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L'angelo nero
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L'angelo nero

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About this ebook

Ilary Miluce ha ormai scoperto di essere l’angelo più puro esistente, e la sua vita è stata completamente sconvolta dall’arrivo di Alec, il demone ultraterreno cui è indissolubilmente legata da un sentimento di amore profondo. Dopo averlo quasi perduto in uno scontro, e aver dovuto uccidere un demone per proteggerlo, un’ombra aleggia minacciosa sulla vita della protagonista e sulla sua anima: l’inesorabile destino di un angelo caduto, che è quello di diventare un angelo nero. E sembra che ci sia qualcuno che punta proprio sulla metamorfosi di Ilary per perseguire i propri scopi. Ma la trasformazione ha un alto prezzo da pagare. Riuscirà Ilary a proteggere coloro che ama da un mondo tanto pericoloso e, soprattutto, da sé stessa?
LanguageItaliano
PublisherIlaria Alleva
Release dateJan 14, 2018
ISBN9788827552261
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    L'angelo nero - Ilaria Alleva

    Ilaria Alleva

    L'angelo nero

    Il contenuto di questa opera è interamente frutto di fantasia.

    Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti

    è da considerarsi puramente casuale.

    Gennaio 2018

    © 2016 All rights reserved Ilaria Alleva

    Formato ebook realizzato da Dalia Servizi

    Immagine di copertina di Alex Canali

    Siamo noi i peggiori nemici di noi stessi. In ogni essere umano regnano il bene e il male, non si nasce né buoni né cattivi. Ognuno sceglie la sua strada, anche se spesso la scelta è inconsapevole; a volte si sceglie per necessità.

    Se riesci ad affrontare il tuo Io malvagio, allora puoi definirti forte. La battaglia con te stesso può durare anche tutta la vita. Questa battaglia può dividere persone inseparabili, spezzare legami che sembravano indissolubili... senza dubbio la cosa più difficile è mantenere uniti tutti i pezzi del puzzle. La maggior parte delle volte nessuno ci riesce e si resta irrepara bilmente soli.

    I

    Estate

    Quell’anno l’estate era passata così in fretta che sembrava non ci fosse mai stata. L’intero mese di giugno era piovuto, come a luglio, e dopo la sosta di agosto agli inizi di settembre era ripreso a piovere. In compenso ad agosto aveva regnato un caldo afoso e soffocante su tutta l’Italia.

    Alec si era ripreso in fretta dalle sue ferite, Raja l’aveva curato nel migliore dei modi. Raja e Edoardo si erano fidanzati, ma la loro relazione era complicata visto che non potevano uscire nei posti affollati o nei luoghi pubblici e dovevano sempre nascondersi da qualche parte. Riku poi li disturbava con tutto l’impegno possibile. Quando aveva saputo che Edo era diventato il fidanzato di sua sorella, dopo qualche minuto di silenzio lo aveva preso in disparte e gli aveva detto:

    Edoardo, sapendo tutto quello che hai fatto passare a Ilary, voglio darti un consiglio da amico; non azzardarti a far soffrire mia sorella, altrimenti ti spezzo le ossa e le spolpo a morsi, è chiaro?

    C... co... me il sole.

    Raja, dopo i dispetti messi in atto durante il primo mese di fidanzamento, decise di non arrabbiarsi più e di lasciarli stare.

    Le cose tra me e Alec andavano a meraviglia. Era venuto a pranzo e a cena varie volte dai miei genitori ed eravamo stati benissimo. La sera del primo luglio invece, mi aveva portato a cena fuori per festeggiare i quattro mesi di fidanzamento ufficiale. Potei andare tranquillamente perché ormai i miei si fidavano ciecamente di lui. Prima una cenetta a lume di candela, poi il resto della serata passato nell’ incantevole posto dove mi aveva baciata la prima volta. Ora d’estate era ancora più bello: esaltato dal profumo dei fiori, dai colori ambrati della notte e dal torrente che era come una pista da ballo per miriadi di lucciole. Ma forse l’unica cosa che mi rendeva incantevole quel posto era avere Alec con me, come la prima volta. Il suo dolce profumo, i suoi occhi neri e profondissimi, i suoi capelli perfettamente spettinati, il suo viso dai lineamenti perfetti, la sua voce... stare con lui era come essere in Paradiso. Ormai credevamo di non doverci preoccupare più di niente, a parte degli angeli maggiori che ci davano la caccia. Ma per ora erano lontani, come fantasmi nelle nostre menti. Adesso conducevamo una vita da umani, o quasi, anche se Alec ogni tanto provava a tirar fuori le ali senza riuscirci.

