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L'Erede del Milionario
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Ebook210 pages2 hours

L'Erede del Milionario

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ATTENZIONE: 18+

Romanzo con contenuti erotici, adatto a un pubblico adulto.

E’ davvero possibile addomesticare un milionario scapestrato?

Una volta appresa la notizia che le sconvolgerà la vita, Abby va nel panico e fugge via. Vorrebbe tanto fidarsi di Nick, ma è sola ed è spaventata. E poi Nick proverà mai i suoi stessi sentimenti? O si sono entrambi lasciati trascinare dalla farsa di quella finta relazione, che alla fine si è trasformata in qualcosa di ben più reale di quanto lei stessa volesse ammettere? Ciò che hanno condiviso si è rovinato per sempre oppure hanno ancora una chance per essere felici insieme?

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateFeb 23, 2018
ISBN9781547517466
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    L'Erede del Milionario - Sierra Rose

    L’Erede

    del

    Milionario

    di

    Sierra Rose

    Capitolo 1

    Beh, non sono mai stata in Perù, giusto?

    In quel momento mi sembrò un’ottima ragione qualsiasi per far sì che il paese sudamericano fosse la mia destinazione di sola andata—quello e il fatto che l’unico volo in partenza dall’aeroporto nel giro di un’ora fosse diretto laggiù. Le spiagge, spettacolari e pulite, e l’acqua cristallina non influirono in alcun modo nella mia decisione, ma una volta lì, affondando le dita dei piedi nella calda sabbia bianca, mi sentii sicura di aver fatto la scelta giusta, perlomeno riguardo al Perù. Naturalmente non si poteva dire lo stesso per nessuna delle altre scelte che avevo fatto di recente.

    Dopo essermi sistemata in un albergo in cui si era liberato un posto, andai diretta in spiaggia, a mimetizzarmi come una turista qualsiasi. Un’ulteriore faccia anonima nella folla. Un cameriere mi informò che ero arrivata giusto in tempo per i Mai Tai. Non mi ci volle molto, comunque, per realizzare che le cose nell’emisfero meridionale non erano allo stesso modo. Persino il tempo era differente: trascorreva a un piacevole ritmo che creava dipendenza.

    Anche le riviste erano diverse, cosa di cui ero davvero grata. Nemmeno una volta, facendomi strada in aeroporto e poi alla luce del sole, scorsi il mio volto che mi fissava. Non un solo fan, ragazza o ragazzo, mi fermò in giro per chiedere con la loro usuale mancanza di tatto: Ehi, cosa si prova a scopare con un miliardario famoso?

    Eppure, persino all’altro capo del mondo, sapevo di non potermi nascondere a lungo prima che la verità sulla mia identità e il mio coinvolgimento sentimentale con un VIP mi raggiungessero, prima che il sonnacchioso paradiso del Sud America realizzasse ciò che il resto del mondo già conosceva e la notizia trapelasse.

    La pubblicista che era in me si faceva avanti, e quasi riuscivo a leggere i titoli dei giornali:

    Sposa Fuggitiva?

    La Fidanzata di Nick Hunter Svanisce nel Nulla.

    Persino peggiori dello smascheramento, le ripercussioni sarebbe state feroci. Se c’era una cosa che la stampa amava più di una storia d’amore da favola erano proprio le rotture devastanti. Per quanto in alto avessimo scalato, i media e internet ci avrebbero ributtati giù due volte tanto, e la maggior parte della gente si sarebbe divertita a odiarci, adorandoci segretamente allo stesso tempo.

    Sarebbero state chiamate in causa le persone che ci avevano aiutati ad attuare il nostro piano. I membri della mia piccola azienda in centro sarebbero stati trascinati nel fango. Lo staff di Nick sarebbe stato tormentato notte e giorno e suo padre avrebbe cominciato a sputare fuoco. Persino James sarebbe stato gettato nella mischia, grazie al suo salvataggio in elicottero al nostro party di fidanzamento. In un curioso momento à la Bella e la Bestia, immaginai Ferdie e gli altri domestici della residenza al lago allontanare i paparazzi utilizzando cappelliere e una scorta di scarpe Armani di riserva.

