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Donne
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Ebook299 pages4 hours

Donne

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About this ebook

Il mondo delle donne è un labirinto e ogni angolo riserva una sorpresa. Ma la vera sorpresa è la donna stessa che di quel labirinto conosce tutte le vie d’uscita.
C’è Anna, che deve ricominciare a vivere.
Beatrice e l’amore malato.
Caterina e un marito da amare.
Daniela si è persa.
Helga è immersa nelle bugie.
Ottavia è usata da un uomo, mentre Pamela con gli uomini ci gioca.
E poi Germana, Queen, Rossella, Silvia, Zara…
Queste sono le loro storie e ogni donna che le leggerà, potrà aggiungere la sua.
Come dice Adele Patrini, presidente di C.A.O.S, le donne sono energia, creatività e passione.
Energia, per i mille ruoli da ricoprire.
Creatività, per inventarsi di nuovo, ogni volta che la vita le blocca.
Passione, che a volte le accende e a volte le brucia.
Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’associazione
C.A.O.S. – Centro Ascolto Operate al Seno
LanguageItaliano
Release dateFeb 23, 2018
ISBN9788894806519
Donne

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    Book preview

    Donne - Patrizia Emilitri

    Indice

    Serie

    Pensieri

    Ringraziamenti

    Assoziazione CAOS - Centro Ascolto Operate al Seno

    ANNA

    BEATRICE

    CATERINA

    DANIELA

    ELENA

    FLORIANA

    GERMANA

    HELGA

    ILEANA

    LOREDANA

    MARIA ROSARIA

    NELLI

    OTTAVIA

    PAMELA

    QUEEN

    ROSSELLA

    SILVIA

    TIZIANA

    URSULA

    VALENTINA

    ZARA

    About the Author

    Edizioni Il Vento Antico

    ISBN: 978 88 94806 51 9

    I Edizione marzo 2018

    Questo libro è stato realizzato e pubblicato

    dalle Edizioni Il Vento Antico

    www.ilventoanticoeditore.com

    info@ilventoanticoeditore.com

    Copyright © 2017 Patrizia Emilitri

    All rights reserved

    Serie

    Dodo Books

    Il ricavato di questo libro

    sarà interamente devoluto

    all’Associazione

    CAOS – Centro Ascolto Operate al Seno

    PENSIERI

    Dio ti ha dato questa prova difficilissima da sopportare perché sapeva che, ferendo una quercia forte come te, saresti diventata ancor più forte, estendendo la tua ombra fresca e tonificante a tante altre creature.

    Paolo Macchi,

    Ingegnere

    Dedico la mia consapevolezza, seppur da dolore e sofferenza, a tutte le DONNE, perché la verità è la nostra forza. Auguro alle compagne di viaggio un cammino di luce.

    Jolanda Antonelli,

    Avvocato

    In che soave zeffiretto, il meraviglioso duetto delle Nozze di Figaro tra la Contessa e la cameriera, Mozart ci regala lo spettacolo di due donne palpitanti insieme. Non c’è traccia di invidia né di ipocrisia. Il magico innesto delle voci ci guida in una morbida e suadente zona di eguaglianza. Sono le donne del settecento progressista viennese in cui Wolgang era calato. Sono le donne della sua vita. Attive, colte, autonome, intraprendenti. Come la sorella Nannerl e la moglie Constanze. Che lavorarono, una come pianista e insegnante, l’altra come scrittrice e organizzatrice musicale per tutta la vita, fino a quando vissero in pieno l’Ottocento.

    Lidia Bramani,

    Presidente Scuola Italiana di senologia

    E Dio mi fece donna di Gioconda Belli.

