Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

La scelta del dannato
La scelta del dannato
La scelta del dannato
Ebook507 pages7 hours

La scelta del dannato

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Il mondo di Yulia si trasforma nell'orrore più puro quando, improvvisamente, il paese in cui vive viene attaccato da creature che fino a questo momento si pensava appartenessero ai racconti della notte: i vampiri. L'inferno scende sulla terra, costringendo la giovane a separarsi dai propri cari e a combattere per riottenere la propria libertà e quelle delle persone che ama. La sua vita però si stravolge completamente quando incontra Ethan, un ragazzo dal carattere volubile che sin da subito si mostra protettivo nei suoi confronti. I due, insieme ad Alex, una giovane combattiva ma con un particolare astio nei confronti di Yulia, e ad altri sopravissuti, decidono di battersi fino all'ultimo sangue pur di impedire ai vampiri di ottenere ciò che vogliono. Una furente battaglia tra la luce e l'oscurità sta per avere inizio, i racconti biblici si mescolano con la realtà rivelando ai ragazzi le origini del male che li minaccia e mostrando loro l'unica arma che può sconfiggerli. Ma può davvero il male essere sconfitto? In fondo che si tratti di Dio o del diavolo, ognuno di noi non è altro che un burattino nelle loro mani
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateNov 19, 2017
ISBN9788867826773
La scelta del dannato

Related to La scelta del dannato

Related ebooks

Fantasy For You

View More

Related articles

Reviews for La scelta del dannato

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    La scelta del dannato - Teresa La tegola

    Teresa La tegola

    La Scelta del

    Dannato

    Teresa La tegola

    La scelta del dannato

    Editrice GDS

    Via Pozzo 34

    20069 Vaprio D’Adda-Mi

    www.gdsedizioni.it

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Grafica copertina: MARCELLA ZITO

    Ogni riferimento descritto in questo romanzo a cose luoghi, persone o altro è da ritenersi del tutto casuali

    Sono oscure e segrete le leggende che da sempre parlano di vampiri. Alcune famose e forse anche veritiere, altre prive di realtà, altre sono ancora da scoprire.

    CAPITOLO I

    - Yulia corri! – Urlò il signor McBell mentre correva insieme al resto della sua famiglia per cercare di scampare alla catastrofe che da qualche giorno aveva colpito la loro amata città, e non solo.

    Inverness era la città più a nord della Scozia. Considerata la porta delle Highlands, era situata alla foce del fiume Ness nel MorayFirth.

    I suoi abitanti erano sempre stati abituati alla credenza di qualche creatura leggendaria, infatti la loro attrazione principale era proprio Loch Ness per la leggenda del mostro. In più vi erano le leggende medioevali ambientate durante la liberazione della Scozia.

    Vista la posizione geografica, era una città piuttosto caratteristica e piena di storia, una meta turistica per i curiosi.

    Magari a causa delle varie dicerie sul mostro avrebbero potuto anche pensare che un giorno sarebbero stati attaccati proprio dalla creatura del lago che stanca delle continue indagini dei curiosi, si sarebbe abbattuta sulla città per rivendicare la propria libertà. Esattamente come aveva fatto la sua terra secoli prima.

    Forse un avvenimento del genere sarebbe potuto essere, se è possibile, prevedibile; ma mai e poi mai avrebbero immaginato che qualcosa o qualcuno molto più potente, malvagio e diabolico di un pacifico e possibile mostro del lago, avrebbe scatenato la propria ira sulla città e sull'intera Scozia seminando panico, distruzione e sangue.

    In molti avevano sperato di trovarsi solo in un orribile sogno, protagonisti di un racconto dove creature leggendarie si mostrano reali, ma per loro grande sfortuna quello che stavano vivendo non era un sogno. Solo la realtà, per quanto astratta potesse essere considerata, quella era la loro diabolica realtà.

    Nella vana speranza di riuscire a scampare alla morte o alla condanna eterna gli abitanti della città correvano disperati verso il castello di Inverness, uno dei più antichi castelli della zona: una struttura vittoriana, ora adibita a palazzo di giustizia.

    Secondo molti era il luogo più sicuro in un’occasione come quella, poiché la pietra antica con la quale era stato costruito sembrava essere piuttosto resistente rispetto al solito marmo.

    - Papà! – gridò Yulia spaventata.

    Mentre correva pensando al castello come unica via di scampo, osservava anche le molte case andare a fuoco e si sentì sciocca a pensare in quel momento alla storia dei tre porcellini. Il lupo cattivo era riuscito a spazzare via la casa di paglia e di legno ma non era riuscito a vincere contro la casa di mattoni. Anche nel suo caso sarebbe stato così? Davvero il castello poteva essere paragonato alla casa di mattoni della fiaba e davvero quei mostri non sarebbero stati in grado di spazzarlo via con un solo soffio di vento? L'ipotesi che una cosa del genere potesse accadere, la fece rabbrividire.

    Era accaduto tutto troppo in fretta, perché potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo e del radicale cambiamento che la sua vita avrebbe avuto da quel momento in poi.

    Qualche ora prima era in giardino, mentre rideva e scherzava con i suoi amici di sempre e ora di loro non sapeva più nulla. Qualche ora prima progettava spensierata come organizzare, insieme ai suoi fratelli, la festa di anniversario per i propri genitori e ora correva con loro tentando di rimanere in vita.

    Era da poco passato mezzogiorno di un apparen-temente e normalissimo pomeriggio di primavera, eppure il cielo segnava la mezzanotte del più terribile degli inverni.

