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L'ultimo Messia
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L'ultimo Messia

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L'Ultimo Messia: un'antica profezia, un predestinato, tre organizzazioni segrete sulle sue tracce. E' un thriller ambientato a Roma. Tre organizzazioni segrete si combattono per identificare il Predestinato: colui che, secondo un'antica profezia, potrebbe essere il nuovo Messia. Un intreccio dove niente è come appare: fino alla fine non sapremo chi lo cerca per aiutarlo, chi per controllarlo, chi per ucciderlo.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 13, 2018
ISBN9788827819876
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    L'ultimo Messia - Antonio Mosca

    scrivere.

    Capitolo 1

    «La morte è la curva della strada,

    morire è solo non essere visto.»

    (Fernando Pessoa, Poesie)

    Erano una coppia di innamorati. Usciti dalla clinica si guardarono negli occhi, si sorrisero, poi si abbracciarono e si scambiarono un lungo bacio. Quando si separarono, lui le cinse la vita con un braccio, forse perché voleva aiutarla a sostenere quella pancia soda e imponente, così incoerente con il fisico altrimenti minuto della futura mamma.

    Lei teneva una mano appoggiata sul ventre, quasi volesse proteggere il nascituro da urti inattesi, e con l’altra si aggrappò al compagno per alleggerire la fatica che le procurava il camminare.

    Si separarono soltanto quando giunsero alla loro vettura, una station wagon nuova fiammante, comprata in previsione del trasporto di tutto quell’armamentario che la nascita di ogni bebè richiede.

    Lui sbloccò le portiere con il telecomando e aiutò la compagna a salire a bordo e ad allacciare la cintura di sicurezza, facendo attenzione a farla passare sotto la pancia. Gliela appoggiò sull’anca, così in caso di frenata improvvisa il piccolo non avrebbe corso rischi. Infine, si sedette al posto di guida e, prima di accendere il motore, le diede un altro bacio.

    L’auto uscì lentamente dal parcheggio: l’uomo guidava con estrema prudenza per evitare contraccolpi alla donna incinta.

    A poche decine di metri di distanza si mise in movimento una berlina sportiva nera. A bordo c’erano due uomini eleganti, vestiti di scuro.

    L’uomo alla guida, tra i venti e i trent’anni, aveva capelli neri cortissimi e un volto quadrato parzialmente coperto da ampi occhiali da sole, con un’espressione che lasciava trasparire tutta la sua durezza d’animo, mentre l’altro, sui quarant’anni, aveva un pallido viso triangolare e occhi color del ghiaccio. I suoi corti capelli erano tanto chiari da farlo sembrare albino.

    Cominciarono a seguire l’auto della coppia, lasciando passare prima un’altra vettura, in modo da mantenersi a una certa distanza per non correre il rischio di farsi notare.

    A un semaforo rosso videro la coppia scambiarsi sguardi affettuosi e abbracciarsi.

    Accostati, voglio guardarli da vicino, ordinò l’uomo più anziano. La sua pronuncia tradiva uno spiccato accento tedesco.

    L’altro si voltò verso di lui e aprì la bocca come se volesse obiettare, ma restò in silenzio e cambiò corsia, accostando la station wagon dal lato sinistro. In tal modo il suo compagno poté osservare bene i profili dell’uomo alla guida e della donna incinta seduta accanto a lui.

    Aveva uno sguardo d’intenso interesse, apparentemente privo di sentimenti negativi ma anche di qualsiasi traccia di empatia, simile a quello di uno scienziato che osserva la cavia un attimo prima di iniziare un esperimento.

    Il guidatore della station wagon dovette percepire qualcosa di insolito perché si voltò di scatto verso l’esterno e incrociò lo sguardo dell’uomo vestito di scuro. In quello stesso momento scattò il verde e lui ingranò la marcia: partì di slancio, come se volesse allontanarsi il più possibile da quegli occhi di ghiaccio.

    La donna al suo fianco fissò stupita il compagno, questi si limitò a balbettare delle scuse mentre a più riprese controllava lo specchietto retrovisore: l’auto che li aveva affiancati sembrava sparita, inghiottita dal traffico caotico della città. Sospirò, sollevato.

    In realtà i due uomini continuavano a seguirli, soltanto si tenevano a maggior distanza. L’autista tamburellava con le dita sul volante, il suo compagno restava seduto immobile, con gli occhi di ghiaccio concentrati sulla strada, quasi volesse attraversare con la vista tutti gli ostacoli tra le loro vetture.

    Dopo una ventina di minuti l’auto della coppia si immise in una strada statale che usciva dalla città.

    Stanno tornando a casa, osservò l’autista.

    L’altro si limitò a un cenno d’assenso col capo.