    E dio mi fece donna, con capelli lunghi, occhi, naso e bocca di donna. Con curve e pieghe e dolci avvallamenti e mi ha scavato dentro, mi ha reso fabbrica di esseri umani. Ha intessuto delicatamente i miei nervi e bilanciato con cura il numero dei miei ormoni. Ha composto il mio sangue e lo ha iniettato in me, perché irrigasse tutto il mio corpo; nacquero così le idee, i sogni, l’istinto. Tutto quello che ha creato soavemente a colpi di mantice e di trapano d’amore, le mille ed una cosa che mi fanno donna ogni giorno, per cui mi alzo orgogliosa tutte le mattine e benedico il mio sesso.

    Adelina Pane,

    Direttore Sanitario

    Amo questa citazione: Quando si scrive delle DONNE bisogna intingere la penna nell’arcobaleno e asciugare la pagina con la polvere delle ali delle farfalle – Denis Diderot.

    Gottardi Ornella,

    Oncologo, Direttore U.O.

    La forza di una donna è immensa. Solo una donna sa come rialzarsi in piedi, e lo fa sempre con l’eleganza e la creatività che la contraddistingue.

    Samy Barco,

    Moglie e Mamma

    Conosco Patrizia e sono sicura che una donna speciale non può che scrivere un libro speciale. Questa testimonianza dedicata alle donne fa bene alle donne e attraverso una rete di sinergie emotive le aiuta ad avere più forza.

    Mariagrazia Tibiletti,

    Genetista

    Alle donne devo molto: mi insegnano, giorno per giorno, l’arte della VITA.

    Francesca Rovera, Chirurgo,

    Direttore Breast Unit

    Le donne credono nelle relazioni: questo è storia, cultura, arte e filosofia.

    Giovanna Iula,

    Breat Nurse

    Le DONNE…sorelle coraggiose e tenere, fragili e determinate. Ed ogni volta che la vita ci mette di fronte alle sue prove, mi si apre il cuore nel vedere quante risorse in realtà abbiamo.

    Bettina Ballardini, Chirurgo,

    Direttore Breast Unit

    Smarrimenti e reazioni di forza corali: le donne cambiano l’immaginario della malattia.

    Gemma Martino,

    Direttore Scientifico METIS, centro studi di oncologia

    Ogni donna felice, infelice, violata, triste, malinconica, offesa, pentita, superficiale, profonda, piangente, dolorante, malata, sana, credente, atea, ha dei demoni nella vita, ma trova sempre il coraggio di affrontarli e, per dirla con i versi di Alda Merini, di diventare grande come la terra ed innalzare il proprio canto d’amore.

    Silvana Monetti,

    Chirurgo, Direttore Breast Unit

    Essere donna è un grande privilegio che ci accompagna giorno per giorno: a noi averne consapevolezza.

    Maria Vittoria Castiglioni,

    Studentessa

    Alle donne, radici più profonde dell’amore. Quello che non ha bisogno di parole per essere descritto perché c’è e ci sarà sempre.

    Luisa Romeo,

    Avvocato

    Una donna! Una forza!

    Gaia Veronesi,

    Studentessa

    Non si nasce DONNE, si diventa! Con determinazione, coraggio, onestà e bellezza.

    Alessandra Chiarello,

    Esperta di marketing e comunicazione d’impresa

    Noi donne senza un confine abbiamo un piano: non ci fermeremo MAI!

    Elena Mazzetti,

    Executive Assistant

    Ogni donna serba in sé la forza di dare la vita, e questa grande forza resta in lei anche quando è la sua stessa vita ad essere in pericolo.

    Laura Damiani,

    Avvocato

    La donna non è un giorno, è sempre!

    Patrizia Bernasconi,

    Volontaria, Mamma, Moglie

    Storie di donne, storie normali, pezzi di vita che scorrono, testimoniano e insegnano. Pagine di un diario scritto a mano. Attimi densi di emozione, dolore, amore, cadute e ripartenze. Vite che si intrecciano e disegnano acquerelli intensi o delicati, secondo le pulsazioni del cuore. Queste sono le donne: fragili e resilienti, capaci di abbracci sconfinati e distanze siderali. Storie in cui è bello perdersi per provare a ritrovarsi.

