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Gli esiliati di Ragnarok: Ragnarok 1
Gli esiliati di Ragnarok: Ragnarok 1
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Gli esiliati di Ragnarok: Ragnarok 1

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Fantascienza - romanzo (176 pagine) - Abbandonati su un pianeta infernale, dovranno resistere ed evolversi per potersi vendicare. Un grande classico della fantascienza, un intramontabile bestseller


Proprio nel momento in cui l'Impero Gern dichiara guerra alla Terra, l'astronave Constellation con a bordo ottomila coloni terrestri diretti sul pianeta Athena viene attaccata dagli incrociatori nemici e costretta a bloccarsi nello spazio con i motori danneggiati e i generatori d'aria fuori uso. Se i terrestri vogliono sopravvivere non hanno altra scelta che accettare la resa senza condizioni offerta dai Gern. I coloni vengono quindi divisi in due gruppi: uno andrà a lavorare per i Gern, l'altro sarà portato sul pianeta Ragnarok dove, per sopravvivere, dovranno cavarsela da soli. Quel pianeta però si rivelerà un inferno, e i quattromila coloni saranno a mano a mano decimati dalle belve che sin dal primo giorno li attaccano e dalle terribili e proibitive condizioni climatiche. Ma se i Gern abbandonando quelle quattromila anime su Ragnarok pensavano di essersene sbarazzati, non avevano fatto i conti con le sorprendenti capacità dell'uomo, non solo di riuscire ad adattarsi agli ambienti più ostili, ma addirittura a evolversi fino a desiderare il ritorno dei Gern per poter vendicare il sacrificio di tante vite innocenti.


Tom Godwin (1915-1980) non è stato un autore prolifico, avendo scritto solo una trentina di racconti e tre romanzi. Non si sa molto della sua biografia: era disabile e ha avuto tragiche vicissitudini familiari che lo hanno costretto ad abbandonare gli studi, e alla fine è deceduto per alcolismo. Ma come scrittore Godwin è stato una stella che ancora oggi brilla nella storia della sf, per aver prodotto opere di stampo classico, ma di grande impatto emotivo.

Il suo primo racconto, The Gulf Between, apparve nel 1953 sulla rivista Astounding Science Fiction, ma l’opera che lo rese famoso fu Cold Equations apparsa l’anno seguente e da allora continuamente ristampata in molte lingue.

Sull’onda del successo il famoso direttore della rivista Astounding John W. Campbell gli chiese di continuare a scrivere racconti che pubblicò con regolarità e che furono sempre accolti con grande entusiasmo dai lettori. Poi Godwin volle impegnarsi nella dimensione del romanzo, scrivendone tre che sono considerati delle vere pietre miliari della narrativa di fantascienza: Gli esiliati di Ragnarok (The Survivors, 1958), il suo seguito I reietti dello spazio (The Space Barbarians, 1964), entrambi editi in Italia da Delos Books e poi da Delos Digital, e Beyond Another Sun (1971).

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateDec 19, 2017
ISBN9788825404531
Gli esiliati di Ragnarok: Ragnarok 1

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  • Rating: 4 out of 5 stars
    4/5
    Space Prison by Tom Godwin. A page turner, and a book easily read in two sittings.Godwin relates a story of a group of humans that are marooned on an alien planet for two hundred years. Hard Sci Fi this isn't, but an entertaining read all the same.
  • Rating: 4 out of 5 stars
    4/5
    I can understand why this is called a sci-fi classic by many people. This is the first time I have read one of Tom Godwin's stories and I liked it. It's very grim and the body count is high. However, it is really a story of survival, determination, and endurance. I loved the little mockers. I really laughed when the humans first encountered them (the only time the story made me laugh). I highly recommend it. And if you don't want to read it or after reading it want to listen to it, Librivox has a version read by Mark Nelson (a professional voice over artist).
  • Rating: 4 out of 5 stars
    4/5
    Tom Godwin was one of pioneers of Classis SF. He is well remembered for his short stories but only wrote a few novels.Much better then I expected. This Short novel is a bit like Jules Verne's Mysterious Island. I enjoyed them both. This is a big story that could have been expanded by %50. The story is well told and kept me interested. I have spent the last couple of years reviewing Sf writers form the Classic period before 1970. Occasionally I discover a lost gem. This book was a welcome find. Glad I read it and I will be looking for more of his work.

