Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

La Corsa Dei Tori
La Corsa Dei Tori
La Corsa Dei Tori
Ebook420 pages5 hours

La Corsa Dei Tori

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

***STEPHEN KING A PROPOSITO DI CHRISTOPHER SMITH***
"CONSIDERATEMI UN APPASSIONATO FAN DI CHRISTOPHER SMITH. SMITH È UN GENIO CULTURALE".

 

Descrizione

 

Nel secondo libro del best seller internazionale "Serie Quinta Strada" un ex colosso di Wall Street, che aveva sottratto al mondo miliardi di dollari, è ora uscito di prigione. Ben per lui, ma non per coloro che lo avevano mandato. Adesso queste persone stanno morendo in modi agghiaccianti per mano di due assassini pagati per ucciderli.

 

Delle indagini si occupa l'investigatore privato Marty Spellman, il quale scopre ben presto che non tutto è come appare e che i colpi di scena aumentano con il numero delle morti.

 

Spellman si sta giocando la vita. La sua famiglia è a rischio. Nessuno è ciò che appare. Di chi si può fidare quando i tori di Wall Street iniziano la loro corsa, mentre i due killer – Vincent Spocatti e Carmen Gragera – danno il via alla loro furia omicida?

Critiche entusiaste su Christopher Smith:

***JIM ASHLEY A PROPOSITO DI "QUINTA STRADA" E "LA CORSA DEI TORI"***

"Smith è maestro della narrazione attuale. Se siete appassionati di suspense, thriller, colpi di scena e risvolti incredibili, diventerete presto fan di Christopher Smith! Vi innamorerete dei suoi personaggi e sarete presi completamente alla sprovvista quando il loro destino seguirà una direzione che non vi sareste mai aspettati. Smith porta lo stile di James Patterson e Stephen King a un livello eccezionale. Posso dire in tutta onestà di aver trascorso davvero tante ore notturne per scoprire che cosa sarebbe accaduto in seguito. A partire da Quinta Strada, Smith riesce a costruire dei personaggi davvero profondi e interessanti. Si capisce che la storia non può finire così e che si tratta solo del punto di partenza per vicende future in cui si ricollegheranno questi personaggi dalle forti personalità. Con La corsa dei tori sarete talmente catturati dall'azione, che sinceramente vi ritroverete a tifare per quei personaggi che di solito sono i cattivi. Nei romanzi successivi Christopher sembra spingersi sempre più oltre. Una lettura certamente imperdibile per gli amanti del genere mystery, suspense e thriller!"

***JENNIFER LONG A PROPOSITO DI "LA CORSA DEI TORI***
"Christopher Smith ce l'ha fatta ancora una volta. Questo libro è carico di suspense e ci ripropone personaggi che ameremo e detesteremo. Una o due volte verso alla fine, mi sono ritrovata a tifare i per i cattivi e spero davvero di ritrovare questi due in "Park Avenue". La storia procede veloce … dato che la maggior parte dell'azione si svolge in un giorno. È proprio difficile abbandonare la lettura. Smith riesce a fare un ritratto perfetto di ogni personaggio. Diverse volte ho riso da sola a voce alta. Il libro è scritto bene e ben progettato. Di sicuro leggerò altro di questo autore. Non vedo l'ora!" JENNIFER LONG

LanguageItaliano
Release dateNov 18, 2023
ISBN9781386496564
La Corsa Dei Tori
Author

Christopher Smith

Christopher Smith has been the film critic for a major Northeast daily for 14 years. Smith also reviewed eight years for regional NBC outlets and also two years nationally on E! Entertainment Daily. He is a member of the Broadcast Film Critics Association.He has written three best-selling books: "Fifth Avenue," "Bullied" and "Revenge."

Read more from Christopher Smith

Related to La Corsa Dei Tori

Related ebooks

Suspense For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for La Corsa Dei Tori

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    La Corsa Dei Tori - Christopher Smith

    Traduzione di Ina Uzzanu

    Editing a cura di Valeria Deiana

    Per la mia grande amica, Margaret Nagle.

    Grazie di tutto.

    Copyright e avviso legale:

    Questa pubblicazione è protetta ai sensi della legge sul Copyright del 1976 e da tutte le altre leggi federali, statali, locali applicabili e tutti i diritti sono riservati, inclusi i diritti di rivendita.