    Il caldo tepore del sole, il cielo azzurro che sempre aveva conosciuto, il profumo della terra, altro non erano che dolci ricordi rubati violentemente da creature di cui si conosceva la leggenda, ignorandone l'esistenza.

    - Correte! Correte, ci stanno attaccando!

    Le urla della gente erano disperate. Yulia poteva percepirne il terrore, lo stesso che in lei faceva crescere l’adrenalina al punto da farla correre più veloce di quanto in realtà fosse in grado di fare.

    - Ci siamo quasi, il castello è vicino – la voce di suo padre le giunse vicina, per darle quella carica in sufficiente a resistere.

    Chissà se ciò che aveva sentito corrispondeva alla verità... Poteva davvero un castello vecchio centinaia di anni proteggerli dalla furia indemoniata che aveva investito il loro mondo? Non aveva altra scelta se non alimentare quella fievole speranza.

    Improvvisamente però i piccoli fuocherelli che illuminavano la strada si spensero e una folata di vento gelido invase l'intera popolazione. Istintivamente gli abitanti si lanciarono al suolo cercando di proteggersi, portando le braccia sulla testa.

    Anche chiudendo gli occhi e tappandosi le orecchie, Yulia non riusciva a ignorare le urla di altra gente che nel frattempo rinunciava alla propria libertà o alla propria vita.

    Sentiva l’odore di sangue e di morte aleggiare nell’aria e ricoprire tutto ciò che di pulito e innocente era stato fino a quel momento.

    Continuava a sfregare la testa contro l’asfalto, quasi come sperasse di scavare una trincea. L’istinto di sopravvivenza le impedì persino di sentire il bruciore dei raschi che si stava procurando sulla fronte nell’inconscio tentativo di proteggersi dal pericolo.

    Sapeva chi incolpare, ma questo non le permetteva di trovare una fuga, soprattutto quando era certa che un’impresa del genere richiedesse una quantità indiscussa di fortuna.

    Continuava a tenere china la testa contro l’asfalto, stringendo i denti per costringersi a non guardare a quella trasformazione.

    Forse avrebbe dovuto approfittare di quel momento per fuggire, perché le creature erano troppo impegnate a cibarsi di altre persone per pensare momentaneamente alla fuga di altri uomini. Sapeva che era terribile poter fuggire solo grazie alla morte di qualcuno ma doveva farsi coraggio, così si rialzò e immediatamente si guardò intorno alla ricerca della sua famiglia.

    Troppa gente che correva, troppo sangue per le strade, troppi corpi sbranati, non riusciva a vedere e sentire niente quando qualcuno la tirò per il braccio spingendola a correre.

    - Mamma, Nydia!

    - Yulia non restare qui impalata, dobbiamo fuggire! – ordinò sua madre.

    - Dove sono papà e Max?

    - Papà è avanti.

    - E Max? – la signora Mc Bell non rispose. Yulia scosse la testa convincendosi di aver capito male il silenzio di sua madre. Era suo figlio non poteva pensare di scappare lasciandolo solo.

    - Mamma!

    - Non possiamo fare niente, dobbiamo scappare! – implorò sua madre piangendo. Reprimendo un singhiozzo, Yulia stava per ascoltarla, quando voltandosi indietro lo vide. Vicino a un cancello mentre flirtava con una ragazza.

    Questo è davvero idiota allora! pensò Yulia andan-dogli incontro, ma mentre si avvicinava, notò qualcosa di strano. Gli occhi della ragazza erano di un rosso sangue incredibilmente vivo e i suoi canini splendevano, mentre lentamente fuoriuscivano dalla bocca. In quel momento capì. Max sembrava essere come ipnotizzato mentre quella ragazza avvicinava i denti al collo di suo fratello.

    Yulia corse per tentare di salvarlo, ma un'altra ondata di persone la investì in pieno, persone che tentavano di raggiungere il castello. Si rialzò velocemente e trovò suo fratello davanti a sé.

    - Max!

    - Che fai ancora qui? Presto corri, scappiamo! – la incoraggiò afferrandole la mano e raggiungendo velocemente il resto della famiglia. Mentre correvano però, Yulia notò che suo fratello portava al collo una sciarpa di lana. Com’era possibile che Max portasse una sciarpa di lana? E dove l’aveva recuperata? Le era parso di vederla simile addosso a un cadavere qualche metro prima. Aveva attirato la sua attenzione a causa del suo colore acceso. Era un fuchsia che non passava inosservato e, certamente era un colore che suo fratello non avrebbe mai indossato. Aveva sempre odiato le sciarpe ed era certa che non l’aveva con sé quando erano fuggiti.

    Poi, come un fulmine a ciel sereno, un dubbio le squarciò la mente.

    Oh mio Dio Si fermò di scatto e voltandosi verso il fratello ordinò: Fammi vedere il collo Max.

    - No Yulia, è meglio di no.

    - Ti prego Max, non dirmi che... – lentamente si tolse la sciarpa e Yulia vide ciò che mai avrebbe voluto vedere. Una chiazza rosa scuro che pian piano diventava sempre più rossa. Al centro vi era una zona livida che pulsava velocemente, forse troppo velocemente. Nel bel mezzo della zona livida vi erano i segni che avrebbero condannato per sempre suo fratello. Due buchi, due buchi creati da un paio di canini. Aveva capito tutto.

    - Ti hanno morso – realizzò sua madre sconcertata.

