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In cerca della verità
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In cerca della verità

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About this ebook

L’autunno a Luckington, un villaggio nel nord Wiltshire in Inghilterra, era davanti alla porta. Miriam Mc Campbell era una ragazza allegra, un po’ timida e molto sognatrice. Viveva con sua madre Yasmin Mc Campbell in un cottage ereditato dai nonni materni. Due amatissime cavalle, Lady e Shana, facevano parte di questa piccola famiglia. Miriam frequentava il primo anno del Liceo. Nella notte di Halloween di quell’autunno, durante la festa organizzata nella buia campagna con i suoi amici del cuore, ci fu un imprevisto. Un temporale furioso costrinse i ragazzi a rifugiarsi nella casa abbandonata di Chelsy Mc Campbell. Chelsy, la zia di Miriam scomparve da questo mondo solo un anno prima. Negli ultimi giorni Miriam la pensò spesso, anche perché la sua morte era avvolta nel mistero. Un caso apparentemente risolto. Il diario di Chelsy trovato in quella notte nella polverosa soffitta fece rabbrividire Miriam ed i suoi amici, mentre un’ombra si aggirò per la casa. Da questo momento per i ragazzi cercare la verità diventò una priorità e non avevano più tranquillità. Parker, il detective dopo essersi convinto dai racconti dei ragazzi, si dimostrò disponibile e aiutò a scoprire.
E poi c’è Alex, motivo di battiti di cuore da far scoppiare la testa a Miriam. 
LanguageItaliano
Release dateMar 14, 2018
ISBN9788827583050
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    In cerca della verità - Yvonne Tait

    11

    Capitolo 1

    Miriam Mc Campbell quella mattina spalancò la finestra della sua camera, inspirò e notò che l’aria nonostante la stagione non era ancora molto fredda. Un sole splendido nel cielo limpido attraversò con i suoi raggi gli alberi e fece brillare le foglie che avevano subìto i colori dell’autunno. Era passato un anno da quando zia Chelsy Mc Campbell lasciò questo mondo e negli ultimi tempi a Miriam capitò spesso di pensarla.

    Dalla finestra della sua camera da letto si presentò una vista stupenda sulla campagna circostante. Non molto lontano, alla sua destra, riuscì ad intravedere l’inizio di un bosco con degli alberi enormi. Erano cosi fitti da bloccare quasi il penetrare della luce del giorno, il che rese la foresta molto scura. Miriam osservò divertita il solito scenario, gente che portò a spasso i loro cani, un rituale ripetitivo di ogni mattinata. Un piccolo bulldog si mise sulle sue zampe posteriori e chiese con insistenza al suo amico uomo la sua razione, ricevette un grande salsicciotto con del pane. Inghiottì tutto con un unico boccone, saltò dalla gioia e ringraziò buttandosi per terra con le quattro zampe per aria. A Miriam scappò un sorriso, troppo buffo quel cane!

    Miriam era una ragazza allegra, un po’ timida e molto sognatrice. I capelli color castano scuro le cadevano fino a metà schiena e le sue mesh rosso mogano, appena fatti, risplendevano al sole. La sua statura retta e slanciata raggiunse un’altezza media .

    Miriam preparati, la colazione sarà pronta tra breve. Sentì la voce di sua madre dal pian terreno della loro casa.

    Si girò e rispose a voce alta: Sì mamma, arrivo subito!

    Richiuse la finestra, aprì l’armadio e cercò dei vestiti da mettere. Scelse una maglietta bianca, la minigonna jeans e le ghette nere. Si rifugiò in bagno e dopo essersi fatta una doccia calda, asciugato i capelli appena lavati e vestita, corse giù per le scale.

    Buongiorno disse con un sorriso solare.

    La colazione già pronta sul tavolo, l’aroma del caffè che profumò tutta la cucina ed il pane nel cestino ancora caldo resero Miriam subito di ottimo umore. Si sedette e prese una fetta. Ci spalmò del burro e si versò del caffè nella sua tazza.

    Hai dormito bene? chiese sua madre prendendo a sua volta la caraffa del caffè per riempirsi la propria tazza.

    Sì grazie! rispose Miriam.

    Yasmin fece parte delle mamme single. Era un broker e lavorò presso una banca, una tra le più popolari di Londra, la Goldbar. Questa si trovò in zona Tower Bridge, il noto ponte levatoio con le due torri. Ogni giorno Yasmin si recò al lavoro con la propria macchina, ma nonostante il traffico infernale, non le pesò. Era una donna forte e determinata.