    Un giorno gli dissi: Alec, amore mio, devi avere pazienza, sono state spezzate, ci vuole tempo prima che si rimettano a posto, lo sai.

    Mi dà fastidio il fatto che non possa tirarle fuori. Dobbiamo fare chiarezza su quello che ci ha detto Amir, non ti pare?

    Ah, quello...

    La questione dell’angelo nero non mi piaceva affatto. Insomma, credevo che quel tizio avesse ucciso il mio ragazzo... chiunque avrebbe reagito così! Certo, magari non si sarebbe trasformato come avevo fatto io e forse si sarebbe ricordato di aver ucciso un demone. Invece, nella mia testa c’era solo un grande vuoto di memoria. Dall’altra parte, Alec sembrava subire il processo inverso. Poteva davvero diventare un angelo? Non lo credevo possibile. Magari poteva redimersi. Ad ogni modo, portai a galla l’argomento una sola volta, per sapere cosa ne pensasse lui: Tu credi che Amir abbia ragione?

    Sul fatto che io possa diventare un angelo intendi? No, credo proprio che si sbagli.

    E in quanto a me, che ne pensi?

    Alec rimase sorpreso dalla mia domanda. Sospirò, mi si avvicinò, e disse con tutta la dolcezza del mondo: Ascolta, Ilary. Non credo che diventerai un angelo nero. Ma se proprio dovesse accadere per tutti noi rimarrai sempre e solo Ilary. Già il fatto che te ne preoccupi significa che sei ben lontana dal diventarlo. Devi solamente stare attenta di più ai tuoi pensieri, alle tue sensazioni, a quello che farai... vedrai, non sarà difficile.

    Ma mettiamo che lo diventi... tu mi hai detto che gli angeli neri uccidono i demoni, quelli che gli sono vicini, i loro protetti, e ho paura. Non voglio che accada qualcosa a te e a Edo. Se dovessi trasformarmi non provate a restarmi vicini, andatevene il più lontano possibile e basta...

    ... e tu credi che lo faremo?

    Lo spero, dissi abbassando gli occhi. Alec mi tirò su il mento con la mano: Ilary, ti amo troppo perché possa andarmene in una situazione del genere, se proprio dovesse verificarsi.

    È la cosa che mi preoccupa di più.

    Lui mi baciò e cambiò discorso. Non ne avremmo più parlato per parecchio tempo, ma io ci pensavo spesso. E ogni volta avevo i brividi . Lui la faceva così semplice. E se invece fosse accaduto?

    Dopo due settimane, ad agosto, Alec divenne improvvisamente strano; sgarbato, scontroso, intrattabile. Diceva frasi assurde e mi rimproverava perché Edoardo non avrebbe dovuto sapere niente e io dovevo prendere la faccenda più sul serio. Non avevo idea di cosa avesse scatenato quel cambiamento repentino. Lui era sempre stato un ragazzo incredibilmente dolce e perfetto. In realtà nessuno è perfetto , e sapevo che prima o poi inevitabilmente avrei dovuto fare i conti con i suoi difetti.

    Spesso, come un ragazzo umano, se la prendeva per cose stupide e banali. Il più delle volte cercavo di essere paziente, anche se non era nella mia natura. Facevamo pace quasi subito, bisticciavamo per delle banalità tali che mi sembrava sciocco anche tenere il muso. Per molto tempo evitai di indagare su cosa fosse successo, ma intuii che un tale cambio di atteggiamento non poteva essere dovuto solo a paturnie occasionali.

    Appena terminò l’estate e iniziarono le giornate autunnali, con le nuvole, le piogge, che a volte mutavano in temporali, le mie notti diventarono sempre più agitate. Dopo quasi un anno, ecco che ricompariva la ragazza con le ali d’angelo. Adesso sapevo che quella ero io e le differenze non si notavano più. Ero talmente cresciuta che, anche se non ne avessi conosciuto tutta la storia, mi sarei identificata comunque con quella donna. Ora metteva meno paura, ma il sogno in cui compariva rimaneva per certi versi ugualmente inquietante e angoscioso. Stavolta le ali non erano bianche e variavano dal grigio al nero. Dietro la ragazza si affollavano nel sogno persone dalle ali piumate nere.

    Contrariamente a quanto accadeva l’anno precedente, mi risvegliavo tranquilla e mi sforzavo di ricordare quanti più dettagli possibile. Tuttavia non ne parlai a nessuno. Penso che temessi già allora che fossero dei presagi, e che io li abbia volutamente ignorati.

