Verso l’Anima: Manuale di equipaggiamento per viaggiatori spirituali
By Sara Nardini
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Book preview
Verso l’Anima - Sara Nardini
ombra.
PREFAZIONE
L’umanità è sottoposta a forti tensioni di questi tempi e molti di noi si rifugiano in un mondo ovattato, in cui i pensieri si affollano, le emozioni si confondono e le sensazioni si dissolvono nel nulla. Non farti questo, perché anche quando ti sembrerà di essere al sicuro dal dolore e dalla fatica, il prezzo sarà troppo alto.
A te che leggi desidero anticipare che con queste pagine non intendo svelarti alcun segreto, né trasmetterti poteri che non ho. Il mio intento è quello di aiutarti a portare la tua attenzione nella vita, con strumenti che non ho inventato io, perché nella ricerca nessuno inventa, ma tutti possono scoprire. Del mio percorso personale, fatto di incontri, con persone e parti della mia coscienza, ho tratto una sintesi, il mio punto di vista che, come tutte le prospettive, è in divenire, proprio come la tua se avrai fiducia.
La vita non aspetta! Buttati in questa bellissima avventura senza timore di perderti, basterà ancorare il tuo cuore nella gioia e nell’amore ed anche la tempesta più impetuosa ti svelerà un nuovo continente da esplorare.
Spero che il mio contributo possa servire.
Pace a te
Sara Nardini
INTRODUZIONE
Questo libro è frutto della mia esperienza lavorativa come psicoterapeuta, ipnotista e insegnante di meditazione. Disegna, nella sua struttura, più evocativa che esclusivamente narrativa, un percorso introspettivo, a volte facilitato da una figura di riferimento, per es. un vecchio traghettatore/terapeuta, altre volte vissuto nella propria intimità, nel rapporto con se stessi.
È così il percorso che i miei pazienti affrontano, nel mio studio, che diventa il nostro spazio, per equipaggiarsi nei confronti della Vita e delle sue sfide imparando a camminare con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo spesso al cielo, con il proprio passo, alternato in accelerazioni e pause per metabolizzare ciò che si è assimilato, razionalità e metafora. Anche di loro leggerai, in qualche modo.
Ho scritto questo piccolo manuale perché molti potessero comprendere che recuperare la semplicità dello sguardo e delle sensazioni ci aiuterebbe a ri-assaporare ogni cosa, ogni gesto, ogni avvenimento come forieri di nuove avventure: da bambini avevamo quello sguardo e quel cuore, mentre oggi siamo tanto pieni nella testa di tutte le informazioni, anche spirituali, che rimanendo nella testa si accumulano ad altre teorie… e poi?
Da bambina andavo spesso in camera della nonna dove è ancora presente un armadio con le ante a specchio in cui mi perdevo ore ed ore: ne aprivo due, una di fronte all’altra, in modo da riflettere la loro immagine decine di volte, poi mi mettevo in mezzo ed ecco… magia! Si creava una specie di corridoio di porte e tante piccole Sara che potevano percorrerlo verso mondi fantastici… tante piccole Sara.
Non so quando io abbia iniziato quel gioco, so però che un giorno ho aperto quelle ante e che quel gesto, fra tanti successivi, è stato un grande insegnamento per me. Oggi non ho bisogno degli specchi della nonna per sapere che ci sono tante Sara dentro di me, a volte piccole, a volte grandi: ho imparato ad ascoltare ogni parte e a prendermene cura ed è questo che cerco di far comprendere alle persone che mi chiedono aiuto.
Ti invito a leggere questo libro soprattutto con il cuore, lasciandoti andare libera-mente, così quando incontrerai il cavaliere, il viaggiatore, il semino ed il bambino li riconoscerai e te ne prenderai cura, a modo tuo, per come puoi ora.
È proprio ora di Vivere!
IL CAVALIERE DALL’ARMATURA LUCENTE
C’ era una volta, in un paese lontano, un regno famoso perché, ogni anno, si svolgeva un prestigioso torneo che vedeva partecipi tutti i cavalieri più valorosi, anche quelli dei regni vicini.
In questo paese c’era un cavaliere schivo, che abitava in un luogo isolato ed impervio, in cui nessuno andasse a disturbarlo, poiché preferiva condurre una vita solitaria e tranquilla lontano dal clamore delle persone che lo conoscevano solo come il cavaliere dall’armatura lucente
. Benché ne fosse uscito sempre vittorioso il cavaliere dall’armatura lucente, non partecipava mai volentieri ai tornei, non amava la giostra né il combattimento, ma poiché il re, che ne riconosceva il valore, gli imponeva di prender parte alla tenzone, si ritrovava ogni anno a preparare il suo destriero, a lucidare personalmente l’armatura, che doveva brillare come uno specchio, e ad affilare la spada. La spada e lo scudo di cui era armato erano un dono di un vecchio forestiero a cui il cavaliere, mosso da umana compassione, aveva offerto del cibo ed un riparo caldo ed asciutto gli ultimi istanti della sua vita. Quel vecchio, che aveva tutta l’aria di aver viaggiato tanto e per lungo tempo, lo aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva detto: so bene che il combattimento più grande non si svolge per te sul terreno della giostra, accetta in dono questa spada e questo scudo, come ricompensa della tua generosità, un giorno li userai per vincere la più importante delle battaglie
. Il cavaliere non aveva mai compreso queste parole, ma per qualche motivo, forse per la buona fattura di queste armi, oppure perché in cuor suo si fidava delle parole di quel vecchio, dallo sguardo così attento e profondo, continuò ad usarle.
Quando giungeva al torneo tutti lo riconoscevano: la sua armatura era incredibilmente lucente, al punto da rendere difficile a chiunque avvicinarsi senza essere abbagliato dalla luce riflessa. Anche quando qualcuno riusciva ad avvicinarsi non poteva intravedere il cavaliere all’interno di questa protezione, poiché tutto ciò che si poteva scorgere era la propria immagine riflessa, come in uno specchio, e a molti, in fondo, questo bastava.
Il cavaliere dall’armatura lucente era invincibile: scattante e forte, la sua stessa presenza incuteva timore negli avversari e i colpi che sferrava erano rapidi e precisi, tanto che nessun contendente riusciva a tenergli testa.
Durante l’ultimo combattimento però, accadde che un bimbo gli si avvicinasse per acclamarlo, ignaro del pericolo, e il cavaliere, allarmato per la sua incolumità, abbandonò immediatamente le armi ed il cavallo nel tentativo di metterlo in salvo. Il suo avversario, dalle imponenti dimensioni, meno agile ma temibile per potenza, sferrò un colpo micidiale che lo raggiunse al petto, mandando in frantumi la lucente armatura.
Così il cavaliere rimase disarmato, senza l’armatura che lo proteggesse dai colpi e dagli sguardi degli spettatori presenti, incapace di alcuna reazione perché in