    Portò i capelli lunghi fino alle spalle, di color castano chiaro con delle mesh bionde. Preferì vestirsi in stile casual che le rese un aspetto molto giovanile e per di più la fece sentire a suo agio. Era snella, anche lei di media statura, a dire il vero si presentò per niente male. Divorziò da suo marito quando Miriam ebbe l’età di tre anni e Yasmin in quell’occasione ritenne giusto chiedere alle Autorità di poter dare a sua figlia il suo cognome. La richiesta fu accettata e cosi sua figlia venne registrata come Miriam Mc Campbell!

    Di seguito si trasferì con Miriam da Londra a Luckington, un villaggio nel nord Wiltshire dove i suoi genitori, ormai non più in vita, le avevano lasciato in eredità un bel cottage a due piani con un po’ di terreno. I muri erano fatti con i tipici mattoni rossi, mentre gli infissi delle finestre e della porta d’entrata erano pitturati di colore bianco. Un bellissimo e raro tetto di paglia ebbe il compito di proteggere la casa da tutte le intemperie. Al loro arrivo Yasmin con l’aiuto di Miriam si diedero da fare per risistemarla, era da tempo disabitata e aveva bisogno di mani forti per renderla accogliente. Ne valse la pena, adesso si presentò davvero bene. Yasmin, pressoché una fanatica di piante di ogni genere, riempì tutti i davanzali delle finestre con vasi pieni di fiori variopinti. Creò delle aiuole nel giardino, dove piantò piccoli cespugli di diverse qualità misto con dei fiori di stagione. Non si stancò mai di curare uno dei suoi hobby preferiti, il giardinaggio. Perfino il cancello principale di accesso alla casa a forma di arco, era attorniato di rose rosse rampicanti. Un sentiero fatto di piastre di granito, tutte appoggiate in fila indiana su un morbido prato inglese, portò alla porta d’entrata del cottage mentre sul retro il prato inglese lasciò posto ad un cortile piuttosto largo di terra naturale e coperto di piccoli sassolini rossi. In quella zona, ai tempi dei nonni, fu costruito una stalla non molto grande che al momento del loro arrivo si presentò piuttosto trascurata. Vicino a questa un pezzo di prato naturale segnò la fine della proprietà. Lì si trovò un altro cancello un po’ più largo di quello principale che permise l’accesso con le macchine.

    Inizialmente Miriam non accettò questa scelta dei suoi genitori. Era combattuta tra le due parti, anche perché suo padre si allontanò e si trasferì con la sua nuova compagna April Johnson di origine americana, per l’esattezza una newyorkese, su un’isola tropicale nelle Filippine, di preciso Davao situata nel Oceano Pacifico. Non volle perderlo. Con il passare del tempo però, Miriam si rassegnò e riuscì di nuovo a sentirsi equilibrata e contenta. Anzi approfittò per andare a trovare suo padre sull’isola durante le vacanze scolastiche. Certo l’incontro con April al primo impatto c reò diverse incomprensioni ma dopo un po’ riuscirono tutti e tre sentirsi a loro agio. Il sole, il mare color turchese e l’acqua cosi limpida da poter osservare i pesci tropicali variopinti a nuotare tra i coralli aiutarono a superare ogni screzio. Miriam non si stancò mai ad osservare quel panorama fatto di spiaggia con la sabbia bianca in contrasto con il mare e le palme sempreverdi.

    April fu molto contenta che Miriam l’avesse finalmente accettata come amica. Adesso riuscirono a conversare senza blocchi psicologici o malintesi, ridere e scherzare, ogni occasione fu buona. La villa con la piscina all’aperto fu costruita non molto lontano dall’oceano e si sentì lo scroscio delle onde. Miriam adorava quel posto, era un vero paradiso terrestre. Durante quelle vacanze la sua pelle si abbronzò color ambra e ogni volta che rientrò in Inghilterra i suoi amici l’ha invidiarono.

    Quell’anno Miriam frequentò il 1° anno del Liceo, aveva 16 anni e per il suo compleanno ricevette un regalo mai immaginato. Sua madre acquistò due cavalle, seppe che Miriam in realtà sognò un piccolo Range, nutrì un amore speciale per gli animali in genere, ma per i cavalli poi…

    .

    Mamma è grandioso, non so come ringraziarti urlò abbracciando Yasmin cosi forte da toglierle quasi il respiro.