    Riku continuava a dirmi che tutto ciò che aveva detto Amir era una sciocchezza; che ne aveva parlato solo per spaventarci. Nel frattempo però, Amir era sparito. Aveva detto soltanto che sarebbe andato in Egitto e che per molto tempo non sarebbe tornato.

    Alec mi aveva portato diverse volte su Key e su altri pianeti quando le cose procedevano ancora alla grande. Mi ero molto divertita, eravamo anche andati al mare. Vedere quell’acqua di cristallo e i pesci stranissimi che ci nuotavano dentro era fantastico. Una delle cose più sorprendenti era che la sabbia rimaneva bianca e fredda anche se c’era il sole. In uno dei pianeti che visitammo vivevano solo creature piccolissime, colorate e svolazzanti. Lui mi tenne lontana soltanto da quelli più pericolosi. Intanto, piano piano, mi stava insegnando l’Angelicus Keeper, la lingua degli angeli custodi.

    Alec, come fai a conoscerla? Tu sei un demone!

    Beh, l’ho imparata grazie a delle persone...

    Hai degli amici angeli?

    Diciamo delle conoscenze.

    Lo guardai con aria interrogativa.

    Hanno provato ad uccidermi, più di una volta.

    Quando sei arrivato sulla terra eri davvero sciocco.

    Sì, è vero, ero stupido e inesperto, una testa calda. Ma tu credi di essere stata migliore di me all’epoca?

    Non lo so, però non credo di essere stata una stupida.

    Ridemmo entrambi; tuttavia mi accorsi che, ogni volta che provavo a chiedergli di queste sue ‘conoscenze’, Alec rimaneva molto cauto e cercava di cambiare discorso. All’inizio non diedi alcun peso alla cosa. Il mio primo errore.

    ✳✳✳

    Il primo giorno dopo le vacanze il suono della sveglia mi risultò estremamente stridulo e fastidioso. Erano mesi che non mi alzavo così presto. Meccanicamente feci colazione per poi uscire di casa ancora assonnata. Quella mattina non faceva freddo, ma io lo sentivo lo stesso, forse perché mi ero alzata da poco e non mi ero ancora abituata alle temperature delle sette e mezza del mattino.

    Nel cortile della scuola c’erano già Martina, Alexis e Sofia ad aspettarmi.

    Ilary!, esclamarono in coro da quanto tempo!

    Sono felice di vedervi ragazze, delle mie amiche non avevo saputo quasi nulla per tutta l’estate. Edoardo era poco più in là che salutava Loris e gli altri. Chiara arrivò senza che noi ce ne accorgessimo. Ci abbracciammo, non avevo visto nemmeno lei per tutta l’estate. Chiara ormai ai miei occhi era l’incarnazione vivente dell’amicizia. Suonò la campanella. Come suo solito, Irene arrivò in ritardo. Era diventata più alta e si era tagliata i capelli; vederla senza la lunga chioma che le arrivava a metà schiena era strano.

    Che hai fatto ai capelli?, le chiese Martina sorpresa.

    Li ho tagliati e li ho lisciati con la piastra, rispose te lo avrei anche detto ma i modi per contattarti sono praticamente inesistenti. Il tuo cellulare è sempre irragiungibile e a casa non ci sei quasi mai, quindi....

    Avevo visto Irene molto poco quell’estate, dopo che ero partita. Oltre che nei capelli, ora aveva qualcosa di profondamente diverso anche nell’espressione del viso. Mi era mancata. L’anno prima avevamo avuto non poche discussioni, ma poi le cose erano cambiate così tanto! A pensarci adesso, ero io che avevo dato di matto. Dopotutto , con quello che era successo...

    Fino a quel giorno in biblioteca mai avrei immaginato quale fosse la verità e, a distanza di tempo, faticavo ad accettarla. Ero consapevole che prima o poi le cose sarebbero cambiate in modo drastico. Irene era uno dei pochi legami che mi erano rimasti con il mondo normale. Prima o poi avrei dovuto parlarle del mio segreto. Stava diventando sempre più insopportabile tenerla all’oscuro. Certo, ne erano a conoscenza Alec ed Edoardo, ma confessarlo a Irene, una ragazza così razionale, che le cose non te le mandava a dire, avrebbe voluto dire molto per me. Alec mi aveva più volte ripetuto che nessun altro doveva saperlo, eravamo già in troppi a conoscerlo. Tuttavia ci sono certe cose, e certi momenti, per cui nessuno può capirti e nessuno può consolarti se non un’amica. E Irene era una delle persone più care e preziose che conoscevo. L’anno precedente mi ero arrabbiata ed ero rimasta delusa, per una cosa talmente sciocca! Avevo perso di vista il centro della questione: lei era straordinaria. In tutto. Riusciva a fare cose incredibili nella vita di tutti i giorni che io non avrei potuto nemmeno sognarmi. Sentivo, dentro di me già da allora, che prima o poi avrei perso del tutto quel contatto con il mondo umano e avevo paura. Una volta, al telefono, avevo quasi provato a confidarmi . Stavamo parlando, perché io e Alec avevamo appena avuto una piccola discussione.

