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Dipingere al di là della tecnica col cuore e l'emozione
Dipingere al di là della tecnica col cuore e l'emozione
Dipingere al di là della tecnica col cuore e l'emozione
Ebook168 pages1 hour

Dipingere al di là della tecnica col cuore e l'emozione

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Dipingere al di là della tecnica significa fare arte in piena libertà: un’opera d’arte, con tutta la sua espressività, non deriva certamente da un assieme di esattezze ben particolareggiate, ma dall’eleganza del tratto e dalla fluidità del colore, cose che portano il fruitore a fantasticare oltre le schematiche raffigurazioni dei vari temi.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 31, 2013
ISBN9788891103819
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    Dipingere al di là della tecnica col cuore e l'emozione - Stefano Busonero

    9788891103819

    Discorso introduttivo

    Non si pensi di trovare in queste pagine le pompose regole accademiche di disegno, di prospettiva, di tecniche pittoriche, né tutte le altre norme legate alla razionalità degli insegnamenti. Qui si parla del cuore della Pittura e dei messaggi psicologici integrati in essa, che vanno oltre la schematica raffigurazione del soggetto rappresentato.

    Trattasi di stati emozionali e soprattutto dei mezzi di comunicazione che l'artista deve impiegare per instaurare un subliminale dialogo col fruitore del dipinto. Una buona tecnica pittorica ed una certa conoscenza dell'arte del disegno sono comunque ottimi strumenti per chi stia già percorrendo questo meraviglioso cammino. Tuttavia, per chi non abbia ancora raggiunto una significativa esperienza in questo campo, ritengo che sia sufficiente apprendere soltanto i primi rudimentali principi tecnici per poter entrare attivamente nel magnifico mondo della Pittura e creare delle opere d'arte. Le regole vere e proprie sono assenti nel presente trattato, ma sono stati inseriti– non a caso – in modo alquanto sintetizzato, alcuni accorgimenti ad esse affini, nel quarto ed ultimo capitolo. Anche in tali pagine, la considerazione della Pittura, vista dal lato sentimentale, è pressoché totale.

    Innanzitutto vorrei incominciare con un primo consiglio diretto a chi abbia già acquisito una tecnica ed una propria maniera di fare arte, invitandolo a tenersela ben stretta ed a preoccuparsi soltanto di svilupparla. Questa – qualsiasi sia lo stato di acquisizione – non dovrebbe mai essere gettata via per seguirne una nuova. Occorre invece renderla migliore senza mai scostarsi dai principi che l'hanno resa una nostra peculiarità (una nostra firma), anche se non rispetta le cosiddette regole accademiche. Il nostro modo di dipingere non deve essere brutalmente influenzato da altre tecniche, occorre invece lavorare sodo per farlo progredire, rispettando in ogni modo, e sempre, la radice che lo ha generato.

    Perciò:

    La nostra pennellata ha una certa caratteristica, sicuramente diversa da quella di ogni altro pittore. Chiamiamola meravigliosa, bella, brutta, orrenda ma cerchiamo di non inquinarla con cambiamenti traumatici. Essa va soltanto sviluppata. La caratteristica di base deve rimanere la stessa. Anche se si facessero mastodontici sforzi per cambiarla, la tendenza verso lo stato primitivo rimarrebbe sempre forte, pronta ad ubbidire ad ogni richiamo dalla foresta.

    Il nostro senso della prospettiva ci porta a disegnare ad una certa maniera? Ebbene, non cambiamo quel modo di fare arte, perché è il nostro modo di dipingere. Cerchiamo invece di svilupparlo seguendo i nostri principi.

    Ci accorgiamo di aver inserito in un contesto paesaggistico un colore che ci dà gioia, ma che pensiamo non piaccia alla gente? Non preoccupiamoci di sostituirlo con altri colori, bensì lavoriamo su quel cromatismo che tanto ci piace e godiamone gli effetti.

