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Cuori Infranti in Boulevard Unirii
Cuori Infranti in Boulevard Unirii
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Cuori Infranti in Boulevard Unirii

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About this ebook

Amici di infanzia Elia, Giorgio, Claudio e Fabrizio si sono incontrati nel loro caffè preferito nel centro dell'antica città di Arezzo, in Toscana, per quaranta anni. Un giorno, decidono di andare a Bucarest per visitare il loro amico Angelo, portando Gert e Sebastian, più vecchi conoscenti, per una riunione. Quando arrivano, Angelo ha una sorpresa ad aspettarli - ma poco sanno, che questa visita cambierà le loro vite per sempre. Le crepe cominciano a comparire nei loro matrimoni, così come nelle meravigliose amicizie che hanno goduto per così tanto tempo, e tutto inizia con questo primo viaggio ...che non sarà l'ultimo. Questo racconto d'avventura per adulti, è ispirato da eventi reali e mostra la vera imprevedibilità della vita - e delle relazioni - messe alla prova.

LanguageItaliano
Release dateFeb 28, 2018
ISBN9781370444007
Cuori Infranti in Boulevard Unirii
Author

Uri Jerzy Nachimson

Uri J. Nachimson was born in Szczecin, Poland in 1947 and two years later his parents emigrated to Israel. As a young boy he loved to write, photograph and paint, and in 1966 he was drafted into the Israeli army where he served as a war photographer in the Northern Command. He participated in the six days war as a photographer in combat and his photographs were displayed at various exhibitions.His travels and adventures around the world are recorded in the various books he has written that are as of now are published. As an adventurer from birth, he wandered around in Prague as crowds demonstrated in front of Soviet tanks. His travels to Egypt are the inspiration for his book Seeds of Love.When in 1990 he went back to Poland to seek his roots, he was deeply affected by the attitude of the Poles towards the Jews both during and after World War II, and decided to research the history of the Jews of Poland during that era. Thus the trilogy was born; Lilly's Album, The Polish Patriot and Identity. The book The Polish Patriot, was translated and published in Italian and Polish. It featured this year at the International Book Fair in Turin, Italy.Uri's grandmother, Ida Friedberg, was the granddaughter of the Jewish writer A.S. Friedberg, editor of the Polish Jewish newspaper Hazefira, as well as the author of many books. As a teenager, Uri was greatly influenced by A.S. Friedberg's writings where the author describes his imaginary journeys to different countries. Uri decided to experience for himself the adventures to be able to tell them in his books.Ten years ago, Uri decided to move to Tuscany in Italy where he lives with his wife. He has two sons, a daughter and is the proud grandfather of seven grandchildren. While in Cortona he wrote Two Margheritas and Broken Hearts in Boulevard Unirii which was recently translated into Italian.'As long as I was busy with raising the children and supporting my family, I could not do serious writing, however, since I settled in Cortona, I have dedicated a lot of time to creative writing and the words just flow by themselves'

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    Cuori Infranti in Boulevard Unirii - Uri Jerzy Nachimson

    Caffè dei costanti

    Erano le quattro di un pomeriggio soleggiato nell'antica città di Arezzo, in Toscana, quando noi quattro ci incontrammo: Elia, Claudio, Fabrizio e io, Giorgio, tutti amici molto stretti. L'incontro ebbe luogo nel Caffè dei Costanti, appena sotto al mio appartamento e situato poco distante dalla Basilica di San Francesco

    Non era una rimpatriata né un incontro di affari. Semplicemente, ci eravamo sempre incontrati in quel luogo durante gli ultimi trent'anni. Per noi il Dei Costanti non era semplicemente un caffè, ma una vera e propria istituzione. Era come entrare in una libreria o in un museo, dove immediatamente ti trovi ad abbassare la voce e a rendere omaggio al posto e ai suoi visitatori. Ed era così dal 1805.

    Ampi spazi aperti, soffitti a volta, pavimenti di marmo a strisce bianche, marrone e nere, arredamento d'antiquariato: tutto ciò ci portava a utilizzare con il massimo del rispetto persino le toilettes.

    Subito ci abbracciammo, poi rimanemmo in piedi per un po', a chiacchierare e ridere estasiati. Trovammo un tavolo fuori e ci sedemmo: la nostra conversazione immediatamente virò ai ricordi d'infanzia e alle marachelle che combinavamo. Ridemmo tanto. Claudio e Fabrizio fumavano e occasionalmente gli rubavo qualche sigaretta. Tre di noi presero un espresso mentre soltanto uno prese una semplice bottiglia di acqua minerale.