    Francesca Brianza,

    Avvocato, Assessore Regionale

    Una donna trova il tempo di sorridere anche quando sembra improbabile, ed il bello è che ci crede: così risana il mondo.

    Maria Giovanna Luini,

    Medico e Scrittrice

    Chi continua a sostenere che essere DONNA è essere fragile? Oggi la letteratura scientifica aggiornata insegna a guardare le emozioni, i pensieri e gli stati d’animo come qualcosa di sé da tenere caro, con tanta cura: emozione è vita. Il grido di dolore, la gioia e le infinite sfumature dell’essere sono la sua forza. Una Donna si distingue per la sostanziale capacità di viversi. E allora che sia strillo fragoroso do ogni colore, forma, materia, storia ed esistenza.

    Alessandra Massironi,

    Psicologa esperta in welfare socio-sanitario

    FAVOlosamenteDONNA!

    Elisabetta Iannelli,

    Avvocato e Segretario Generale FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia)

    Quando in una stanza entra una DONNA, non entra solo un sorriso, ma anche sensibilità e attenzione verso gli altri. Empatia è DONNA…su di lei si può contare.

    Doriana Giudici,

    Vice Presidente FIDAPA Varese, Federazione Italiana Arti Professioni e Affari

    Chi dice DONNA dice l’altra metà del cielo, la costola mancante, l’imprevedibile, dove l’ordine è sterile, vita che umanizza la vita. Senza di Lei,

    che storia è?

    Alessandra Mammano,

    Medico, Psicologa, Mamma

    Ogni donna è unica, ma tutte sono capaci di amare profondamente e, anche quando sono sfinite, sanno trovare le risorse per FARE.

    Lucia Tenconi,

    Architetto e Neomamma

    DONNE che trovano la forza di sorridere e hanno il coraggio di vivere la vita.

    Chiara Bonafè,

    Psicologa e Mamma

    L’arte del saper vivere consiste nell’avere gli occhi di chi ne ha passate tante e il sorriso di chi le ha superate tutte.

    Alessia Beia,

    Studentessa

    Il bello delle DONNE e che più hanno paura, più hanno coraggio.

    Marzia Calzavara,

    DONNA a tempo pieno

    Grazie alle DONNE che non si stancano di amare, di ricominciare, di cercare, e il buono che trovano lo sanno donare.

    Renata Zibetti,

    Insegnante di Yoga

    Essere con voi mi onora, quindi dedico questo mio pensiero a una DONNA meravigliosa tra DONNE meravigliose: mia moglie Liliana.

    Ezio Cazzaniga,

    Volontario e Vedovo

    RINGRAZIAMENTI

    Ogni donna è tante donne, ogni donna è unica.

    Questo pensavo mentre scrivevo. Donne così semplici, eppure così complesse. Donne che decidono o subiscono. Allegre o rassegnate. Amanti, mogli, madri e figlie. Amiche.

    Donne che subiscono l’esistenza ma vivono la loro vita.

    Donne che vorrei conoscere e che ho conosciuto.

    Donne a cui dedicarlo.

    Grazie ad Adele Patrini, presidente dell’associazione C.A.O.S. posso farlo. Felice di offrirlo, tramite lei e C.A.O.S., a tutte le donne che vorranno diventare amiche di Anna, Caterina, Zara, Queen, Beatrice e tante altre..

    Grazie Adele, per quello che fai e quello che sei. Se anche in minima parte posso contribuire al tuo lavoro e al lavoro di tante persone che collaborano con te con determinazione per il benessere di tutte noi, ne sono orgogliosa.

    Grazie alle donne che ho incontrato nella mia vita e che mi hanno dato amicizia, sostegno, attenzione, che mi vogliono bene.

    Grazie a mia figlia Martina a cui ho insegnato tanto e che tanto mi insegna.

