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Mattia che visse due volte
Mattia che visse due volte
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Ebook115 pages1 hour

Mattia che visse due volte

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About this ebook

Mattia è un ragazzo felicemente inserito in una normalissima famiglia quando scopre degli indizi strani che lo portano a indagare sul proprio passato e la propria vera provenienza. Aiutato dalle circostanze scopre l'ultima cosa che poteva immaginare.
La vicenda, nell'offrire uno spaccato di vita attuale, non lesina in ironia e parodia, con gli spunti spassosi di una via di mezzo tra la cronaca e il diario, che non temono il grottesco.
Fantasy che si inserisce nei dibattiti in corso.

LanguageItaliano
Release dateNov 25, 2017
ISBN9781370393152
Mattia che visse due volte
Author

Guido Sperandio

Guido Sperandio was born and lives in Milan. A freelance writer for some thirty national newspapers and magazines, he later became a creative-copywriter in advertising.A writer for adults, he has also published for children and young people with major national publishers and in the USA.He has also written comics, including the legendary Topo Gigio and Tiramolla.After a life spent practising the most unbelievable genres of writing, he has recently replaced the cult of the Word with a passion for the Image. He has been seduced by Pop Art, starting with Andy Warhol & Co and is now working on and publishing a whole series of albums under the 'Guisp Collages' label.Any special notes?He has no mobile phone, no car or microwave oven, but he does have a very affectionate and intelligent cat called Tatablu.Guido Sperandio è nato e vive a Milano. Free-lance per una trentina di giornali e periodici nazionali, diventa in seguito creativo-copywriter in pubblicità.Scrittore per adulti, ha pubblicato anche per bambini e ragazzi con le principali case editrici nazionali e negli USA.Ha scritto anche fumetti, tra cui i mitici Topo Gigio e Tiramolla.Dopo una vita trascorsa a praticare i generi più improbabili di scrittura, ha recentemente sostituito il culto della Parola con la passione per l'Immagine. A sedurlo, la Pop Art, a cominciare da Andy Warhol & Co e così ora ha in corso l'elaborazione e la pubblicazione di tutta una serie di album con l'etichetta "Guisp Collages".Note particolari?Non ha cellulare, nè automobile o forno a microonde, ma ha una affettuosissima e intelligentissima gatta di nome Tatablu.

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    Mattia che visse due volte - Guido Sperandio

    È una splendida mattina. Il Palazzo del Governo si staglia nitido e solenne contro il cielo azzurro. Sembra di zucchero: appare come candito, candido.

    Nel suo ufficio il Presidente è già al lavoro.

    È arrivato di buon’ora. Nottetempo gli è sopraggiunta un’idea e adesso, subito, convoca John Dante, il suo consigliere di fiducia.

    «Tutto bene, Johnny? (gli dice il Presidente) Ho in testa un piano».

    John Dante conosce il suo capo, e avverte che quello che udirà è clamoroso. Non riesce a immaginare l’argomento ma sarà una bomba, si dice, ne è sicuro.

    E difatti: «John (il Presidente esplode), creeremo una nuovo genere di essere umano».

    La bomba è scoppiata, si dice il consigliere.

    «Cosa ne pensi?» il Presidente incalza.

    John Dante esita: «Dovrei saperne di più».

    Il Presidente si infervora: «Stiamo attraversando un periodo di decadenza e debolezza mentre gravi minacce incombono. Occorre reagire, rinnovare cuori e menti. Occorre tornare alle grandi tradizioni: quelle che hanno reso grandi i nostri avi. È da lì che dobbiamo attingere per ricominciare».

    «Hem!» John Dante tossicchia. Abbozza. Non capisce.

    «Ho in mente di creare l’eroe senza ombra e senza macchia: campione di lealtà, generosità e coraggio» dice il Presidente.

    John Dante non sa cosa pensare. Si guarda la punta delle scarpe. Infine chiede: «Come si realizzerebbe questo… campione?».

    «Oggigiorno, con le biotecnologie si può creare qualsiasi tipo di essere vivente e noi possediamo scienziati, laboratori e mezzi come nessun altro.»

    «Ah!» il viso di John Dante si illumina di pari passo alla sua mente.

    «Incominceremo col creare un primo esemplare–chiarisce il Presidente–. Lo testeremo e perfezioneremo fino ad avere l’uomo che vogliamo. Poi lo riprodurremo in milioni di esemplari. Quanti ne servono per cambiare il mondo.»

    «Splendido!» dice il consigliere. Si lecca le labbra con la punta della lingua.

    «Provvedi, Johnny. Hai carta bianca. Chiaramente, il progetto appartiene alla categoria dei segreti di Stato e come tale va blindato. Okay?»

    «Okay.»

    John Dante lascia il Presidente.

    Località segreta nel deserto

    Movimento di elicotteri.

    Si incrociano. Girano a spirale. Qualcuno punta alto. Pare andarsene. Brusco vira. Ritorna.

    Sotto c’è una base militare alle dirette dipendenze del Capo dello Stato.

    Rappresenta un miracolo: è verde in un mare arido di sabbia.

    Palazzine, vialetti, giardini, fiori tropicali: è una splendida oasi.

    Più in là l’aeroporto: le piste d’asfalto brillano al sole ardente.

    Jeep vanno e vengono.

    Antenne e torri metalliche: una siepe.

    Radar e sensori: una foresta.

    Gli elicotteri pattugliano. Di questi tempi non si è mai sicuri. Il nemico non ha volto. Arriva quando meno te lo aspetti.

    C’è da diffidare anche di questo cielo apparentemente amico: dall’azzurro sfavillante, innocente.