    Un telefono cellulare trillò una marcetta militare. L’uomo dagli occhi di ghiaccio rispose, attivando la modalità viva-voce in modo da consentire al compagno di ascoltare.

    I dati sono stati acquisiti, obiettivo confermato, gracchiò una voce maschile, ripeto: obiettivo confermato.

    Che la caccia abbia inizio, mormorò l’autista.

    E’ iniziata da secoli, commentò l’altro dopo aver riattaccato, e con un dito sfiorò la rosa e la corona d’alloro in rilievo sull’anello d’oro che portava all’anulare sinistro, si concluderà soltanto dopo aver trovato il Predestinato.

    La statale si arrampicava serpeggiando tra colline lussureggianti, le cui cime ospitavano qua e là qualche antico borgo che cominciava a colorarsi di arancione alla luce del sole calante. Il panorama, però, era dominato dagli uliveti: i rami degli ulivi danzavano al vento e i riflessi delle foglie sembravano creare onde in un mare d’argento. Su uno dei colli, un antico castello distolse per un attimo gli occhi di ghiaccio dal loro obiettivo: forse l’uomo era stato distratto dal riflesso di un antico ricordo, ma riprese immediatamente il controllo dei propri pensieri.

    Attento, stanno per svoltare sulla provinciale, disse, appena puoi, fermati. Li colpiremo nel tratto in discesa, dove iniziano i tornanti.

    L’autista annuì e strinse le dita attorno al volante. Gocce di sudore cominciarono a scorrere sulla sua fronte, a dispetto dell’aria condizionata che manteneva bassa la temperatura nell’abitacolo.

    Accostarono al ciglio della strada: da lì potevano dominare la striscia d’asfalto che si stendeva lungo un percorso sinuoso in discesa fino a una serie di strette curve.

    L’uomo dagli occhi di ghiaccio prese un piccolo telecomando e lo puntò verso il basso. Vide la station wagon attraversare il primo tornante, stimò il tempo che le era necessario per raggiungere il secondo e spinse il pulsante rosso.

    Un sorrisetto sghembo venne a graffiargli via l’espressione imperscrutabile: l’auto sbandò e uscì di strada, sfondando il muretto che fungeva da guardrail. Precipitò per alcune decine di metri, rotolando sul fianco della collina prima di schiantarsi contro un grosso faggio.

    Andiamo, ordinò l’uomo rientrando nella propria vettura.

    L’autista parcheggiò pochi metri prima del punto di impatto e rimase al posto di guida, l’altro scese dall’auto e si diresse verso le lamiere contorte.

    Il guidatore era privo di sensi: del sangue gli usciva dalla tempia sinistra mentre la testa giaceva inerte, appoggiata all’air bag. La sua compagna, invece, era ancora cosciente, ma riusciva a stento a muoversi e tentava inutilmente di aprire lo sportello.

    Quando lo vide avvicinarsi, un lampo di speranza si accese nello sguardo della donna, ma l’uomo dagli occhi di ghiaccio non si curò di lei e rimase lì, immobile, ad aspettare che l’auto prendesse fuoco. Indifferente, sembrava pensare ad altro.

    Capitolo 2

    «I Cieli e la Terra obbediranno al loro Messia, e tutto quanto è in essi. Egli non si allontanerà dai comandamenti dei Santi. Mantenetevi saldi al Suo servizio, voi che cercate il Signore.»

    (Rotoli di Qumran, Il Messia del Cielo e della Terra, 4Q521, Frammento 1 Colonna 2)

    L’uomo che entrò per ultimo nella sala era molto anziano. Indossava un candido saio, il cui cappuccio era quasi nascosto da una lunga chioma canuta. Si diresse lento verso il suo posto, scambiando mentre avanzava dei silenziosi cenni di saluto con gli altri undici uomini, tutti tra i trenta e i quarant’anni e anche loro vestivano lunghe tuniche bianche. Erano già seduti ai propri posti intorno a un grande tavolo antico.

    Si fermò, per un attimo, davanti all’unica sedia vuota. Nel guardarla sospirò e si portò le mani al volto per nascondere una lacrima che non era riuscito a trattenere.

    Si lasciò cadere, infine, su un seggio messo accanto all’antico trono che era a capo tavola. Chiuse gli occhi, mormorò qualche parola, forse una benedizione.

    Qualcuno mi sa spiegare cosa è successo? chiese.

    Seguì un lungo silenzio imbarazzato, i presenti si scambiarono sguardi muti. Prese la parola colui che era seduto alla sinistra del trono, proprio di fronte alla sedia rimasta vuota. Non dimostrava più di quarant’anni, ma i suoi occhi scuri sembravano finestre aperte verso le profondità del tempo.

