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Il lato dolce dell'amore
Il lato dolce dell'amore
Il lato dolce dell'amore
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Il lato dolce dell'amore

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About this ebook

Morgan Lewis, un'inguaribile romantica che ama rifugiarsi nella sua pasticceria e donare un po' di dolcezza al mondo, ama il suo lavoro più di qualsiasi cosa, e non c'è nulla di più bello che condividere le proprie passioni con la persona che si ama. Ma quando Simon, il suo futuro marito, si mostra per l'ennesima volta indifferente ai suoi interessi, ponendo sempre in primo piano i suoi bisogni e mai i sentimenti di Morgan,  il loro rapporto cade a pezzi, come un cupcake sbriciolato sul pavimento della sua cucina, il suo paradiso, il luogo in cui si rifugia e trova conforto, tra sacchi di farina e mestoli di impasto per pandispagn. Ed è proprio nel suo posto magico che Morgan impara ad amare di nuovo, mescolando il suo profumo alla vaniglia con gli occhi color cioccolato dell'unica persona in grado di accettarla e di non volerla mai cambiare. Questo libro è un inno all'amore, alla passione e all'amicizia, la storia di una ragazza, ma anche delle sue amiche, ciascuna alla ricerca di una diversa sfumatura dell'amore, perché, dopotutto, l'amore può avere diversi sapori, basta solo trovare quello che più ci soddisfa; e Morgan,da brava pasticcera, non può che essere destinata al lato dolce dell'amore.

LanguageItaliano
PublisherA.M.
Release dateFeb 3, 2018
ISBN9781547514892
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    Il lato dolce dell'amore - A.M. Willard

    SU QUESTO LIBRO

    Vorrei prendermi un po’ del vostro tempo per dare un piccolo sguardo non solo a questo romanzo, ma anche all’intera collana, I Sapori dell’Amore, che vi condurrà in un viaggio nell’amicizia, nell’amore e nella famiglia. In ogni libro verrà raccontata una nuova storia dal punto di vista di uno dei personaggi, che ci parlerà della sua vita. Adesso vi starete chiedendo: «Cos’ha combinato la scrittrice?»: sì, molti di voi sanno che amo distinguermi, perciò ho deciso di creare questa collana, che sarà piena di sorprese. Forse troverete un lieto fine, ma non ve lo svelerò: dovrete leggerla per scoprirlo. Questa collana coinvolgerà tutti, perché in essa scorre la vita,  con i suoi alti e bassi e tutte le scelte difficili che a volte dobbiamo prendere. Nella vita, non si fa esperienza dell’amore soltanto verso i fidanzati, le fidanzate, la famiglia; oltre che nelle sue forme tradizionali, l’amore può emergere anche nell’amicizia e verso i figli.

    La famiglia non è fatta solo di legami di sangue, ma anche gli amici ne diventano membri.

    Adesso mettetevi comodi e divertitevi con le storie di  Morgan, Francesca, Natasha e Zara.

      CAPITOLO 

    Sono sulla pedana e ammiro la mia immagine riflessa sullo specchio a tre ante mentre faccio dondolare il mio abito da sposa da un lato all’altro. Quando muovo lo sguardo e colgo gli occhi di mia madre dietro di me, capisco che questo è l’abito perfetto. Dicono che quando lo trovi ti senti come una principessa, ed è vero. Il mio corpo è ricoperto dal seno in  giù del satin più bianco che io abbia mai visto.

    È Dicembre, e mancano due settimane al mio matrimonio. Ho scelto un abito senza spalline abbinato ad un giacchino; ha un filo di perline sotto la linea del seno, dove si raccolgono le pieghe che cadono giù, fino ai piedi. Dal momento che ad un certo punto della giornata avrò bisogno di una giacca, ho optato per un velo non tradizionale; ho scelto una veletta a velo di fard con doppio strato di tulle, decorata con le stesse perline del vestito. È giusto quel tocco di impertinenza e romanticismo di cui ho bisogno per farlo mio.

    Mi volto e sorrido a mia madre e alla mia migliore amica, Francesca, o a noi meglio nota come Frankie: «Cosa ne pensate?»

    «Sei splendida, Simon non immaginerà cosa lo aspetta quando camminerai lungo la navata» dice Frankie.

    «Mamma, ti piace?»

    «Mi piace? Lo adoro! Avevi ragione, è quello giusto».

