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Un anno da trenta e lode
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Un anno da trenta e lode

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About this ebook

Sofia è una giovane ragazza di Napoli e frequenta la facoltà di medicina. Ha un migliore amico, Tony che non la lascia mai. Studiano insieme e ottengono il massimo dei voti. Tutto sembra scorrere normalmente ma a volte la vita ti presenta sorprese inaspettate e non sempre positive. La scoperta da parte della ragazza di avere un cancro al seno la catapulta in un vortice di paure e domande: riuscirà a sconfiggere la malattia? Le cadranno i capelli? Sarà forte abbastanza?
LanguageItaliano
Publisherlfapublisher
Release dateJan 13, 2018
ISBN9788833430188
Un anno da trenta e lode

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    Un anno da trenta e lode - Antonietta Tamburrino

    Antonietta Tamburrino

    Un anno da trenta

    e lode

    Antonietta Tamburrino

    Un anno da trenta e lode

    Prima Edizione 2017

    Isbn 978-88-3343-018-8

    Lello Lucignano Editore

    Tutti i diritti sono riservati. © Copyright LFA Publisher

    Via A. Diaz n°17 80023 Caivano - Napoli – Italy

    Tel. e Fax 08119244562

    www.lfaeditorenapoli.it - www.lfapublisher.com - info@lfapublisher.com

    Partita IVA 06298711216

    Facebook, Twitter, Instagram & Youtube: LFA Publisher

    Alla mia famiglia, il mio porto sicuro...

    A mio marito, il mio 30 e lode...

    Alla sua famiglia che è sempre con me...

    E alla mia splendida Maria Luce...

    Grazie...

    1

    È arrivato il momento tanto atteso ed è il mio momento. Devo rispondere e lo devo fare ora. Tutti aspettano ed io devo capire se veramente sono pronta. Ho passato quest’ultimo anno alla ricerca di qualcosa, scappando dal nemico che mi portavo dentro, non c’era posto sicuro, lui mi seguiva e mi avrebbe trovato anche sulla luna. Ho vissuto l’inferno eppure alla fine sono riuscita ad arrivare sulle stelle, a sognare, a vivere, ad avere la mia bellissima favola. Non mi sono mai arresa, ho sofferto ed ho anche sorriso, e di certo non ho vissuto in un bellissimo castello incantato ma tra quattro pareti incolore dove con la fantasia sono riuscita a varcare i confini, oltre gli orizzonti e allora tutto mi è sembrato diverso, più vicino, possibile. Ora devo finalmente mettere un punto a quest’anno, devo rispondere. Devo solo rispondere. Chiudo gli occhi e torno indietro nel tempo, corro velocemente questi mesi passati e ritorno all’inizio di tutto, a quel giorno, all’inizio di questa avventura che mi ha portato oggi qui e tutto mi sembra pian piano diventare più chiaro. Sempre più chiaro. Il tempo vola e con lui anche le cose vissute ma nella mente ognuna di esse occupa un posticino sicuro e basta volerlo per ricordare, per rivivere, per non scordare mai. Decidi tu cosa sia importante e cosa meno, cosa preferisci cancellare e cosa invece vale la pena di essere memorizzato, decidi tu e nessuno altro ed io di questo anno ricordo ogni cosa, nel bene e nel male perché mi hanno aiutato a crescere, a diventare quella che sono, a capire che bisogna vivere di essenza e non di apparenza, a lottare per le cose che si vogliono perché la vita è una e merita di essere vissuta al meglio. Ora sono praticamente arrivata a quel giorno, e devo capire per rispondere. E la risposta di sicuro sarà il finale per la mia strana favola.

    Un anno prima …

    <> Siamo appena tornati da una notte di duro lavoro in un pub e la stanchezza pesa sulle palpebre. Non è facile fare le ore piccole e poi avere la fermezza di aprire i libri e mettersi a studiare ma lo si deve fare se si vogliono raggiungere gli obiettivi prefissati. Il mio unico obiettivo? Diventare un buon medico.

    <> risponde il mio migliore amico. È un tipo strano, io definirei originale, nel modo di vestire e nel modo di parlare, i suoi capelli da qualche mese sono di un colore indistinto che va dal biondo cenere al rosso, ma è mio amico ed è perfetto. Ci conosciamo in sostanza dalla nascita perché abitiamo nello stesso palazzo. Siamo coetanei, entrambi due ventenni che frequentano l’università di medicina. La sera per guadagnare qualche spicciolo lavoriamo in un pub e facciamo anche notte fonda ma i sacrifici servono ed io lo so bene. Siamo poi tifosi sfegatati del Napoli e spesso andiamo allo stadio con tanto di fascia legata alla fronte e bandiera. E mica restiamo seduti a guardare solo, noi urliamo, sbraitiamo e ci arrabbiamo anche, se poi la squadra perde qualche partita.

    Ho appena compiuto gli anni e vivo sola in questa casa grande e tanto vuota. Sono una ragazza solare e allegra e cerco di vivere la vita nel modo in cui tutti dovrebbero viverla, come l’ultimo respiro ogni volta, con slancio e ironia.