    Tutti i marchi registrati, i marchi di servizio, i nomi dei prodotti e le caratteristiche qui riportate appartengono ai rispettivi proprietari e si intendono usati esclusivamente come riferimento. Non c’è accordo implicito all’uso di tali termini. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcuna forma o per mezzo di apparecchiature elettroniche o meccaniche (compresi fotocopiatura, registrazione o sistemi di archiviazione di informazioni e recupero di dati) senza il permesso scritto da parte dell’autore.

    Prima edizione ebook © 2017

    Per ottenere i diritti contattare l’autore:

    ChristopherSmithBooks@gmail.com

    Dichiarazione liberatoria di responsabilità:

    Questo libro è un’opera di fantasia. Qualsiasi analogia con persone reali, vive o morte, (tranne quelle esplicitamente indicate), è puramente casuale.

    Copyright © 2017 Christopher –Smith. All rights reserved worldwide.

    10.9.8.7.6.5.4.3.2.1

    SOMMARIO

    PREFAZIONE

    Capitolo Uno

    Capitolo Due

    Capitolo Tre

    Capitolo Quattro

    Capitolo Cinque

    Capitolo Sei

    Capitolo Sette

    Capitolo Otto

    Capitolo Nove

    Capitolo Dieci

    Capitolo Undici

    Capitolo Dodici

    Capitolo Tredici

    Capitolo Quattordici

    Capitolo Quindici

    Capitolo Sedici

    Capitolo Diciassette

    Capitolo Diciotto

    Capitolo Diciannove

    Capitolo Venti

    Capitolo Ventuno

    Capitolo Ventidue

    Capitolo Ventitré

    Capitolo Ventiquattro

    Capitolo Venticinque

    Capitolo Ventisei

    Capitolo Ventisette

    Capitolo Ventotto

    Capitolo Ventinove

    Capitolo Trenta

    Capitolo Trentuno

    Capitolo Trentadue

    Capitolo Trentatré

    Capitolo Trentaquattro

    Capitolo Trentacinque

    Capitolo Trentasei

    Capitolo Trentasette

    Capitolo Trentotto

    Capitolo Trentanove

    Capitolo Quaranta

    Capitolo Quarantuno

    Capitolo Quarantadue

    Capitolo Quarantatré

    Capitolo Quarantaquattro

    Capitolo Quarantacinque

    Epilogo

    Ringraziamenti

    PER AVERLO AIUTATO in questo libro, l’autore è particolarmente grato a Erich Kaiser, Ross Smith, Ann Smith, Margaret Nagle, Ted Adams, Antonio Gragera e Constance Hunting.

    L’autore vorrebbe anche ringraziare lo straordinario team del Chief Medical Examiner’s Office della città di New York, la città di Pamplona, Spagna (e i tori con cui l’autore ha corso e che sono stati così gentili da non travolgerlo); Ivan Boesky per la sua fonte d’ispirazione, per quanto da parte sua sia stata involontaria; per il sostegno dei suoi lettori che hanno inviato da ogni luogo le mail migliori e più incoraggianti; quegli uomini e donne che hanno introdotto l’autore alla vera Wall Street mentre si documentava per scrivere questo libro; e gli amici vecchi e nuovi, i quali lo hanno aiutato sia a dare forma a questo libro sia offrendo il loro supporto durante la stesura.

    Vi ringrazio.

    LIBRO UNO

    PREFAZIONE

    NEW YORK CITY

    BEBE COLE ERA UN’APPARIZIONE che avanzava senza rumore, un enigma al centro dell’atrio buio, dove si voltò sulle gambe malferme, si sbottonò il lungo cappotto di cashmere e lo lasciò cadere sul pavimento di marmo scintillante.

    Era nuda, insanguinata, ferita.

    Ci hanno massacrato, disse.

    Ancora stordito dalle percosse, Edward Cole fissò sua moglie dalla soglia del loro appartamento sulla Quinta Strada, incapace di risponderle, incapace di parlare.

    Le bende con cui gli avevano fasciato il torace erano troppo strette perché riuscisse a respirare agevolmente; le droghe con cui lo avevano intossicato erano un’eccessiva botta chimica perché il suo organismo la potesse tollerare. Si portò una mano sul viso sfigurato e ne percepì i lineamenti alterati e le guance gonfie. Lasciò scivolare con delicatezza la punta delle dita lungo la curva irregolare del naso rotto e si domandò come lo avrebbe spiegato all’opinione pubblica che avrebbe voluto sapere.

    Hai detto che si sarebbero contenuti.

    La voce sembrò provenire dall’estremità di una galleria del vento e Cole si dovette concentrare per sentirla. Cercò di mettere a fuoco la minuscola figura che era sua moglie, ma la donna stava scomparendo, dissolvendosi e diventando un tutt’uno con l’oscurità che rapidamente sfilacciava i contorni delle sue immagini.

