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La Tua impresa in 7 giorni
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La Tua impresa in 7 giorni

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La soluzione alla tua disoccupazione è crearti una impresa tutta tua, nella quale lavori per te, assumendo uno bravo come te! Qui ti spiego come fare a creare l'impresa dei tuoi sogni, anche utilizzando fondi pubblici.
LanguageItaliano
PublisherPubMe
Release dateFeb 7, 2018
ISBN9788871639413
La Tua impresa in 7 giorni

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    La Tua impresa in 7 giorni - Gianpaolo Santoro

    Studioagevolazioni.com

    Introduzione

    Molti ritengono che le imprese nate nel territorio italiano siano frutto di capitali accumulati, magari da dipendenti, che successivamente si emancipano divenendo imprenditori e, portando appresso il bagaglio di competenze personali, divengono il principale metro di riuscita o fallimento dell’idea imprenditoriale.

    Solo che, in un periodo di crisi economica e con la forte presenza di disoccupazione, non solo giovanile, che colpisce molta parte del territorio italiano, l’accumulo del capitale per l’apertura di imprese diviene sempre più difficoltoso.

    A questo si aggiunge, anche, la scarsa propensione del sistema bancario italiano a concedere prestiti che diano fiducia a lavoratori ed idee imprenditoriali, ciò in particolar modo per quei soggetti, che poi sono i principali beneficiari delle misure di finanza agevolata, i quali non possiedono alcuna garanzia da offrire al fine dell’ottenimento del finanziamento aziendale.

    È qui che interviene il pubblico, cercando di colmare – per certi versi – anche le lacune del sistema bancario italiano e favorendo la nascita di imprese in zone depresse, specie al Sud Italia ma non solo oramai, con il duplice scopo di favorire il re-impiego di lavoratori usciti (o mai entrati) nel circuito produttivo per gli occhi della legge (ad esempio anche per i lavoratori a nero) e, con la nascita di nuove imprese, in realtà, riceverne indietro nuove entrate con il pagamento delle tasse provenienti dai proventi aziendali.

    Quindi, vista dalla parte dello Stato e per rispondere alla domanda che spesso viene formulata circa il "perché lo Stato concede finanziamenti agevolati, a volte anche con ottime percentuali a fondo perduto, la risposta diviene semplice: finanziando idee imprenditoriali singole l’ente erogatore è vero che ha un esborso immediato più o meno ingente ma, questo, ottiene poi una ricaduta (che potremmo definire politica) in termini di occupazione, di creazione di nuove imprese, di dinamicità del panorama imprenditoriale che per permanere sul mercato ha la necessità di proporre innovazione e qualità, di emersione dal lavoro nero e, conseguentemente, di maggiori entrate fiscali, il tutto in un sistema in cui, l’idea formulata che viene ritenuta idonea ad ottenere i finanziamenti, è il grimaldello e la ragione principale sulla quale si basa l’azione di tutti i soggetti coinvolti. Questi, che siano i lavoratori che vogliono divenire imprenditori, i verificatori della fattibilità dell’impresa (spesso questi soggetti sono agenzie statali o comunque enti erogatori" che hanno una mission orientata proprio al comprendere l’utilità per la parte pubblica del finanziamento), i consulenti che frequentemente vengono chiamati dal futuro imprenditore ad assisterli professionalmente (es. commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro ecc.) fino per arrivare al legislatore, sono tutti concordi nell’individuare la genialità italiana, nella capacità di lavoro e di creare qualità, uno degli elementi sul quale si mantiene il sistema produttivo e che deve essere, a maggior ragione, incrementato anche con la Tua idea!

    GIORNO 1:

    Come scegliere l’idea giusta

    § 1. Partire dalle proprie esperienze e dal proprio curriculum

    Aprire una attività è semplice. Molti riescono in un solo giorno, il tempo di recarsi dal proprio commercialista e chiedere di ottenere un numero di Partita Iva, sinonimo di lavoro autonomo o di azienda. Altra cosa è, però, creare una attività che funzioni, per la quale impegnarsi attendendo profitti che facciano vivere.