    La cavalla bruna con criniera e goda nera e con grandi occhi color marrone scuro si chiamò Lady. Era di statura media alta, molto slanciata e con un’andatura elegante. Portò la testa leggermente inclinata, simile agli Andalusi. Shana invece con il suo manto, la criniera e la goda folta di un color nero come la pece sembrò una diavola. Gli occhi neri brillarono e lasciarono capire che era piuttosto vispa. Come statura assomigliò ad un Pony Shetland.

    Miriam si dedicò con amore alla cura di Lady e Shana. La mattina presto prima di andare a scuola, pulì i due box, spazzolò il loro pelo e preparò il loro mangiare. Ben presto Yasmin si rese conto che servì un aiuto per gestire le cavalle, poiché il suo job la impegnò parecchio e Miriam dovette studiare per la scuola. Cosi decise di assumere un stalliere part-time. Di preciso una donna. Sembrò anoressica, cosi alta e magra! Yasmin seppe però che non era cosi, il suo fisico asciutto era del tutto naturale. È vero non mangiò molto, evitò gli zuccheri, i grassi ed in più preferì alimentari Bio. Si definì vegetariana. >Deve essere leggera come una piuma per i cavalli< pensò spesso Yasmin. Ellen McQueen si presentò tutte le mattine alle sette, prima che Yasmin e Miriam fossero uscite di casa per i loro impegni di lavoro e scuola.

    Anche quella mattina, la porta si spalancò.

    Buongiorno! salutò con voce squillante.

    Buongiorno Ellen! Desideri un te? chiese Yasmin alzandosi dal tavolo della colazione.

    Volentieri Yasmin, sei sempre cosi generosa.

    Ciao Miriam! aggiunse puntando gli occhi verso la sua sinistra.

    Miriam stava prendendo un pezzo di pane.

    Buongiorno! le rispose con un sorriso.

    Oggi sei in anticipo! Come mai?

    Non riuscii più a dormire e cosi mi sono alzata presto per venire qui da voi spiegò Ellen.

    Siediti a tavola con noidisse Yasmin, tornando dalla cucina con una tazza di te nero bollente su un vassoio. Ellen si sedette, diede un sorso e parlò con Yasmin del più e del meno. Finito il tè si rivolse a Miriam.

    Hai già strigliato le cavalle?

    Si, si rispose Miriam in fretta.

    Bene, allora posso uscire per andare a sellare Lady e portarla a spasso insieme a Shana.

    Detto fatto.

    Dopo aver sellato Lady montò a cavallo e si portò dietro Shana tenendola per un laccio, il quale era legato alla cavezza di nylon color rosso della sua cavalla. Uscì dal cancello situato nel cortile dietro la casa di famiglia. Indirizzò Lady verso il vicino bosco per attraversarlo e trovarsi poi nella campagna aperta per godersi una galoppata che in quel stupendo posto potrebbe essere senza fine . Durante il galoppo Ellen liberò Shana, seppe che lei la seguì anche perché Lady era la cavalla più anziana e fece da capo. Dopo la galoppata Shana si fece riprendere senza fatica ed Ellen ritornò a casa con un trotto allegro. Lì Ellen liberò Lady dalla sua sella e dalle sue briglia per poi infilarle la sua cavezza di nylon blu. Staccò il laccio dalla cavezza di Shana e condusse tutte e due nei loro box dove trovarono già pronta la loro razione di mangimi speciali per cavalli con un secchio pieno d’acqua da bere. Soddisfatta e di buon umore Ellen osservò Lady e Shana mentre si nutrirono, era proprio affezionata a loro. Consumato il pasto portò le cavalle a pascolare nel recinto della famiglia Mc Campbell, per poi ritornare nella stalla per pulirla per bene e preparare il letto di paglia. La sera toccò a Miriam ad occuparsi di Lady e Shana, fu il suo compito. Dopo la scuola non vide l’ora di andare a prenderle dal recinto e di accompagnarle nella loro stalla per dare a loro il foraggio per cena. Il tutto fu sempre accompagnato da tante carezze e dolci parole da parte di Miriam. Sembrò che Lady e Shana capissero ogni parola, ricambiando l’affetto strofinando il loro muso contro le spalle di Miriam e soffiandole l’aria calda dalle loro narici in viso. Vi adoro, vi adoro tutte e due disse Miriam. Lei cavalcò Shana durante il fine settimana e sua madre l’accompagnò cavalcando Lady. La campagna tutta intorno al loro cottage era il posto ideale per delle lunghe passeggiate spensierate a cavallo.

    Capitolo 2

    Siamo a Halloween ed è l’anniversario della morte di zia Chelsy disse Yasmin a Miriam prendendo una fetta di pane ancora tiepido per spalmarla con il burro. Fecero la loro colazione mentre Ellen, come tutte le mattine, accudì i cavalli.