    Avevi promesso che saremo stati sicuri.

    Lui scosse il capo con un cenno di frustrazione e fece un passo verso di lei; non si rese conto di essere caduto finché non sollevò la testa dal freddo pavimento in marno, e sentì un nuovo flusso di sangue scorrergli in bocca.

    Cercò di nuovo di parlare, ma le parole non uscivano. Perciò restò lì, ad ascoltare il proprio respiro superficiale, a osservare con la vista attenuata le scarpe di Bebe voltarsi verso la libreria scura, fermarsi e poi fare marcia indietro veloci, mentre altre scarpe sconosciute avanzavano di corsa. Troppo debole per comprendere o perfino preoccuparsi, Cole perse conoscenza.

    Quando si riebbe, per prima cosa vide sua moglie.

    Legata a una sedia Queen Anne al centro dell’atrio, i capelli colorati con cura erano arruffati e le ricadevano sul volto. Bebe era circondata da quattro treppiedi, ciascuno dei quali reggeva una telecamera rivolta verso di lei. Era nuda, tremava ed era imbavagliata. Sulla fronte aveva un graffio, sul seno dei lividi e dei tagli. Lo guardò fisso negli occhi ed emise un lamento.

    Cole si sforzò di concentrarsi, mettendosi a sedere.

    Bebe scosse la testa verso di lui, cercò di parlare nonostante il bavaglio ma non ci riuscì. Si sforzò per liberarsi dalla corda che le legava le mani e le gambe alla sedia antica, ma era impossibile. Voltò la testa a sinistra.

    Cole ne seguì lo sguardo.

    Lì, seduto al buio sotto le Rose Bianche di Van Gogh, c’era un uomo che Cole non aveva mai visto prima. Era bello, atletico, indossava pantaloni neri e uno stretto dolcevita dello stesso colore. Impugnava una pistola.

    L’uomo si alzò dalla sedia, fece un cenno a Edward e si accostò a Bebe, la quale ne seguì ogni movimento con occhi pieni di terrore. Era ora che si svegliasse, disse a Cole con un tono rilassato. Abbiamo aspettato per ore. Quindi baciò la sommità del capo di Bebe. Non è vero, tesoro?

    La donna si allontanò da lui con un sobbalzo e guardò Cole per ricevere aiuto.

    Ma Cole non si poteva muovere, la paura lo aveva bloccato al pavimento. Impotente, osservò l’uomo che rimuoveva il bavaglio dalla bocca di Bebe macchiata di rossetto, le poggiò la pistola sulla tempia e alzò il grilletto.

    Bebe sussultò. Ritrasse le spalle e guardò implorante suo marito, le cui labbra si socchiusero per lo shock. La pistola, notò Edward, aveva un silenziatore. Le quattro videocamere che circondavano Bebe ronzavano.

    Sua moglie ha bisogno di lei e lei è ancora seduto lì, disse l’uomo con disappunto. Dopo tutto quello che ha fatto per lei, dopo il modo in cui l’ha usata e umiliata durante questo matrimonio, non potrebbe fare almeno qualcosa per aiutarla?

    Edward si mise in ginocchio e si sollevò. Inciampò e si appoggiò a una parete. Gli doleva tutto il corpo. Si accorse che gli si stava aprendo il cappotto, esponendo la sua grassa nudità e le bende sul torace, ma non gli importò. L’uomo stava facendo scorrere la canna della pistola lungo le curve gonfie del viso pesto di sua moglie.

    Voglio che pensi a tutti i suoi peccati, disse l’uomo con tono pacato, rivolgendo una telecamera su Cole. Voglio che pensi a ognuno di essi. In questo istante. Ci pensi.

    Chi sei? gli domandò Cole.

    Voglio che pensi di aver tradito i suoi amici, aggiunse l’uomo con rabbia. Voglio che pensi a come si è venduto alla Commissione per i Titoli e gli Scambi, salendo sul banco dei testimoni e spedendo uno dei suoi migliori amici in prigione, quando anche lei sarebbe dovuto marcire in quel posto. L’uomo sollevò un sopracciglio. Signor Cole, voglio che pensi a tutto questo.

    Bebe mosse piano la testa, allontanandola con prudenza dalla pistola. Con voce calma, appena composta, disse al marito: Si tratta di Wolfhagen.

    L’uomo la baciò sulla guancia. L’uccellino sta cantando.

    Ha assoldato quest’uomo per ucciderci.