    Non sono mai stata fidanzata e credo di non sapere minimamente cosa significhi essere innamorati. Ho perso i miei genitori quando avevo appena sei anni a causa di un incidente stradale e sono stata cresciuta da mia zia Anna, la più pazza donna che conosco. Due anni fa lei si è sposata ed io sono rimasta sola tra queste mura solitarie, forse fin troppo, per una ragazza come me, ma anche lei aveva bisogno di felicità. Il suo matrimonio è stato più che originale. Sposarsi a quarant’anni non capita tutti i giorni ed io ho fatto di tutto perché fosse memorabile il momento del suo . Fiori bianchi e rossi ovunque, una compagnia di violinisti in chiesa, un ricevimento originale in riva al mare. È stato un bel matrimonio e lei meritava ogni piccola cosa di quella giornata perché ha sempre dato senza mai chiedere ed io la amo profondamente. Da qualche mese zia è a Roma, per lavoro e starle lontana non è facile ma ci sentiamo telefonicamente ogni sera e poi a breve sarà qui con me. Tony e la sua famiglia non mi lasciano mai sola. Suo padre è il direttore della clinica più importante di Napoli e la carriera viene prima di tutto forse per questo non ha un buon rapporto con suo figlio e sua moglie, forse proprio per questo. Abitano al piano di sopra e questa cosa mi rassicura, non mi sento mai sola. La sera mi affaccio dal balcone e chiamo il mio più caro amico, lui si sporge e mi sorride, la vera amicizia siamo, fatta di poche cose, di tante risate e forti abbracci.

    <> è ansioso come un bambino e mi diverte troppo questo suo aspetto. Siamo in pratica gli opposti, lui troppo ossessivo ed io che tralascio qualsiasi cosa, ma forse per questo ci vogliamo bene e ci appoggiamo a vicenda, io so così tante cose di lui che forse nemmeno lui stesso sa, ma avrà tutto il tempo necessario per dirmele. Passiamo effettivamente le giornate insieme e non smettiamo un attimo di ridere immaginando mille scenette di fantasia su ogni cosa che succede. Puntiamo molto sullo studio e ci mettiamo il cuore in quello che facciamo. Nel primo anno di corsi all’università siamo riusciti a superare tutti gli esami nel tempo giusto e con il massimo dei voti. Siamo studenti modello di giorno e folli amici di notte. La vita se è condivisa con qualcuno ha tutto un altro gusto ed io ne so qualcosa. Mi sono sentita spesso diversa, anche se zia Anna c’è sempre stata, ma ho avvertito molto la mancanza di una famiglia stabile, ho sentito la mancanza del calore che si sente nel cuore quando sai di avere al tuo fianco due guide, mi è mancato poter chiamare mia madre dopo aver superato un esame, oppure mio padre quando bucavo una ruota alla macchina, mi è mancato tutto quello che nella vita di una ragazza non dovrebbe mancare mai. La solitudine uccide ma io da questa solitudine sono uscita forte più che mai, sorrido sempre e affronto ogni attimo come un nuovo regalo, ho la zia, ho Tony e ho la mia vita fatta di piccole soddisfazioni.

    <> domando sbadigliando, sono proprio stanca.

    <> incita.

    <> faccio l’eco.

    <> si arrabbia quasi.

    <> gli sorrido.

    <> si complimenta ma praticamente lo fa tutti i giorni anche se indosso il pigiama. Sono una ragazza come tante altre, ho vent’anni e quindi la freschezza che quest’età mi regala, ho un bel fisico esile ma formoso e lunghi capelli mossi e castani che si contrappongono al colore dei miei occhi, azzurro mare.

    <> mi dice.

    <> lo prendo in giro.

    <> sembra irritato <> continua.

    <> urlo.

    <> mi guarda seriamente angosciato.

    <>

    <> a questa sua affermazione scoppio a ridere come una pazza. Lui è il sole nelle mie giornate.

    Siamo appena arrivati in clinica. Questi spazi mettono l’angoscia e poi questo verdino delle pareti sembra dire: " non c’è di meglio", ma fuori c’è un mondo ed è anche bello.

    <> il signor Salvatore, l’ affascinante padre di Tony mi abbraccia. Lui non è un cattivo uomo è che forse non riesce a dimostrare tutto quello che tiene nel cuore ed è per questo che giorno dopo giorno si allontana dalla moglie e dal figlio e ciò mi rattrista molto, vorrei fare qualcosa anche se non so cosa. Io vorrei sempre cercare di salvare il mondo forse perché nessuno ha cercato di salvare i miei genitori, io avevo bisogno solo che qualcuno li salvasse. Eppure la stessa scena di quel pomeriggio mi ha accompagnata per tutti questi anni. Vorrei sforzarmi e cercare di ricordare di più ma proprio non ci riesco, ricordo solo la risata di un padre e una madre che si amavano follemente, belli e giovani; una bambina dietro che giocava con la sua bambola preferita, poi un boato e un volto. Ricordo un volto, forse la mia fantasia, forse la paura ma è tutto sfocato, troppo sfocato. Zia Anna per alcuni anni mi ha anche portato da uno psicologo che aiutasse me ad esternare tutte le cose che erano bloccate dentro la mia mente, come se fossero imprigionate tra sbarre di ferro, lì al sicuro. Tutto però è risultato inutile perché oltre a far sviluppare la mia capacità nel disegno, quel medico non è riuscito nel suo intento.