    Poi, orribile e dettagliato quanto tutto ciò potesse essere, allontanandomi sulla spiaggia dalle orde di persone allegre, fui colta da un pensiero affatto passeggero. Mentre affondavo i piedi nella sabbia, lasciando di proposito una scia di tracce sbavate e cariche di riflessioni, mi si velarono gli occhi. A furia di preoccuparmi, come avevo fatto, dei problemi che mi attendevano a una volta rientrata a New York, un’unica cosa si ostinava ad annidarsi in prima linea nella mia mente: Sto per avere un bambino. Io, una dannata madre.

    Le implicazioni e gli effetti a cascata di quella affermazione erano troppo numerosi da elencare, ma sul momento quelle due sole frasi erano già sufficienti. Non avevo mai neppure immaginato pensarla, una cosa del genere, men che meno di dovermici confrontare nella realtà. Nemmeno in un milione di anni avrei valutato di rimanere incinta, di avere un bambino e diventare genitore.

    Genitore? Moi?

    All’improvviso un altro inaspettato titolo era sgusciato nel mio dossier. Negli ultimi tempi pareva essersene accumulata un’intera lista, una lista di ruoli di cui sembrava fossi soltanto parzialmente consapevole o sempre l’ultima persona a venirne a conoscenza.

    Naturalmente, il fatto di diventare madre implicava anche un’ulteriore requisito: Nick sarebbe diventato padre. Nicholas Hunter, scintillante principe della Grande Mela e rinomato playboy, improvvisamente papà. Era l’uomo che si era notoriamente portato a letto almeno un membro delle famiglie reali rimaste in Europa, e tuttavia stava anche per diventare genitore.

    O...forse no.

    Non riuscivo neppure a immaginare di dirglielo. In qualche modo sentivo sarebbe stato un enorme tradimento. Avevamo finalmente conquistato la nostra libertà, il futuro era finalmente tornato nelle nostre mani, soltanto per essere spazzato via dal mio piccolo segreto.

    Ricordavo ogni singolo preciso dettaglio, ogni vivida sfumatura dell’espressione del suo viso. Rammentavo l’irrefrenabile, raggiante euforia di quando avevamo realizzato di aver tagliato con successo i fili da marionetta, di aver reciso tutte le corde che ci tenevano legati. Eravamo rimasti a lungo imprigionati da numerosi giri di catene, ma alla fine—alla fine—ci eravamo liberati di qualunque coercizione.

    Sono immensamente felice in questo momento, aveva detto, praticamente raggiante per l’emozione. Era un sentimento contagioso, un calore che provavamo entrambi, come se il sole fosse spuntato per la prima volta dopo tre mesi e non volessimo altro che immergerci nel suo bagliore.

    No, non posso dirglielo, non adesso, conclusi, strofinando la mano sulla pancia mentre attraversavo la magnifica spiaggia, non fino a quando non saprò come stanno le cose. Dopo tutto a quel punto neppure io ero sicura di come sentirmi. C’erano cose che dovevo ancora capire, ma ero finalmente in grado di ammettere di essermi innamorata dell’uomo insieme al quale mi risvegliavo tutte le mattine, perdutamente e in fretta. Per la prima volta nella vita, ero incredibilmente felice anch’io.

    Ma adesso tutto ciò sembrava essere in pericolo. Temevo che potesse svanire a causa di quel singolo pensiero, il pensiero che continuava a girarmi per la testa: avrò questo bambino, diventerò madre.

    Il sole aveva appena cominciato a calare, in Perù. Pur non essendolo riguardo alla differenza d’orario, dell’orizzonte ero certa che a Manhattan fosse già stato inghiottito, perciò l’affare era concluso. Ecco fatto, la famosa fusione stipulata e siglata, immaginai. I flash sono scattati e lo champagne scorre a fiumi. Mitchell Hunter è finalmente libero di aprire la bottiglia di scotch per i festeggiamenti che teneva da parte. O quello, oppure festeggerà di avere allegramente assassinato il figlio. In ogni caso, lo scotch gli servirà.

    Quando mi voltai verso l’acqua spumeggiante, una lieve smorfia passò sul mio viso. C’era una sola cosa per cui stavo male, un unico problema newyorchese che non ero stata in grado di lasciarmi del tutto alle spalle. Il resto della gente sulla mia lista di persone infastidite sarebbe riuscita a farsela passare. La questione sarebbe morta e la maggior parte delle vite sarebbero pacatamente tornate alla normalità non appena nuovi scandali e storie avessero sostituito i titoli di cronaca mondana sulla striscia delle notizie. Ma una vita, probabilmente, non sarebbe mai più tornata la stessa.