    «Te l’ho detto che sarebbe stato perfetto»

    «Sì, e lo è» mi risponde mentre si alza e cammina verso di me, poi afferra la stoffa attorno al seno e lo raddrizza. Questa è la prova finale, e sia lei che Frankie mi hanno riempito l’agenda di appuntamenti e cose da fare prima del grande giorno. Simon è via per affari, ma tornerà questo fine settimana. Abbiamo intenzione di fare un giro di ricognizione e di confermare gli ultimi dettagli con il ricevimento, i fiori e la festa per i regali di nozze.

    «Mamma, mi sta bene. Mi piace il fatto di riuscire a respirare» le dico mentre le allontano le mani dall’abito. 

    «Ok, lo vuoi portare a casa con te o vuoi che te lo tenga a casa mia?»

    «Lo porto a casa mia. Simon non c’è, e abbiamo deciso di non dormire insieme fino al giorno del matrimonio. Ti prometto che sarà al sicuro»

    «Va bene, tesoro, ma stai attenta quando vai in pasticceria».

    «Sì, mamma»

    «Frankie, assicurati che non lo distrugga prima del grande giorno, e tu, Morgan, vedi di controllare che Zara abbia i cupcake sotto controllo. Non possiamo permettere che la sposa sgobbi quando invece dovrebbe solo rilassarsi»

    «Lo farò, e non si preoccupi, andrà tutto alla grande» risponde Frankie.

    «Perfetto. Devo tornare a lavoro. Morgan, ricordati di finire lo schema dei tavoli e di occuparti della tua lista»

    «Smettila di agitarti, ho la situazione sotto controllo» le dico io, sorridendo. Non vedo l’ora che tutto ciò finisca: sia mia madre che quella di Simon mi stanno facendo impazzire.

    «Benissimo. Chiamerò più tardi. Ah, Francesca, non dimenticare che dobbiamo definire la location per le foto»

    Frankie rassicura mia madre dicendole: «L’ho già fatto, le manderò un messaggio con il nome del posto stasera stessa»  e in risposta ottiene da lei un brusco cenno di capo e un sorriso. Sorridiamo anche noi mentre mia madre esce dal negozio, sollevate dal fatto di poter pensare ai nostri impegni giornalieri prima che lei ci mandi in bestia con qualche altra cosa da fare.

    «Levami questa cosa di dosso. Devo andare in pasticceria prima che Zara e Hatcher si uccidano a vicenda»

    Mentre la cerniera scende giù e io sfilo l’abito, piomba su di me la consapevolezza di stare per sposarmi: progettavo questo giorno da tempo, e finalmente sta succedendo. Ho controllato il meteo e tenuto d’occhio le temperature, che pare debbano calare la notte prima, ma si sa, ad Atlanta, in Georgia, possono cambiare in un attimo; un attimo primo arriva un fronte freddo e un attimo dopo un’ondata di caldo.  Ecco perché il mio abito e quello delle damigelle è adatto ad entrambi i casi. Francesca è la mia damigella d’onore, mentre Natasha e Zara, le altre mie migliori amiche, saranno accanto a me mentre pronuncerò le promesse al mio futuro marito. È stato facile trovare il mio abito, ma non altrettanto trovare il loro: dal momento che ognuna di loro ha uno stile diverso,  mi sono imposta e alla fine ho deciso io per i loro abiti. Ho scelto un vestito semplice senza spalline di un turchese scuro con uno scialle argento platino scuro.

    Frankie mi distoglie dai miei pensieri: «Hai bisogno ancora di me qui? Io avrei  un servizio fotografico da preparare»

    «Puoi andare, devo solo aspettare che mettano il vestito in una borsa e dopo devo andare al lavoro»

    «Perfetto, proteggilo con la tua stessa vita, o dovrò fare i conti con tua madre»

    «Consideralo fatto. Grazie per essere stata qui oggi»

    «Non me lo sarei perso. Allora ci vediamo stasera per finire le bomboniere e il resto?»

    «Sì, appena chiude il negozio iniziamo»

    «Ci vediamo allora» dice Frankie e mi abbraccia velocemente, mentre io recupero le mie converse rosa.

    Mi volto nuovamente verso lo specchio e mi osservo: c’è stata una trasformazione totale del modo in cui percepivo me stessa qualche minuto prima. La principessa è sparita, e rimane la proprietaria di una pasticceria appena aperta. Jeans, la mia maglietta con il logo della pasticceria The Polka Dot, dello stesso colore delle mie converse, e i capelli legati indietro in uno chignon disordinato. Questa è la mia tenuta di tutti i giorni; questa sono io, la ragazza semplice che crede nelle fiabe. Finalmente Morgan Lewis avrai il suo lieto fine; proprio quando Simon metterà l’anello al dito, potremo iniziare la nostra vita insieme. 