    Ire, io non ce la faccio più. È terribile a volte. Devo tenermi tutto dentro ma non posso prendermela con Al, lui fa il possibile... mi manca la mia vita di prima.

    Ma che stai dicendo, non ti capisco. Se ti manca la tua vita da single, lascialo!

    No, non intendevo la mia vita da single, intendevo una vita... normale.

    Ilary, sei sicura di sentirti bene? Non è una vita normale la tua? Che stai cercando di dirmi?

    In quel momento era entrato Alec mostrando il suo sorriso più dolce, con due lattine di coca cola e un enorme frullato alla crema che avremmo dovuto dividere.

    Facciamo pace?, mi disse.

    Ilary, Ilary! Ci sei? Cosa mi volevi dire? Ilary!

    Eh? No, niente, non preoccuparti, te lo dico un’altra volta. Non è niente di grave. Ci sentiamo.

    D’accordo, ho capito, c’è Alec... OK, chiama quando vuoi, ciao.

    Le cose erano andate avanti così per un po’. Irene era diventata sempre più sospettosa, lo sentivo dal tono con cui mi parlò nelle telefonate successive. Quanto avrei voluto che mi dicesse che aveva capito tutto e che fosse corsa in mio aiuto!

    La campanella era suonata, ma noi indugiavamo ancora. Arrivò Alec, si mise al mio fianco e iniziammo a parlare. Le mie amiche, assai curiose di tentarono di origliare la nostra conversazione, ma poi non riuscendo a capire ciò che stavamo dicendo furono costrette e rompere il silenzio: Buongiorno Alec, esordirono quasi in coro Martina e Chiara come se lui fosse comparso solo ora.

    Come hai passato le vacanze?, chiese Alexis.

    Ci hai messo molto a guarire dopo quella botta..., disse Irene a tradimento. Non fece in tempo a finire la frase che gli sferrai una gomitata in pieno stomaco, tanto forte e incontrollata che si piegò in due lamentandosi per il dolore: Ahi, ma che cavolo!

    Il mese di giugno l’abbiamo passato in casa senza poter uscire. Il suo braccio era conciato piuttosto male e aveva bernoccoli sparsi per tutta la testa, mi affrettai a rispondere al posto di Alec. Avevo dimenticato di raccontargli la versione ufficiale dei fatti che avremmo dovuto dire a chiunque ce lo avesse domandato. Mi fulminò con lo sguardo e mi affrettai a sussurrargli nell’orecchio, senza farmi capire dalle altre: Scusami, ti spiego dopo.

    Ma Irene mi guardava sempre più sospettosa, era determinata a sapere ciò che stava succedendo. Non aveva affatto dimenticato quella telefonata e io non potei far altro che rispondere alla sue occhiate con uno sguardo più che supplichevole.

    Arrivati in classe Edoardo e Loris si sedettero nel banco a fianco al nostro. Il primo, sorridendo, ci salutò allegramente.

    II

    Il palazzo reale

    Le settimane passarono in fretta, e il rapporto tra me e Alec si incrinò sempre di più. Eravamo stanchi e nervosi; per questo decidemmo che sarebbe stato meglio se fossimo rimasti ognuno per conto proprio. Lui era sempre più strano. Negli ultimi tempi era diventato più permaloso, aggressivo e iniziava ad avere delle vere e proprie fobie. Ero costantemente all’erta, sentivo che c’era da preoccuparsi. Avvertivo una sorta di elettricità nell’aria, anche quando all’apparenza tutto era quieto.

    Alec, che c’è?, gli chiedevo di tanto in tanto. Lui non rispondeva, oppure diceva semplicemente che tutto andava bene, e quando insistevo diventava furioso e dovevamo chiudere subito l’argomento.

    Chi era quel ragazzo? Io avevo conosciuto qualcuno di molto diverso. Continuavo a ripetermi che era solo un periodo, che nessuno è perfetto e come tutti avremmo dovuto affrontare, prima o poi, una crisi di coppia. Il punto era che noi non dovevamo averla una crisi: non era un bene per esseri come noi. E se un giorno uno dei due si fosse arrabbiato troppo? E se ci fossimo fatti del male?