    Claudio, il chiacchierone del gruppo, chiamò la cameriera. "Per favore, possiamo avere due espresso e un ristretto, chiese, mentre le faceva un occhiolino amichevole. Che bella gnocca, deve essere nuova di qui."

    Il rumore dei passanti nella zona pedonale era molto forte, soprattutto perché il nostro tavolo era molto vicino, per cui decidemmo di spostarci ed entrare nel cafè. Scegliemmo un angolo silenzioso e nascosto dentro la sala adibita alla degustazione dei vini, in modo da non disturbare gli altri ospiti.

    "Manca solo il nostro dottore del culo," disse qualcuno con molta nostalgia.

    "E il rumeno? Dovremmo chiedergli se è d'accordo se lo andiamo a trovare tutti?"

    "E il pazzo dall'Australia, non dovremmo invitarlo? Chissà se verrà?"

    "Io preferirei che non venisse,", risposi.

    "Peccato che non abbiamo un amico a New York, ci andrei volentieri" bofonchiò Claudio, impaziente ed irritato per non poter fumare dentro al locale.

    La nostra conversazione durò diverse ore, durante le quali rievocammo un sacco di ricordi di gioventù. Se qualcuno ci avesse ascoltato da fuori, avrebbe sicuramente pensato che non fossimo italiani. Non avrebbe capito cosa stavamo dicendo, ma noi ci capivamo benissimo e ogni cenno a un  episodio particolare o a un nome veniva seguito da un ruggito di risate.

    Permettetemi di introdurvi, per prima cosa, ai miei amici, non esattamente nell'ordine in cui entrarono nel gruppo molti anni fa. Per quanto mi riguarda, mi presenterò alla fine della lista e non necessariamente perché fui l'ultimo ad entrare o il penultimo. Chi se lo ricorda? È successo quasi quaranta anni fa.

    I nostri padri erano sopravvissuti alla guerra, mentre molti dei loro compagni neppure erano tornati, rimasti congelati nella vastità della Russia. Di coloro che erano tornati, alcuni non avevano neppure più una casa, in seguito ai bombardamenti degli alleati che avevano distrutto città e paesi. Poche delle case sopravvissute ai bombardamenti, vennero bruciate dall'esercito Nazista in ritirata.

    Ovunque c'era solo devastazione, poco rimase intatto. Tutti furono costretti a ricostruire a partire dalle rovine: siamo nati nell'ottica della speranza e nella speranza di ricostruire un mondo migliore.

    La nostra infanzia fu comunque felice e contenta, i nostri genitori erano lavoratori con due impieghi per poterci dare da mangiare, mentre noi ce ne andavamo in giro, liberi come uccelli.

    La nostra amicizia era unita: ci fidavamo e ci supportavamo l'un l'altro. Non passò un solo giorno senza che ci incontrassimo o ci dicessimo degli abbracci o dei baci ricevuti dalle ragazze.

    Una volta andammo assieme al campo estivo di Chianciano Terme, dove scalammo le colline e girammo in bicicletta sul Sentiero della Bonifica, da Arezzo, percorrendo il Canale Maestro della val di Chiana, fino al lago di Montepulciano, dove facemmo il bagno nudi. Che piacere fu, dopo un giro di sessanta chilometri.

    Però le nostre vite presero direzioni differenti quando entrammo nell'adolescenza, ma nonostante ciò cercavamo di vederci il più possibile. Alla fine degli anni Sessanta, quando in ogni famiglia era presente un telefono, divenne il nostro principale metodo per restare in contatto: ci incontravamo di tanto in tanto per aggiornarci l'un l'altro.

    Claudio Rossi

    Claudio Rossi era cresciuto a Madonna di Mezza Strada, un paesino in provincia di Arezzo, e aveva frequentato la stessa scuola di Fabrizio Conti. Claudio fu cresciuto da sua nonna, dato che i suoi genitori vivevano e lavoravano in Germania: venivano due volte all'anno a trovarlo. Purtroppo quando aveva quindici anni perse i genitori a causa di un incidente ferroviario che li colpì proprio mentre stavano andando a trovarlo. Claudio ricevette una buona ricompensa da parte della compagnia ferroviaria.

