Vegetarianismo, frugalità e ascetismo nella filosofia antica: Analisi e commento del I Libro del De abstinentia di Porfirio
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Vegetarianismo, frugalità e ascetismo nella filosofia antica - Michele Caputo
Vegetarianismo, frugalità e ascetismo nella filosofia antica
Analisi e commento del I Libro del De abstinentia di Porfirio
Michele Caputo
Meligrana Editore
Copyright Meligrana Editore, 2017
Copyright Michele Caputo, 2017
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868152697
In copertina:
Orfeo e gli animali - Mosaico romano di età imperiale,
Palermo, Museo archeologico
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 - 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 - (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
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Indice
Frontespizio
Colophon
Licenza d’uso
Michele Caputo
Copertina
Vegetarianismo, frugalità e ascetismo nella filosofia antica
Prefazione
Introduzione
Capitolo I - La natura testuale del De abstinentia
Capitolo II - Pars destruens: la tradizione filosofica anti-vegetariana
2.1 L’oikeiôsis: Stoici e Peripatetici contro la continuità della giustizia tra umano ed animale
2.2 Le ragioni della Legge secondo gli Epicurei
2.3 La superiorità dell’uomo e il concetto di animale
dai presocratici ad Aristotele
2.4 La necessità, la giustizia e la sacralità
del mangiare carne secondo Clodio di Napoli ed Eraclide Pontico
Capitolo III - Pars costruens: la speculazione etico-metafisica di Porfirio
3.1 La theoria, natura del filosofo: curare l’anima, guidati dall’anima
3.2 Temperanza, identità di Uno ed Essere e unicità dell’anima
3.3 L’astinenza dalle carni come paradigma per l’uomo virtuoso
3.4 La ricchezza secondo natura: la semplicità
Conclusioni
Bibliografia
Note
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Grazie per il rispetto verso il duro lavoro di questo autore.
Michele Caputo
Michele Caputo è nato ad Avellino il 5 luglio 1991. Ha conseguito la maturità classica nel 2010. Già al liceo ha iniziato a distinguersi in campo letterario, aggiudicandosi per due volte consecutive (2007-2008) la medaglia d’oro al concorso di poesia Fuochi Allavorati
, bandito per gli istituti superiori della provincia di Avellino. Nel 2017 ha conseguito la laurea magistrale in filosofia con il giudizio di 110 e lode presso l’Università degli Studi di Salerno. Vivo è il suo interesse per la ricezione della filosofia platonica nell’età tardo antica. Attualmente la sua ricerca verte sulla figura del medioplatonico pitagorizzante Numenio di Apamea (II sec. d. C.) e in particolare sullo studio dei frammenti del De bono. Oltre alla passione
primaria per la filosofia, unita all’impegno dell’applicazione dell’etica ambientale nell’insegnamento della filosofia, vi è l’amore per l’arte in ogni sua forma più nobile di manifestazione: fra i suoi diletti la pittura.
Contattalo:
sadsanguis@hotmail.com
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Facebook: https://www.facebook.com/michele.caputo.520357
Vegetarianismo, frugalità e ascetismo nella filosofia antica
Prefazione
L’articolato e non semplice trattato di Porfirio Peri apochês empsycon, per lo più noto con il titolo latino De abstinentia (ab esu) animalium, ossia Sull’astinenza dal cibarsi di animali, rappresenta un fondamentale documento storico-culturale, oltre che filosofico, per comprendere il significato e la valenza attribuita al vegetarianismo nella tradizione greca antica e tardo-antica. Tale tema, come è noto, prende forma in particolare all’interno dell’arcaica tradizione religiosa orfico-pitagorica, con particolari valenze e connotazioni di tipo tabuistico.