    Qualcuno vuole insegnarci a capire e sentire i colori? Non ascoltiamolo. Ognuno di noi possiede un immenso potenziale per gioire della percezione cromatica. Questa è personale ... quindi … esercitiamoci a migliorare l'ascolto delle nostre emozioni derivate dagli accostamenti tonali ed accettiamo soltanto consigli atti a migliorarne il mezzo.

    Temiamo che la nostra espressività pittorica sia alquanto bassa? Può darsi che lo sia, cerchiamo allora di renderla più incisiva proponendoci di seguire esclusivamente i nostri istinti.

    Si potrebbe andare avanti per intere pagine finendo per annoiare il lettore, ma la conclusione è sintetizzata in una sola breve raccomandazione:

    formiamoci artista unico cercando di migliorare tutte le nostre peculiarità senza tralasciarne alcuna – cosa assai più importante – e di non aggiungere una sola caratteristica appartenente ad altri, neanche se provenisse dal grande Michelangelo (se fosse vivo). Nel caso fosse possibile essere consigliato dal grande maestro, il suggerimento sarebbe quello di gettar via tutto il nostro bagaglio culturale, aprendogli completamente le porte. Naturalmente non parlo di pura tecnica ma di strumenti atti allo sviluppo delle sensazioni verso la coloristica, sia per la trasmissione (pittore) che per la ricezione (fruitore dell'opera) dei messaggi introspettivi.

    In conclusione, un nostro dipinto deve contenere esclusivamente il concentrato di tutto ciò che ci appartiene: bello, insignificante e brutto che sia. Solo così potremo dipingere spensieratamente e in questo modo la Pittura diventerà per noi un meraviglioso svago.

    Cerchiamo quindi di lavorare liberi da ogni laccio e di non annoiarci nel fare quelle esattissime ma scollegate accozzaglie di particolari … di precisione: a questo ci pensa la macchina fotografica!

    Nel presente volumetto, al termine di ogni capitolo ho un inserito, in breve, un piccolo testo riguardante i movimenti artistici più importanti che hanno caratterizzato la storia dell'arte. Tale scelta è determinata dal desiderio di dare maggiore completezza a questo mio lavoro e spero che possa far nascere in chi legge, il desiderio di conoscere ancora di più il meraviglioso mondo della Pittura e dell'arte in genere.

    Qui concludendo – ma lo ripeterò fino alla noia nei vari capitoli – ritengo fermamente che la pittura non debba essere inquinata dalla perfetta razionalità, che sia importante dipingere spensieratamente senza troppo sottomettersi alle rigide regole classiche, che sia necessario apporre sulla tela colori dettati dal sentimento e non dalla ragione e che nella realizzazione di un quadro si debba obbedire soprattutto alle sensazioni del momento: percezioni che sono sempre diverse le une dalle altre e che possono variare in brevissimi lassi di tempo, anche osservando lo stesso soggetto.

    Buon proseguimento

    Parte prima

    Esprimersi nella Pittura

    Con l'estrema cura del particolare tutto si fa più sofisticato e il pittore perde gran parte della propria libertà.

    Ognuno di noi, quando si esprime parlando, lo fa con una propria e ben precisa caratteristica, che dipende da molti fattori, quali il timbro di voce, la velocità di linguaggio, le pause, i toni , il volume, l'importanza o il nonsenso di ciò che dice ed infinite altre cose di grande valore di cui debbono essere prese in considerazione anche le varie sfumature. Questo modo di esprimersi, si matura nel tempo e poi viene esternato in modo del tutto naturale.

    Chiunque, anche ad occhi chiusi, riconosce la maggior parte delle caratteristiche di colui che sta parlando in quel momento, e quindi scopre la paternità di quella voce. Non solo dal suo timbro, ma anche da tutte le altre cose, nonché dai temi trattati e da come vengono esposti. Tutto questo caratterizza il proprio modo di esprimersi che, buono o cattivo che sia, ogni individuo si porta dietro per tutta la vita. Se costui provasse a cambiare qualcosa del suo modo di parlare, ormai acquisito nel tempo e quindi radicato, farebbe uno sforzo enorme, soprattutto a scapito della spontaneità. La cosa diventa certamente ancor più pesante quando l'interessato pensa di intervenire modificando gran parte delle sue caratteristiche espressive.