    - Mi ha lasciato andare.

    - Perché ormai ti considera già parte di loro! – tuonò la signora Mc Bell.

    - Non preoccuparti per me, sono forte e resisterò. Il veleno dovrebbe fare effetto dopo dieci minuti dal morso, ma io non gli permetterò di averla vinta tanto facilmente. Intanto dovete approfittarne per salvarvi, fuggiamo! – Max iniziò a correre e facendosi coraggio la famiglia lo seguì. Finalmente giunsero al castello e dietro sembrò non esserci più nessuno. Davanti a loro invece, c’era un portone gigantesco.

    Yulia entrò seguendo suo padre e sua sorella, ma dovette rallentare per aiutare suo fratello e sua madre. Si rese conto di essere l’ultima del gruppo, così con Max si affrettò a chiudere il portone per impedire ai contaminati di entrare.

    Quando però superarono l'anticamera per entrare nella stanza più sicura, il signor Mc Bell vietò l'ingresso a Max.

    - Papà, cosa stai facendo? Dobbiamo farlo entrare! – lo implorò Yulia.

    - Non possiamo, Max è stato morso e tra qualche minuto non sarà più lui.

    - Papà non possiamo lasciarlo fuori, lui è... – anche Nydia tentò di protestare e di convincere suo padre, che però si mostrò irremovibile.

    Tutta la famiglia si fermò qualche istante notando il cambiamento improvviso che il volto di Max stava avendo. Yulia si impose di continuare a respirare quando si rese conto delle pupille diventate improvvisamente più rosee.

    Poi un urlo straziante li scosse facendo capire che i vampiri avevano raggiunto il castello.

    Yulia si voltò di scatto verso suo padre, che nel frattempo aveva trascinato Nydia nella stanza, chiudendo la porta a chiave e lasciando fuori lei, sua madre e suo fratello. Avrebbe voluto implorarlo e fargli capire quanto fosse difficile per lei abbandonare Max, che ancora non aveva perso completamente la ragione, ma non ebbe tempo di reclamare nulla poiché sentì bussare. Non era certa di voler aprire, ma pensò che se ci fossero stati i vampiri, con ogni probabilità questi non si sarebbero limitati a qualche tocco sulla porta. Decise così di aprire lentamente e, davanti a sé, si presentò una delle tante scene cui non avrebbe mai voluto assistere.

    Un bambino, forse di otto anni, di colore, che piangendo supplicava di entrare. All'improvviso un nodo le strinse il petto quando capì che non poteva accettare la sua richiesta di aiuto. Sarebbero entrate anche altre persone e probabilmente alcune di loro erano già state morse. Max era già stato contagiato, lei e sua madre erano già in pericolo così. Cacciò indietro le lacrime, scosse la testa incredula per quello che da lì a qualche secondo avrebbe fatto. Poi sussurrò un mi dispiace e chiuse il portone. Sì sentì un mostro per come si era comportata, ma dentro di sé sapeva di non aver avuto altra scelta. Si voltò poi di scatto sperando che la trasformazione di suo fratello fosse molto lontana dal completarsi, ma notando lo sguardo assente di sua madre impallidì.

    - Mamma!

    - Perdonami, l'istinto animale sta iniziando a impossessarsi di me. Non volevo morderla – si giustificò Max, mentre con fatica tentava di respirare e di opporsi a ciò che lo attendeva.

    - Allontanati! – ordinò la signora Mc Bell toccandosi il braccio morso.

    - E dove diavolo dovrei andare? Papà ha chiuso la porta a chiave e fuori sembra essere scoppiata un'apo-calisse! Dove, dove diavolo dovrei andare? – urlò Yulia mentre le lacrime tentavano di liberarsi.

    - Aspetta, qui c'è della corda. Prova a legarci. – propose la signora Mc Bell.

    - E a cosa servirebbe? Rompereste le corde in un secondo – si disperò Yulia notando però il rapido cambiamento che la pelle di sua madre stava avendo.

    - Perché mamma sta iniziando a trasformarsi prima di te? – chiese rivolgendosi a Max.

    - Perché forse non ha abbastanza forza di volontà in questo momento, si sta arrendendo.

    - No, non ti arrendere mamma. Continua a lottare! Anche tu Max, vi prego, lottate. Lottate! Non vi arrendete, vi supplico, non vi arrendete. – Ma vane furono le suppliche di Yulia, perché in quel momento per la prima volta assistette alla trasformazione che quel giorno tanto temeva. Da essere umano a creatura leggendaria: un vampiro.

    Gli occhi della signora Mc Bell erano di un rosso sangue senza precedenti, all'interno solo un cerchio dal contorno nero che disegnava la pupilla. La sua pelle era diventata bianca come un foglio di carta immacolato, il viso era sempre più marcato e sui lati delle guance vi erano delle leggere striature nere. Le labbra avevano lo stesso colore degli occhi e dai lati fuoriuscivano i canini sottili quanto un ago cannula ma affilati come lame, che scendevano fin sotto il labbro inferiore. Dalla schiena sbucarono un paio di ali nere dai contorni argentati, non molto grandi ma che si allungavano verso l’alto.