    Cosa diavolo sta pensando Nick in questo momento?

    Sapevo che la cosa sarebbe sembrata orribile agli occhi dell’opinione pubblica, aggravata soltanto dall’interpretazione che ne avrebbero imbastito quegli infami dei media. Ci avevano dato tre mesi per far finta di essere innamorati, e proprio l’ultimo giorno dell’accordo io ero svanita senza lasciare traccia. Mollando lui e il padre su due piedi, sotto un riflettore internazionale di macchinazioni.

    Si, sapevo esattamente come sembrava e ne ero sinceramente dispiaciuta, ma in mia difesa provai a ragionare: Magari hanno detto a tutti che ho avuto un’intossicazione alimentare o che sono rimasta a casa a lavorare allegramente sui preparativi per le nozze. Vi manda il suo affetto, avevano probabilmente detto. Che sarebbe stato ciò che avrei precisamente fatto io se fossi stata ancora la pubblicista di Nick invece che la sua ragazza.

    Aspetta. Ragazza? È tutto ciò che sono? Si tratta di una di quelle mediocri storie ‘ragazzo-mette-incinta-ragazza’, soltanto ingigantita su scala globale per colpa del nome del paparino?

    Onestamente, non ne ero sicura. L’unica cosa che sapevo per certo era che tutto era complicato, per usare un eufemismo.

    Alla casa sul lago io e Nick avevamo fatto quel discorso, dopo che avevo origliato mentre diceva a James che noi due non avevamo una relazione. Da persone passionali quali eravamo, avevamo trovato un compromesso, e alla fine l’unica conclusione a cui eravamo giunti era che per quanto duramente provassimo a fingere, il copione su cui ci avevano messi si era in qualche modo tramutato in un reality show. Ci eravamo rifiutati di chiamarlo amore, non avevamo osato avventurarci tanto lontano, ma era tutto reale.

    E anche questo è reale, pensai. Anche questo bambino.

    Un sorriso dolce illuminò il mio viso mentre fissavo l’oceano. Il sole aveva appena toccato la superficie dell’acqua, riversando sulle onde agitate una luce color oro e arancio, come se qualcuno lassù nel cielo avesse rovesciato una latta di vernice per guardarla spandersi sull’orizzonte, come glassa sopra una torta calda.

    Osservai le mie scarpe, ora completamente sommerse, quindi alzai di nuovo lo sguardo. Non si vedeva anima viva nel raggio di miglia e per una frazione di secondo pensai, potrei restare qui...per sempre.

    Dà dipendenza, non è vero?

    Huh? esclamai, spaventata dall’intromissione di quella voce.

    La fuga.

    Mi voltai e alla vista del bellissimo uomo alle mie spalle sussultai, lo stesso bellissimo uomo, con i piedi affondati nella sabbia, che avevo lasciato in un attico di New York. Ma anziché sentirmi emozionata di vederlo, ogni battito del mio cuore si riempì di paura. Come diavolo mi ha trovata? E ora che è qui...cosa diavolo ha intenzione di fare?

    Capitolo 2

    Non sapevo se Nick mi avrebbe soltanto maledetta per avergli rovinato la vita, trascinata di nuovo in catene nella grande città per forzarmi ad andare a quei pranzi altamente pubblicizzati sino a Natale, o semplicemente gettata a mare e ordinato al suo team di PR di scrivere una storia credibile di copertura, ma di una cosa ero certa: non era più ‘immensamente felice’ con me. Eppure sapevo di non dovermi aspettare nessuna di quelle punizioni; il Nick che conoscevo io non avrebbe mai fatto cose del genere, né a me, né a chiunque altro, il che faceva parte dei motivi per cui il nostro era cominciato come un falso amore per poi trasformarsi in qualcosa di diverso.

    Com’era prevedibile, tolse le scarpe e si mise a camminare accanto a me. La brezza agitava scherzosamente i suoi riccioli color miele e i raggi tremolanti del sole gli imbrunivano la pelle. I suoi occhi, quando fissò l’orizzonte per qualche secondo, si addolcirono. Alla fine, affondò le mani nella tasche ed emise un sospiro soddisfatto. Sono stato qui una volta, quando avevo sedici anni, disse, con una remota nostalgia ad attraversargli il viso. Dovevo andare a un party di Natale che mio padre ospitava al MET. Harold sarebbe dovuto venirmi a prendere entro un’ora e avevo persino steso lo smoking sopra il letto. Per qualche ragione, saltai la festa e...venni qui.