Book preview

Gli esiliati di Ragnarok - Tom Godwin

9788825404548

Tom Godwin e i Robinson del cosmo

di Salvatore Proietti

Per la fantascienza, il naufragio è una delle trame standard: alla generazione nata con la televisione, lo ha insegnato la serie classica di Star Trek. Ovviamente, si tratta di una situazione tipica del romanzo moderno, quella del Robinson Crusoe di Daniel Defoe: l’eroe che si fa da sé, che si costruisce tutta la vita partendo da zero. Nel classico dell’era borghese, si tratta di edificare e tenere in vita una libera iniziativa economica in grado di sostenere una società coloniale.

Le vie del romanzo avventuroso popolare sono infinite, e da Robinson partono strade che portano lontano. Alcune sono quelle dell’utopia: la presenza di soli maschi destina al fallimento l’utopia liberale dell’Isola misteriosa di Jules Verne, mentre la cultura USA ripercorre la propria storia, cercando di migliorarla nella vicenda di tante colonie che vogliono realizzare un ideale (pensiamo alla Anarres di I reietti dell’altro pianeta di Ursula K. Le Guin). Altri inizi da zero sono quelli delle storie di disastro, da J.G. Ballard a The Day After Tomorrow, dove spesso l’isola di Robinson coincide col mondo intero. Nella sua forma più pura, invece, il naufragio è relativamente più raro: anche per questo è importante rileggere The Survivors, pubblicato nel 1958 da Tom Godwin, autore trascurato anche perché poco prolifico.

Sono anche le figure minori che hanno fatto e fanno la fantascienza. Ci sono quelle che costituiscono il canone: prima Bradbury, Asimov e Heinlein, poi Dick, Le Guin, Delany e Ballard, ora anche Gibson e Octavia Butler. Insieme a loro, dalla sfera della rispettabilità creata dal gusto dei critici specializzati o meno sono entrati e usciti anche altri: Sheckley, Simak, Sturgeon, Silverberg e così via. Intorno a loro, si è creata una periodizzazione della storia letteraria della SF (soprattutto americana): dall’avventura pulp negli anni 20-30, all’Età dell’Oro delle Storie future intorno alla 2a Guerra Mondiale, alla SF sociologica degli anni 50, alla Nuova ondata della sofisticazione letteraria e politica negli anni 60-70, al cyberpunk dopo il 1980.

Ma, almeno in parte, i minori rendono complessa la linearità delle storie letterarie. Guardandola in filigrana, la storia è più complessa, più affollata. Ascoltandola con attenzione, la fantascienza offre tante voci, tante storie. Come tanti sono, in un mercato e in una cultura dominata dalle riviste, gli autori di racconti. Quello che va dagli anni 40 agli anni 60, allora, diventa un grande periodo di transizione, pieno di esplorazioni, tentativi, esperimenti. E cercare solo enigmi tecnologici e satire distopiche ci fa perdere di vista molto.

Questo è il grande periodo del racconto, in cui la SF raggiunge alcuni dei suoi vertici, come molti hanno imparato in edicola nelle antologie di Urania, e in riviste come Robot e Nova. Pensiamo, per esempio, ai western revisionisti di Leigh Brackett e C.L. Moore; all’intimismo di Theodore Sturgeon e poi di A.J. Budrys; allo humor innovativo di Alfred Bester e Fritz Leiber; alle antropologie aliene di Margaret St. Clair, Kris Neville, Chad Oliver, Jack Vance; al realismo magico di Avram Davidson e R.A. Lafferty. La stessa Astounding Science Fiction, la rivista campione della SF tecnologica, nei primi anni 50 pubblica cose molto più diversificate rispetto alla politica editoriale esplicitamente dichiarata dal direttore John W. Campbell.

È Campbell, nel numero di ottobre 1953 di Astounding, a far esordire Godwin, presentando il suo racconto The Gulf Between come cover story, con la copertina di un altro esordiente, quel Frank Kelly Freas che sarebbe diventato uno dei più geniali illustratori delle riviste statunitensi (il creatore dei celebri alieni verdi di Marziani andate a casa di Fredric Brown, un’altra perla di questo periodo eterodosso di Astounding). Thomas William Godwin, nato nel 1915 e morto nel 1980, fu autore di una trentina di racconti e tre romanzi. La scarsità della sua produzione viene normalmente legata a una biografia scarsa di soddisfazioni, da una situazione familiare che gli impedisce di terminare perfino le scuole elementari, a problemi fisici che pongono fine alla sua carriera militare, all’alcolismo.