    A diciotto anni, dopo aver finito le scuole superiori, sua nonna si ammalò e morì. Gli lasciò in eredità la sua casa a un piano, situata su di un piccolo appezzamento di terreno. Claudio continuò gli studi all'Università di Siena, dove si laureò in architettura: mentre era all'università conobbe Tiziana. Rimase incinta e decisero, perciò, di sposarsi: ebbero due figli, Marco e Dino, di un anno di età di differenza. Claudio trovò lavoro ad Arezzo nel dipartimento di progettazione e costruzione, dove lavorò per quasi trent'anni; Tiziana, invece, era una casalinga impegnata a occuparsi dei suoi figli finché non lasciarono la loro casa natale. Il più giovane dei due si sposò e recentemente ha avuto una figlia. Claudio e Tiziana hanno sempre vissuto nella casa ereditata dalla nonna, che hanno voluto ristrutturare qualche anno fa.

    Fabrizio Conti

    Fabrizio era il maggiore dei tre figli di Giuseppe e Giuseppina Conti, che vivevano nel centro storico di Arezzo, non molto lontano dal Caffé dei Costanti, il quale, ovviamente, già esisteva. Fabrizio aveva un fratello, Giulio, più giovane di lui di un anno, e una sorella, Matilda, più giovane di due.

    Fabrizio strinse amicizia con Elia Wilson attraverso il suo amico Claudio, che studiava con Elia all'università: è grazie alla loro amicizia che Elia conobbe la sorella sedicenne di Fabrizio, Matilde, divennero amici e iniziarono a frequentarsi.

    Fabrizio amava la musica e, quando aveva dieci anni, ricevette in regalo da suo padre un violino. Ogni volta che iniziava a esercitarsi durante le ore tipiche durante le quali i suoi vicini schiacciavano un pisolino, iniziavano a picchiare sui muri dell'appartamento da tutte le direzioni. Quando finì le scuole superiori entrò in conservatorio, ma dopo due anni decise di smettere e viaggiare in India, per trascorrere un anno in giro per il Paese. Il contatto con la casa e gli amici era molto minimale: Fabrizio inviava cartoline dal luogo in cui si trovava con due sole parole, sono vivo.

    Al suo ritorno dall'India ottenne un lavoro nell'ufficio postale locale. Conobbe Giulia, una rossa robusta con lentiggini molto pronunciate in viso, e dopo poco si sposarono. Dopo di che, Fabrizio iniziò a lavorare al ristorante di famiglia insieme a suo suocero. Dal suo matrimonio ebbe solo una figlia.

    Dopo che i genitori di Giulia andarono in pensione, Fabrizio gestì il ristorante e lo ribattezzò Mumbai, anche se la cucina proposta rimase quella autentica toscana.

    Sebastian Ceccarelli

    Angelo Manfredi e Sebastian Ceccarelli, i quali vivevano nello stesso quartiere di Fabrizio, si incontravano spesso nel Parco della Fortezza Medicea, chiamato Il Prato da tutti, per fumare sigarette e giocare a calcio con gli altri ragazzi del vicinato. Poi facevano un salto in discoteca dove ballavano con le ragazze del posto che ogni domenica si presentavano coi volti truccati, minigonne indossate, calze di nylon e scarpe col tacco.

    La loro amicizia continuò anche dopo che Sebastian e i suoi genitori migrarono in Australia: rimasero in contatto nel corso degli anni con lettere e telefonate. Ogni tanto Sebastian andava a trovarlo con una nuova moglie: smettemmo di contarle dopo il quarto divorzio. Con tutte quelle mogli ebbe un figlio e una figlia con i quali non aveva nessun tipo di contatto.

    Quando morì il padre di Sebastian, sua madre tornò in Italia e si trasferì con sua sorella a Torino, nel nord dell'Italia. Sebastian rimase invece in Australia dove aprì un forno che produceva pane e prodotti di pasticceria per i negozi locali di Brisbane. Stando alle sue parole, fece i milioni e riuscì a comprarsi una villa lussuriosa sulla spiaggia. Dopo qualche anno cambiò il suo nome in Sabi Checker, per sembrare più australiano.

    Angelo Manfredi

    Dopo la caduta del Muro di Berlino, Angelo vide la Romania come un posto in cui fare fortuna e decise di provarci. Lasciò sua moglie Renata e il piccolo Daniele ad Arezzo, si spostò in Romania dove prese dimora a Bucarest e aprì una pizzeria nel centro storico, chiamandola Piccola Napoli.