    Inorridita e tremante, Yulia spostò la sua attenzione verso suo fratello, notando che a differenza di sua madre, Max non aveva le pupille. L’intero occhio era rosso sangue, mentre le striature sulle guance erano molto più evidenti, tanto da farle sembrare dei ramoscelli neri. Il viso era molto più marcato e i canini erano leggermente più spessi e più lunghi di un centimetro. Anche dalla schiena di Max sbucarono un paio di ali, ma decisamente diverse: molto più grandi, si allungavano sia verso il basso sia verso l’alto. Sembravano quasi le stesse ali demoniache che solitamente si vedono nei film horror, con l’unica differenza che quelle erano reali.

    La costituzione dei loro corpi era cresciuta, purtroppo tanto da rompere le corde con le quali Yulia li aveva legati in un istante.

    Terrorizzata, Yulia si precipitò davanti alla porta che suo padre aveva chiuso a chiave e iniziò a battere dei violenti colpi urlando: Papà, papà, Nydia, aprite!

    All'improvviso la porta si aprì violentemente scaraventando la ragazza per terra. Si alzò velocemente, ignorando la botta presa al ginocchio e, per sua sfortuna notò, che anche sua sorella e suo padre si erano trasformati.

    Loro però avevano le sembianze simili alla signora Mc Bell. Solo un paio di ragazzi dietro somigliavano a ciò che Max era diventato.

    - Ma come è possibile? Papà, Nydia, anche voi... – farfugliò la ragazza indietreggiando, mentre la sua famiglia le si avvicinava, bramosa di sangue.

    - Mamma, Papà, Nydia, Max, sono io! Sono Yulia, vi prego... Tornate in voi... – delle urla che non avevano nulla di umano la fecero voltare verso il portone principale, dal quale provenivano colpi incredibilmente violenti. Non le ci volle molto per capire che da lì a breve altri vampiri avrebbero fatto irruzione.

    Ormai era spacciata, niente e nessuno avrebbe potuto salvarla.

    Rallentata dalla paura, Yulia continuò ad indietreggiare tentando vane suppliche verso la sua famiglia per poi trovarsi con le spalle al muro. Era in trappola, circondata e sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per salvarsi, eppure continuava a scalpitare e a strusciare la schiena contro la parete, quasi sperasse in una via di fuga.

    Vedere la sua famiglia leccarsi le labbra con la bava alla bocca fu quasi mortale per il suo stato di coscienza ma tentò di non mollare. Sapeva che nel giro di qualche secondo sarebbe morta e forse in quel momento non desiderava altro. Pregò solo che agissero nel modo più rapido possibile, tanto da non farle sentire niente. Voltò la testa verso destra continuando ad indietreggiare sempre di più, sapeva di non avere la forza sufficiente per abbattere un muro, ma inconsciamente alimentava la speranza di un minimo di protezione che contro ogni logica non tardò ad arrivare.

    Infatti, quando con la mano sinistra pigiò una delle sporgenze alle sue spalle, in una frazione di secondo, si trovò catapultata per terra dall'altra parte del muro.

    Si lamentò quando urtò nuovamente il ginocchio, leso dalla caduta precedente, ma riuscì comunque a rimettersi in piedi.

    Quando si accorse di trovarsi in un luogo buio e oscuro, dove l’odore rancido di umido era così forte da provocare dei giramenti di testa, capì che forse doveva essere finita nelle segrete del castello. E la cosa non la tranquillizzò per niente.

    Non riusciva a vedere a un palmo dal naso a causa della fioca luce. Spaventata come non mai si fiondò di scatto al muro che l'aveva condotta lì e battendo dei colpi urlò: Papà, Mamma, Nydia, Max! Aiutatemi! Aiuto! Maledizione... Deve esserci un passaggio o qualcosa... Si può sapere dove diavolo sono finita? Aiuto!

    Era così impegnata ad urlare che non si accorse della presenza alle sue spalle. Fu solo quando una mano le toccò una spalla facendola voltare di scatto che capì di non essere sola e, in quel breve secondo, Yulia si convinse di essere stata trovata e attaccata da uno di quei mostri. Tra l'altro a causa della scarsa luce, riuscì a vedere solo una figura alta e questo bastò per farla entrare nuovamente nel panico: si avventò su di lui iniziando a scalciare e a colpirlo con tutta la forza che possedeva e, doveva ammetterlo, non era un granché.

    - Allontanati mostro! Va via, via!

    - Ehi calmati, calmati! – incredibile, quel mostro parlava! Yulia però continuò a scalciare così la figura, stanca di essere colpita, le bloccò le braccia spingendo la ragazza contro un muro e tentando di incrociare il suo sguardo.

    - Allontanati da me, succhia sangue assassino!

    Nel sentire quell’ingiuria la figura, scrollandola delicatamente, la corresse dicendo: "Ehi ragazzina, calmati. Io non sono un succhia sangue e non sono neanche un assassino."

    A quelle parole Yulia aprì lentamente gli occhi e, man mano che l'immagine diventava sempre più chiara, rispose: "Non sei un succhia sangue."

    - Sono un essere umano.

    - Se, un essere umano.

    - Sono un uomo. – continuò l'individuo notando lo sguardo perso della ragazza.

    - Sei un uomo – Yulia pronunciò le ultime parole in modo meccanico. Poi all'improvviso riuscì ad avere un disegno più chiaro della persona che aveva di fronte. Notò un ragazzo alto, dai capelli castani spettinati e con un bel viso. Poi il suo sguardo si soffermò sugli occhi del ragazzo e con grande sollievo poté notare gli occhi di un verde speranza.

    Sì, ebbe la conferma che fosse una creatura umana, così con un tono evidentemente sollevato commentò: Mio Dio sei un uomo, un uomo...

