sta per affrontare l’ultima, più grande battaglia.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 13, 2017
ISBN9788892670365
The Last Demon - Creature nel buio

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    The Last Demon - Creature nel buio - Manuel Mura

    633/1941.

    Prologo

    Le luci all'interno della metropolitana tremolavano immergendo i vagoni nell'oscurità per lunghi tratti in cui la luce riemergeva a sprazzi dando un senso d'angoscia ai pochi occupanti.

    Nel vagone centrale l'anziano signore, basso, minuto dai corti capelli bianchi, voltava la testa da una parte all'altra cercando con gli occhi castani di penetrare la grande oscurità che lo opprimeva sempre più come un cappio intorno al collo.

    Si sentiva addosso un senso d'oppressione che non sapeva spiegarsi ma si faceva ogni attimo più intenso quando il mezzo prendeva velocità.

    Cercò di fare mente locale e capire dove si trovava, quanto mancava alla prossima stazione, rendendosi conto che era ancora lontana.

    Anche se non era la sua sarebbe sceso in una qualunque, perché la sensazione di terrore l'aveva preso dentro, fino alle ossa, togliendogli il respiro.

    Voleva uscire subito da quel treno, ma era impossibile.

    Questa consapevolezza aumentava la sua ansia, lo faceva immergere in un mondo oscuro in cui si sentiva una preda pronta per essere braccata.

    Normalmente a quell'ora di notte non c'era nessuno nella metropolitana se non qualche prostituta o ragazzotto.

    Nella sua carrozza era l'unico passeggero eppure sentiva avvicinarsi sempre più qualcosa che non capiva ma era certo appartenesse alla materializzazione dei suoi incubi.

    Non era mai stato un coraggioso ma nemmeno un fifone però in quell'occasione avrebbe supplicato in ginocchio e pianto pur di poter uscire subito da quel maledetto treno.

    Pensò rapidamente a chi poteva avercela con lui ricordandosi di non aver nemici.

    Non aveva mai fatto male a nessuno e aveva sempre lavorato: gli sembrava impossibile qualcuno ce l'avesse con lui, eppure c'era e si stava avvicinando.

    Lo sentiva, era una vibrazione nell'aria stessa che penetrava nel suo intimo dicendogli che la sua ora era giunta, che la morte veniva a reclamarlo senza dargli scampo.

    Un rumore proveniente dalla carrozza antecedente lo fece sussultare e alzare di scatto: si era appena materializzato il temuto demonio.

    La giovane dagli occhi di tenebra, come i capelli che le ricadevano legati in due trecce fino alle larghe spalle, lo fissava in una maniera che avrebbe definito inquietante.

    Era attraente d'aspetto, una giapponese dai fini lineamenti ma più alta della media con fisico atletico e appena un accenno di seno mentre il fondoschiena non riusciva a scorgerlo.

    Seguivano le lunghe gambe anch'esse una caratteristica che difettava nei giapponesi dal basso bacino, facendo pensare che fosse in realtà una mezzosangue.

    Vero o no non gli importava: voleva solo andarsene.

    Guardò ancora un attimo quell'apparizione che lo fissava con quegli occhi oscuri rimanendo immobile poco distante da lui.

    Sembrava una statua e per un attimo volle credere non fosse reale ma solo frutto della sua immaginazione.

    L'istante dopo sembrò sparita nel nulla, inghiottita da quell'oscurità di cui pareva parte integrante.

    Poi però ricomparve o forse non era mai sparita.

    Vestiva completamente di scuro e portava sulle spalle un lungo rotolo di plastica usato dagli studenti per mettere i disegni e a ben guardarla poteva benissimo essere una studentessa.

    Però no, il suo sguardo era più maturo per l'età che dimostrava e intimidiva costringendo chi lo incrociava troppo a lungo a guardare da un'altra parte.

    Aveva un portamento fiero e la postura era quella di un predatore che ha trovato la sua preda e sta aspettando il momento giusto per saltarle addosso e sbranarla.

    Del resto, non si poteva uscire da quel maledetto convoglio, non c'era modo di sfuggirle e poteva concedersi tutto il tempo che voleva.

    La mente dell'uomo galoppava in fretta in mille congetture a pari passo della sua paura che trapelava dal volto contratto dal terrore e con il corpo tremante scosso da spasmi.

    Voleva correre, fuggire via, essere dovunque ma non lì in quel vagone con quell'essere che gli appariva come il più feroce dei demoni invece che una semplice ragazza di liceo.

    Non poteva essere tale, ne era certo.

    Era piena di rabbia repressa unita a voglia di sangue che la pervadeva come una furia intenzionata a scatenarsi su di lui nel modo più atroce.

    L'anziano sudava mentre il cuore gli martellava in petto all'impazzata.

    La saliva sembrava averlo lasciato per sempre come la ragione che si scioglieva come ghiaccio al sole. Rimaneva solo l'istinto che gli urlava nella mente di fuggire il più lontano possibile.

    Voleva farlo ma le gambe non gli rispondevano: quello sguardo che lo fissava incessante con desiderio di morte lo inchiodava alla sedia e non riusciva a opporvisi.

    Però doveva farlo, voleva farlo, doveva reagire e fuggire via prima che fosse troppo tardi.