    Il business di Angelo crebbe e si espanse ed è proprio per questo che successe tutto il resto. Assunse una bella giovane rumena, Mihaela, come cameriera: le lanciava sempre strane occhiatine ed era abbastanza chiaro che di lì a poco lui sarebbe caduto come una pera tra i suoi seni, dimenticandosi della moglie e del figlio che lo attendevano ad Arezzo.

    Angelo tornò più volte ad Arezzo per vedere sue figlio, ma sua moglie lo lasciò non appena scoprì dei suoi intrallazzi. Quando suo figlio compì dieci anni, la sua ex-moglie sposò un carabiniere.

    Un giorno, mentre Angelo era da suo figlio, entrò nella stanza della ex-moglie dove lei si stava vestendo: la buttò violentemente sul letto e si mise con la forza su di lei. Si fermò solo dopo essere svenuto in seguito a uno schiaffo fortissimo che gli fu dato con tutta la forza che la donna aveva in corpo. Quando tornò in sé, lei lo minacciò dicendogli che se fosse tornato di nuovo in quella casa, avrebbe detto a suo marito che l'aveva violentata. Angelo sapeva che questo avrebbe potuto farlo finire in galera per molti anni: da quel momento in poi, non tornò più in casa sua e per questo motivo non vide più Daniele.

    Angelo rimase costantemente in contatto con gli amici in Italia, in Svizzera e in Australia che invitava puntualmente a Bucarest.

    Elia Wilson

    Elia Wilson e Matilda Conti non si sposarono mai, ma ciò non li fermò dall'avere quattro figli.

    Il padre di Elia, un ufficiale militare britannico che prese servizio nell'armata alleata che liberò Napoli, si innamorò di una ragazza napoletana di nome Annunziata. La notò mentre lei gli stava tirando del riso durante uno spostamento in convoglio a bordo di una jeep, per le strade di Napoli. La ragazza aveva perduto i suoi genitori quando il palazzo in cui viveva con la famiglia crollò a causa di un bombardamento diretto: rimasero sepolti sotto le macerie.

    Decisero entrambi di provare a cercare un po' di fortuna al nord, per cui giunsero ad Arezzo.

    Elia era un ottimo meccanico e dopo aver lavorato per un po' come dipendente, aprì il suo garage. I suoi quattro figli si laurearono tutti.

    Matilda aprì invece un negozio di biancheria intima esclusiva in Corso Italia, la strada dello shopping di Arezzo. Vissero in una casa a un piano ristrutturata assieme alla madre di Elia, Annunziata, e ai due loro figli minori.

    Giorgio Sacerdote

    Per quanto riguarda me, mi chiamo Giorgio Sacerdote. La mia famiglia è originaria di Venezia, tuttavia mio nonno si spostò a Padova dove incontrò mia nonna, una giovane ragazza cattolica. Mio nonno, che era ebreo, insisté per fare un matrimonio ebreo, dunque il rabbino locale convertì mia nonna. Poco dopo le nozze si trasferirono a Firenze, dove nacque mio padre, e successivamente si spostarono ad Arezzo. Mio nonno aveva un piccolo laboratorio dove produceva gioielli in oro e argento e anche mio padre finì per lavorare con lui.

    Mia madre aveva la stessa età di mio padre, anche se mio nonno ha sempre insistito sul fatto che a suo dire fosse più vecchia di quanto dicesse di essere. Non ha mai rivelato la sua vera età a nessuno e mio padre si è sempre rifiutato di rivelarla.

    Vivevamo fuori dalle vecchie mura della città in una casa a tre piani abbastanza nuova, un appartamento molto spazioso. Frequentai la scuola pubblica di Arezzo e conobbi la maggior parte dei miei amici in discoteca. Arrivavo in bicicletta e ogni volta, quando dovevo tornare a casa, la trovavo con le gomme bucate. Dovevo tornare a casa a piedi spingendola e, ancora oggi, non so chi era il colpevole di quell'atto odioso.

    A diciotto anni mi arruolai nell'esercito e prestai servizio per dieci mesi. Fui inviato alla formazione di base dove mi fu data una bella divisa che includeva un cappello con una piuma nera attaccata su un lato. In una giornata libera, mentre aspettavo il treno, incontrai Sara Trevisan al binario, i cui genitori la stavano aspettando in Veneto. Fu amore a prima vista e un anno dopo rimase incinta. Quando nacque nostro figlio Davide, entrai a lavorare nel negozio di gioielleria di mio padre come venditore. Come parte del mio lavoro, fui impegnato in numerosi viaggi, specialmente in Europa e negli Stati Uniti. 