    È così, disse l’uomo, e le sparò una pallottola nel cervello.

    Il corpo di Edward si contrasse incredulo. L’occhio sinistro di Bebe, perso nel vuoto, sbatté le palpebre, il labbro superiore tremò, la bocca si mosse, il piede si contrasse. Eppure era morta. Doveva essere morta. Parte della sua testa era finita sul pavimento.

    Una mano lo afferrò per un braccio.

    Cole si voltò e vide la donna proprio mentre gli affondava la pistola nelle reni, spingendolo ad avanzare verso la moglie sanguinante, verso l’uomo vestito di nero e le telecamere che ronzavano. Ribellati lo ammonì, e giuro su Dio che non morirai così in fretta come tua moglie.

    La donna tornò indietro e lo spinse attraverso l’atrio con una mano molto più ferma della sua. L’uomo aveva trascinato via sua moglie da una parte e ora sistemava una sedia coordinata nello stesso punto in cui prima c’era quella Bebe. Cole fu posto in mezzo alla pozza di sangue. Adesso era circondato dalle telecamere.

    Sta pensando a quei peccati, signor Cole?

    Avevano ucciso sua moglie. Avrebbero fatto altrettanto con lui. Se avesse ceduto adesso, per lui sarebbe finita. Si sforzò di pensare, di restare comunque calmo.

    Sta riflettendo a quando è salito sul quel banco dei testimoni? Si ricorda dello sguardo sul volto di Wolfhagen quando l’ha mandato al rogo?

    Cole ignorò l’uomo e guardò la donna. Alta, attraente, capelli scuri e folti che incorniciavano un ovale dall’intelligenza fredda, gli occhi color castano altrettanto duri. Indossava dei leggings neri, una camicia dello stesso colore, nessun gioiello.

    L’uomo si spostò dietro di lei, con il viso in parte nascosto dietro la telecamera ora posizionata davanti a lui, e le disse: Levagli il cappotto.

    Lei glielo levò. 

    Ora le bende.

    La donna gliele strappò e Cole guardò fisso nelle lenti opache della telecamera, vedendo la propria faccia distrutta che dalla lente scura e rotonda ritornava verso di lui. E capì: Wolfhagen avrebbe visto quelle registrazioni.

    La donna indietreggiò di un passo, guardò con repulsione il petto insanguinato di Cole, poi gli rivolse lo stesso sguardo. Allora, si ricomincia? disse. Ieri sera eravate là? Avete permesso che vi facessero tutto questo? quindi guardandolo scosse la testa con aria disgustata. Come hai potuto permetterlo?

    Perché l’ha chiesto per eccitarsi disse l’uomo. Non è così che funziona, signor Cole? Lei e Bebe lo volevate, ma questa volta avete esagerato un po’.

    Cole resse il loro sguardo e non disse nulla. Voleva convincersi di riuscire a far fronte a quella situazione. Per lui non era troppo tardi. Ogni persona ha un prezzo, ogni persona può essere comprata. Non era stato lo stesso Wolfhagen a insegnarglielo?

    Ho soldi, disse loro. Milioni. Triplicherò quello che vi dà Wolfhagen. Entrambi potete uscire da qui in questo momento non essendo più costretti ad agire così. Sarete sistemati a vita. Lasciatemi soltanto vivere.

    Le labbra della donna, truccate di rosso, si lasciarono sfuggire un mezzo sorriso. Pensi davvero che lui ti permetterebbe di farla franca per sempre?

    Cole scosse la testa come se non avesse capito, tuttavia aveva capito. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Ciò nonostante la sua fiducia nel potere e nell’ascendente del denaro lo galvanizzò. Non lo avrebbero ammazzato se ne avesse offerto loro a sufficienza. Milioni, disse.

    La donna sollevò l’arma.

    Pamplona, Spagna

    Sei mesi dopo

    DA QUANDO ERA UN BAMBINO, Mark Andrews aveva desiderato prender parte alla corsa dei tori.

    Da piccolo, a Boston, si sedeva sulle ginocchia di suo nonno ad ascoltare le storie del vecchio ai tempi della Spagna, quando era ancora giovane e scapolo, e viaggiava per il mondo con il fondo fiduciario che il padre gli aveva regalato dopo la laurea a Yale.

    Mark si stupiva quando il nonno gli raccontava ancora de La Fiesta de San Fermìn, il culto orgiastico di una settimana che venerava i tori in onore del santo patrono di Pamplona, San Fermìn, martirizzato quando quegli animali ne avevano trascinato il corpo attraverso le strade strette e polverose della città.