    *

    Un aereo atterra, un gruppo di persone in abiti civili scende la scaletta. Un militare le accoglie: «Sergente Ronson Aaron!» si presenta.

    Mano alla visiera, saluto militare, i suoi tacchi scattano: schioccano.

    Nella divisa con i gradi da sergente che fondono al sole, c’è un nero alto e potente.

    Annuncia il sergente: «Benvenuti alla base. Ho la consegna di accompagnarvi».

    Deve urlare per farsi sentire. Il baccano è infernale: gli elicotteri volano bassi. Volteggiano pressanti. I nuovi arrivati vanno vigilati. Sono molto, molto importanti.

    *

    Vestono gli abiti scuri dei grandi appuntamenti. Giacca e pantaloni tirano allo scuro. Le camicie occhieggiano discrete: moderatamente chiare sull’azzurro. Le cravatte blu in tinta non concedono niente alla fantasia.

    Spicca soltanto un camicione arancione che svolazza. Pugno nell’occhio. Tanto più vistoso per le proporzioni di chi lo indossa: Sam Howard, il genio dell’informatica, intimo di Bill Gates, il re multimiliardario del software.

    Sam Howard ha messo a punto un robot in grado di discutere di qualsiasi cosa. Anche di filosofia. Gustav, il robot, ha anche battuto a scacchi il campione russo in carica e vinto una gara di Formula Uno, guidando alla velocità media di 380 chilometri orari.

    Ma Sam Howard è solo uno dei brillanti cervelli atterrati. Ci sono anche:

    Manuel de Oliveira, famoso per avere clonato un asino, tanto uguale all’originale da non distinguerne le tonalità del raglio;

    Iroshi Funakoshi, esperto del DNA dei moscerini, di cui sa tutto, e che secondo lui è il più complesso. Ottimo per comprendere il DNA umano;

    David Levy, storico, grande orologio della Storia, che lui conosce minuto per minuto, a partire dalla Preistoria;

    Alfred Kerspinsky, salito alla ribalta per la sua abilità di mischiare cellule. Ha unito i geni dei pelati San Marzano con quelli di un raro pesce artico, e ottenuto il «pomodoro eterno», che si conserva nei secoli, senza frigorifero.

    Unica donna del gruppo, bionda e affascinante dai grandi occhi verdi: la dottoressa Alicia Ross, all’avanguardia nello studio degli embrioni umani del futuro.

    Ne ha sviluppato uno partendo da una di pinna di merluzzo.

    *

    La comitiva si distribuisce sulle jeep. L’ombra di un elicottero le sovrasta.

    A bordo, nella cabina, si distinguono la faccia del pilota e le sue labbra che trasmettono: «Okay, tutto regolare».

    Le jeep sgommano. Gli elicotteri le seguono. Il sole del Nevada brucia. Le jeep raggiungono il nucleo delle palazzine. Imboccano la strada principale. Si arrestano davanti a una costruzione dall’aria anonima, uguale alle altre, uguali tra loro.

    Sono color sabbia, colore del deserto.

    Il gruppo lascia le jeep, si inoltra nella palazzina, viene introdotto in un salone. Il frastuono degli elicotteri cessa d’incanto. Il salone è insonorizzato: imbottito di materiale che lo isola. Fuori dal mondo. È come essere in un uovo.

    «Accomodatevi (dice il sergente e indica le poltroncine che fanno corona a un tavolo da riunioni). Gradite qualcosa? Il bar della base è ben fornito», il sergente sorride, strizza l’occhio.

    Nel meeting-room

    Il sergente da tempo se ne è andato. Le bibite sono servite. C’è clima di attesa. Silenzio generale. Una via di mezzo tra una messa e un funerale.

    Sam Howard si passa le grosse mani (due pale) sulla barba brizzolata. Ne stiracchia i peli. La barba brizzolata incornicia la sua grande faccia sormontata da occhiali, pure grandi. Le lenti, due fanali. Montatura massiccia in proporzione.

    Sam Howard trabocca dalla poltroncina. La sua mole sovrasta il vicino, gomito a gomito, Manuel de Oliveira. Che invece è piccolo e minuto, e ora ha un sussulto.

    Senza alcun legame con la situazione, lo fulmina un pensiero: si è dimenticato la fidanzata da qualche parte. Se ne rende conto, di colpo, solo ora. Ha girato troppe città in troppo poco tempo, ultimamente. E ha la testa confusa, fusa.

    Ricorda solo che stavano in un bar, lui e la fidanzata, sorbivano qualcosa quando lei si è allontanata alla toilette. Lui, distratto, ha pagato ed è uscito. E adesso ha in mente chiaro il biglietto da dieci dato al barista, e l’importo del conto. Ricorda tutto. Anche le monetine di resto prese dal bancone. Ma non ricorda il bar dov’era. Dove? In America, Europa o Cina?

    *

    Manuel de Oliveira si agita, roso dalla colpa. Sbircia Iroshi Funakoshi che compone disegnini su fogli che straccia scrupolosamente. Ne fa sparire i pezzetti in una tasca. Attento a non lasciarli in giro. I servizi segreti potrebbero recuperarli e rimetterli insieme, farli analizzare dagli psicologi, e decidere che lui è pazzo da internare. E fargli perdere il posto, all’Università.

    Accanto a Iroshi Funakoshi, David Levy si infila il dito indice della mano destra nell’orecchio e se lo stura. Riflette che dovrebbe recarsi più spesso dall’otorinolaringoiatra. Mentre Alfred Kerspinsky annega uno sguardo sconsolato nel bicchiere: nel liquido verdastro del suo drink di lime dei Carabi.

    Gli è sfumata la vacanza tra le palme su un’isola di sogno. Già si sentiva la brezza dell’Oceano nei capelli che

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