    Un sorriso debole soppiantò lo shock di averlo visto, abbattendo il muro di paura che si era innalzato tra di noi. Per qualche motivo, sebbene Nick fosse l’ultima persona al mondo che avrei voluto vedere, alla sua sola vista il mio corpo si scaldò. Perciò...invece di mettere lo smoking, sei scappato in Perù? domandai, chiedendomi perché le sue storie sembrassero sempre finire con lui che si comportava in qualche assurda, brusca maniera.

    Lui alzò le spalle, senza distogliere lo sguardo dal mare. Aveva un senso, in quel momento.

    Gli rivolsi un debole sorriso, ma questo svanì non appena scorsi la profonda tristezza impressa sul suo volto, il genere di tristezza incurabile che è sintomo di quando si viene abbandonati.

    Mi hanno detto tutti di non venire, mormorò, Max, Louise, Stacy. Mi avevano tutti avvisato, detto di lasciarti andare. James no, naturalmente, ma sappiamo entrambi che è rinomatamente pazzo.

    Non sapevo cosa rispondere. La fuga che avevo improvvisato era stata vanificata quasi altrettanto velocemente di com’era cominciata e adesso mi ritrovavo faccia a faccia con la personificazione ambulante di tutte le incertezze e i timori che avevo tentato di evitare. Fortunatamente, Nick non sembrò aspettarsi una risposta; piuttosto era quasi come se stesse riflettendo ad alta voce, parlando tra sé e sé.

    Forse avevano ragione, sussurrò. Un improvviso moto di insicurezza contrasse i suoi bellissimi lineamenti e fece un profondo respiro. Io...io non so cosa ci faccio, qui.

    A quel punto tutto ciò che volevo fare era toccarlo, prendergli la mano e rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene. Volevo in qualche modo costringerlo ad accettare le mie scuse, chiedergli di prendermi di nuovo tra le sue braccia, così da cominciare da capo a costruire la vita di cui avevamo passato tre mesi a parlare, quella che avremmo condiviso insieme.

    Purtroppo sapevo di non poter fare nessuna di queste cose. Adesso tra di noi esisteva un segreto in grado di cambiare le carte in tavola, sebbene io fossi l’unica a esserne a conoscenza. Tutto ciò che potevo fare era starmene lì a fissare l’acqua, cercando di trattenere l’oceano di lacrime che avevo negli occhi.

    Immagino... Nick inspirò, nel tentativo di calmarsi. Immagino volessi soltanto assicurarmi che tu stessi bene. Finalmente si voltò a guardarmi, colpendomi con tutta la forza e l’ineludibile potere dei suoi occhi perfetti. Allora?

    Allora cosa?

    Stai bene?

    Dì soltanto di sì, dissi a me stessa. Dì di sì, e lui salterà sul suo jet privato e sarà andato via, e tu potrai lasciarti tutto alle spalle. Se non altro, almeno annuisci, cazzo! Gli devi tantissimo, maledizione! Non startene qui a guardarlo impalata come un’idiota!

    Provai a farlo, onestamente. Mi avventurai persino a pensare a qualcosa di bello. Cuccioli saltellanti, palloncini, torta con triplo strato di cioccolato e... Non funzionò e persino il miglior tentativo di sorridere fallì miseramente.

    Lo sguardo di Nick si strinse e la sua pelle impallidì di diverse gradazioni. Una mano si mosse automaticamente nella mia direzione, inquieta, ma poi lui la rimise deliberatamente in tasca, come se si fosse comportata male,. Stai piangendo, disse fra sé e sé. Non era una domanda, né una risposta, era soltanto altra confusione, nascosta sotto uno strato ancora più profondo di dolore. Abby, perché?

    Sto piangendo? Davvero? Merda! Cuccioli saltellanti, un cazzo! Farò causa a YouTube per coercizione mentale!

    Io non sto... ribattei, asciugandomi il viso per eliminare le prove. Io...

    Dovevi farlo,

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