    Grazie a Raffaella Bossi e Lilli Luini, senza il loro appoggio e il loro aiuto non avrei fatto e non farei tante, tante cose.

    Grazie alle donne che leggeranno il libro e aggiungeranno a queste vite le loro.

    Patrizia Emilitri

    GRAZIE ALLE DONNE perché regalano un mondo nuovo, dove ci si scambia forza e sensibilità, dove si mischiano i talenti e si abbattono i confini. E allora il sorriso diventa energia, il fascino gioca con l’ironia ed una nuova leggerezza fa volare lo spirito.

    Un GRAZIE particolare alle DONNE della mia vita: Veronica Maria Vittoria, Daniela, Gaia e ... la Lietta.

    Adele Patrini

    ASSOCIAZIONE CAOS - Centro Ascolto Operate al Seno

    L'associazione C.A.O.S. Onlus nasce a Varese nel 2003 con l'intento di offrire un servizio dedicato alla donna che vive l'esperienza del tumore al seno e accompagnarla, con sensibilità e passione, nel percorso: prima, durante e dopo la malattia, chiamando a raccolta medico, famiglia ed istituzioni.

    C.A.O.S. è parte integrante del Team Multidisciplinare di Senologia dell'Ospedale di Circolo di Varese.

    Attraverso un CENTRO DI ASCOLTO basato sulla relazione di aiuto, sviluppa, in assoluta collegialità con l'equipe medico-infermieristica, la seguente mission:

       ascoltare, informare ed aiutare le donne ed i loro parenti;

       raccogliere suggerimenti e consigli;

       promuovere la cultura interdisciplinare del prendersi cura ed il lavoro di rete delle intelligenze esistenti;

       sollecitare le strutture sanitarie ad un’ottica di cura dove la donna sia al centro dei percorsi terapeutici;

       sostenere la ricerca clinica, dove la relazione e l'energia creativa siano parte integrante dell'osservazione;

       promuovere percorsi capaci di innescare nelle donne che si ammalano momenti di trasformazione e di autonomia decisionale;

       sostenere con donazioni, borse di studio e corsi di formazione, l'eccellenza della realtà sanitaria varesina.

    Profonda è la convinzione che il cancro al seno vada trattato con un approccio clinico e culturale, attraverso una cura che contenga: ricerca, scambio di saperi, considerazione della persona, formazione e solidarietà.

    C.A.O.S. Centro Ascolto Operate al Seno Onlus

    Sede legale

    Via Petrarca n.12

    21041 Albizzate (VA)

    Sede operativa

    Az. Osp. Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese

    Viale Borri 57

    21100 Varese

    Tel: 339 8926672

    Fax: 0331 985655

    E-mail: caosvarese@gmail.com

    Sito: www.caosva.org

    Dove rivolgersi

    Telefonando al n. 335 5710701 dalle ore 15.00 alle ore 18.00 dal lunedì al venerdì

    Dunque è in questo e soltanto in questo

    che siamo vissuti:

    per essere eccezionali per un istante.

    Margaret George

    Il re e il suo giullare

    ANNA

    Cinquecentomila euro. Cinquecentomila euro…

    Continuo a ripetermelo.

    Oggi ho versato sul conto corrente mio e di Giorgio cinquecentomila euro.

    Sono quasi le due del mattino e, come succede da mesi, non riesco a prendere sonno. Cinquecentomila euro sono una cifra notevole per una famigliola come la nostra. Mi giro sul fianco destro, tiro il piumino fin sotto il mento. Fa freddo stanotte. Guardo l’ora illuminata sulla radiosveglia appoggiata sul comò.

    Sono le tre e ancora vedo la faccia del direttore della banca alle prese con il mio mucchio di soldi. La sua espressione divisa tra la pena e l’interesse.

    Si può dare un valore alla vita di uomo? Una polizza assicurativa l’aveva fatto da dieci anni e mio marito ne aveva sottoscritto l’importo.