    Forse la stazione seguente non era poi così distante, forse poteva farcela a seminarla correndo nei vagoni seguenti, forse c'era qualcuno che poteva aiutarlo.

    Aveva un disperato bisogno di certezze, di speranze, perché non poteva credere che la sua vita fosse giunta alla fine, non voleva morire.

    Era sicuro che quel demonio l'avrebbe trascinato in chissà quale inferno: si sforzò riuscendo con somma fatica e un tempo che gli parve eterno ad alzarsi.

    Il buio continuo che aveva soffocato anche le poche luci gli impediva di vederla ma era certo fosse sempre lì, che lo stesse fissando e volesse ucciderlo senza pietà.

    Si mosse, prima lentamente e barcollando poi più velocemente raggiungendo il fondo della carrozza attraversandola rapido.

    In quel momento non sentiva nemmeno i dolori dell'età né altro: c'era solo la paura che lo spingeva a correre sempre più velocemente.

    Lo fece ma era sicuro lo stesse seguendo; sentiva i suoi passi leggeri ma incisivi dietro di lui.

    Si girò freneticamente sicuro che lo stesse per prendere: non gli importava se sbatteva contro qualcosa prendendo colpi e facendosi male.

    Cominciò a percorrere una dietro l'altra le carrozze vuote e scarsamente illuminate della metropolitana che proseguiva in un susseguirsi di gallerie infinite simili ai gironi dell'inferno in cui sarebbe precipitato.

    Sentiva i passi della sua inseguitrice sempre più vicini.

    Accelerò ancora il passo come i battiti del cuore che sembrava scoppiargli in petto da tanto che pulsava forte.

    Scontrò una parete che gli bloccava il passaggio: sbatté forte le mani su di essa ma non trovò modo d'oltrepassarla.

    Spaventato si guardò attorno ma anche quella carrozza era vuota come tutte quelle in cui era entrato, o almeno lo credeva, perché non si era soffermato su niente e nessuno, era solo desideroso di fuggire.

    La luce tornò più intensa quando il convoglio uscì dalle gallerie e l'uomo riconobbe la cabina di guida del treno separata dal resto dei convogli da una porta chiusa.

    Batté con forza le mani sopra urlando di aiutarlo ma non giunse risposta: il frastuono del treno in movimento sovrastava la sua flebile voce.

    La gola era secca e non riuscì a formulare altre parole ma l'urlo venne spontaneo come vide la sua inseguitrice poco dietro di lui che gli stava trafiggendo l'anima con quegli occhi diabolici.

    Nemmeno ansimava e stavolta non rimase immobile a osservarlo: si mosse con passi misurati ma decisi puntando verso di lui.

    Solo una decina di metri la separavano dall'uomo che tremava, bianco in volto come fosse già morto.

    La sua espressione di terrore aumentò prorompendo in un altro urlo ancora più agghiacciante quando vide materializzarsi sulla mano destra della giovane una lucente e affilata katana.

    Neanche per un momento il poveraccio pensò fosse finta.

    Urlando si guardò attorno cercando una via d'uscita che non trovò mentre la giovane accorciava sempre più la distanza.

    Non poteva sfuggirle, non aveva speranze, però voleva disperatamente vivere.

    Vide un ombrello su una sedia lì vicino: lo prese e urlando si lanciò su quel demone reincarnato sperando che quell'arma improvvisata bastasse a salvarlo.

    In quel momento non sentiva nemmeno la paura: era pervaso da una forza sconosciuta e prorompente che prendeva forma dentro di lui.

    Si mosse più rapido mentre i suoi occhi brillarono di rosso.

    Vedeva perfettamente la sua avversaria malgrado fosse tornato il buio assoluto: mirò al suo cuore con la punta dell'ombrello certo che potesse trapassarlo.

    Affondò in avanti con maestria come se usasse le armi da sempre e non fosse un semplice impiegato d'ufficio ma qualcosa di molto superiore in grado di assoggettare il mondo ai suoi voleri.

    Sì l'avrebbe fatto, era certo di poter fare qualsiasi cosa.

    Vedeva mille porte aprirsi davanti a sé, nuove possibilità che lo facevano entrare in un mondo più grande prima sconosciuto che si dipanava nel suo fulgido futuro.

    L'età non contava più perché era certo che la morte per vecchiaia non l'avrebbe mai preso: nulla l'avrebbe fermato.

    Urlò con voce forte e cavernosa affondando l'ombrello più letale di una spada in avanti a velocità pazzesca: malgrado questo mancò il bersaglio.

    Prevedendo il colpo la giovane l'aveva anticipato spostandosi di lato e sferrando al contempo un fendente che tagliò le braccia dell'uomo come fossero grissini.

    Il sangue scuro schizzò in avanti mentre urlava dal dolore e dalla disperazione poiché gli veniva tolto quel mondo così fertile che sentiva a portata di mano.

    Urlò ancora ma stavolta di rabbia verso quella giovane con i denti ora simili a zanne acuminate da ambo i lati e gli occhi di fuoco: un veloce colpo di katana gli tagliò la testa.

    Il suo sangue scuro inondò sedie, pavimento e vetri mentre

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