    Abbiamo poi avuto altre due figlie, Paola e Monica. Mio figlio si laureò all'Università di Firenze, specializzandosi in storia Rinascimentale. Non molto tempo fa ho acquistato l'appartamento dove viviamo adesso: ci abbiamo vissuto in affitto per molti anni. Si trova appena sopra il Caffè dei Costanti, in piazza San Francesco, nel centro storico di Arezzo.

    Opposta all'appartamento si trova la statua di Vittorio Fossombroni, che per alcune ragioni viene ricordato come Politico, Economista e Idraulico. L'ultima dicitura mi fa ridere ogni volta che la leggo: sembra che nel 1850 l'idraulico fosse una figura molto ricercata e una professione nobile.

    In occasione di uno dei miei viaggi di lavoro sono andato a trovare Angelo, a Bucarest, per l'ultimo dell'anno. La città conosciuta una volta come Piccola Parigi, orgogliosa per il proprio Arco di Trionfo simile a quello originale degli Champs Elysees, si era trasformata in una triste, grigia e oscura città durante il periodo del regime Comunista. Ora, finalmente, aveva riacquistato vita. Non so se fosse a causa delle luci scintillanti e ipnotiche poste sugli alberi di tutta Boulevard Unirii¹¹ o per la miriade di giovani belle ragazze che si potevano ammirare per le strade.

    Gert Hoffmann

    L'ultimo che arrivò nel nostro gruppo fu Gert Hoffmann, nato a Bolzano, in Trentino Alto Adige. I suoi genitori si separarono quando era ancora all'asilo e, dopo poco tempo, sua madre conobbe un uomo proveniente da Arezzo. Non si potevano sposare perché sua madre non riusciva ad ottenere il divorzio, dato che era ancora illegale in Italia, ma ciò non la fermò dal prendere il figlioletto e andarsene a vivere con il suo compagno ad Arezzo. Crebbe Gert come se fosse unicamente suo figlio, dato che lui riuscì a conoscere il padre biologico dopo molti anni. Finì i suoi studi in medicina all'Università di Siena dove conobbe Claudio e, tramite lui, tutti noi. All'università incontrò Sabina, una bella ragazza da Luzern, in Svizzera. Si frequentarono per un po' per poi sposarsi con rito civile in presenza di numerosi studenti in qualità di testimoni. Si specializzò in proctologia all'Ospedale Universitario di Luzern, in Svizzera, dove rimase con sua moglie. Non ebbero figli.

    Dunque oggi, al cafè, ho incontrato Fabrizio, arrivato con suo cognato Elia e, ovviamente, Claudio, in ritardo come sempre. 

    L'incontro

    Parliamo seriamente per un secondo, dissi cercando di mettere ordine in quel tumulto.

    Ok. Dicci del viaggio per andare a trovare Angelo.

    Sono andato a trovarlo. Era davvero felice di vedermi e mi ha chiesto di tutti voi. A un certo punto mi ha proposto di andare tutti a Bucarest come suoi ospiti.

    Incluse le donne? rispose Claudio.

    No, sembra che voglia spendere del tempo di qualità insieme a noi. Andremo da soli.

    Posso portare un amico?

    No, nessuno al di fuori di questo gruppo.

    "E il Dottore del culo da Luzern o il Fantasmino dall'Australia?"

    "Perché Fantasmino? Da dove viene adesso questo nome?"

    Sabi Checker va meglio? risposi, alla risata selvaggia dei presenti.

    Glielo diciamo oggi così possono prenotare i loro voli.

    E quando dovrebbe succedere tutto ciò?

    Ci prepariamo per i primi di agosto, che dite?

    Dovremmo portarci anche del cibo? Ho sentito che in Romania il cibo manca.

    No, urlai Quando vedi quello che quel Paese ha da offrire, non avrai tempo di mangiare.

    Ora sono proprio curioso. Non ci daresti un indizio? Anche uno piccolo?

    L'unica cosa che ti posso dire è di fare qualche esercizio e metterti in forma. Siamo vecchi e Bucarest è una città di giovani, soprattutto di belle ragazze.

    Cosa c'entra questo con Angelo? chiesero con molto interesse.