    Poi il volto del ragazzo divenne sempre più opaco e l'ambiente intorno a lei sempre più scuro. Sentì la debolezza abbracciarla prepotentemente finché il viso del giovane non fu l'ultima cosa che vide prima dell’oblio.

    CAPITOLO II

    Ricordò la sua casa, il suo cortile, il caldo tepore del sole di primavera. Stava ridendo e scherzando con le sue amiche di sempre: Haley, Jen, Connie. Quel giorno avrebbero passato una giornata tutte insieme dopo tanto tempo. C'era un bel pic-nic in programma per loro e Yulia le avrebbe raggiunte nel primo pomeriggio. Programmarono di vedersi due ore dopo, giusto il tempo per accordarsi con i suoi fratelli e pranzare con la famiglia.

    La macchina di Jen sfrecciò lungo il viale dell'abi-tazione e le ragazze le lanciarono un ultimo saluto. Yulia ancora non sapeva che il sorriso delle sue amiche e quel saluto sarebbero state le ultime cose che avrebbe ricordato di loro.

    Si voltò poi verso i suoi fratelli che l'attendevano per accordarsi sul regalo da fare per l'anniversario dei propri genitori.

    - Non facciamo regali banali, per favore. - ordinò Nydia.

    - Beh, hanno aperto quel nuovo ristorantino sul molo. Possiamo provare lì, è romantico! – suggerì Max. Yulia e Nydia lo guardarono immediatamente di sottecchi. No che l'idea fosse male, tutt'altro, ma Max non era ciò che si definisce un ragazzo romantico e sicuramente le due sorelle non avrebbero mai pensato che la sua mente potesse partorire un'idea del genere.

    - Perché mi guardate così? Vivendo con tre donne un briciolo di romanticismo ha contagiato anche a me. – si giustificò sorridendo. Seguì poi un’allegra risata interrotta dall'improvviso scurirsi del cielo.

    - Caspita, che cambiamento improvviso – notò Yulia.

    - Sarà in arrivo un temporale...

    - Uffa, ma le previsioni avevano promesso sole tutta la settimana! – si lamentò Nydia.

    Max e Yulia non ebbero modo di risponderle, sentendo i genitori chiamarli agitati e ordinando loro di rientrare immediatamente in casa.

    - Mamma che succede? – domandò Yulia spaventata.

    - Dobbiamo andarcene, prendete solo l'essenziale: una bottiglietta d'acqua, qualche cracker, una coperta e via. Muovetevi! – ordinò suo padre prendendo una borsa capiente.

    - Papà, ci dite cosa succede? – chiese Max preoc-cupato.

    - Oh mio Dio - esclamò debolmente Nydia mentre guardava la tv.

    - Che schifo, ma che film guardate? – domandò Yulia inorridita dalle immagini che scorrevano in tv.

    - Non è un film, magari lo fosse. Quello che vedete è reale e se non vogliamo fare la loro stessa fine, dobbiamo muoverci! – rispose il signor Mc Bell incredibilmente allarmato, mentre riponeva le ultime cose nella borsa.

    - Avete bevuto, vero? – sperò Nydia.

    Per rispondere alla diffidenza dei suoi figli, la signora Mc Bell alzò il volume della televisione presentando loro la cruda realtà.

    Yulia osservò attentamente quelle immagini e riconobbe il villaggio vicino alla sua città. Gli occhi velati dal terrore puro mentre osservava creature mistiche saltare addosso alle persone, mordendole ovunque.

    Le immagini ondeggiavano, erano confuse, anche l'audio lo era. Riuscirono però a capire l'obiettivo successivo: Inverness. La loro città, uno dei posti turistici più gettonati della Scozia, il verde intorno a loro, tutto si sarebbe trasformato in un cumolo di macerie infuocate.

    Improvvisamente sentì un urlo provenire dalla televisione. Le immagini mostrarono la telecamera per terra, mentre riprendeva il cameraman che in quel momento era stato fatto a brandelli. Guardavano le immagini, sconcertati, quando la signora Mc Bell ordinò loro di muoversi immediatamente. Suo marito non se lo fece ripetere due volte e incoraggiò i figli a seguirli.

    Yulia era pronta per la fuga quando, voltando la testa, aveva notato sua sorella con uno sguardo terrificante mentre ancora guardava la linea disturbata della tv.

    - Nydia? – poi osservandola attentamente notò il suo tremolio. Era terrorizzata, anche lei non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto e sentito. Ma dovevano fuggire o davvero per loro non ci sarebbe stato scampo.

    - Io ho sempre creduto che non esistessero queste cose – sibilò.

    - Tutti hanno sempre creduto questo, però vedrai che ne usciremo. Andrà bene, quei mostri non ci prenderanno. – Yulia tentò di rassicurarla prendendole la mano destra, poi vide che anche suo fratello fece la stessa cosa con la sinistra, dicendo: Resteremo insieme e vedrai che andrà tutto bene.

    - Non permetterò a nessuno di farvi del male. L'ho sempre detto no? Ora è arrivato il momento di dare un senso a queste parole. Vi proteggerò. – promise Yulia stringendo le mani di entrambi i fratelli. In fondo era la sorella maggiore e doveva comportarsi come tale. Non poteva permettere al panico di prendere il sopravvento.

    Si sarebbe battuta con la sua famiglia per restare viva e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla.

    - Muovetevi! – L' urlo del signor Mc Bell li scosse facendoli volare fuori di casa.

    - Dove andiamo? – domandò Yulia correndo.