Il grande interesse che agli occhi dei moderni può suscitare questo trattato è legato all’affascinante e stimolante taglio filosofico e teoretico che Porfirio riesce a dare alla questione relativa alla necessità di astenersi dal cibarsi di animali. Rifacendosi alle concezioni dei filosofi precedenti relative al vegetarianismo, egli propone un’interessante rielaborazione di alcune concezioni di matrice arcaica alla luce della concezione etico-filosofica propria del neoplatonismo, che vede nell’assimilazione al divino e nel contatto con l’Uno – considerato come primo Dio e Principio assolutamente originario della totalità del reale – il fine supremo dell’essere umano. Entro la prospettiva di Porfirio, l’astinenza dalle carni rappresenta, in un primo tempo, una forma di esercizio per condurre una vita frugale e non dipendente dalla dimensione della materialità. In base ad un’ulteriore riflessione, Porfirio mette in luce come il vegetarianismo sia perfettamente armonico all’intensificazione delle così dette virtù catartiche
, ossia purificatrici, capaci di svincolare e liberare l’uomo dalla dimensione materiale e sensibile, in modo tale che egli possa intraprendere il suo cammino graduale e progressivo di assimilazione al divino
.
Come mette bene in luce e chiarisce Michele Caputo in questo interessante studio sul De abstinentia, Porfirio propone nel suo trattato una prima pars destruens il cui fine è mostrare l’inconsistenza e il carattere nocivo delle tesi di quelle tradizioni filosofiche che sostengono, per lo più, posizioni anti-vegetariane, come quelle d’indirizzo stoico, peripatetico o epicureo. A questa pars destruens Porfirio fa seguire un’effettiva pars construens dedicata a mostrare la valenza fondamentale etico-filosofica del vegetarianismo.
Caputo ha certamente il merito di mostrare in modo preciso e chiaro, non perdendo mai di vista il testo e la struttura del trattato in questione, quali siano gli argomenti elaborati da Porfirio nella sua critica alle posizioni anti-vegetariane. A ciò si aggiunge inoltre una dettagliata e approfondita analisi della pars construens del trattato porfiriano, mostrando con efficacia come la concezione neoplatonica di Porfirio relativa al fine della filosofia
ben si armonizzi con l’esercizio della frugalità e la conseguente astinenza dalle carni. Di conseguenza Porfirio riesce ad inserire perfettamente il vegetarianismo nell’orizzonte etico, ontologico, metafisico e teologico della filosofia neoplatonica.
È opportuno anche sottolineare come Caputo, nella parte conclusiva del saggio, metta efficacemente in luce il modo in cui Porfirio giunga a capovolgere radicalmente le concezioni antiche anti-vegetariane, che si fondavano sulla pretesa di superiorità dell’uomo sugli animali per via della sua razionalità: è proprio quest’ultima, invece, agli occhi di Porfirio ad imporre all’uomo il rispetto verso gli animali. Affermando la sua razionalità e il proprio autocontrollo, l’uomo riesce così ad imporsi sull’irrazionalità e materialità che rischiano di farne un essere succube dei propri brutali istinti e passioni. In questo modo l’essere umano può godere di quella contemplazione in grado di elevarlo al di sopra del mondo fenomenico e, così, di cogliere in quest’ultimo la traccia originaria dell’origine primissima, alla quale egli, come fine supremo della sua ricerca e del suo filosofare, si deve unire. In tale prospettiva, si potrebbe concludere, l’uomo prende autenticamente parte a quell’atto di contemplazione dal quale, come afferma Plotino nel tratto III 8 delle Enneadi, l’intera natura risulta permeata.
Lo studio di Michele Caputo fornisce interessanti spunti di riflessione sulla base di un esame dettagliato soprattutto del I libro del De abstinentia di Porfirio. Esso può venire a tutti gli effetti considerato come un’utile e stimolante introduzione a questo significativo trattato porfiriano. Il lettore, inoltre, potrà trovare in questo lavoro essenziali e preziose indicazioni per comprendere la fondamentale valenza etica e filosofica del vegetarianismo all’interno di quella tradizione di pensiero, il neoplatonismo, che ha esercitato molti e decisivi influssi su tutta la filosofia occidentale.
Michele Abbate
Università di Salerno
Introduzione
Nel presente saggio si affronta in primo luogo uno specifico argomento, il vegetarianismo
in Porfirio, e ci si propone di fornire un commento al primo libro della sua opera fondamentale su questa tematica: il Peri apochês empsycon (Sull’astinenza dagli animali)¹. Mi sono proposto di prendere criticamente in esame il tema del vegetarianismo nella riflessione filosofica greca prendendo come punto di partenza la riflessione