    Il nonno di Mark aveva preso parte alla corsa dei tori. Era stato tra le migliaia di uomini con le camicie bianche e le fasce rosse che aspettavano con impazienza il primo razzo che ne segnalava la liberazione.

    Perfino allora, circa trent’anni prima nella casa dei suoi genitori, Mark riusciva a sentire l’assordante schioccare degli zoccoli mentre i dodici animali arrivavano schiantandosi lungo Calle Santo Domingo, attraversando la Plaza Consistorial e la Calle Mercaderes, con le micidiali corna appuntite e la rabbia omicida concentrate su quegli stupidi giovani che correvano alla cieca davanti a loro.

    Adesso, a trentanove anni, lo stesso Mark Andrews era tra quei pazzi con le camicie bianche e le fasce rosse, mentre il sole del primo mattino gli batteva sul viso, come piacevole anticipazione dell’imminente evento che gli riempiva i sensi.

    Pamplona era una città impazzita.

    Durante quella settimana, cinquantamila persone provenienti da tutto il mondo, note alla gente del luogo come Los Sanfermines, partecipavano a La Fiesta de San Fermìn. Essi sfilavano ubriachi per le strade con i gigantes furiosi e colorati, andavano alle corride del pomeriggio, bevevano galloni di vino, facevano l’amore nei vicoli e ogni mattina si risvegliavano dai brevi pisolini per assistere alla spettacolare corsa dei tori.

    All’inizio della settimana, nel pomeriggio il sindaco aveva aperto i festeggiamenti, accendendo uno dei tanti razzi dal balcone del municipio. E adesso, mentre Mark aspettava insieme a migliaia di altri uomini il razzo che segnalava l’inizio de el encierro, osservava e ascoltava la folla entusiasta che lo guardava dalle finestre aperte, dai balconi di ferro battuto, dalle scale di Santo Domingo e anche dalla stessa Plaza de Toros.

    Non si era mai sentito tanto vivo. Avrebbe corso come aveva fatto suo nonno.

    Sentì una mano sul braccio. Si voltò e si trovò davanti uno sconosciuto.

    Sa l’ora? gli domandò l’uomo. Ho lasciato l’orologio in albergo. Dovrebbero sparare il primo razzo da un momento all’altro.

    Mark gli sorrise, contento di trovarsi con un connazionale americano. Controllò l’orologio e disse: Fra qualche minuto fuggiremo come dannati da dodici tori davvero incazzati. L’uomo allungò una mano, e lui gliela strinse. Sono Mark Andrews, disse presentandosi. Di Manhattan.

    La stretta dell’uomo era decisa, e quando ricambiò il sorriso i suoi denti erano di un bianco brillante. Vincent Spocatti, gli rispose. Di L.A. Che cosa la porta qui?

    Mio nonno, disse Mark. E a lei?

    L’uomo sembrò sorpreso. Hemingway, gli rispose a tono sottintendendo che non ci potesse essere altra ragione per cui avesse percorso migliaia di miglia per quell’evento. Ho portato con me perfino Lady Brett. Puntò il dito verso l’estremità delle strade barricate, in direzione di un palazzo dove una giovane, con i capelli scuri e il vestito bianco che svolazzava con la brezza, stava in piedi su un balcone al secondo piano. Quella è mia moglie, disse. Quella con la telecamera.

    Mark sollevò gli occhi e guardò la donna proprio mentre il primo razzo solcava il cielo per segnalare che i cancelli del recinto erano stati aperti.

    Provò una forte frenesia. Il mare di giovani spagnoli e turisti si lanciò in avanti. Un’ovazione si levò dalla folla e si propagò lungo le strade strette, rimbalzando dai muri di pietra, aprendosi finalmente alla stessa Plaza de Toros. Qualche istante dopo, risuonò un secondo razzo per avvisare la folla che la corsa – abitualmente di soli due minuti – era iniziata. 

    Mark corse. Sentì che i tori galoppavano dietro di lui, sentì la terra che tremava sotto i suoi piedi e corse, consapevole che se fosse inciampato, se fosse caduto per strada, sarebbe stato calpestato dagli uomini che correvano dietro di lui, e poi dagli otto quintali di bestie.

    La folla di spettatori strillava. Gridava. Il tremendo scalpitio degli zoccoli saturava l’aria del mattino con l’intensità di un milione di piccole esplosioni. Mark lanciò uno sguardo oltre le spalle, vide l’americano, la calca dei giovani dietro di lui e il primo dei dodici tori che stava rapidamente accorciando la distanza tra tutti loro.