    Spesso, infatti, le aziende partono con le migliori intenzioni senza comprendere a fondo il "cosa fare" oppure cercano di entrare in un mercato chiuso, che non ha clienti disponibili a servirsi della produzione o dei servizi offerti. Ecco perché, fondamentale è scegliere l’idea giusta, da tramutare in azienda che abbia un appeal per i consumatori che sono il mondo attorno al quale dovranno ruotare le azioni e le attenzioni dell’imprenditore.

    Molte aziende di successo sono nate da idee che, a ripensarci oggi, appaiono come banali, al limite della stupidità, eppure sono servite a colmare un vuoto che il mercato, talvolta inconsciamente, aveva e che, imprenditori coraggiosi ma anche competenti, hanno riempito, magari senza neanche sapere di divenire imprenditori di successo!

    È ciò che è accaduto, ad esempio, per Facebook, il famoso social network creato da una idea, comune se vogliamo, di uno studente di nome Mark Zuckerberg che sentiva l’esigenza, così come i suoi colleghi d’università, di un sito web nel quale socializzare con tutti gli studenti di Harvard, la famosa università di Boston. Quella rete si è espansa a dismisura e Mark, oggi, è un ricco uomo d’affari, amministratore delegato della società scaturita dalla sua idea, Facebook inc., che ha un valore stimato di 550 milioni di dollari.

    Se riprendiamo ed analizziamo l’idea di Zuckerberg ci accorgiamo che:

    Ha (ed aveva anche all’epoca) le competenze per poter intraprendere la strada che l’ha portato a decidere la soluzione al problema individuato (nel caso specifico, essendo un informatico, ha potuto realizzare il primo prototipo di Facebook che si chiamava Thefacebook);

    Ha sentito un bisogno cui trovare soluzione;

    Ha diffuso l’idea prima tra i conoscenti, testandola ed affinandola, per poi ingrandirla sempre più, con la garanzia di una diffusione planetaria essendo un prodotto che – per gli utenti utilizzatori – è gratuito, mentre la società otteneva ed ottiene ricavi sempre in crescita per mezzo delle pubblicità quali banner, applicazioni ecc.

    Anche per l’apertura di una azienda, a maggior ragione con la volontà di accedere a finanziamenti pubblici, è indispensabile pensare all’iter logico che porta alla ragione dell’apertura dell’impresa. Ecco perché bisogna assolutamente partire dal proprio curriculum vitae, quello reale, scevro di ogni ipocrisia o falsità, basato esclusivamente su ciò che veramente si sa fare.

    Un esempio su tutti: un ragioniere che ha sempre avuto la passione delle moto e le smonta e rimonta a puntino, che ha lavorato in concessionari di motocicli, ha un curriculum utile per l’apertura di una officina di revisione per motoveicoli. Un perito meccanico, che dopo il diploma ha sempre lavorato come rappresentante nel settore abbigliamento non può pretendere di aprire una officina di revisione di motoveicoli e, soprattutto, che lo Stato (o l’ente erogatore di fondi pubblici) dia credito e finanzi l’impresa. Sarebbe, peraltro, una impresa che parte debole, perché la mancata conoscenza del mercato e dei bisogni rappresentati dai potenziali clienti, pone l’imprenditore come non concorrenziale con i colleghi del settore.

    Ma come leggere allora il proprio curriculum e verificare il settore che meglio conosciamo e nel quale, personalmente, possiamo reggere la concorrenza?

    Intanto, in questo percorso è necessario astrarsi e considerarsi in terza persona.

    Che significa e come lo si può fare in maniera pratica? Semplice esercizio è quello di immaginarsi un novello presentatore TV che, dovendoci presentare in un concorso a premi per l’assegnazione di denari pubblici ai fini dell’apertura di una impresa, elenca le nostre qualità provate su casi concreti.

    Facendo quest’opera di immaginazione, in realtà, riusciremo a parlare non in prima persona, come accadrebbe in una lettera di presentazione o autocandidatura bensì in terza, come quella di un presentatore che prima d’affermare qualcosa ha necessità d’essere certo di ciò che dice.