A farlo diventare un autore di culto è The Cold Equations (Astounding, agosto 1954), importante anche perché, ammettiamolo, è uno dei più antipatici e irritanti racconti di fantascienza mai scritti. Allo stesso tempo, è uno dei racconti paradigmatici di tutta la SF americana, riscoperto grazie al referendum indetto dalla SFWA, l’associazione degli scrittori di SF, per compilare un’antologia del meglio della SF fino al 1964 (quella non coperta dai Premi Nebula assegnati a partire dall’anno successivo). Dopo racconti di Asimov, Stanley G. Weinbaum, Daniel Keyes, Sturgeon, Murray Leinster e Roger Zelazny, il settimo posto spettò (a pari merito con Heinlein, Kuttner & Moore, Leiber) a Le fredde equazioni di Tom Godwin.¹

Nella storia di Godwin, che un buon senso comune aneddotico considera ispirata e guidata a ogni passo da Campbell, la clandestina salita a bordo di una navicella spaziale monoposto, dal carico calcolato fin nei minimi dettagli in termini di peso e aria, deve essere espulsa verso una morte certa affinché la nave raggiunga la sua destinazione e porti le medicine attese da una colonia in un remoto angolo della frontiera spaziale. Tremenda parabola sulla subordinazione del sogno individuale (la ragazza vuole solo visitare il fratello, lontano da anni) alle necessità collettive, il racconto – nella visione ideologica da Guerra fredda, cara a Campbell – trasforma le leggi fisiche e naturali in fredda inevitabilità che annulla ogni speranza di miglioramento della condizione personale. D’altra parte, alla fine, sono i disperati pensieri della vittima innocente a concludere il racconto.

Forse, nelle parole di lei, emerge la voce di un autore che molti hanno accusato di sentimentalismo, davanti alla freddezza dell’ortodossia fantascientifica di Campbell. Solo una manciata dei racconti di Godwin, nel corso degli anni, è stata tradotta in Italia: Operation Opera (Fantasy & Science Fiction, 1956), The Nothing Equations (Amazing, 1957), e la più tarda We’ll Walk Again in the Moonlight (1976).² Fra quelli recenti (forse l’ultimissimo), ci piace ricordare l’inedita Before Willows Ever Walked (F&SF, 1980), una malinconica ghost story ecologica in cui sono gli enormi cactus californiani a fare giustizia sommaria dello spietato protagonista che ha approfittato della buona fede di un vecchio amico, tenendolo lontano dall’amata nipote. Con la concisa efficacia narrativa sempre tipica di Godwin, il nero calore della giustizia poetica, per una volta, sconfigge la freddezza delle equazioni del profitto.

Ugualmente economico, scarno, poco ideologico, è questo I superstiti di Ragnarok. La vicenda del gruppo di umani abbandonati su un pianeta prigione nel corso di una guerra interplanetaria, che tentano di ricostruire una comunità mentre cercano di trovare un modo per ritornare a casa, è semplicemente una parabola sulla volontà di cooperare e sopravvivere in condizioni di deprivazione, senza nessuna esaltazione survivalistica di tanta SF deteriore degli ultimi decenni. Negli stessi anni, varianti della stessa trama aggiunsero aspetti nazionalistici, come nei Robinson del cosmo (1955) del francese Francis Carsac, o sociologici, come in Il pianeta dei superstiti (1961) di Damon Knight, o di ecologia aliena, come nel Pianeta impossibile (1960-68) di Harry Harrison.³ Al romanzo, Godwin diede un seguito approfondendo lo scenario bellico, The Space Barbarians del 1964.⁴ Nel suo terzo e ultimo romanzo, Beyond Another Sun (1971), al centro della presentazione di un pianeta lontano sarà il gioco dell’osservazione reciproca fra umani e alieni.

Secondo i nostri (e i suoi) tempi, il passaggio degli Esiliati di Ragnarok che giustifica la pena di morte può sembrare fuori luogo, ma per il resto la robinsonata collettiva di Godwin è una macchina narrativa che, dopo quasi cinquant’anni, funziona ancora senza perdere colpi, anche grazie a una caratterizzazione delineata con efficacia ed economia. E ci regala una sfida che, nella letteratura e nella televisione, ancora attende di essere ripresa con pari effetto.


¹. L’antologia fu pubblicata come The Science Fiction Hall of Fame, ed. Robert Silverberg (Avon 1979), ed. it. Le sonde del futuro (Nord 1978). Altre edizioni di Le fredde equazioni sono comparse in Nova SF 35 (Libra 1976), e in Le grandi storie della fantascienza 16 (1954), a cura di Isaac Asimov e Martin H. Greenberg (Armenia 1987 e Bompiani 1998).