    <> gli sorrido <> piego la testa di lato. È proprio un bell’uomo. Alto, robusto, capelli neri e lineamenti perfetti. Ha un particolare sex appeal che è tipico un po’ di tutti gli uomini in camice. Me ne rendo conto ogni volta che ho qualche visita, sono sempre agitata, i medici mi fanno uno strano effetto.

    <> abbassa il capo dispiaciuto <> sembra spazientito.

    <> parlo ridendo col viso imbarazzato per quello che sto dicendo a quest’uomo. Tony a volte sembra veramente un adolescente alle medie.

    <<È il solito stupido. Comunque non serve che ti indichi la strada, vai da sola e poi avvisa quel bambino del tuo amico.>>

    <> acconsento.

    <>

    <> gli rispondo garbatamente e mi avvio. Attraverso un lungo corridoio triste e quasi deserto per poi arrivare nel suo studio. Come sempre è ordinato e profuma di lavanda e di dottori, sì perché in questi luoghi tutto sembra avere un odore particolare e inconfondibile. La stanza è ariosa e quasi mi rilassa. Da piccola col mio amico ci venivo sempre, immaginavamo di essere medici e dover salvare tante vite, era divertente e quel gioco poi ci ha portato a scegliere nel corso degli anni la facoltà di medicina. Mi accomodo sulla poltrona bianca, dietro la scrivania. È una di quelle con le rotelline sotto ed io la amo. Sapendo di essere sola, inizio a farla girare come una bambina, rido sola e giro, giro e rido ed è la cosa che mi piace più fare, mi ricorda quando mi sedevo sulla sedia nell’ufficio dei miei genitori e loro mi spingevano ed io giravo forte, forte, forte. È uno dei pochi ricordi che ancora oggi mi accompagnano. A casa mia, in camera ne ho una simile di poltrona e mi diverte da morire, mi ci siedo sopra e giro come su una giostra, la giostra della mia vita. Mentre fantastico, il mio divertimento è interrotto da qualcuno che entra senza bussare.

    <> un altro uomo in camice entra e rimane sorpreso. Sembra avere una trentina d’anni ed è anche bello. Ma ci sarà qualche dottore non carino in questa clinica? Se le donne sono come gli uomini allora la madre di Tony fa bene a preoccuparsi.

    <> mi trema la voce, ma mica è un interrogatorio, devo calmarmi.

    <> il suo tono è duro.

    <> mi arrabbio e divento rossa. Ma chi cazzo è quest’imbecille?

    <> arrogante pure.

    <> mi alzo e gli faccio segno con la mano. È bello, alto, con appena un filo di barba che lo rende affascinante. I suoi capelli neri e folti risaltano i suoi splendidi occhi verdi. Ha un fisico dipinto e il camice gli sta proprio bene. Sembra essere troppo giovane per il lavoro che fa, ma comunque è un antipatico e basta. Mi siedo sul divano e dal nervoso batto con i piedi sul pavimento. Ma dove cavolo sarà finito Tony? Gli ho già mandato tre messaggi.

    <> sono quasi sul punto di replicare in modo non gentile quando il dottor Salvatore entra e sembra per un attimo sciogliere quest’aria gelida creatasi.

    <> pronuncia questa frase con aria severa e quasi mi spaventa. Lo osservo e il suo viso sembra corrugato dalla preoccupazione. Cosa vorrà dirmi quest’uomo che conosco dalla nascita?

    <> il dottor arroganza ora sembra più garbato.

    <> l’espressione del padre del mio amico diventa quella di chi sta per lanciare una bomba. E quella bomba colpirà me? Il cuore trepida.

    <> continua con quel viso bello e duro allo stesso tempo. Mi fisso a guardarlo. I suoi occhi sembrano essere spenti, forse troppo spenti su quel viso meraviglioso.

    <> risponde con garbo Salvatore ed io continuo a non capire. Mi alzo dal divanetto e mi sforzo con lo sguardo per leggere sul cartellino di quel mister arroganza cosa ci sia scritto e quando riesco a focalizzare bene il susseguirsi di lettere, la parola che vedo mi gela il sangue nel cuore. Scatto come una molla, balzando dal pavimento. Non riesco a decifrare le sensazioni che provo ora, la vista mi si offusca, la mente va in tilt, le mani iniziano a sudare, il cuore sembra impazzito.

    <> continua il signor Salvatore.

    <> il dottor Lorenzi si allontana ed io inizio ad agitarmi. Voglio il mio amico.

    <> mi prende le mani e mi rendo conto di quanto somigli al figlio, nei lineamenti e nei modi.

    <> riesco solo a dire mentre balbetto e tremo.

    <> mi abbraccia e con il suo abbraccio sembra rispondere alle mille domande che in questo frangente di tempo

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