    L’immaginazione, ad esempio, può significare che il presentatore Gerry Scotti, nel presentare Paolo Rossi, affermi che "è una persona socievole, portata per l’intermediazione, che ha svolto sempre esperienze nel campo delle agenzie immobiliari e che ha, tra i suoi sogni, quello di aprire una propria agenzia immobiliare". Utile, anche per incominciare a prendere cognizione del mercato in cui andremmo ad operare, è ascoltare molto chi ci circonda: la famiglia è fondamentale, gli affetti, gli amici. Spesso sono le persone che meglio ci conoscono e che hanno una immagine di noi differente rispetto quella che noi riusciamo a farci. Certo non prendiamo tutto per oro colato, nel senso che un familiare che vorrebbe dissuaderci dall’entrare in un settore va ascoltato e compreso nel suo punto di vista ma può anche non rappresentare un panorama obiettivo e corretto.

    Il numero e la qualità di interlocutori non può non avere un suo peso, anche per la definizione più specifica del bisogno da soddisfare. Facciamo un esempio per capirci: "Gianni, geometra e con esperienza nel campo dell’edilizia, è figlio di un imprenditore edile e, praticamente tutta la famiglia, che lui ascolta dopo avergli paventato la possibilità di entrare nel settore edile con una propria impresa, si spacca tra chi gli dice di desistere perché il mercato non gli consentirebbe profitti adeguati per i notevoli costi di gestione e l’altra parte che lo indirizza verso i servizi alle imprese edili. In famiglia, però, vi è la madre, casalinga e due fratelli, di cui uno impiegato di banca, l’altro ingegnere civile. Nella situazione di Gianni, a chi dareste maggiore credito? Certamente al papà, per l’esperienza. Al fratello ingegnere per la competenza. Ma anche la mamma, casalinga, che può vedere l’aspetto del cliente finale, quello che in gergo si chiama consumatore" ed il fratello impiegato di banca, che può vedere l’interazione con i servizi bancari di una impresa, risultano interlocutori di tutto rispetto!

    Una volta terminate quelle che potremmo chiamare interviste, dato che altro non è che il prendere cognizione del mercato in cui si vorrebbe entrare in tutte le sfaccettature, incominciamo a mettere su carta qualche idea.

    Anzi realizziamo, con modalità simile alla famosa lavagna dei buoni e dei cattivi di scolastica memoria, per ognuno dei settori (se sono più d’uno e siamo indecisi su quale destinarci) o per il solo settore d’interesse, una elencazione dei pro e dei contro che ci sono stati riferiti nelle interviste a parenti ed amici.

    Non dobbiamo avere paura ad inserire anche particolari caratteristiche personali evidenziateci che potrebbero creare elementi di criticità successivamente.

    Ad esempio, per riprendere il discorso di Gianni, geometra che vuole entrare nel settore edile, dividendo il foglio in Pro e Contro, inserirà nei contro gli elevati costi di gestione delle imprese edili tradizionali e nei pro il settore dei servizi alle imprese edili che, evidentemente, rappresentano uno spazio in cui è possibile inserirsi. Nei pro un amico ha riferito a Gianni anche il suo essere molto competente, mentre un cugino gli ha riferito che avrebbe necessità di farsi assistere da un dipendente amministrativo perché Gianni non è molto capace tra conti e scritture contabili, evenienza che va scritta certamente nei Contro.

    Questo foglio va tenuto con molta cura ed ampliato ogni qualvolta se ne sente la necessità al fine di chiarirsi le idee.

    Noteremmo che, ciò che ne risulterà, sarà in realtà la strada maestra da percorrere perché, sul medesimo foglio, inseriremmo anche la presentazione che abbiamo immaginato di noi fatta da Gerry Scotti ponendola, ovviamente, nella colonna dei Pro.

    Non ci rimane che leggere e rileggere il foglio, cercando di capire se c’è qualche elemento che stona, sia nella colonna dei Pro che in quella dei Contro.

    Non è una gara a chi ha meno Contro e, conseguentemente, ha più Pro, anzi. Dalla colonna dei Contro in cui c’è

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