    Era pazzo di gioia. Oltremodo felice. Sapeva che neppure il giorno in cui aveva testimoniato contro Wolfhagen poteva essere paragonato all’impeto che provava in quel momento.

    Si stava avvicinando alla Plaza de Toros quando Spocatti, appassionato di Hemingway e della generazione perduta, allungò la mano e gli afferrò il braccio.

    Sorpreso, per un attimo Mark rallentò il passo e quindi guardò l’uomo. Adesso gli correva accanto, con il viso arrossato e lucido, gli occhi di una tonalità più scura di quanto ricordasse. Stava quasi per parlare quando Spocatti urlò: Ho un messaggio per lei, Andrews. Wolfhagen le manda i saluti. Ha detto che la ringrazia per avergli rovinato la vita.

    E prima che Mark potesse parlare, prima che riuscisse persino a reagire, l’uomo gli affondò un coltello nel fianco sinistro. E poi ancora. E ancora e ancora. E affondò di nuovo il coltello vicino al cuore.

    Mark smise di correre. Il dolore era atroce. Abbassò lo sguardo sul fianco e sul torace insanguinato e poi cadde in ginocchio, guardando stordito e in silenzio l’uomo di nome Spocatti che scavalcava una delle barricate e scompariva tra la folla ubriaca ed esultante.

    Mark era caduto in mezzo alla strada. Centinaia di uomini gli sfrecciarono davanti, scavalcandolo e urlando mentre i tori si avvicinavano. Comprendendo che era finita, e che quello era il modo in cui sarebbe morto, Mark si voltò e si trovò davanti il primo toro che sovrastandolo e abbassando le corna gliele affondò nella coscia destra.

    Senza sforzo l’animale lo scagliò per aria, come una bambola di pezza incoronata dal suo stesso sangue, con la gamba destra in frantumi e le ossa che gli spuntavano dalla pelle lacerata.

    Cadde pesantemente di lato, talmente sbalordito da capire appena che altri tori lo stavano calpestando, affondandogli gli zoccoli nel viso, nelle braccia e nell’addome.

    Gli uomini che gli passavano davanti di corsa cercarono di allontanarlo, afferrandogli la camicia per trascinarlo in salvo, ma senza riuscirci. Gli animali gli furono addosso. Non ci fu nulla che nessuno potesse fare se non osservare con orrore i dodici tori che sventravano un ex barone di Wall Street.

    Quando fu tutto finito e i tori passati, la cosa che era stata Mark Andrews ora giaceva sulla strada. Il corpo ferito, distrutto e irriconoscibile, il respiro un rantolo lento e denso. Sollevò lo sguardo alla stretta fessura di cielo blu che brillava tra i palazzi posti su ciascun lato.

    L’istante prima che la sua mente si spegnesse, la vista che andava indebolendosi mise a fuoco proprio Lady Brett Ashley. La donna stava proprio su uno dei balconi di ferro battuto, e mentre filmava la sua morte sorrideva stringendo la telecamera nella mano tesa.

    CAPITOLO UNO

    Giorno Uno

    New York City

    NEL NEGOZIO DI FOTOCAMERE Click Click sull’Ottava Strada West, Jo Jo Wilson sollevò la manopola della bombola d’ossigeno verde che teneva tra le gambe e squadrò la macchina fotografica tra le mani di Marty Spellman. Una bellezza, no? disse attraverso la maschera che gli copriva la bocca. Appena uscita sul mercato. Sapevo che l’avresti voluta. Ti ho chiamato per primo. Piccoli favori.

    Marty esaminò la macchina fotografica. Era l’ultima Nikon digitale – la migliore e l’ultima di quella serie – ed era notevole. Lo sapeva solo Dio come Wilson se l’era procurata. Aveva quel genere di lente così efficace da riuscire a catturare lo sguardo appagato di un marito infedele a quattro campi di football di distanza. Stringerla gli faceva sciogliere il cuore.

    Il problema era che era stata già usata. C’erano dei graffi sottili sul telaio nero. Delle sbavature di grasso sulle lenti. Marty le diede un’altra occhiata e scosse la testa. Non se ne parlava di pagare ventimila dollari per quella macchina.

    Peccato che sia roba che scotta, disse.

    Wilson lo guardò sorpreso e sinceramente offeso. Si sedette sullo sgabello e sbatté le palpebre, con la grossa pancia rotonda che si espandeva davanti a lui come quella di un cartone animato. Aveva settant’anni e si era ridotto dentro un costume adamitico di centosessanta chili. Il suo cuore che continuava a pompare era un miracolo della medicina. Che cazzo stai dicendo? esclamò. Quella macchina non scotta.