    Il nostro avvocato ha assicurato che presto ci saranno almeno altri cinquecentomila euro dall’assicurazione dell’autista del camion.

    Sono passati solo sei mesi, ma si sa, i brutti ricordi sono come le coperte corte: le tiri, le aggiusti, ma lasciano sempre al freddo una parte di noi, della nostra anima.

    È stato un incidente terribile – hanno detto- non lo so e non m’interessa, sta di fatto che Giorgio non c’è più, al prezzo di un milione di euro.

    Sono una donna ricca ora. Una povera donna ricca.

    Mi rigiro, l’ora luminosa mi condiziona. Voglio perdere il senso del tempo e forse guadagnerò un paio d’ore di sonno.

    Ho bisogno di cancellare i pensieri, di concentrarmi sul mio futuro.

    Il saldo del conto corrente oggi sostiene che devo chiudere una pagina, un intero volume della mia vita e aprirne un altro. Da sola.

    Tre anni di fidanzamento, dieci di matrimonio: in tutto tredici anni di Giorgio, di vita insieme, di abitudini comuni, vacanze, confidenze e due figli.

    Domiziana e Marco sono quanto di più speciale Giorgio potesse lasciarmi, il suo sguardo nei loro occhi, la sua allegria nei loro sorrisi; le sue fattezze sul viso di Domiziana, nel corpo di Marco.

    Mi sembra di riuscire a rilassarmi, sento le gambe distendersi e la mente cancellare i pensieri, poi, un’immagine vuota, bianca.

    Cosa farò adesso? Cosa farò?

    Ho vissuto questi ultimi mesi tra avvocati, uffici di previdenza sociale, banche e uffici comunali, oltre alla grande attenzione che ho dovuto prestare a tutti i documenti da firmare.

    Dio, credo di aver ripetuto il mio nome almeno un migliaio di volte: contratti, certificati.

    Ho dovuto dimostrare di essere la moglie di Giorgio, di essere la madre dei miei bambini, di essere vedova, di essere viva e presentarmi personalmente in un sacco di uffici per giurare, carte alla mano, che mio marito è morto.

    Sì, Giorgio è morto.

    Cosa farò ora?

    Mi alzo, devo andare in bagno, nella fretta ho dimenticato di lavare i denti, o no? Non ricordo. Sento lo stesso il bisogno di rinfrescarmi un po’. Sì, ma ho anche tanto bisogno di dormire, di riposare.

    Uscendo dal bagno, inciampo nella valigetta di Giorgio – bisogna proprio che la metta via-. L’ho ritirata all’ospedale.

    Me l’hanno consegnata due poliziotti mentre, con espressione di circostanza, i medici mi dicevano che mio marito non si era salvato.

    L’ho lasciata qui, vicino alla poltrona sulla quale riponeva i suoi abiti prima di andare a letto. Qui, dove lui la lasciava sempre.

    Mi rituffo sotto la coperta di piume e godo del calore lasciato poco prima, aspetto. Il sonno verrà.

    Passano i giorni, tutti uguali, il senso di vuoto e di solitudine non mi abbandona, o forse è l’enorme responsabilità che non sopporto.

    Osservo Marco giocare in sala, sul tappeto persiano che riproduce nel disegno l’albero della vita. Con i suoi mattoncini colorati costruisce torri, palazzi, scale e villette, aeroporti e stadi.

    Giorgio mi aveva confidato di sperare per lui una carriera da architetto.

    «È un bambino straordinario, ha intelligenza e capacità. Farò qualunque sacrificio, ma farò in modo che studi. Deve avere la possibilità di dimostrare ciò che è.»

    Marco si concentra con lo sguardo sulla posizione di una finestra in una costruzione grande, a più livelli. Osserva, studia, gira il modellino, si sdraia per osservarlo meglio, poi lo gira e lo rigira ancora.