    Simon e io siamo praticamente gli opposti, ma non si dice sempre che gli opposti si attraggono? Ci siamo conosciuti tre anni fa durante una raccolta fondi di cui ho curato il catering. La pasticceria aveva aperto da poco, e l’agenda era piena di atti di beneficenza, serate promozionali gratis, qualunque cosa ci venisse in mente. Dopo quell’evento, Hatcher, mio amico e contabile,  stava caricando il furgone, mentre io e Zara divoravamo alcuni cupcake avanzati. Avevo appena dato un morso alla glassa e a un pezzetto di torta, quando feci un verso di piacere. Solo allora mi resi conto che c’era qualcuno dietro di me. «Fai sempre quel verso quando li mangi?» mi chiese Simon, facendomi saltare in aria, motivo per cui finii per sputare il dolce addosso a Zara. Da quel momento in poi, siamo rimasti l’uno a fianco dell’altro. Beh, fino a poco tempo fa: Simon ha appena ottenuto una promozione importante al lavoro nella compagnia legale di suo padre, ed è sempre in viaggio per affari o per riunioni serali. C’è anche un’altra ragione per la quale non vedo l’ora che si faccia questo matrimonio: la luna di miele. Solo noi due, nessun altro, niente lavoro, niente pasticceria, niente studio legale: quello che io chiamo un momento perfetto.

    «Tenga Morgan. Ora, si ricordi di tenerlo appeso in alto così non farà grinze. In questa borsa le ho messo anche il velo, le scarpe e la lingerie»

    «La ringrazio» le rispondo, mentre piego la fodera con il mio abito sul braccio, e afferro la borsa con tutti gli accessori dentro.

    Appena esco sul marciapiede, mi travolge un aria gelida, e inizio a camminare per tre isolati verso il Centennial Olympic Park. Potrei deviare per evitare le pozzanghere formatesi per la pioggia della scorsa notte, ma è la strada più bella e più rapida per arrivare al mio negozio. Inoltre, ho bisogno di un po’ di tempo per controllare mentalmente tutte le cose che ho ancora da fare. Mentre mi divincolo fra la gente che passeggia per il parco, sento il telefono squillare, l’avviso di un messaggio.

    Zara: Muoviti, prima che inforno Hatch!

    Mi fanno diventare matta, ma non riuscirei a gestire il negozio senza di loro. Un giorno risolveranno e smetteranno di litigare. Cerco di tenere le borse e il mio telefono mentre scrivo la risposta. Non guardando dove vado, urto contro la schiena di qualcuno e finisco a terra in una pozzanghera d’acqua. «Oddio, il mio abito!» urlo, alzandolo di scatto e scrollando via l’acqua. Trattengo il respiro mentre ispeziono la borsa bianca e finalmente faccio uscire fuori tutta l’aria che ho nei polmoni appena mi accorgo che è chiusa con una zip. Non ho assolutamente idea di come io sia stata tanto fortunata che la borsa fosse chiusa e che tutti i miei accessori siano caduti dal lato giusto.

    «Lascia che ti aiuti» dice lo sconosciuto, mentre mi porge la mano per afferrare una borsa.

    «Scusami, ero distratta, e in genere la gente cammina senza fermarsi sul marciapiede»

    «Mi dispiace, mi sono perso e sto cercando di capire dove devo andare»

    «Cosa stai cercando? Forse posso aiutarti»

    «La sede del Time Warner»

    «Bene, allora...» dico io, mentre mi giro in tondo e perlustro la zona. «Vedi quegli edifici alti lì in fondo? Devi andare lì. È sulla Marietta Street».

    «Ti ringrazio; sei sicura di riuscire a tenere tutte quelle borse?»

    «Si, certo. Buona fortuna, spero che troverai il posto dove devi andare» gli dico io, voltandomi verso di lui, nella speranza di non far cadere nient’altro. Devo controllare le borse; dentro di me sento di stare per perdere le staffe, e ho bisogno di darmi una calmata prima di esplodere.

    «Grazie, e congratulazioni» lo sento dire dietro di me, e gli faccio un cenno con la mano.