    Sì lo so! rispose Miriam senza poter nascondere una nota di tristezza nella sua voce.

    Verrò prima con te al cimitero per far visita a Chelsy, dopo però mi incontrerò con i miei amici, passano a casa nostra. Ci siamo messi d’accordo per fare un giro e raccontarci storie di fantasmi.

    Ah bene! replicò Yasmin divertita ….e a che ora arriverebbero i tuoi amici?

    Non saprei dirti con certezza, più o meno come al solito, verso sera dopo la scuola.

    Okay, allora andiamo da Chelsy verso le cinque e mezzo. Ti va bene?

    Sì, d’accordo! rispose Miriam.

    Chelsy Mc Campbell fu la zia preferita di Miriam, una donna di statura alta e slanciata e che portò i capelli lunghi di color castano chiaro. Si vestì sempre in stile londinese, moderno e un po’ estravagante. Fu la sorella più grande di sua madre, ebbero due anni di differenza. Chelsy rimase nubile fino alla sua morte. Era una persona determinata, a volte poteva essere severa. Miriam si ricordò che la zia la sgridò quando le capitò di rompere qualcosa in casa oppure quando entrò con le scarpe sporche. Miriam che cosa stai facendo? le urlò in quelle occasioni. Pretese che si pulirono le scarpe sullo zerbino.

    La sua casa era uno specchio e non si vide un granello di polvere in giro. I pavimenti, quasi tutti di legno, erano sempre tirati a lucido con della cera. Il merito era dell’aiuto domestico che la zia si poté permettere, la signora Sarah Thompson, una donna molto simpatica e bizzarra. Miriam se la ricordò bene con quei capelli biondi corti e gli occhi azzurri. Era di origine tedesca, da Berlino. Sposò un uomo d’affari inglese e visse insieme a lui a Londra. Non ebbero figli perché madre natura non diede a loro questa gioia. Anche se il lavoro di suo marito permise una vita adagiata, Sarah si presentò quattro volte alla settimana per pulire e mettere in ordine la casa di Chelsy. Non avendo figli si sentì in qualche modo utile nella vita, le dispiacque vedere Chelsy tutta sola in quella dimora a due piani. A dire il vero, in realtà si fecero compagnia e divennero buone amiche. Chelsy alle quattro del pomeriggio ebbe l’usanza di preparare del tè con i biscotti e le due donne conversarono del più e del meno, parlarono di uomini, shopping e quant’altro. Per Sarah più di un lavoro fu un allontanarsi per un po’ dalla grande città. La morte di Chelsy creò a Sarah un dolore così forte che preferì tenersi lontana da quel luogo, per non ricordare.

    Chelsy fu una scrittrice nota, deputò ventisei libri, scrisse romanzi e gialli. Il suo ultimo libro uscì due mesi dopo la sua morte.

    Miriam fu invitata spesso dalla zia, la quale le dedicò tutto il tempo possibile. Quando non frequentò ancora l’asilo e la scuola, sua madre la portò dalla zia prima di recarsi al lavoro. Di solito rimase da Chelsy tutto il giorno finché la sera sua madre venne a riprenderla. Miriam si ricordò bene che certe volte ebbe paura di quella casa, da fuori sembrò la casa dei fantasmi. Delle aiuole con rose bianche alternando con dei crisantemi bianchi ornarono il giardino della casa. Furono i fiori preferiti di zia Chelsy che si dedicò con amore a questi fiori. Miriam si ricordò che la zia le spiegò che il significato delle rose bianche era amore puro mentre il significato dei crisantemi bianchi era verità. Un perfetto prato inglese, curato nei minimi dettagli, attorniò le aiuole dei fiori. L’attrazione principale per Miriam fu il bellissimo albero di ciliegio, piantato nel mezzo del bel giardino. Si dondolò per ore sull’altalena che era agganciata a quest’albero, sognando ad occhi aperti.

    Yasmin però ebbe delle strane sensazioni e le percepì ogni volta che riprese Miriam per portarsela a casa. Ma poi le scacciò dicendosi che il tutto avrebbe alcun senso, di che avrebbe poi dovuto preoccuparsi! Adesso, dopo tutti i fatti accaduti, rabbrividì al solo pensiero.

    Nel frattempo nel giardino di Chelsy l’erba era cresciuta e le erbacce li rubarono l’aspetto del perfezionismo, nessuno l’ha più tagliata da allora. Non

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