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Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva: Il manager
Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva: Il manager
Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva: Il manager
Ebook127 pages1 hour

Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva: Il manager

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Don Albino Alves da Cunha e Silva nacque il 22 settembre 1882 nella frazione di Codeçôso, Municipio di Celorico de Basto, in Portogallo. Terminati gli studi ginnasiali entrò in seminario. Mons. Manoel Baptista da Cunha, arcivescovo di Braga, lo ordinò sacerdote il 23 giugno 1905.
Nel 1910 scoppiata la rivoluzione in Portogallo e proclamata la Repubblica, don Albino, insieme con tanti altri sacerdoti e laici impegnati, fu perseguitato duramente, quindi condannato alla prigione e alla deportazione in Africa. Prima che si mettesse in atto la sentenza, tuttavia, con il permesso dell’arcivescovo, partì per il Brasile.
Mons. José Marcondes lo accolse nella nuova diocesi di São Carlos do Pinhal, nominandolo parroco di Barra Bonita, quindi il 26 aprile 1918 di Catanduva.
A Catanduva don Albino dispiegò tutte le sue capacità imprenditoriali raccogliendo fondi e lavorando per la costruzione della chiesa e dell’ospedale. Il 19 ottobre 1926 fondò l’Associazione di Beneficenza di Catanduva, che nel 1968 trasformò in Fondazione, per gestire la parte amministrativa. Costruì il Collegio di Nostra Signora del Calvario, un ospizio per gli anziani, il villaggio San Vincenzo, la casa del fanciullo «Sinharinha Netto», l’asilo Ortega-Giosué, il ginnasio mons. Lafayette, un santuario dedicato a Nostra Signora Aparecida e, per i Padri Dottrinari, sostenne la costruzione del seminario. Si impegnò per avere a Catanduva la Facoltà di Medicina (1969), il Collegio commerciale (1971), la Facoltà di Economia e Commercio (1972) e la Facoltà di Scienze Motorie (1973).
Morì il 19 settembre 1973, compianto da tutti come «padre dei poveri» e «vero fondatore» di Catanduva.
Don Albino fu un manager tutto proteso verso i fratelli, un sacerdote che non trascurò mai i suoi doveri pastorali. In tutta la sua vita ebbe come obiettivo: morire povero, senza debiti e senza peccati.
LanguageItaliano
Release dateDec 3, 2017
ISBN9788893720380
Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva: Il manager

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    Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva - Gaetano Passarelli

    GAETANO PASSARELLI

    Albino Alves da Cunha e Silva di Catanduva

    Il manager

    I edizione, ottobre 2017

    ©Graphe.it Edizioni di Roberto Russo , 2017

    via della Concordia, 71 – 06124 PERUGIA

    tel +39.075.96.97.410 – fax +39.075.96.91.473

    www.graphe.it • graphe@graphe.it

    ISBN: 978-88-9372-038-0

    COPERTINA: Eugenia Paffile

    L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.

    PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,

    di riproduzione e di adattamento totale o parziale,

    con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche),

    sono riservati per tutti i paesi.

    eBook by ePubMATIC.com

    INDICE

    I. La famiglia

    II. La formazione per il sacerdozio

    III. La svolta decisiva

    IV. Diversi incarichi in Brasile

    V. Trasferimento a Catanduva

    VI. Valoroso sacerdote e operaio del bene

    VII. La politica e l’invasione dei lebbrosi

    VIII. Il manager

    IX. Ritorno in Portogallo e viaggio a Roma

    X. Ripresa delle attività

    XI. Morte ed esequie

    XII. Il suo ricordo

    XIII. Storia della Causa

    Annotazioni

    Bibliografia

    Breve prospetto cronologico

    Foto

    Alle prime luci dell’alba la nave Zelândia, battente bandiera brasiliana, lasciò il porto di Vigo, nel nord della Spagna, diretta a Rio de Janeiro in Brasile. Era il 5 settembre 1912. Tra i passeggeri vi era un prete trentenne, che fuggiva come clandestino dalla propria patria, il Portogallo, perché condannato alla deportazione in Africa, a causa della propria fedeltà alla Chiesa cattolica. Don Albino Alves da Cunha e Silva era il nome di quel prete.

    Dopo qualche ora la nave prese a costeggiare il Portogallo e i suoi occhi e il suo cuore cominciarono ad accarezzare quelle colline che non dicevano nulla ad altri passeggeri. Non si fece vincere dalla nostalgia ma con quella decisione, che ormai lo contraddistingueva, cominciò a operare un distacco netto da quella terra, non sapendo che vi sarebbe ritornato per poco tempo solo dopo più di trent’anni. E tra pensieri e ricordi scomparve dal suo orizzonte la sua patria.

    I

    LA FAMIGLIA

    Il 12 giugno 1879 don Claudio Alves Cardoso, parroco della Chiesa di Santo André di Codeçôso, frazione del Comune di Celorico de Basto, Diocesi di Braga, nel nord del Portogallo, celebrò il matrimonio di Avelino Alves da Cunha Basto con Anna Joaquina da Mota. Avelino era un ventenne che abitava nella contrada D’Esfrariz, mentre Anna Joaquina di ventiquattro anni era della contrada Aldeia de Baixo.

    Nell’atto di matrimonio Avelino e Anna Joaquina vengono definiti ambedue possidenti, nella realtà lei era una piccola proprietaria, il marito un avvocato, ereditiero, molto ricco, proprietario di quasi cinquanta aziende vinicole, di costruzioni e altre imprese. Costituirono una famiglia che si occupava di coltivazioni, la più ricca della regione.