². Le ed. it., rispettivamente, sono Operazione opera, in Nova SF 45 (Perseo 2000); Il calcolo del nulla, in Oltre il cielo 18 (1958); e Passeggeremo ancora al chiaro di luna, in Urania 826 (in appendice a Ragnatela di John Wyndham).

³. Ed. it, rispettivamente, Perseo 1992; Urania Collezione 38; Nord 1978.

⁴. The Space Barbarians uscirà nella collana Odissea nel 2007.

Parte prima

1

La nave spaziale Constellation, con ottomila coloni a bordo, da sette settimane viaggiava a tutta velocità nell’iperspazio, nel tentativo di sfuggire agli inseguitori. Nella sala di controllo, ormai da diverso tempo i computer che controllavano i generatori di energia segnalavano che era stato superato il margine di sicurezza.

Distesa sul letto della sua cabina, Irene ascoltava il fragore dei motori e sentiva l’incessante vibrazione dello scafo.

Ormai Athena dista solo quaranta giorni di viaggio. Se continuiamo così dovremmo essere in salvo, pensò.

Fu presa da un senso di paura, pensando alla vita che l’attendeva sul nuovo pianeta che dovevano colonizzare. Non riuscendo a rimanere distesa, si mise a sedere sull’orlo della branda e accese la luce.

Suo marito Dale era stato chiamato a riparare una macchina nella sala-laser e il figlioletto Billy dormiva placidamente sotto le coperte, da cui spuntavano i capelli neri e il muso dell’orsacchiotto di peluce.

Mentre Irene si chinava per aggiustargli le coperte, accadde quello che tutti avevano temuto: un’esplosione assordante proveniente da poppa scosse violentemente l’astronave, facendo gemere tutte le sue strutture. Poi, di colpo, le luci si spensero. Subito dopo una serie di sordi tonfi fece capire che il sistema automatico di sicurezza era entrato in azione per chiudere le porte a pressione che isolavano gli scompartimenti, bloccando quelli che erano rimasti danneggiati e dai quali l’aria fuoriusciva.

Stavano ancora echeggiando i rumori delle porte stagne che si serravano, quando avvenne un’altra esplosione, questa volta a prua dell’astronave. Poi seguì un silenzio agghiacciate che faceva presagire tragiche conseguenze.

Sentì la paura artigliarle lo stomaco, e un pensiero raggelante emerse nella sua mente: I Gern ci hanno raggiunti!

Rimase ad ascoltare le voci concitate che giungevano dagli altri scompartimenti, mentre si accendeva una debole luce rossa di emergenza che rischiarò la cabina. Non perse tempo: si vestì con mani tremanti, sperando che suo marito Dale arrivasse a tranquillizzarla; senz’altro si era trattato di un guasto alla nave e quelle esplosioni non erano state provocate dalle armi dei Gern.

Le voci che venivano dall’esterno si affievolirono e, contemporaneamente, accusò difficoltà respiratorie; capì subito che cominciava a mancare l’aria. Questo significava che il flusso di energia della nave si era talmente ridotto che persino i rigeneratori d’aria non funzionavano più. Un brivido gelato la immobilizzò: sulla nave c’erano ottomila persone che per vivere avevano bisogno di respirare!

Improvvisamente, attraverso il sistema di altoparlanti dell’astronave, risuonò il sistema di allarme, poi si interruppe per un attimo prima di essere seguito dalla voce di Lake, il comandante in seconda.

– Ascoltatemi tutti con attenzione – disse. – Sapevate che stavamo fuggendo all’inseguimento delle navi Gern. Quello che però nessuno di noi sapeva, è che non ci avevano raggiunti volutamente: aspettavano a farlo dopo che l’Impero Gern avesse dichiarato guerra alla Terra.

«Questo è avvenuto qualche giorno fa, e subito i due incrociatori spaziali ci hanno presi di mira con le loro armi laser, distruggendo la poppa e la prua della Constellation. Ora siamo senza motori e la poca energia rimasta viene dalle batterie di emergenza.

«Il ponte di comando è stato distrutto e io sono l’unico ufficiale sopravvissuto. Adesso un comandante Gern sta salendo a bordo per imporre i termini della resa. State calmi e non abbandonate gli scompartimenti finché non vi sarà ordinato. È necessario evitare la confusione per non intralciare il lavoro dei responsabili della sicurezza, che hanno già ricevuto istruzioni su cosa fare.

«Ripeto: nessuno abbandoni il proprio scompartimento. E che Dio ci protegga!

Subito dopo la trasmissione si interruppe.