    - Al castello! La sua struttura è resistente ed è l'unico posto per il momento dove potremmo trovare un po’ di protezione! – rispose suo padre, correndo e aiutando sua moglie.

    Mentre correva, tenendo la mano dei suoi fratelli, Yulia continuava a pregare che fosse tutto un sogno, o meglio un incubo.

    Dopo poco si sarebbe svegliata e avrebbe raccontato alla sua famiglia l'assurdo sogno, poi si sarebbe vista con le sue amiche e avrebbero fatto quel tanto atteso pic-nic, perché loro erano ancora vive. Eppure i secondi fluttuavano inarrestabili e quell’incubo non cessava. Una parte della sua testa le ripeteva che doveva convincersi ad accettare quella dannata realtà: delle sue amiche non sapeva più nulla. Ora non le restava che correre, correre e ancora correre insieme alla sua famiglia.

    All'improvviso però le case che costeggiavano la strada, gli alberi e tutto ciò che c'era iniziò lentamente a ondeggiare, rendendo sempre più fioca la visione agli occhi di Yulia che istintivamente si guardò intorno per vedere i suoi fratelli e i genitori, apprendendo con orrore di essere rimasta sola. Non c'era più nessuno: i suoi fratelli, che fino a quel momento le avevano tenuto la mano, erano improvvisamente scomparsi insieme ai suoi genitori, al resto degli abitanti e all'intera città.

    Si trovò improvvisamente sola.

    Eppure ancora continuava a correre nel buio più fitto. Non sapeva cosa lasciava alle spalle né tanto meno sapeva dove stesse correndo, sapeva solo che doveva correre.

    - Mamma, Papà, Nydia, Max! Dove siete? – continuò a gridare cercando la sua famiglia ma davanti a lei ancora il buio. Non aveva mai temuto l’oscurità come in quel momento.

    Corse disperatamente, continuando a voltare la testa a destra e sinistra in cerca di qualcosa finché di colpo, non le apparve di fronte la propria famiglia trasformata in creature leggendarie.

    Un urlo di panico e rabbia la fece sobbalzare, sveglian-dola così dall'orribile sogno che aveva appena fatto.

    - Ehi calmati, va tutto bene! – sentì una voce giungerle calda e tranquillizzante. Alzò lo sguardo e incrociò quello di un ragazzo.

    Yulia non si era ancora calmata e trovarsi di colpo il volto di qualcuno la fece sobbalzare una seconda volta. Il giovane però, bloccandole le spalle, tentò nuovamente di placare le sue paure dicendo: Calmati, sta tranquilla, va tutto bene. Sono un uomo ricordi?

    La ragazza si zittì per qualche secondo, poi, ricordando, sorrise rispondendo: Sei un uomo.

    Continuò a respirare con un leggero affanno, asciu-gandosi con le maniche la fronte bagnata dal sudore.

    Poi si guardò un po' intorno e accanto a sé notò un piccolo fuocherello e un sacco pieno di viveri essenziali.

    - Sei svenuta e hai dormito per un paio d'ore. - la informò il ragazzo, sedendosi accanto a lei.

    Yulia però si sentiva ancora troppo stordita per ascoltare le sue parole.

    Credeva di essere l'unica sopravvissuta, credeva che sarebbe morta, magari mangiata dalla sua stessa famiglia e invece non era sola. Non era sola. L'emozione fu talmente forte che non riuscì a controllarsi, così si gettò tra le braccia del ragazzo piangendo e dicendo: Se-sei reale? Ti prego dimmi che non sto sognando, che sei davvero un essere umano e che non sono sola!

    Il ragazzo rimase sorpreso da quella reazione: prima lo aveva attaccato tentando di ucciderlo e ora si era fiondata tra le sue braccia piangendo come una bambina. Si sorprese lui stesso quando percepì le proprie braccia muoversi da sole per cingere la fanciulla in un abbraccio protettivo.

    Forse riusciva a capire cosa doveva aver provato la ragazza, in fondo non era poi così diverso da come si era sentito lui prima di percepire dei rumori nei sotterranei del castello, anche se questo non giustificava il gesto improvviso di stringere Yulia a sé.

    Dopo un po' l'allontanò delicatamente, confidandole: Anche tu per me sei il primo essere umano che incontro vivo dopo tre giorni.

    - Cosa stai dicendo? Questa storia ha avuto inizio solo poche ore fa – lo corresse Yulia.

    - Beh forse a Inverness, io non sono di queste parti... Vengo da Perth. Ho viaggiato per tentare di arrivare prima di loro e avvertire gli abitanti, un’idea sciocca e insensata. Come ho potuto sperare di precedere dei vampiri? Sono arrivato troppo tardi.

    - Scusami ma non potevi tentare con una telefonata alla polizia o all’esercito?

    - Scherzi? E’ la prima cosa che ho provato a fare, ma i contatti sono saltati. Man mano che attaccano saltano anche i collegamenti con il mondo esterno.

    - Ma continueranno ad attaccare, come facciamo ad avvisare gli altri paesi? – domandò Yulia spaventata.

    - La tua città è il loro ultimo obiettivo. – comunicò il giovane.

    - E tu come fai a saperlo?

    - Perché quando hanno attaccato i miei genitori, io sono rimasto bloccato in soffitta e li ho sentiti mentre parlavano di Inverness. Dicevano che sarebbe stato il loro ultimo obiettivo. – rispose Ethan cercando di mettere a tacere la rabbia che sentiva ribollirgli in corpo.