    Domiziana guarda la televisione sdraiata sul grande divano blu. È bella, biondissima, anche troppo. Chiara di capelli e di carnagione, sembra una bambola di porcellana, di quelle antiche, tutte pizzi e merletti.

    Giorgio la osservava spesso dormire. Passava ore davanti al suo letto carezzandole la mano e aveva attenzioni speciali, abbracci e coccole che lei si godeva chiudendo gli occhi.

    Guardo i miei bambini, appoggiata al muro della cucina, li osservo attentamente e una lacrima scende.

    Mi premo la mano sulla bocca e scivolo lentamente lungo la parete. Il mio respiro è affannoso e freno i singhiozzi che si scatenano in gola. Piango, disperata.

    Cosa farò ora, sola con loro?

    Riuscirò a mantenere la figura di Giorgio negli occhi dei bambini? Riuscirò a imprimere per sempre il suo amore nel cuore, nella mente?

    Come farò a crescerli? Giorgio se n’è andato troppo presto. Non è facile sapere come comportarsi ed io confidavo sulla sua sicurezza. Lui sapeva sempre come affrontare me e i suoi figli, sapeva smorzare le situazioni difficili ed esaltare quelle positive.

    Sapeva litigare, sapeva corteggiare, sapeva comprendere, ma io?

    Sono troppo stanca. Troppo stanca e troppo sola. Mi sono persa in me stessa o forse mi sono persa tanti anni fa affidandomi a lui completamente.

    Confidavo nell’eternità. - Per sempre – ci eravamo detti sull’altare. L’avevamo giurato, ma per sempre non dura. Ora l’ho capito.

    Stamattina l’avvocato mi ha riferito che l’assicurazione della controparte ha deciso per un risarcimento complessivo forfetario di quattrocentomila euro. Ho accettato.

    Oggi, ufficialmente Giorgio è un ricordo.

    Rimetto in ordine la cucina dopo la colazione, preparo gli zaini dei bambini. Passeranno la settimana dai miei suoceri, sono stati proprio loro a spingermi, a chiedermi di prendermi una pausa, di pensare a me. Mi vogliono bene, come io ne voglio a loro. Mi hanno accolta subito, felici che fossi la moglie del loro unico figlio. Adesso siamo rimasti solo io e i bambini e siamo la loro consolazione. Domiziana è felice all’idea di rimpinzarsi di cioccolata e televisione con il nonno.

    Riempio la mia borsa: poca roba, solo due cambi.

    Consegnati i bambini, proseguo per l’autostrada. Vado a Varese. Vado dalla mamma. Torno a casa.

    Infilo nell’autoradio un cd dei Queen, la musica gracchia dalle casse nelle portiere.

    Sarò a Varese per pranzo. La mamma mi sta preparando gli gnocchi. Sulle note dolci di I want to live forever, la vedo al tavolo di cucina. Patate, farina, uova, un pizzico di sale. Impasta tutto velocemente e poi si siede. Con calma forma delle palline che fa rotolare con le dita tra i rebbi della forchetta. Rotola e via, rotola e via. La nuvola di farina le fa prudere il naso. Grattandosi con il dorso della mano si incipria il viso. È mezzogiorno e sono quasi arrivata. L’acqua sta già bollendo, ma lei abbassa la fiamma e aspetta. La tavola è apparecchiata.

    «Ciao mamma.»

    «Ben arrivata tesoro.»

    Mi chiama tesoro da quando sono nata e la sua voce, invecchiando, sembra più dolce, più calda.

    O forse, è solo che avevo tanto bisogno di sentirla.

    Ho vissuto troppo tempo in apnea. Ho bisogno di una boccata di tranquillità, calore, affetto, amore. Devo assolutamente ritrovare l’Anna che ero, l’Anna che voglio continuare a essere.

    Per questo ho bisogno di fermarmi, di tornare indietro.

    La mamma, come sempre, ha capito tutto e non chiede nulla.