    Non mentirmi, ribatté Marty.

    Non ti sto mentendo.

    Allora mostrami la fattura.

    Quella richiesta lo zittì.

    E dov’è la scatola?

    Jo Jo distolse lo sguardo.

    Non puoi continuare a mentirmi, Jo Jo. Non ne sei capace. Ho scoperto il tuo gioco dal primo giorno che ci siamo conosciuti, quando eri abbastanza stupido da tentare di vendermi un microfono direzionale che non si orientava. Perché non ti sei fatto più furbo?

    Wilson schioccò le dita su entrambi i lati della testa. Non riesco a sentirti, Spellman. L’enfisema mi sta consumando anche le orecchie.

    Marty tirò fuori cinquanta biglietti da cento dollari dalla tasca dei pantaloni e li aprì a ventaglio sul vetro sporco del bancone che li separava. Cinquemila, e paghi la consegna a casa mia per domani. È un prezzo giusto, Jo Jo. Lo sappiamo entrambi.

    Wilson non ebbe problemi ad ascoltare quelle parole e guardò i soldi contanti come se fossero un mucchio di merda puzzolente. Mandò giù l’aria e scosse la luna pallida che era la sua testa. Hai più soldi di Dio, ed è questo che mi offri? Cinquemila dollari del cazzo? Spostò la maschera di lato e fece finta di sputare. Diecimila o niente.

    Marty mise un dito su una delle banconote da cento dollari e la trascinò a sinistra. E la mia offerta diminuisce. Tocca a te.

    Quella macchina vale ventimila dollari e tu lo sai!

    E probabilmente l’hai avuta per due. E trascinò di lato un’altra banconota. Guarda. È una magia. I soldi spariscono.

    Senti, disse Wilson. Dammi tregua. Doris è andata dal dottore la scorsa settimana. Deve subire un’operazione. Ho bisogno di contanti.

    Anche se fosse stato vero, Marty sapeva che Jo Jo Wilson era un uomo fin troppo intelligente per essere arrivato a settant’anni senza essersi garantito un’assicurazione sanitaria. Si trattava di un altro stratagemma.

    I tempi sono duri per tutti noi, Jo Jo. Hai visto l’economia? È finita nel cesso. Proprio ieri, ho visto una vecchia che arrostiva un piccione su un bidone della spazzatura nel South Bronx.

    Marty mise un dito su un’altra banconota.

    E Wilson mollò. Prese i soldi e li contò due volte prima di ficcarseli della tasca della camicia. La generosità non è il tuo secondo nome, Spellman, te lo dico io. Comunque, perché hai bisogno di una macchina come quella? Stai lavorando a un altro caso?

    Sto sempre lavorando a un altro caso, Jo Jo.

    Di che cosa si tratta questa volta? Un altro omicidio? disse risucchiando l’aria. Oppure stai inchiodando un furbacchione di qualche compagnia che tradisce la moglie?

    Marty non lo sapeva. La chiamata era arrivata la mattina precedente da Maggie Cain, una scrittrice di best seller i cui libri stavano incontrando il successo della critica. Era la scrittrice preferita della sua ex moglie. Nella breve conversazione, la Cain gli aveva domandato se potevano incontrarsi oggi alle sei, ma non aveva rivelato niente di più. Preferirei parlarle di persona, aveva detto. Ho svariate ragioni per non fidarmi dei telefoni né dei cellulari.

    Questo fatto lo aveva incuriosito. Quel lavoro era stancante. Aveva preso l’indirizzo, le aveva detto che non sarebbe mancato e aveva riagganciato.

    Mancavano quaranta minuti alle sei.

    Guardò Wilson, che stava spegnendo l’ossigeno. Be’, almeno lasciatene un filo, disse Marty. Ti voglio vivo per farmi avere quella macchina fotografica per domani.

    Sì, sì.

    Ti voglio bene, amico.

    Stronzate.

    È vero.

    Allora consigliami un film. La signora vuole una storia commovente.

    Nelle tue condizioni? È meglio ‘Cocoon’.

    Vaffanculo, Spellman.

    Con un sogghigno, Marty lasciò la macchina fotografica sul bancone, uscì dal negozio e svoltò a destra sulla Quinta.

    MAGGIE CAIN VIVEVA sulla 19esima Strada West.

    Quando Marty arrivò alla stretta casa in arenaria, con un’occhiata notò le aiuole di fiori estivi su ciascuna finestra, il batacchio di ottone sulla porta di mogano intagliata e il vialetto che doveva essere stato spazzato da poco.