Irene rimase immobile ripensando alle parole di Lake: «Io sono l’unico ufficiale sopravvissuto».

Quindi suo padre era morto! Lui era stato il comandante della spedizione che aveva scoperto ed esplorato il pianeta Athena; la sua conoscenza di quel mondo era indispensabile ai coloni per insediarsi.

Inebetita dal dolore per la perdita del padre, Irene sedette sul bordo della cuccetta e si impose di ragionare: doveva accettare il fatto che la sua vita e quella di coloro che viaggiavano con lei sulla Constellation era di colpo e definitivamente cambiata e anche il piano di colonizzazione di Athena era fallito. Erano stati fin dall’inizio preparati all’idea che questo potesse accadere: avevano segretamente allestito la Constellation per quel viaggio, e prima di partire avevano aspettato per mesi l’occasione di sgusciare attraverso lo sbarramento delle astronavi Gern che orbitavano attorno alla Terra. Quando finalmente era giunto il momento, l’astronave si era spinta nello spazio a piena velocità, interrompendo qualsiasi trasmissione per evitare che le onde radio rivelassero ai Gern la sua rotta. Sarebbero bastati altri quaranta giorni per arrivare sul pianeta Athena, un mondo verde e vergine situato a quattrocento anni-luce al di là delle più avanzate frontiere dell’Impero Gern, dove per molti anni sarebbero stati al sicuro, liberi a sufficienza per preparare mezzi di difesa contro un eventuale attacco. Su Athena, inoltre, al contrario della Terra, c’erano grandi risorse minerarie che avrebbero permesso di costruire astronavi e armi per accorrere in difesa del pianeta madre contro l’inesorabile pressione del potente, spietato e calcolatore nemico che era l’Impero Gern.

Per la Terra quella spedizione significava la vita; il suo fallimento, la morte. Per questa ragione, tutto era stato preparato in gran segreto, tuttavia ormai era chiaro che lo spionaggio dei Gern era venuto a sapere di Athena e della Constellation. Ecco la ragione per cui da mesi la Terra era controllata dalle astronavi Gern.

Fu distratta da Billy che sospirò e si mosse nel sonno, un sonno che non era stato disturbato dalle esplosioni che avevano sconvolto la vita di ottomila persone e segnato il destino di un mondo.

Irene si alzò: – Billy – chiamò.

Era così piccolo e inerme che le venne spontaneo chiedersi: Dio mio, quale sarà la tua sorte? Cosa ti faranno i Gern?

Il piccolo si mise a sedere sulla cuccetta e chiese: – Cosa succede, mamma?

In quella situazione lei non poteva mentirgli. – I Gern ci hanno raggiunti e fermati – spiegò.

– Oh! – esclamò il bambino. La sua espressione era grave e pensierosa, come quella di un adulto piuttosto che di un bimbo di cinque anni.

– Vestiti, tesoro – gli disse Irene. – Fa’ presto, dobbiamo essere pronti quando papà verrà a dirci che cosa dobbiamo fare.

In quell’attimo gli altoparlanti ripresero a trasmettere. Con voce cupa, Lake annunciò: – Le batterie si stanno esaurendo e fra poco l’energia non sarà più sufficiente per far funzionare i generatori d’aria. Ci rimarrebbero solo una ventina di ore di sopravvivenza, perciò, non avendo altra scelta, ho dovuto accettare la resa senza condizioni imposta dai Gern. Il loro comandante è qui vicino a me, ed ora vi parlerà. Obbedite ai suoi ordini senza opporvi, perché l’unica alternativa sarebbe la morte.

La voce del comandante Gern, con tono duro e inflessibile, si sostituì a quella di Lake.

– La vostra astronave ha invaso lo spazio dell’Impero Gern, di cui fa parte anche il pianeta Athena sul quale eravati diretti. Il nostro Impero non può tollerare che si tenti di sfruttare le sue risorse, soprattutto adesso che siamo in stato di guerra con la Terra. Comunque, considerando che la Constellation trasporta ottomila civili, siamo disposti a dimostrare clemenza nei vostri confronti. Il personale tecnico e i lavoratori specializzati saranno trasferiti su Athena per prestare la loro opera nelle industrie che il nostro Impero sta costruendo. Di tutti gli altri non abbiamo bisogno e sui nostri incrociatori spaziali non ci sarebbe posto per la loro permanenza.

«Cominceremo quindi a dividervi in due gruppi: quelli destinati ad Athena saranno imbarcati sulle navi dirette su quel pianeta, gli altri saranno portati su un mondo con un’atmosfera simile a quella terrestre e

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