    Al momento sta frequentando una ragazza di ventidue anni, una studentessa di nome Mihaela. L'ho incontrata a casa sua e mi ha confessato che potrebbero esserci diverse studentesse interessate ad accompagnarci per fare un giro in jeep, in montagna, per una settimana.

    Il silenzio regnò improvvisamente. Le mandibole di tutti e tre si spalancarono e mi lanciarono un'occhiata tra il folle confuso e il sorpreso.

    Come dovremmo parlarci con loro? chiese Claudio.

    In polacco, deficiente. Non conosci il polacco?

    Tutti iniziarono a ridere a parte Claudio, che non aveva capito la mia risposta.

    Stabilimmo una data approssimativa per il viaggio.

    La sera Claudio chiamò Sebastian e, dato che non era in casa, lasciò questo messaggio in segreteria. "Caro Fantasmino, metti in programma di fare una vacanza per l'inizio di agosto, perché stai per andare con i tuoi amici in paradiso. Se ti chiedi cosa intenda con questo messaggio o se è un errore, ti assicuro che non è così: esatto, Fantasmino. Arrivederci".

    Ebbe più successo l'invito per Gert: quando lo chiamai, lo raggiunsi subito al cellulare. Era eccitato riguardo al nostro incontro ed era ancora più entusiasta vista la natura del viaggio.

    Come sapremo chi di noi andrà con chi? chiese preoccupandosi delle studentesse. Tiriamo una moneta risposi. Rise e mi confermò la sua presenza.

    Poco prima di partire per Bucarest, Sebastian mi disse che sarebbe arrivato nello stesso giorno ma prima di noi. Dato che era passato molto tempo dall'ultima volta che si era visto con Angelo, era preoccupato che non lo riconoscesse. Gli consigliai di tenere in mano un cartello con il suo nome in modo che Angelo potesse identificarlo tra tutti i passeggeri.

    Gert mi fece sapere che il suo volo sarebbe arrivato un'ora e mezzo dopo il nostro, quindi lo avremmo dovuto aspettare all'aeroporto Otopeni di Bucarest.

    Era il 2 agosto del 2000 quando Claudio, Fabrizio, Elia e io partimmo con il volo 244 di Alitalia dall'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma verso Bucarest. Due ore dopo l'aereo atterrò all'aeroporto Otopeni.

    Razza di nonnetti, guardatevi, grido Angelo mentre ci abbracciava calorosamente.

    Certo, vi sembrerò piuttosto vecchio anche io, rise. Venite, disse, e mi spinse per il gomito. Guardate chi vi sta aspettando.

    Seduto al tavolo del café vedemmo Sebastian bere del caffè. Dato che non ci aveva visto, sgattaiolai dietro di lui e urlai, "Fantasmino, è incredibile. Hai viaggiato dall'Australia al terzo mondo!"

    Sebastian rimase seduto e ci fissò, come se il film della sua infanzia stesse andando in scena nella sua mente in venti secondi. Quando si riprese da questo tuffo nel passato, venne verso di noi.

    "Da dove verrebbe il nome Fantasmino?" protestò.

    Preferisci che ti chiamiamo Sabi? A dire il vero vederti qui con noi è come vedere un fantasma. Non credevamo saresti venuto.

    Aiutammo Sebastian a portare le due pesanti valigie che aveva con sé. Sebbene avessimo avvertito tutti di non portare troppa roba, altrimenti non ci sarebbe stato spazio nel bagagliaio dell'auto, Sebastian, al solito, aveva ignorato la nostra richiesta.

    Stavamo aspettando Gert, che avrebbe dovuto arrivare in poco tempo. Più tardi vedemmo il cartellone degli arrivi lampeggiare accanto al volo Tarom Airlines da Zurigo a Bucarest.

    Gert, cauto, aveva visto che l'unico volo conveniente era quello con la Tarom. Non sapendo molto riguardo a questa compagnia, aveva avuto un po' di paura a sceglierla per volare, ma comprò comunque un biglietto quando, dopo un'attenta indagine, scoprì che era gestita da Air France.

    Dal momento che Gert non vedeva Sebastian da almeno trent'anni, decidemmo di fargli uno scherzo.

    Tutti ci nascondemmo mentre Angelo porse a Sebastian la tessera di un supermercato di Bucarest, che ovviamente Gert non poteva leggere in quanto era scritto in rumeno. Aveva un che di genuino e ufficiale.

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