    Tutto, allora, si farebbe sofisticato e l'essere umano perderebbe così gran parte della sua libertà.

    In Pittura, questa libertà di espressione è uno dei requisiti più importanti. Cercando di cambiarla si rischierebbe di fare enormi danni a se stessi, perdendo in questo modo le proprie peculiarità.

    Si deve imparare la tecnica nel dipingere, seguendo determinati criteri e la si deve sviluppare e raffinare nel tempo. Essa diventerà un importante mezzo di creatività che il pittore potrà plasmare a suo piacimento, fino ad integrarla con i più svariati accorgimenti da lui stesso inventati durante il percorso della sua attività artistica. In questo trattato non si farà cenno alla tecnica della Pittura, che potremo rivoluzionare a nostro piacimento – purché si cerchi sempre di migliorarla – o integrare con le altrui esperienze pittoriche. Si darà invece grande importanza all'espressività, che già ci appartiene e ci contraddistingue da qualsiasi altra persona.

    Arte Ufficiale e Arte Pubblica

    Questo movimento è sostenuto, con ben precisi intenti di autoaffermazione, dalle classi aristocratiche e soprattutto dai governi, concependo opere di natura molto varia ma pur sempre di esplicita chiarezza. L'arte pubblica ha gli stessi intenti ma il soggetto artistico è un monumento, un palaz- zo, o qualsiasi altra struttura.

    Non inquiniamo la nostra espressività

    Le nostre peculiarità sono la nostra firma: non facciamo in modo che vengano distrutte!

    Tutto ciò che abbiamo imparato in precedenza dobbiamo tenercelo ben stretto e coltivarlo, perché ciò è il nostro tratto distintivo, il nostro marchio, la nostra firma. Avremo così una caratteristica che ci distinguerà certamente dagli altri. Non dobbiamo permettere a nessuno di modificare la nostra espressività. Più volte, in questo libro, si leggerà lo stesso consiglio: sviluppiamo ma non cambiamo la nostra creatività, poiché questa è unica!

    Imparare una tecnica non è semplice, occorre molto studio ed applicazione e, una volta acquisita e stabilizzata, ha bisogno di essere personalizzata. Quando tale processo si sarà completato ed assumerà una sua specifica configurazione, tutti gli interventi di cambiamento su di essa saranno ad intero scapito dei dipinti. Quindi, una volta imparata una tecnica ed un certo modo di dipingere, il consiglio più bello e spassionato è quello di non farsi influenzare più da nessuno. Accettando degli ottimi consigli tecnici, vedremo certamente migliorare la rappresentazione visiva delle nostre opere, ma parte della spontaneità andrà irrimediabilmente perduta. Ad un certo punto bisognerà fermarsi e riflettere su tale argomento, cercando un compromesso ben equilibrato tra perfezione visiva e messaggio emozionale: migliorando la prima si impoverisce il secondo. In parole povere, quello di cui dobbiamo preoccuparci è solamente lo sviluppo ed il raffinamento della tecnica, seguendo preferibilmente gli indirizzi già intrapresi. Per quanto riguarda invece il nostro modo di esprimerci in Pittura, la cosa diventa assai più problematica. Questa non si impara … già si trova dentro di noi … spesso nascosta … allo stato brado … e … non può essere cambiata … … … da nessuno! La parola nessuno comprende anche la stessa persona che la possiede. L'espressività può essere soltanto sviluppata seguendo le logiche dettate dal cuore e dalla mente, ma lontane dalla razionalità. Prima di fare questo, però, occorre scovarla entro i meandri del nostro inconscio. Non esiste persona che non l'abbia. Esistono invece moltissimi pittori – se così vogliamo definirli – che non ne hanno mai fatto uso. Quindi, accettare consigli atti a migliorare la nostra creatività, non aiuta affatto ad affrontare meglio le difficoltà – e ce ne sono

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