    - Beh grazie comunque per averci provato. – disse Yulia abbozzando un sorriso tirato. Attese qualche secondo di silenzio, poi azzardò: I tuoi genitori?

    - Morti.

    - Mi dispiace.

    Calò una quiete innaturale, scossa dal disagio di Yulia, che non sapeva cosa dire. Eppure era una ragazza a cui la loquacità non mancava, ma il giovane non sembrava disposto al dialogo. Si sorprese così quando lo sentì rivolgerle una domanda.

    - Posso chiederti una cosa? Che diavolo stavi facendo quando ti ho trovata?

    - Mi trovavo in realtà dall'altra parte del muro e, mentre la mia famiglia e il resto della città stavano cercando di farmi la pelle, mi sono trovata qui... Ho pensato che doveva esserci una manopola o un passaggio segreto e lo stavo cercando...

    - Per facilitare loro il compito di ammazzarti. – terminò lui.

    - Beh volevo ritornare dalla mia famiglia, non ci ho pensato.

    - Sarà meglio che cominci a pensare d'ora in poi, se vuoi provare a restare viva. –

    Yulia sentì quella risposta come un pugno in pieno stomaco, un pugno che le provocò la reazione di qualche minuto prima. Immediatamente il ragazzo tentò di bloccarla dicendo: Ok, ok scusa! Non volevo essere indelicato, però anche io ho perso la mia famiglia. Da tre giorni vago di città in città nel tentativo di trovare qualcuno vivo e tu sei la prima persona che trovo. Forse ora sei sconvolta e ti assicuro che è normale, ma devi imparare ad essere più prudente. Perché se loro si renderanno conto della nostra presenza, non ci daranno un attimo di tregua...Se ci dovessimo scontrare con anche solo uno di loro, allo stato attuale, non avremmo tempo di renderci conto di niente perché ci troveremmo morti. O membri della loro famiglia.

    - Hai ragione, è che... - Yulia non sapeva cosa dire, erano troppe le domande che le ballonzolavano nella mente. Ma chi diavolo sono questi vampiri e cosa vogliono da noi? Eccone una.

    - Non ne ho la più pallida idea. L'unica cosa che so di loro, e che ho capito, è che la nostra vita dipende dai loro capricci: se hanno voglia di avere con loro un altro membro, allora ti concedono questa entrata trionfale nella loro famiglia, in caso contrario ti regalano un biglietto per l’altro mondo. Ai miei genitori gli è stata regalata la seconda opzione. – le confidò abbassando lo sguardo.

    - Mi dispiace – ripeté la ragazza

    - Già... Ma credo che abbiano preferito morire, piuttosto che possedere un’anima condannata alla dannazione eterna. – concluse il giovane alzandosi in piedi.

    - Dove vai?

    - Prima di tutto dobbiamo trovare l'uscita e poi dobbiamo cercare di raggiungere il confine vivi.

    - Come il confine? Non sarebbe più saggio aspettare l'aiuto dei militari o dell'esercito?Si renderanno conto di aver perso i contatti con la nostra zona e interverranno.

    - Per un motivo che non conosco queste creature hanno attaccato solo la nostra regione. E quando gli altri stati capiranno, anche solo una parte di ciò che è successo, credi davvero che manderanno l'esercito a suicidarsi per qualcuno che probabilmente è già morto? Ci metteranno in una quarantena infinita se non l'hanno già fatto.

    - Come fai a sapere che si sono limitati alla Scozia? – domandò Yulia.

    - Ti ho detto, mentre uccidevano i miei qualcuno di loro diceva che avrebbero setacciato l’intera Scozia muovendosi a spirale fino a giungere qua nella capitale. Non so cosa diavolo siano venuti a fare o cosa vogliano da noi, ma è chiaro che le loro intenzioni non sono amichevoli. Quindi se vogliamo salvarci dobbiamo raggiungere il confine con le nostre gambe.

    - Cosa? Io non posso andarmene così, dall'altra parte di questo muro si trova la mia famiglia. – obiettò Yulia rimettendosi in piedi.

    - Non è più la tua famiglia! – tuonò Ethan, scatenando così l'ira della ragazza che rispose con un sonoro ceffone.

    - Come ti permetti? Loro sono ancora la mia famiglia, lo sono sempre stata e lo saranno per sempre! E io non li lascerò qui a morire!

    - Non moriranno, ora sono dei vampiri. – rispose il ragazzo toccandosi la guancia lesa. Un’altra risposta lapidaria.

    Yulia tentò di controbattere ma il giovane la fermò dicendo: "Mi dispiace per la tua famiglia, anche io ho perso la mia cosa credi? Ma se davvero vogliamo scoprirne di più, non possiamo rischiare di morire così stupidamente! Qui, ora, in questo stato, non possiamo fare un bel niente. Mi dispiace. –

    Per Yulia udire quelle parole era stato come ricevere mille pugnalate in pieno petto, intervallate solo dalle angoscianti pause di Ethan.

    Come poteva abbandonare tutto e scappare? E' vero, percepiva la sua paura fin dentro le ossa, ma non poteva andarsene così anche se in cuor suo sapeva che quel ragazzo aveva ragione. In fondo loro in quel momento non avrebbero saputo cosa fare per salvare la sua famiglia e gli altri abitanti.

    Decise quindi di tacere.

    Si incamminarono così con la speranza di trovare presto l'uscita.