    Quando arrivo al semaforo a Park Avenue, e getto un’occhiata sull’insegna del mio negozio, faccio un gran sorriso, come al solito. Questo posto è mio, l’ho costruito io da cima a fondo, facendone quello che è diventato oggi. Proprio il mese scorso siamo stati eletti miglior pasticceria di Altlanta, e non è cosa da poco, dal momento che a competere qui vi sono tanti grandi pasticceri. Non mi sarei mai aspettata  di arrivare fino a tanto, ma con le nostre torte glassate e i cupcake ci siamo riusciti. Inizialmente era una piccola pasticceria, ma lo scorso anno ho aggiunto una piccola caffetteria per renderla più accogliente. Grazie ai pendolari che frequentano la zona, mi è sembrata la cosa giusta da fare. Adesso gli uomini d’affari della zona ordinano bagel, tartine dolci, torte per le feste in azienda, e altri manicaretti per il pranzo. La maggior parte della gente che viene di mattina vuole solo divorare una pasta e una tazza di caffè, per poi scappare via e iniziare la giornata. La sera, organizziamo alcune letture di poesia e una volta abbiamo persino ospitato un chitarrista.  Questo è tutto merito di Zara e dei suoi amici hippie, ma attira un po’ di gente giovane dei dintorni, e per noi è una vittoria.

    Il semaforo pedonale diventa verde e volo dritta al negozio, con la speranza che dentro siano tutti ancora vivi. Ho lasciato Zara e Hatcher da soli, il che non è mai un bene in questi giorni.

    Spingo la porta con il fianco e inalo l’odore di zucchero, farina e il vago aroma di vaniglia che aleggia nell’aria. Dopo aver dato un’occhiata rapida ai clienti che hanno preso posto ai tavoli, osservo le mura intorno. Rosa, marroni e color crema, con dei pois su uno dei muri, mentre quello di fronte è adornato con alcune delle fotografie che Frankie ha scattato durante l’inaugurazione. La parete di ingresso è fatta di vetrate, con il cartellino che segna aperto e il logo. Le vetrine del bancone sono piene zeppe dei nostro prodotti freschissimi, il caffè ribolle dietro di esse, e la voce di Hatcher che sta alla cassa attira la mia attenzione.

    «Fatemi mettere via queste cose e vengo ad aiutarvi» dico, e mi dirigo verso il mio ufficio sul retro, Una volta entrata, appendo il mio abito da sposa all’attaccapanni e appoggio la borsa sul pavimento lì accanto. Afferro una vecchia maglietta e pulisco la plastica esterna, e ispeziono il contenuto della busta. Sembra che ogni cosa sia sopravvissuta alla caduta e, cosa ancora più importante, sono sopravvissuta a mia madre. Ormai non avremmo il tempo di sistemare il vestito né di ordinare un nuovo velo. La prossima volta dovrò stare più attenta e assicurarmi di tenerlo con cura.

      CAPITOLO

    Questo pomeriggio è venuta più gente di quanto mi aspettassi, e cinque minuti prima di spegnere l’insegna, mi siedo sul bancone. Di fronte a me è poggiata l’agenda, e faccio rimbalzare la penna sulle sue pagine piene. Zara sta mescolando gli ingredienti che servono per gli ordini di domani, ma Hatcher ci ha già mollate; a lui non importa darci una mano con il matrimonio. Mancano solo Frankie e Natasha; Natasha arriverà in ritardo perché oggi aveva un appuntamento galante, e poco fa Francesca mi ha mandato un messaggio, dicendomi che ha appena finito lo shooting fotografico, ma arriverà a breve.

    Mi dirigo verso le porte che conducono alla cucina per vedere se posso essere d’aiuto; prima saranno pronte queste infornate, e prima possiamo finire la lista delle cose da fare per il matrimonio. Dò una sbirciata dentro il recipiente che ruota alla base del mixer gigante e sorrido alla vista del colore perfetto di quell’impasto al cioccolato. Il segreto sta nel mescolare e mescolare finché la polvere di cacao diventa di un marroncino chiaro, dopodiché bisogna lasciarlo in frigo per tutta la notte, così da assicurarsi che la mattina, essendosi ammorbidito, lieviterà per bene e manterrà la consistenza più soffice che le vostre bocche abbiano mai provato.

    «Stai lontana da quel recipiente, ci penso io. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che ti si gonfino le labbra prima del matrimonio. Lo sai che non devi toccare niente che contenga cacao»

    «Lo so, e non ti preoccupare. Non ho alcuna intenzione di toccarlo. Ecco perché ho te», dico alla mia amica, e le faccio la linguaccia.

    «È meglio di no. Lo so che pensi che un solo assaggio non possa farti nulla, ma mi è stato severamente ordinato di non permetterti neanche di sfiorare il contenuto di quel recipiente»

    «Sai, è orribile che la cioccolata mi faccia gonfiare le labbra come se fossero attaccate a una pompa. A volte è come avere le labbra imbronciate.  Te lo immagini, vero?»