    Il 22 settembre 1882 Anna Joaquina diede al mondo un bambino, battezzato sei giorni dopo nella chiesa parrocchiale di Santo André, gli fu imposto il nome Albino.

    Avelino e Anna Joaquina erano molto religiosi. Dei dieci figli solo sei sopravvissero, due maschi e quattro femmine. Le figlie non si sposarono per dedicarsi alla famiglia e alla Chiesa.

    Albino fu il primo figlio maschio su cui vennero riposte tante speranze, perché, secondo la tradizione, considerato il più importante della famiglia. Avelino desiderava che diventasse avvocato, come egli lo era diventato per consiglio del padre Luis Marinho Basto, perciò lo mandò a studiare al ginnasio nella città di Amarante, dove possedeva molte terre.

    A questo punto ci si può avvalere di un testimone di eccezione. In occasione del cinquantesimo di sacerdozio, fu lo stesso don Albino a parlare della sua famiglia e, in particolare, di sua madre, come omaggio di rispetto e considerazione per tutte le mamme cristiane. Così si viene a conoscere non solo quando e da cosa sia scaturito in lui l’amore per i poveri, la vocazione tanto decisa, ma soprattutto da chi aveva ereditato tenacia nel lavoro, rigidità nella preghiera, formazione morale e amore per Dio, base del suo successo reale o apparente, grande o piccolo. Di lì anche il suo principio secondo cui il sacerdote deve essere povero, vivere decentemente ma povero, con i poveri e per i poveri.

    Terminato il ginnasio a quindici anni, nel 1897, il padre lo sollecitava a iscriversi alla facoltà di Diritto per essere avvocato, il giovane, però, ‒ come ha raccontato egli stesso ‒, confidando nelle sostanze paterne, desiderava essere un medico, perché credeva che solo questa qualifica gli avrebbe potuto dare un nome e una posizione sociale di riguardo, insomma essere un grande nella società civile. Confessò che questo fu un periodo in cui le molte compagnie mi portarono a conoscere e a gustare di tutti i piaceri del mondo.

    Albino meditò, pensò a lungo, quindi decise di entrare nel Seminario minore per studiare alcune materie che gli avrebbero permesso, l’anno successivo, di entrare nel Seminário conciliar de São Pedro e São Paulo di Braga (1898).

    Egli non seppe mai spiegarsi umanamente questo passo decisivo della sua vita, ma spiritualmente lo attribuì sempre alle preghiere segrete di sua madre Anna Joaquina. Perché, col tempo, scoprì che, senza mai manifestarlo, la madre lo voleva sacerdote e aveva pregato incessantemente per questo.

    La decisione di intraprendere la via del sacerdozio fu accolta tranquillamente dal padre e non vi fu resistenza alcuna.

    II

    LA FORMAZIONE PER IL SACERDOZIO

    Purtroppo negli archivi dell’arcidiocesi e dei seminari diocesani non è stato reperito il registro generale dove erano stati annotati i suoi studi primari, secondari, il suo ingresso in seminario, gli studi filosofici e teologici, perché dopo la proclamazione della Repubblica documenti e registri andarono distrutti o perduti.

    Il 9 giugno 1903 mons. Manoel Baptista da Cunha (1899-1913), arcivescovo e signore di Braga, primate delle Spagne, in previsione della ricezione degli ordini sacri avviò, secondo quanto previsto dalle leggi ecclesiastiche e del Padronato del re del Portogallo, il Processo de genere per Albino.

    Bisognava accertare, cioè, la purezza del sangue cristiano da lunga data e l’assenza di colpe di lesa maestà. A tale scopo furono nominati don Joaquim da Motta Machado, parroco della parrocchia di Santo André di Codeçôso, per svolgere in segreto le indagini in parrocchia, quindi l’abate de Santa Tecla di Basto Francisco Gonçalves Teixeira come commissario e don Joaquim Alves da Silva segretario per istruire il Processo, tenuto il 16 e il 17 giugno 1903, e acclarare così le sue ascendenze. Il 22 giugno mons. Manoel Baptista emise la sentenza: Giudichiamo che Albino Alves da Cunha e Silva ha l’abilitazione per accedere agli ordini e a tutti gli onori e dignità ecclesiastiche.

    Il 15 agosto 1903 Albino poté così essere tonsurato dall’arcivescovo nella Cappella pubblica del palazzo arcivescovile e il giorno dopo ricevere gli Ordini minori.

    Essendo chierico in minoribus era necessario costituire il sacro patrimonio, cioè una dote che avrebbe garantito al futuro sacerdote, una volta andato in pensione, di vivere dignitosamente. Perciò i genitori il 13 aprile 1904 fecero atto di donazione, dinnanzi al notaio Manoel José Leite Maciel, di una tenuta composta da case, campi di produzione di frumento, vino, olio e diversi tipi di frutta, sita nella contrada Santa Luzia nella parrocchia di Britello. La complessa procedura terminò con l’approvazione finale dell’arcivescovo il 5 luglio.

    Il 24 settembre mons. Manoel Batista, sempre nella Cappella pubblica del palazzo arcivescovile di Braga, lo ordinò suddiacono, il 17 dicembre diacono e il 23 giugno 1905 sacerdote.

    All’epoca era necessario conseguire diverse licenze per poter celebrare messa, confessare, predicare e benedire gli oggetti votivi, quindi occorreva alternare la pratica pastorale in una parrocchia con dei corsi in seminario.

    Don Albino fu assegnato

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