Cenere
By Serena Russo
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Book preview
Cenere - Serena Russo
André
PREFAZIONE DELL’AUTRICE
È realmente difficile scrivere la prefazione di un libro, soprattutto quando si tratta del tuo. Una prefazione è la sala di attesa di un qualcosa che, in ogni caso, non ti aspetteresti mai. Il tendone rosso prima che cominci lo spettacolo che da tempo avevi organizzato.
Cenere è un piccolo ed umile progetto nato dalla mia fervida passione per la scrittura. Un sogno voluto da tempo e realizzatosi grazie a chi ha creduto che certe stelle è necessario andarsele a prendere da soli, senza aspettare che il cielo si schiarisca e che vadano via le nuvole. I soli più splendenti nascono dopo le tempeste più insidiose. E il caos e la confusione che ne sono derivati hanno dato luogo a questi resti di sogni sospesi e a queste piccole magie involontarie, nate un po’ per caso e un po’ per destino, estremi che spesso hanno coinciso.
Tra queste pagine troverete brevi racconti che, in fondo, sono solo frammenti. Al loro interno ci sono pensieri, ricordi, sogni, desideri e invenzioni. E ad ognuno di questi pezzi ne corrisponde uno musicale. Sia perché mi è servito da ispirazione, sia perché me lo ricorda.
Ogni riferimento alla mia vita non è puramente casuale. Il resto sì che lo è.
E se neanche questo può aiutarvi a capire, cercate nei film.
Post scriptum
Grazie a tutti voi, marinai folli e inquieti, che impavidi avete fatto in modo che questa barca prendesse il largo e che io fossi qui a navigare...O a naufragare.
Serena Russo
REFERTO FINALE
Musica:
Sinnerman
Nina Simone
Referto s.m.
(Dal latino refertum)
Il fatto di riferire o quanto si riferisce
«Lo sapeva che la parola trauma viene dal greco, vuol dire ferita. E qual è la parola tedesca per sogno? Traum, ein traum. Le ferite possono creare mostri, e lei, lei ha tante ferite, agente. E non è d’accordo che quando uno vede un mostro... Lo deve fermare?»
Jeremiah Nahering Shutter Island
"Claudia.
Non ci sono altre case qui. Solo terra e prati sconfinati. Colline e ancora colline. Ogni tanto, dalla finestra, scorgo qualche margherita agli angoli delle strade sterrate. Totò è accanto a me e dorme appisolato davanti alla finestra. Si sente solo il vento soffiare. Un lungo fischio che ricorda il mare. Sai, come quando ascolti una conchiglia. Dicono che porti ricordi. Sarà, ma a me porta solo paura.
No, non preoccuparti Claudia. Sto bene. Sai che me la cavo sempre. Ma la paura viene spesso a trovarmi e non posso mandarla via. Arriva all’improvviso e mi inganna perché sembra che se ne stia per andare al primo ricordo felice.
Ma poi ritorna sempre.
Ieri ho visto tre uomini camminare nel bosco. Stavo passeggiando con Totò. Erano dei cacciatori e c’era anche un falconiere. Uno di loro aveva una lepre morta tra le mani. Il sangue cadeva sul terreno roccioso e lasciava una lunga scia al camminare. Era marrone scuro. Quei signori ridevano e bevevano. Forse era alcol, forse era forte. E poi c’era un altro uomo, con un falco sulla spalla. Dio mio, Claudia. Non ne avevo mai visto uno in vita mia. Quant’era grande quell’animale.
Sembrava più grosso di Totò e forse lo era. Mi hanno guardato in faccia. Mi sono sentito una preda. Occhi che puntano. Occhi che scrutano. Occhi che vogliono e chiedono. Ho sentito un brivido. Ma tu mi conosci, Claudia. Sono andato avanti, nell’altra direzione.
Adesso io e Totò viviamo in una baracca. Il legno è marcio. Sai, per via della pioggia. Ma sembra forte abbastanza da reggere al tempo. Ci sono le querce qui. Ti piacerebbero tantissimo. Sono maestose. Mi ricordano te.
Totò esce spesso. Va in giro a fiutare tra le foglie secche. Io, invece, me ne sto dentro quasi ogni giorno. Bevo acqua. Mangio scoiattoli. E’ l’unico cibo possibile. Non sono male. Se mi va bene, a volte riesco a prendere qualche lepre. Ma sono troppo veloci per me ormai e Totò è particolarmente buono per cacciarle. Dovrei rubare ancora qualche animale ai cacciatori, ma mi ammazzerebbero stavolta.
Leggo sempre lo stesso libro. Lo finisco e lo rileggo. Si chiama Cime tempestose
. Catherine, la protagonista, ti somiglia. È ribelle, è forte, è passionale. Ma fa anche soffrire. Quando leggo quelle righe mi sembra di sentire il tuo grido che riecheggia tra le lande. Come un richiamo rimbalza tra i campi e arriva ai miei timpani. E poi… Poi si trasforma nel giallo del tuo vestito… Te lo ricordi? Quello che mettevi d’estate. L’aria correva tra le tue ciocche rosse e il mare giocava a farci innamorare.
Perché Claudia, perché non ci sei più? Qui il tempo fa male. Non so mai che ora sia. Io la cerco una via di fuga, sai che non mento. Ma quando vedo qualche cacciatore, non riesco ad avvicinarmi. Ho un senso di colpa. Mi prenderanno prima o poi, mi scopriranno per quello che ho fatto. E qualcuno già ne è a conoscenza. Lo so, lo