    «Sì, ma non possiamo avere quelle labbra enormi nelle foto del matrimonio. Voglio dire, già abbiamo la faccia di Natasha per distruggere gli obiettivi»

    «Dai, sii gentile con lei; io lei ho già chiesto di indossare un rossetto meno appariscente per il gran giorno»

    «Questo lo pensi tu, ma da quanto tempo la conosciamo?»

    «Da anni, ma sono fiduciosa»

    «Io non capisco come faccia uno donna così professionale e sofisticata ad adorare quei rossetti. Hai mai visto la sua collezione?»

    «Sì. Non si è mai offerta di farmi usare quello rosa chiaro che mi piace tanto». Mi assicuro che Zara non mi veda mentre passo il dito sul bordo del recipiente. Dò una rapida leccata al dito e sorrido per il sapore che inebria le mie papille gustative.

    «Hai appena fatto quello che penso, vero?»

    «Non so cosa pensi che io abbia fatto, quindi no» le dico mentre mi allontano da lei e vado a chiudere il negozio. Noto che un cliente sta aprendo la porta, e riconosco in lui l’uomo del parco di questa mattina. Metto le mani sotto il grembiule e alzo lo sguardo: «Come posso aiutarla?»

    «Oh, devo ritirate un ordine per l’A-Team. Hey, ma tu non sei la ragazza che mi è quasi venuta addosso stamattina?»

    «Sì, e mi scuso per quello, sono sempre distratta. Vado sul retro e prendo il suo ordine»

    Mentre mi avvicino al tavolo sul retro, sento dei  pizzichi sulle labbra, segno che si stanno gonfiando sul serio. Merda, non ci voleva, sono più brava a parlare che a fare, ripeto tra me e me.

    Faccio un respiro profondo, spingo la porta con la schiena e mi preparo a porgergli il suo ordine. Noto quindi la sua espressione, e cerco di mordermi le labbra.

    «Va tutto bene? Mi sembra che le stia venendo qualcosa» mi dice, muovendo le dita verso il mio volto.

    «Oh sì, sto bene, solo una leggera reazione al cioccolato. Non ti preoccupare»

    «Mmm...ne sei sicura? Voglio dire, sembra grave, e cos’è che non va nel cioccolato? Non sono mai stato qui prima d’ora. Dobbiamo forse preoccuparci degli ingredienti che usate?»

    «Le posso garantire che abbiamo solo ingredienti freschissimi; sono solo io che sono...» cerco di spiegargli, mentre entra Zara che si lascia scappare un urlo  non appena nota le mie labbra.

    «Morgan, ti uccideranno! Ti avevo detto di tenere le dita lontane»

    Faccio spallucce al ragazzo che continua a fissare le mia labbra gonfie, e gli dico: «...allergica al cioccolato»

    «Bene, e lavori in una pasticceria. Astuta, veramente astuta»

    La sensazione che si stiano gonfiando sempre di più mi mette giusto un po’ in allarme e gli porgo la scatola bianca con il nostro logo attaccato sopra. «Tieni, buon appetito e torna a trovarci» gli dico velocemente e corro al bagno delle signore per guardarmi allo specchio.

    Appena accendo la luce e mi dò un’occhiata, mi spavento. Diciamo che quelle di Angelina Jolie non hanno niente a che vedere con questi bei canottoni. Sembra che siano stati aspirati da un’aspirapolvere per settimane. Zara entra senza bussare con le mani sui fianchi; sta per puntarmi il dico contro, ma io la fermo e scuoto la testa. Conosco bene quel discorsetto, e non ho voglia di sentirlo. Invece, mi trascino dentro il mio ufficio e rovisto nel cassetto della scrivania in cerca di una Benadryl. Afferro un bottiglia d’acqua dal mini frigo dietro la scrivania e la tracanno per far scendere la pillola magica giù per la gola.

    «Devi smetterla di assaggiare i prodotti; ti ho detto che lo faccio io. Che si fa se fai una cosa così e succede qualcosa di brutto?»

    «Non succedeva da anni. Ti prometto che cercherò di smetterla. Lo sai quanto mi pesa non poter assaggiare tutto quel cioccolato»

    «Lo so, e io sarei morta milioni di volte se fossi stata al tuo posto, ma ci serve una sposa viva per il giorno delle sue nozze»

    «D’accordo, farò la

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