    Pare si sia trattato di un incidente, rispose con voce bassa, Giovanni deve aver perso il controllo dell’auto in un tratto di strada pericoloso, di ritorno a casa dopo aver accompagnato Elisabetta in ospedale per dei controlli. Si sono schiantati contro un albero e l’auto si è incendiata: non c’è stato niente da fare.

    Un incidente, mormorò il vecchio, quasi parlasse a se stesso, Dio è sempre stato dalla nostra parte, ci ha protetti per due millenni aiutandoci a superare prove tremende. Perché mai, proprio adesso che il tempo sta per compiersi, dovrebbe privarci di uno dei Dodici, di sua moglie e della loro discendenza?

    Un’ombra di dolore velò i suoi occhi.

    Voglio sapere da te, Tuono, se è stata davvero una fatalità a portar via mio figlio e la sua famiglia, aggiunse con voce tremante.

    L’uomo chiamato Tuono si schiarì la voce prima di rispondere.

    Siamo riusciti a procurarci il rapporto della polizia: sembra ci sia stato un problema ai freni.

    Il vecchio sbatté con forza le mani sul tavolo.

    La loro auto era nuova, esclamò guardandolo fisso, non basta un rapporto della polizia per classificare un evento così grave per la nostra comunità!

    L’uomo resse il suo sguardo e replicò con calma.

    Tutti noi siamo afflitti per la perdita di un compagno, Lampo, e posso immaginare quanto tu stia soffrendo, perché il nostro è soltanto una frazione del tuo dolore.

    Il vecchio annuì e abbassò gli occhi.

    Ti assicuro che sto facendo il possibile per accertare la verità, concluse Tuono, un nostro adepto infiltrato nella polizia ci farà avere copia delle autopsie. Intanto, ho ordinato di recuperare i tabulati telefonici di tutte le reti cellulari per verificare chi si trovasse in zona al momento dell’incidente e ho chiesto di cercare chi ha chiamato i soccorsi. Ti giuro che se c’è qualcosa di poco chiaro lo scoprirò, e scoverò i responsabili.

    Ben fatto, approvò il vecchio con un filo di voce.

    Aveva gli occhi lucidi e tremava per lo sforzo di contenere i propri sentimenti. Sospirò, si concentrò sull’ordine del giorno e rivolse uno sguardo a tutti i presenti.

    Dobbiamo scegliere il successore di Giovanni, annunciò solenne, come sempre, seguiremo le regole dinastiche: propongo che mio nipote Gabriel entri a far parte del Consiglio dei Dodici.

    Gli uomini in bianco si scambiarono in silenzio delle rapide occhiate e molti di loro annuirono. Soltanto Tuono scrollò la testa in cenno di diniego e chiese la parola.

    Credo che non dovremmo affrettare troppo la decisione…

    La tradizione vuole che il Consiglio sia formato da dodici membri, lo interruppe Lampo, le nostre regole sono chiare.

    Lo so bene, obiettò Tuono, ma è pur vero che Gabriel non ha seguito il percorso tradizionale.

    Che cosa intendi dire?

    Tutti sappiamo che Gabriel è stato ritrovato in circostanze anomale, rispose paziente Tuono.

    Ha superato tutte le prove, protestò Lampo, abbiamo verificato al di là di qualsiasi dubbio che per diritto di sangue è un legittimo discendente.

    Non lo metto in dubbio, insistette con cautela Tuono, eppure le circostanze del suo ritrovamento restano ancora oggi poco chiare.

    Lampo rimase a bocca aperta, con i limpidi occhi azzurri fissi in quelli scuri dell’uomo che insisteva a contraddirlo.

    Tuo fratello sparì quand’era troppo piccolo e non poté sottoporsi al nostro addestramento, continuò Tuono, fu ritrovato soltanto cinquant’anni dopo, in coma e moribondo, accudito da suo figlio, che non seppe fornirci alcuna informazione utile per scoprire cosa fosse accaduto al padre prima della sua nascita.

    Mio fratello fece in tempo a ricevere l’imprinting prima di essere separato da noi, protestò Lampo.

    Non l’addestramento, ribadì Tuono con decisione, inoltre tuo nipote ha ricevuto l’imprinting soltanto a quindici anni, una circostanza mai verificatasi prima!

    Negli ultimi vent’anni Gabriel ha dimostrato di essere un degno erede della sua stirpe e di possedere tutti i titoli per entrare a far parte del Consiglio, ribatté convinto il vecchio.