    Mi serve gli gnocchi fumanti e sorride. Chiacchieriamo un po’ di niente, poi vado nella mia camera a riposare.

    In verità, voglio abbracciare il mio vecchio cuscino, accoccolarmi nel piumone profumato di lavanda e, finalmente godere del sapore salato delle mie lacrime.

    Mi lascio andare a ciò che ho represso, finora ho pianto per la rabbia, per l’ingiustizia subita, per la preoccupazione, ma mai per dolore, mai per me.

    Qualcuno ha scritto: - l’uomo è l’unico animale che sa di dover morire - , ma questo non rende meno difficile accettarlo.

    Decido per una camminata fino al lago. Mi siedo sulla panchina dove io e Giorgio passavamo ore a guardare il movimento lento dell’acqua. Lo sento anche ora di fianco a me e mi manca tanto.

    Per cena la mamma ha fatto le sue famose bistecchine al vino bianco. Sento il profumo già dal cortile, mentre la ghiaia scricchiola con suono rassicurante sotto le mie scarpe.

    Sorrido. Non sa più cosa fare poverina. La tristezza accumulata in questi mesi ha segnato il viso di entrambe, ma sembra sciogliersi tra le vecchie stanze così ordinate e pulite.

    Ci siamo strette l’una all’altra dopo la morte di papà e ora, con la morte di Giorgio siamo colleghe, entrambe sole, entrambe vedove.

    Tutto è rimasto come sempre. Da quando mi sono sposata sembra che la casa abbia subito una sorta di congelamento ed è così rassicurante quando tutto resta come te lo aspetti. Il tempo sembra essersi fermato.

    Pensando al tempo, mi avvicino alla vecchia pendola d’argento appesa sopra la cristalliera piena di oggetti orribili in porcellana e argento.

    Sono per lo più bomboniere di nozze di parenti e amici che mamma tiene gelosamente conservate.

    C’è anche la mia.

    Davvero ho potuto regalare una spiga d’argento? Guardandola bene, sembra la lisca di un pesce.

    Prendo una sedia e salgo. Apro lo sportello di vetro e annuso all’interno, chiudo gli occhi e vedo mio padre, con il piccolo oliatore. Versa un po’ di vasellina liquida sui vecchi ingranaggi. Il profumo intenso di mandorla è quello di allora. La carico, metto a posto le lancette e la faccio ripartire.

    Per un paio d’ore guardo la televisione. Fa un po’ freddo. Senza dire nulla, mia madre si alza, prende dal cesto un plaid fatto da lei e me lo spiega addosso. Mi sdraio e mi lascio rimboccare la coperta come da bambina.

    Ho bisogno di coccole e lei lo sa.

    La notte trascorre tranquilla, mi sento al sicuro, protetta dalla mamma che dorme nella camera accanto. Sogno, un sogno banale, al risveglio non lo ricordo, ma non mi accadeva da molto.

    Tolgo l’orologio. Fino alla fine della settimana non lo riprenderò.

    Ho una giornata intera tutta per me. Non devo accompagnare nessuno da nessuna parte. Non devo fare niente. Con la mamma decidiamo per una passeggiata al Sacro Monte, poi, andremo in centro.

    Lascio la macchina a casa e prendo il pullman, come fa lei tutte le mattine per andare a fare la spesa.

    C’è poca gente, tutti adulti e qualche bambino piccolo con la madre. I ragazzi più grandi sono tutti a scuola da quasi due ore.

    Saliamo per la bella strada che porta alla Basilica e, come facevo da bambina, osservo le grandi ville delle ricche famiglie borghesi varesine.

    Immagino l’interno dei grandi parchi e gli immensi saloni, le torrette alte con i vetri colorati: gialli, blu, rosa. Chissà quali segreti nascondono: secoli di donne e uomini, storie d’amore e odi infiniti.

    Il pullman arranca un po’ e si ferma quasi

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