    Bussò.

    Quando la Cain arrivò alla porta, Marty si trovò davanti una ragazza semplice e minuta sui trent’anni con i capelli castani che le arrivavano alle spalle. Indossava degli abiti – jeans scoloriti e maglietta – che facevano pensare a qualcuno troppo impegnato per badare ai fronzoli. Non era truccata – il che pensò Marty fosse insolito, perché il trucco avrebbe nascosto la cicatrice che si estendeva dall’angolo dell’occhio sinistro fino al lato della bocca.

    Allungò la mano, e Marty la strinse. È stato gentile da parte sua venire, gli disse.

    La stretta era forte e decisa, determinata come la voce. È un piacere, disse Marty. Non vedevo l’ora.

    Anch’io. La Cain si fece di lato e mostrò un ingresso che si apriva davanti a loro in diverse gradazioni di chiaroscuro. So che è impegnato, disse. Entri, così parliamo.

    Quella è Baby Jane, disse Maggie, indicando con la testa il gatto. Salvata dalla strada qualche anno fa. Lei è la vera donna della casa.

    Perciò, dovrei parlare con lei? ribatté Marty.

    Maggie rise. Di fatto, è probabile che le risponda, ma ho paura che debba accontentarsi di me. Vuole qualcosa da bere? Ho quasi tutto, ma se preferisce qualcosa di fresco, ho appena fatto una caraffa di tè freddo.

    Perfetto.

    Durante la sua assenza, Marty colse l’occasione per guardarsi attorno. Anche se sapeva che la Cain era una scrittrice di successo, conosceva a sufficienza l’editoria: pochi scrittori, a prescindere dal loro successo, si potevano permettere il dipinto di Matisse che aveva intravisto all’ingresso.

    Passò davanti al pianoforte e guardò le fotografie. Una ragazzina con i capelli biondi; una vecchia coppia in posa davanti a un tramonto tropicale; un bell’uomo che accatastava della legna a fianco di un cottage coperto di neve. Le altre erano di Maggie Cain.

    In ciascuna foto, lei era più giovane, forse aveva al massimo poco più di vent’anni e, mentre Marty le esaminava, si accorse che in nessuna di quelle immagini la donna aveva la cicatrice sulla guancia.

    Si domandò ancora perché la Cain avesse fissato quell’appuntamento.

    La sua voce gli arrivò alle spalle. Che cosa sa di Maximilian Wolfhagen? gli chiese andandogli incontro, con la luce delle finestre circostanti che illuminava le meches rosse dei capelli. Marty prese il bicchiere di tè freddo che lei gli aveva offerto. L’arbitraggista? le domandò.

    Conosce qualche altro Maximilian Wolfhagen?

    Marty sorrise. Wolfhagen non era proprio uno sconosciuto, e il suo nome non era certamente comune. A dire il vero, no.

    Maggie si appoggiò contro il pianoforte, dove la sua esile figura si adattò bene alla curva scintillante. Mi ricordo di quando una volta tutti volevano essere lui, gli disse. La gente vestiva come lui, portava i capelli come lui, andava ai suoi stessi ristoranti. Non si poteva accendere la televisione o aprire un giornale senza vedere quella sua moltitudine di denti. Sa che cosa gli è accaduto?

    È stato condannato per aggiotaggio dalla Commissione per i Titoli e gli Scambi.

    Esatto, disse Maggie. E per questo motivo, cinque anni fa ha trascorso tre anni a Lompoc. Accennò all’estremità della stanza. Vuole sedersi?

    Preferirei stare in piedi. Marty la osservò mentre raggiungeva il divano di broccato dorato al centro della stanza, dove poggiò i bicchieri sul tavolino laterale. Quando abbiamo parlato al telefono, credo di averle detto che sono una scrittrice.

    Marty annuì. Era andato a dormire tardi la notte prima scorrendo le pagine di due dei suoi quattro romanzi, ricordandosi di quei personaggi che Gloria aveva amato e odiato, per cui aveva fatto il tifo e che aveva disprezzato, rammentando i tempi in cui lui si addormentava con la testa sulla sua pancia mentre lei girava le pagine. Era qualcosa cui adesso non voleva pensare. La mia ex moglie è una sua grande ammiratrice.

    Solo la sua ex moglie?

    Lo stava prendendo in giro. La maggior parte della sua clientela si dava delle arie. Quella donna non sembrava farlo. "Ho letto qualcuno dei suoi libri. In ognuno di essi, sembra ansiosa

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1