    Non intendo negarlo, chiedo soltanto di riflettere bene prima di decidere. Abbiamo di fronte troppe anomalie: primo, suo padre non poté sottoporsi all’addestramento, quindi non ha potuto occuparsi personalmente di quello di suo figlio; secondo, Gabriel ha ricevuto l’imprinting quand’era già adolescente, non da neonato, circostanza mai accaduta in passato; terzo, nessuno ha mai potuto ricostruire cosa sia accaduto per oltre vent’anni al padre del ragazzo, né stabilire chi fosse sua madre.

    Ha provato di essere degno del suo sangue, sibilò Lampo, e si guardò intorno alla ricerca di consenso, il Consiglio dev’essere formato da dodici membri e chiedo a coloro che sono d’accordo con me di alzare la mano.

    Dieci braccia si sollevarono, a una a una.

    Il Consiglio si è espresso, concluse Lampo ignorando lo sguardo preoccupato di Tuono, fate entrare Gabriel.

    Dopo alcuni minuti fece la sua comparsa in sala un uomo di circa trentacinque anni, dal corpo atletico e il portamento marziale. Lunghi capelli biondi incorniciavano il suo viso, illuminato da grandi occhi azzurri: era bello come un angelo.

    Questi raggiunse il trono e s’inginocchiò, a capo chino. Lampo recitò la formula di rito.

    Gloria al Santo dei Santi. Benediciamo il Suo nome glorioso. Egli ti dà l’autorità sull’eredità della gloria. Egli è legge, e la Sua santa alleanza è confermata in te, rafforzata nel tuo cuore.

    Gabriel completò l’invocazione con voce stentorea.

    Egli comanda il mio cuore, istruisce la mia coscienza a non dimenticare le Sue leggi. La Sua parola è in me, mi rafforza a perseguire la via della verità e mi rende una spada affilata per imporre la Sua parola.

    Tutti i presenti si alzarono in piedi.

    Amen! Amen! Amen! esclamarono all’unisono.

    Lampo invitò Gabriel a rialzarsi e lo abbracciò.

    Adesso sei uno dei Dodici, gli disse commosso, dovrai servire la causa del nostro popolo e prepararti all’avvento del Messia. E’ necessario che ti unisca al più presto in matrimonio per concepire colui che sarà il braccio destro dell’Eletto.

    L’uomo dai capelli biondi e dai grandi occhi azzurri si rivolse agli altri membri del Consiglio.

    Cercherò di essere degno del compito che mi avete assegnato, annunciò con voce profonda, piegandosi leggermente in avanti come in una specie di inchino.

    Un riflesso d’inquietudine attraversò gli occhi scuri di Tuono quando incrociarono quelli azzurri di Gabriel, e distolse lo sguardo.

    Capitolo 3

    «Se qualcuno oggi vivente discendesse da Gesù, lo sarebbe la maggior parte di noi sul pianeta.»

    (Steve Olson, Why We’re All Jesus’ Children)

    Appena il relatore ebbe terminato l’esposizione delle proprie tesi, nello studio televisivo calò il silenzio. Per alcuni istanti rimase immobile al centro della scena persino l’esperto conduttore del programma, con un sorrisetto di circostanza stampato sul volto abbronzato.

    Fu però veloce a riprendersi. Proprio mentre un sordo mormorio cominciava a levarsi dal pubblico, si rivolse all’uomo seduto sulla poltrona alla sua sinistra.

    Cardinal Paoletti, il professor Visconti ha appena affermato che Gesù ebbe dei figli da Maria Maddalena, e che da loro avrebbero avuto origine alcune tra le principali dinastie reali europee. Vuole replicare?

    Una telecamera inquadrò il prelato, che si limitò per un po’ a scuotere la testa canuta, con le mani giunte davanti alla bocca, forse per evitare di parlare prima di aver riflettuto a sufficienza. Dimostrava una decina di anni meno della sua effettiva età, e in quel momento stava attingendo al suo intero bagaglio di esperienza, accumulata nel mezzo secolo di vita trascorso tra seminario e sacerdozio, per scovare il modo migliore di affrontare quella situazione imprevista. Finalmente, puntò i suoi occhi color del bosco nella telecamera.

    Non è la prima volta che vengono presentate ipotesi di una linea di sangue diretta da Gesù e Maria Maddalena alle dinastie reali che si sono succedute in Francia, dai Merovingi in poi, dichiarò con voce ferma, analoghe supposizioni sono state fatte circa l’origine degli imperatori della dinastia degli Asburgo e della casa reale inglese degli Stuart, oltre a una lunga lista di altre famiglie nobili. Posso però dichiarare con assoluta certezza che si tratta di pseudo-storia: fantasie avvolte in un involucro di verosimiglianza.

    Si sistemò meglio sulla poltrona e spinse in avanti il busto. La telecamera effettuò un

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