    La ragazza camminava silenziosamente dietro la persona che bruscamente le aveva fatto capire quanto fosse impotente in quella situazione. Ogni tanto liberava qualche lacrima, senza essere neanche in grado di emettere alcun gemito. Era distrutta.

    Sapeva perfettamente che per lei era troppo presto assumere le sembianze dell'eroina di turno, quella senza macchia e senza paura. In fondo lei era quella che temeva quasi tutto. Eppure avrebbe volentieri abbracciato il coraggio e la cavalleria, se solo avesse visto realmente una minima possibilità per salvare la sua famiglia.

    In quel momento l'unica cosa che riusciva a darle un po' di forza e coraggio per andare avanti, era il ricordo della promessa che aveva fatto ai suoi fratelli proprio quella mattina. Aveva promesso loro che li avrebbe protetti ad ogni costo e invece non era riuscita a fare niente per impedire ciò che era successo. Sapeva che non avrebbe potuto nulla contro qualcosa di gran lunga più forte di lei, ma non poteva accettare di perderli così. Doveva provare a salvarli.

    Le sue paure? Le avrebbe superate.

    - Ethan, il mio nome è Ethan. – si presentò improvvisamente il misterioso ragazzo, continuando a camminare e percorrendo sempre lo stesso stretto cor-ridoio.

    - Già, che maleducata, non mi sono neanche presentata. Io sono Yulia. – salutò la ragazza nonostante fosse cosciente che il ragazzo non la vedesse.

    - Sono contento di averti incontrata Yulia, anche se il mio atteggiamento acido può averti fatto credere il contrario. –

    Yulia capì che quello doveva essere un chiaro segno di qualcuno che voleva iniziare una conversazione.

    Doveva essere stato piuttosto difficile non parlare e vedere nessuno per tre giorni, a parte sangue e cadaveri. Né tanto meno doveva essere stato facile vivere nella paura di poter essere assalito da un momento all'altro. Pensando a tutte queste cose, la ragazza capì anche che forse aveva esagerato con quel ceffone. In fondo quelle erano state solo parole uscite dalla bocca di un ragazzo che aveva assistito alla morte dei propri genitori per mano di quei mostri. Era piuttosto comprensibile che ora vedesse tutto nero.

    - Non preoccuparti. Le ho capite le tue ragioni, anzi mi dispiace per lo schiaffo.

    - E io ho capito le tue, siamo pari. Comunque hai una bella mano! - scherzò massaggiandosi nuovamente la guancia.

    - Credo che tu sia stata la mia valvola di sfogo. Dopo mi sono sentita meglio.

    - Lieto di essere servito a qualcosa – ironizzò Ethan. Poi, diventando improvvisamente serio, disse: Se solo conoscessi qualcosa sui vampiri.

    Questa sua frase la sorprese non poco. Sì, Yulia era un caso particolare perché aveva sempre avuto un certo interesse per il mondo vampiresco, almeno fino a quel momento. Aveva seguito molti film e letto un po' di libri; non si dichiarava un'esperta ma quasi. Però era convinta che tutte le persone sulla faccia della terra conoscessero le cose basi, tipo aglio e paletti.

    - Davvero non conosci nulla sui vampiri?

    - Perché? Vuoi farmi credere che tu hai frequentato un corso su come farli fuori? – domandò ironico.

    - Non possiedo nessun diploma del genere, però devo confessarti che ho sempre mostrato un certo fascino e interesse verso il loro mondo.

    - Sette sataniche?

    - Macché! Mi ha sempre affascinato il fatto che loro provenissero da un altro mondo, così diverso dal nostro. Il contrasto tra chiaro e scuro, bene e male, anche se in parecchi libri i vampiri non erano tutti malvagi. Ma nonostante la mia passione verso il fantasy, li credevo solo una vecchia leggenda. –

    All'improvviso Ethan si voltò di scatto chiedendole: Aspetta, vorresti dire che tu potresti sapere come annientarli?

    - A meno che non sia leggenda...

    - Se esistono i vampiri non ci resta che sperare nell'esistenza di un modo per distruggerli. Forza, spara.

    - Beh, loro dovrebbero avere paura della luce. Però dai nuovi libri che ho letto non so dirti se temano la luce perché con essa assumono il loro vero aspetto o perché rischiano di polverizzarsi...

    - A quanto pare i nostri mostri hanno deciso di lasciarci il beneficio del dubbio, facendo calare le tenebre su tutta la regione, quindi non sapremo mai quale effetto possa avere la luce con loro. – osservò Ethan.

    - Poi si dice che temano croci, acqua santa o cose del genere.

    - Non per demoralizzarti, ma i vampiri che hanno distrutto la mia casa si trovavano davanti a una specie di altare. Sai, i miei genitori erano molto cattolici e ci avevano messo anche un crocifisso ma pare che non sia servito a molto visto che i miei non ci sono più. –

    Yulia iniziò a pensare che quel ragazzo provasse un certo piacere nel smontarle ogni conoscenza.

    - Poi si dice anche che odino l'aglio e che possano essere uccisi con un paletto conficcato nel cuore. – continuò imperterrita.

    - Perché secondo te hanno un cuore? E poi grandi, grossi e potenti come sono, possibile che basti profumarsi d'aglio e piantargli un paletto nel petto?

    - Beh, non è che poi sia tanto facile se pensi che il difficile sia avere il tempo di arrivarci al petto.

    - Anche questo è vero. Però è troppo poco quello che sappiamo su di loro: aglio e paletti? – domandò deluso.

    -

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1