La scuola secondo me...
By Diego Palma
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Il mondo dell'insegnamento è complesso, ma allo stesso tempo bislacco. Chi intraprende questa strada sa che non sarà semplice, e poi impara che deve armarsi di pazienza, affilare le armi dell'astuzia e disilludersi sul principio della buona fede, che conta poco. Dovrà stare con gli occhi aperti e tenere sempre nel cassetto un ricorso pronto. Allo stesso tempo però, chi sceglie di fare l'insegnante potrà toccare con mano, la sensazione unica di contribuire a far lievitare anime umane, se sarà pronto ad aiutare a far crescere i ragazzi, pensando che sono futuro della nostra società. Che disgraziatamente oggi, non investe più sulla cultura, quando al mondo, ci sono davvero pochi popoli che abbiano fatto la storia senza cultura e il nostro paese ha una storia culturale importante.
Nel libro c'è un viaggio, talvolta anche comico, di un comune docente del Sud Italia, con la sua valigia carica di speranze ed emozioni, che prova a coronare un sogno.
Il racconto è scritto pensando alle famiglie, agli alunni, ma anche a chi, non conoscendo il mondo scolastico e i suoi retroscena, crede che insegnare sia un mestiere qualunque, senza problemi, senza ostacoli e senza difficoltà.
Spero che un giorno la scuola possa davvero cambiare, ma soprattutto possa cambiare l'orientamento dei governanti, che dovrebbero investire nella scuola la maggior parte delle risorse e soprattutto dovrebbero evitare di costringere chi vuole insegnare a percorrere i labirinti complicati e oscuri di una inutile burocrazia, perché un insegnante non dovrebbe stare a difendersi costantemente da chi gli gestisce la vita professionale. E chi ci rappresenta dovrebbe ricordarsi che senza il corpo insegnante, non sarebbe nemmeno seduto su quello scranno.
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La scuola secondo me... - Diego Palma
Note
Una brevissima storia della scuola
Per definizione, una scuola è un'istituzione destinata all'educazione e all'istruzione di studenti e allievi sotto la guida di varie tipologie di figure professionali che hanno delle conoscenze specifiche.
Spesso e volentieri il ruolo dell’educatore viene frainteso, sminuito e sottovalutato, senza considerare che fin dai tempi antichi, con diverse metodologie, molto più rigide, l’educatore ha sempre rivestito un ruolo di grande importanza. Certo che la scuola antica non era un’istituzione perfetta, non solo per l’eccesiva rigidità, se si considerano le punizioni corporee inflitte a chi non rendeva; era per pochi eletti, con una didattica misera e ridotta alla sola attività, di conoscenza delle lettere e di ricopiatura e dettatura. Così si configurò sino agli Egizi o ai Babilonesi, che istituirono scuole all’aperto, e ai Romani, i quali istituirono dei luoghi di studio (tabernae, pergulae).
La scuola romana è storicamente importante perché ha istituto una prima regolamentazione delle materie da insegnare e dei corrispettivi compiti, in base all’importanza di ciascuna materia. Con la scuola romana nasce la prima scuola strutturata, anche se non ancora pubblica.
Per ritrovare applicato il concetto d’istruzione pubblica, occorre arrivare all’epoca moderna. Nel Medioevo alcuni sovrani istituirono una scuola statale
, anche se affidata al clero. L’istruzione era ristretta ai ceti privilegiati: era una scuola squisitamente classista.
Nel mondo moderno, solo nel corso del XVIII secolo vennero istituite scuole pubbliche gestite dallo Stato.
Il Regno di Sardegna è stato il primo a dar vita alla nuova politica scolastica con l'istituzione di scuole laiche statali di vario grado.
Con la Rivoluzione francese, è nata l’idea di una scuola pubblica, obbligatoria e gratuita, alla quale possono accedere sia i maschi che le femmine. Inizialmente, essa era divisibile in quattro livelli di istruzione nettamente distinti: elementare, medio-inferiore, medio-superiore (al quale si affiancarono i licei) e universitario. Nel 1810, nel Regno di Napoli, Gioacchino Murat decretò per la prima volta in Italia l'obbligatorietà della scuola primaria, obbligo peraltro scarsamente osservato e non completamente osservato neanche ai giorni nostri in parecchie zone dell'Italia meridionale.
L'obbligo scolastico comunque fu fatto effettivamente osservare (con le accennate eccezioni di alcune zone del meridione) a partire dagli anni Trenta del secolo XX.
L'ordinamento scolastico fu profondamente riordinato nel 1923 dal ministro Giovanni Gentile, filosofo e studioso che fu nominato ministro dell'Istruzione per un breve periodo nel governo di Benito Mussolini, con una profonda riforma che rimase in vigore sino agli inizi del XXI secolo.
Negli anni Sessanta del XX secolo fu gradualmente resa obbligatoria la frequenza dei tre anni della scuola media inferiore per i ragazzi dagli undici ai quattordici anni, con l’abolizione delle scuole di avviamento commerciale e di avviamento industriale che erano state istituite nei comuni più popolosi ed altresì con l’abolizione delle classi sesta, settima e ottava della scuola elementare, che ancora erano in funzione nei piccoli centri (spesso in pluriclasse, cioè con una sola maestra che curava l'insegnamento