    Notai che il suo improvviso cambiamento era avvenuto dopo un incontro apparentemente casuale con una donna alta e bella che gli aveva lanciato uno sguardo malizioso mentre eravamo per strada. Mi incuriosii e cominciai a chiedergli chi fosse. Lui biascicò solo parole confuse chiudendo l’argomento con un: Ma tanto chi se la fila, è meglio che mi stia alla larga.

    Naturalmente questa frase finale mi confermò che la conosceva, e quindi le sue parole non mi bastarono, e insistetti perché mi desse delle spiegazioni. Per seguirlo mi aveva fatto allungare il passo; invece di passare per i bui vicoletti che dovevamo attraversare mi riportò sulla strada principale.

    Lì si girò finalmente – aveva gli occhi di un grigio scuro – e disse: Ilary, non è affar tuo! Piantala di fare la bambina, non c’è nessun bisogno che io ti dica chi è. Sappi solo che per quanto mi riguarda, può andare al diavolo, OK!? Deve stare lontana sia da me che da te, e l’argomento qui si chiude, e se non vuoi credermi, puoi andare al diavolo anche tu!

    Ero rimasta talmente sbigottita che spontaneamente gli avevo mollato un ceffone, senza nemmeno rendermene conto. Poi me n’ero andata senza dire una parola, e per tre giorni non l’avevo nemmeno guardato in faccia. Un giorno mi comunicò che dovevamo andare a Key per fare delle ricerche, inoltre lui ne avrebbe approfittato per parlare di alcune cose con la regina Sunìl, cose misteriose che però non mi riguardavano. La tensione tra noi cresceva ogni giorno di più e anche se entrambi lo percepivamo, nessuno dei due ne fece mai parola. A causa di questa situazione sentivo nascere in me un sentimento diverso che ogni giorno diventava più forte e che non riuscivo al tempo stesso a definire. Era forse odio? Oppure rabbia? Come conseguenza cominciai a trascorrere molto più tempo con le mie amiche, le uniche in grado di tirarmi su il morale e di non farmi pensare troppo.

    Era la fine di ottobre e per la prima volta in tre anni la scuola rimase chiusa e la settimana di Halloween fu interamente di festa per nostra grande gioia.

    Perfetto! Potremmo approfittarne per rilassarci. Finalmente!, dissi.

    Forse potremo andare a Key, che ne pensate?, propose Edoardo.

    Io credo che abbiamo davvero bisogno di tanto riposo, ma una gita a Key non potrebbe far male a nessuno. Sarà bello uscire dal monotono. Per te Edo, sarà la prima volta, vero?, continuai.

    Edoardo era raggiante e ogni volta che si parlava di nuovi pianeti insisteva per venire con noi. Le sue proposte venivano quasi sempre rifiutate da Alec in modo sgarbato e in un periodo come quello, non c’era da stupirsi che fosse andato su tutte le furie.

    Davvero posso venire?

    No, assolutamente no!, affermò infatti con decisione Al.

    Come avevo previsto, Alec già abbastanza stressato aveva opposto un netto rifiuto.

    Magari è meglio discuterne un’altra volta, quando si sarà calmato. È solo... stanco, come tutti noi, dissi cercando di consolare Edo e al tempo stesso di scusarmi per il comportamento di Alec.

    Ma c’era poco da scusare, Al non poteva continuare a comportarsi così per sempre. Era una situazione assurda e dovevo fargli capire quanto nocivo fosse il suo comportamento non solo con me ma anche con i nostri amici.

    Edoardo, scusaci, io e Alec vorremo passare un po’ di tempo insieme... da soli.

    Oh, sì, sì, certo. Beh, io vado a casa di Raja, se volete mi troverete lì.

    Ok, adesso andiamo a casa mia, poi vi raggiungeremo, dissi prendendo Alec sottobraccio.

    Camminammo un po’in silenzio fino alla fermata dell’autobus.

    Si può sapere perché gli metti in testa queste idee? Sai meglio di me che non può venire!

    Oh, andiamo Alec, che vuoi che sia! Secondo te a Key faranno caso a un umano con tutta la gente che passa di lì? Non è questo il punto! Lui non dovrebbe neanche sapere che esistono posti come Key.

    Ma lo sa! Ed è questo quel che cambia le cose!

    Tu hai bisogno di schiarirti le idee, Ilary!

    E tu di darti una calmata! Da quando abbiamo incontrato quella donna, sei diventato terribile!

    Senza accorgermene avevo alzato il tono di voce.

    "Non posso giustificarti per sempre! Sei sempre sgarbato con tutti, forse ti farebbe bene rimanere da

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